Critica Sociale - XXXVI - n. 17 - 1-15 settembre 1926
CRITICA SOCIALE 265 dic.:eche « le antitesi entrano ~pesso nell'intel– l~tto quas~ cl~furto, ispirate clalli interessi .e da~le _P~ss1on;1- >>, o ehe l'antitesi « diviene u'n prmr1p1.o s_onale nelle leggi, nei Governi, nel– le rehg10nrn, o, ancora, che « la politica ri– verb~ra la S?;a antitesi sulla filosofia», per gli stessi ese~pn che adduce a dimostrazione del– le s~e t~s1,. mostr::t di non aver pensato aile apphcaz_iom c~e 11 suo geniale principio cli psicologia sociale avrebbe potuto trovare quando,. al l~m~ di e:1--so, si fossero indagati i c•,011:trasti sociali,. le lotte fra le classi, fra i cet1 cl~lle_stes~e :Jassi, _e fra quei diversi ed oppos_ti s1stem1 eh idee e cli intere~i,;i, c·he, co– m'egh aveva altrove notato t,1nto acntamentr influisco:rw sn la volontà e sn le òpinioni de'. gli nomini. Ma· il nostro Autore ebbe corn;;a– pevolezza clell' « ampiezza (lt>ll'aro·omento » ch'egli aveva toccato: ed aggiunge:a: . « Ad altri potrebbe dettare un'opera; a me detta solamente un breve capitolo; io mi restringo a indicare 1~11 principio ». Se ~volto adeguatamente, tale «principio>> clell' antitesi - .cli cui il Cattaneo presagiva c.:he « sarà ... uno dei più necessari argomenti cli una. Ps-ioologia · delle menti associate) la quale dovrebbe precedere alf,i,deoZogia della società (18) - potrebbe contribuire, io penso, ad illustrare e ~d avvalorare la genuina, non sofistica teoria del materialismo storico. ALffiSSANDRO LEJVI. 11 • primo romanzo di GUGLIELMO FERRERO Alfa fine della guerra, Guglielmo Ferrero, pur continuando a co.mmentare i fatti realmente avve– nuti con quell'ampiezza di vedute e con quell'acu– ltlEl, che fanno di lui, si voglia o no, uno dei pub– blicisti italiani più noti ed apprezzati ben oltre i confin_i del nostro Paese, si era divertito a compor– re anche una breve opera di fantasia. Ma, se nelle Memorie e confessioni di un sovrano deposto, ap– parse nel 1920, il protagonista era un· personaggio fittiziQ, storica era ancora la materia trattata, sto– rico e politico era il grande problema - quello del- 1' aut<;>rità - ché affaticava lo scrittore, il quale a– veva indossato i panni del « sovrano », dapprima in càrica e poi deposto, appunto per dar più libero corso e maggior colore a certe opinioni ed a talu- ni paradossi. Con quest'altro non breve volume, pubblicato qualche mese fa dall'editore Mondadori, G1,1g-lielmo Ferrero incomincia, invece, apertamente una nuo– va ·attivit~ letteraria. « Le due verità » sono un vero e proprio romanzo, il primo ch'egli abbia scrit– to, ed il primo di un ciclo, intitolato: La Terza Roma. Il secondo volume, La rivoLta del "figlio, è annunciato cc in preparazione». Come si ve– d~, il Ferrero roìnanziere non vuol essere da meno dello storico : nell'uno come nell'altro campo egli predilige i larghi disegni. Lo storico di Roma an– tica vuol essere il romanziere della Terza Roma. · Lo scrittore, che collàbora a periodici dei due mon– di e « tra i due mondi" n libra le sue osservazioni su la civiltà moderna, il pubblicista cosmopoliti– ~o, quando vuol fare,· più duratura e più elaborata, opera di storia o di fantasia, è attratto dal fàsci- _no - 11aziomde, non nuzionu.listico - di Roma. A_ltri (quanti altri?!) scrittori, o che tali almeno si dicono per la pernicjosa consuetudine del tenere .la penna in mano, troppo meno esperti che il Ferre– ·r? non sia della vita del vasto mondo, per sno– ·1nsmo portano lungi dal suolo paesano