Critica Sociale - XXXVI - n. 17 - 1-15 settembre 1926

CRITICA SOCIALE 263 Più di vent'anni or sono, uno scrittore che a quell'epoca era giovane ed ancora repJbbli– cano, Alberto Giovannini, confessava di aver tratto dal breve saggio, testè ricordato del Loria, l'incitamento a comporre un inter~ vo– lume, che portava lo stesso titolo di quello, ma che voleva essere, non soltanto un omag– g~o r~vere~te a,I~'opera del Cattaneo che fu glo– ria d Italia e di quella parte politica alla qua– le l'autore, in quel tempo, si onorava di ap– partenere, bensì anche una confutazione del– l'affermazione del Loria intorno al materiali– smo storico del Cattaneo· (7). Cotesto intento polemico apparisce, infatti, come uno dei mo– tivi più insistentemente ricorrenti nelle non brevi pagine del Giovannini (8). . Ed è di ieri un articolo di un giovanissimo repubblicano, O. Reale, pur esso diretto a sfa– tare, sotto l'aspetto critico ed anche più pro– priamente politico, quella che anche a lui sembra una gratuita asserzione : che il Catta– neo sia un precursore di quella concezione del mate:,;ialismo storico, la quale è uno _dei fon– damenti, come -ognun sa, del moderno pen– ;-;iero socialista (9). Ora, sia lecito anche a me - che non sono un economista, ma ebbi a... commette:,;e qual· che giovanile peccato in fatto di determjni-· srno economico, ch'io pure confusi, allora, col materialismo storico - di esprimere il mio modesto parere in proposito. Credo, intanto, che la questione vada impostata, specialmen– te dopo gli studii importantissimi sul mate– rialismo storico compiuti da Rodolfo Mondol– fo (studii, che non dovrebbero essere ignora– ti da alcuno di quanti. intendono occuparsi, e soprattutto scrivere, di scienza sociale o di :filosofia civile),. in modo talpoco diverso da quello in cui era considerata venti o venti– cinque anni or sono. E cioè che si debba di– stinguere il determinismo economico, che è precisamente la teoria sociologica della quale si è fatto tra noi tenace banditore il Loria, dal genuino materialismo storico marx-engel– siano. Se noi · consideriamo più propriamente il primo, ci avvediamo che Carlo Cattaneo, ben– chè - come ognuno può constatare, e come io ho ammesso dianzi - abbia lumeggiato as– sai efficacemente l'importanza e la portata del fattore economico nella evoluzione sociale, non può tuttavia ascriversi tra i sostenitori _di quel rigido monismo veramente materialisti– co, secondo il quale l'economia, e cioè l'aspet– to materiale del mondo sociale, sarebbe la causa di ogni altro suo aspetto o manifesta– zione. Basterebbe, a dimostrazione di quest'as– serto, ricordare un saggio del Cattaneo: il cui solo titolo e già abbastanza significativo: Del Pensiero come principfo dJeconom·ia piib– bUca (10). Fin dalle prime righe, l'autore auspica, 3:c– canto alla ormai. progredita fisica, della ric- <7> A. GJOVANNIN1: « Carlo Cattaneo e~onon_:iista »; IJ.n voi. in 8. ùi pp. :?90, Bologna, Zanichell1, 100:>; veci. spec. pp. 12,· 13·1•1. (8) Ved. " ivi », pp. 39-40, •17-48 nota, 18, 52, 92. 231, :.'-l0·2•12. (9) o. REALE: " La dottrina del materialismo sloriro nel pensiero di Carlo Cattaneo», nella RiYista q11indiri· Bibntit@C~~tITT~ ~~tigna 1925 · chezza, una psicologia della ricchezza. E dice: « Non v'è lavoro, non v'è capitale che non co– minci con un atto d'intelligenza. Prima d'o– gni lavoro, prima d'ogni capitale, quando ]e cose giacciono ancora non curate e ignote in seno alla natura, è l'intelligenza che co– mincia l'opera, e imprime in essa per la pri– ma volta il carattere di ricchezza)). Dice, an– cora: « la misura de\ valori, principio <l'o– gni cambio e d'ogni commercio, e 'fondamen– to di tutta l'economia, risiede principalmente nella regione del pensiero ; e varia con ogni vicenda del pensiero>>. Ed inoltre: « L'economia publica d'una nazione non i--i spiega... nè con Montesquieu, nè con Adamo Smith; non si spiega nè colla natura, nè col lavo1·0; ma coll'intelligenza, che afferra i fai - ti della natura; che presiede al lavoro, al con - sumo, al cumulo ; che li fa essere in uno o in altro modo; che li fa essere o non essere ». Dopo ciò, non farà meraviglia la esplicita <' recisa asserzione: « nulla accade nella sfera delle ricchezze che non riverberi in essa dalla sfera _delleidee». Se, a proposito del multiforme· pensiero del Cattaneo, si deve parlare proprio di determi– nismo, vorrei dire che il suo è, piuttosto chl' un determinismo economico, un determinismo - mi si passi la brutta parola - intellettua– listico. :Non c'è che l'imbarazzo della scelta. per dimostrare come, pel nostro autore, l'e– lemento o fattore sociale preponderante sia da ricercarsi nel pensiero umano, in quella ch'egli stesso chiamava ideologia. Vedasi, a mo' d'esempio, ciò ch'egli dice nel suo Uonw di filosofia intorno all'influenza delle idee :::;u la volontà: « Uhi apporta ad un popolo un-'idea, gli in– spira una volontà; lo prepara presto o tardi a certi fatt·i. Perciò i despoti vigilano contro le, nuove idee; e i promotori della libertà le col– tivano )) (11).' Poco oltre, nel medesimo Uorso, sentenzia che « l'istoria .d'un popolo si trova già deli– neata e quasi predestinata nel complesi!o delle sue idee>> (12). E vedasi quanto dice intorno a,ll'infiuenza dell'ideologia su i Cinesi e su i Buddisti, i quali ultimi « sarebbero una for– midabile potenza politica, se la dottrina del Nù- vana, che recarono seco dall' In.dia, non ispirasse loro un profondo egoismo contempla– tivo e il disprezzo della natura e del tem– po>> (13). E, contro la più stretta dottrina che vuol vedere nella produttività del suolo e nel fattore demografico ht combinazione ele– mentare (direi) che dovrebbe dare la l'agione intima _di ogni più elevata formazione socia– le, il l\tttaneo insegna-Ya, in una delle ulti– me parti del suo Corso: « Dato il diverso numero d'uomini che una clata superficie alimenta, in diversi sistemi so– ciali, viene a chiarirsi come la vita delli uomi– ni e la loro prosperità dipenda più dalla bon– tà del1e istituzioni che non dalla hontù delle terre e dei climi)) (1-!). (lll «Opere"· \"II. p. :!35. t I:!) « lvi ». p. i?-10. <1 :Ill « l Yi n. pp. 37.'\-376;Yeù. anche pp. 3i6 e seguenti, e lii. Jl['. 1:.9-~•I:.'. e 1-0 \'II, p. 131.

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