Critica Sociale - XXXVI - n. 16 - 16-31 agosto 1926

CRITICA SOCIALE 249 arricchitosi, frattanto, per via, dello « storicismo » hegeliano e del « 111aterialismo storico » di Marx. P.erciò io dioo e ripeto oontro Prometeo Filodemo che il Marxismo non ha bisogno di andare a scuol~ da_ Flichte, al modo stesso oome un costruttore o– dierno di perfezionatissime macchine elettriche non ha certo bisogno di andare a scuola da Volta da Faraday e da altri benemeriti patriarchi ·e 'bat– tistrada dell'elettricità. • • • Ma. .se- P.rometeo FHodemo ha torto nel volere egli, filosofo, in quanto filosofo, cioè con filosofici argomenti, insegnare ai pqlitici e ai pratici le tat- · tiche che essi debbono seguire; se egli ha torto nell'attribuire al pensiero fichtiano un significato «soggettivistico», che non corrisponde a quello che in realtà esso ebbe; se egli •non comprende che il marxismo, in quanto « sistema di• critica rivolu– zfonaria », non è altro se non la naturale propaggine storica e la pratica attuazione del Fichtismo; dove egli ha dunque ragione, e perchè in principfo di .questo scrHto ho io affermato avere Prometeo Fi– lodemo torto nei particolari, ma ragione nel com– plesso? Qui conviene fare qualche. passo indietr0. Forse una delle cause, per cuj Fìchte non riuscì mai a chiarire completamente al pubblico il vero carattere del suo · « antfobbiettivismo » (il quale, co– me si è veduto, più che distruzione della nozione comune di obbiettività, vuol essere approfondimento critico di questa nozione, sì da farla apparire non tanto diversa quanto sotto una 1mova luce) sla in ciò: che realmente, se anche Fichte non è soggettivista ed attivista nel senso grosso e facilone, che moltissimi gli hanno attribuito (fra i quali ·1 malincuore debbo annoverare. anche il nostro Pro– meteo Filodemo), tuttavia tendenzialmente Fichle può dii:si veramente soggettivista · ed attivista. 1 La cosa si comprende meglio tenendo presente il caso opposto di Hegel, il quale, invece, è ten– denzialmente obbiettivista e passivista. L'ordine di idee di Fichte è questo. In ultima analisi, ogni obbiettività si risolve in soggett1v.Uà. Esempio~ Un determinato istituto sociele, mettiamo il Codice, è un fatto obbiettivo,: prova ne sia cheJ se fo, Ficht'e, incappo nelle sue maglie, ne pagherò certamente H fio. D'altra parte, questo Codice non è certo caduto dal cielo come un aeròlito. Uomini lo vollero, uomini lo redassero, uomini vegliano alla ·sua appliçazione. Quindi, se io, Fichte, ritengo tale. -Codice "ingiusto e dannoso, basterà che io trovi molti altri uomini oonsenzienti, e il Codice potrà essere abolito o modificato. L'ordine di idee di Hegel è, invece, ques.t'altro. _Che in ultima analisi ogni obbìettività si_ ri!solva in soggettività, come sostiene Fichte, è cosa certa ed indiscutibile. Ma ciò non diminuisce affatto il carattere saldo ed incrollabile di tale obbiettiwtà .. Esempio. Io, Hegel, non· sono religioso. ' D'altra parte, comprendo benissimo che, se milioni e mi– lioni d'uomini hanno. creduto e credono a queste éose, debbQ.no e~istere ragioni ben formidabili e profonde, che li portano a ciò, e non basterà che io me la cavi a buon mercato riducendo l'intiero « fenomeno religioso» a· mera credulità di folle e · soperchieria di preti. Hegel quindi nel principio concorda perfettamente con Fichte; tutti e due sono « critici rivoluzionarì », cioè convinti, che, in ultima analisi, non c'è obbiet– tività, la quale non sia risolvibile in soggettività; ma, mentre -in Fichte tale « critica rivoluzionaria » è più spinta ed aggressiva ed ha insomma ancora tutto l'entusiasmò. della vigilia e della prim'ora, presso Hegel essa appare ,già più moderata e coo– trobbilanciata da una riflessione più calma e ponde– rosa, dalla consideraz:òne, cioè, che • ciò che è. è ra– zionale», ossia deve