la scena dei loro racconti; Guglielmo Ferrero, che il mondo un po'. l'ha girato e ne ascolta tuttora le differenti voci, ?a ànche questa singolarità, tanto più de– gna d1 essere osservata quanto meno è ricercata di rimanere fedele all'ispirazione di Roma, pure' in un'opera di fantasia, e magari a scàpito della dif– flisione, fuori d'Italia, presso il suo larghissimo e fedele pubblico internazionale, del prndotto della sua ultima fatica. Se il Ferrero · non aveva ancora scritto mate– rialmente, un romanzo, si può dire, tutta;ia, an– che senza volere minimamente far eco ai critici ma– lèvoli della sua opera di storico, che io scrittore il quale infila dopo la cinquantina questa nuova stra– da, era preparato, quasi direi predestinato, ad in– camminarvisi. Perchè, storico e sociologo, egli si e– r~ proposto, sopratutto, problemi di psicologia, in– d1v1?u~le _e colle~ti"~a: i~ codesta curiosità per gli stati d ammo dei smgoh e delle moltitudini era il germe di questa vocazione, cui, finalmente eo-li ob– bedisce nel tardo meriggio della sua ope;osità. In qu:sto suo primo romanzo, fitto di personaggi di prima e seconda ed anche di terza grandezza. non c'è, ancora, la ~~lla. Ma farei, non so perchè, scommessa che gia nel secondo romanzo (non vi si parlerà del 1896, e della guerra d'Africa?) trovere– mo anche la folla - i soldati italiani o-li Abissini i dimostranti contro la guerra, chissà'... ~ - ma, in~ somma, oltre le figure determinate e denominate le masse anònime, .la cui psicologia, str,atificata ~ subitànea, racchiude problemi non meno attraenti di quelli dei car_attèri e degl'impulsi individuali. Si noti ancora: la densa materia di questo pri– mo romanzo, che preannunzia al lettore incuriosi– to sviluppi ch'egli cercherà nei futuri volumi, pre– senta g~à una quantità di elementi, i quali gli fanno ricordare altre forme di attività del multi– forme autore: Il romanziere, che costituisce a ful– cro di questo suo primo racconto un processo di veneficio nella Roma, crispina, del 1895, è stato il giovane, che conquistò nel 1897 una rapidissima popolarità, che ben conobbe il mondo da lui ora de– soritto, che, al tempo immediatamente successivo alla disfatta di Adua, studiò il militarismo che combattè allora il' c;rispimo, che collaborò co~ Ce– sare Lombroso a studii di psicologia ed antropolo– gia criminale, che scriveva vivaci cronache crìmi– nalistiche, che vide da vicino il processo Murri e se ne interessò nobilmente, che, infine, storico çli Roma antica e commentatore ebdomadario di avve– nimenti sociali, cercò sopratutto, della storia e del– la cronaca, le cause e le ripercussioni psicologiche, cioè. umane. ~icevo, dianzi, che il Ferrero era pre– destmato a diventare romanziere; aggiungerei che egli era predestinato a scrivere un romanzo come questo. * * * Ma lasciamo il romanziere, e parliamo, se pu– re brevemente, del romanzo. Del quale, lo si è già notato, la scena si svolge interamente a Roma. A questa aristotelica unità di luogo si accompagna anche una quasi-unità di tempo. Il racconto, che spazia per ben 425 pagine, si svolge, infatti. entro il breve periodo di tre settimane, dal 21 gennaio all'l1 febbraio del 1895. Non sono date storiche ma l'Autore medesimo tiene a preeisarle. Il per~ chè, lo troveremo, forse nel sèguito del ciclo. La vicenda del romanzo non sarebbe comples– sa: un giovine signore è morto di tètano; nna . vecchia serva di casa, che aveva in uggia la mo-
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