avere delle importanti ragioni Bibliofué~e~i~'311s'i~ntoli non sarebbe. Quindi,_ ada- gio Biagi-o. Tu, troppo- focoso ed infervorato • ri– formatore della società •, calma, le tue smanie e non dare troppo avventatamente con la testa contro il muro, ma rifletti, invece, che questa « esosa ti– rannide», quest0 • pessimo ordinamento», contro cui tu insorgi, forse hanno basi ,•obbiettive•, le quali SOlilOpiù forti e anche più serie del tuo en– tusiasmo, della tua logica, del tuo desiderio di ,: redimere il mondo» . * * • Andiamo avanti. Quando Marx ed Engels parlano di He_gel, essi gli rendono -la, giustizia di riconoscergli, sollo l'« am– mantatura codina», l'originale e formidabile fondo della più corrosiva • critica rivoluzionaria». L'os– servazione è giusta e nulla vi sarebbe da ridire. Ciò che però è abbastanza curioso, si è che, mentre Marx e Engels hanno l'aria di perdonare a Hegel il suo atteggiamento « pompieristico ,, e quindi pra– ticamente «controrivoluzionario,, in grazia del suo sostanziale e più profondo « rivoluzionarisplO », ef– fettivamente. poi. tanto Marx quanto Engels adol– tarono per conto loro proprio tale «·hegelianistico • atteggiamento, obbiettivistico e positivistico. La co– sa non ci deve. stupire nè scandalizzare, •dalo che noi conosciamo perfettamente le ragioni poliliche e storiche, che spinsero Marx ed Engels a mettersi, . nel perfodo 1850-52. contro l'impazienza dei falui loro commi~toni « insurrezionisti • e « cospiratori », e nel periodo 1864-1872 contro l'analoga vaporosilà scervellata dei signori dell'• Alleanza» bakuniniana, e ciò proprio come avrebbe fatto un Hegel qua– lunque in nome della « serietà della riflessione , e della « realtà obbiettiva». Oggi, cambiate di assai le condizioni storiche che consigliarono ai ·loro tempi a Marx e ad Engels, come pure alle due generazioni di socialisti che li seguirono, un atteggiamente che dirò « alla Hegel », sembra che le nuove condizlooi generali di · am– biente, e lo stesso grado di maturazione interna 1 raggiu nto dal movimento, consiglino al socialismo una cer.ta virata di bordo, un atteggiamento che, r,ichiamandomi a quanto ho esposto più sopra, ose– rei dire « alla Fichte ». È in questo senso che si può acceltare la lesi propugnata da Prometoo Filodemo di un nostro « rHorno a Fichte ». Al quale Prometeo Filodemo io darei anche ragione contro i paterni ~ddebiti · mos– .si.gli da Rodolfo Mondolfo, pilt che mai strenuo assert0re della opposta tendenza hegeleggiante, che .non vorrebbe torcere un capello ai dirilti superiori della « realtà obbiettiva »,. Or:\ questa tendenza è · anch'essa giusta e vera (anzi, confesso che perso– nalmente, per temperamento ed abito mentale, io ebbi sempre per essa ùn debo!e particolare); ma in questo momento storico essa ha un non so che di anacronistico e appare pralicamente fuori luogo ed inopportuna 1 qua~i come chi intendesse dare da bere a chi· è già ubbriaco. Nel periodo più recente il Socialismo italiano infatti, non ha peccato dav– vero di troppa • avventutezza • e di troppo aggres– siva «esplosività». Tanto che è il caso di dire che oiù « hegeliani , di così, si muore. ••• l\Ia la tesi generale di Prometeo Filodemo può essere accettata anche in un secondo non meno im– portante significato. Verso la metà· del secolo scorso, in Germania ed altrove, si accentua vivacissima la reazione e po– sitivistica » delle scienze particolari contro ogni e tu– tela metafisica», contro le • artifiziose costruzioni filosofiche», contro ogni forma di « Filosofia della Storia, o ~ Filosofia della Kalura ». Lo « studio dei fatti, viene innalzato bruscamente· sugli altari come l'unico vero e genuino metodo scientifico. Tale reazione fu così generale e così forte ed irresistibile che, per dare un esempio,

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