Critica Sociale - XXXVI - n.14-15 - 16 lug-15 ago 1926

CRITICA SOCIALE 229 4tt guerra. Rappresenta, !invece, uria t~ndenza perma-' nente e probabihnente progressiva - colla quale deve fare i conti i_nevitabilmente in avv,enire iJ.a classe industriale europea· - il &<>rgere deUe industrie nei paesi meno industrialmente sviluppati, che è, per consenso unanime, una delle principali carat– teristiche della situazione economica postbe1lica. Tan– to ·più che questo movimento verso l'industrializ– zazione - potentemente promosso durante la guerra e solo in parte rallentato in certe industrie, per il processo di eliminazione, non ancora del tutto concluso, della smobilitazione industriale postbellica - è stato « rafforzato da sentimenti naziirnalisti e favorito in vari modi dall'azione dei governi», coi provvedimenti presi per · « tutelar.e » l'industria na- ·'zionale, quali: dazì doganali, divieti ,o limitazioni delle importazioni, speciali privilegi, concessioni o · sussidì alle industrie nazionali, controlli di Stato o monopoli. Provv,edimenti, il . cui effetto rispettivo sulla restrizione del commercio mondiale va man mano var:iando, quello d_ei dad doganali essendq destinato ad avere un pesp più importante nel fu– turo prossimo, mentre· si ridurrà forse progressiva– mente quello delle altre restrizioni sopraccennate. Il ·r.apporto inglese è, però, come il Mortara, so– stanzialment,e ottimista. Riconosce ohe anni di duro lavoro saranno ancora necessari -per restaurare il potere d'acquisto del mondo impoverito, ma ritienr che, ·«data la paGe e la stabilità politica», non vi sia ;r,agione di dubitare che la· 'restauraziòna avrà luÒgÒ, così come è da sperare che le difficoltà sorte da numerose misure, le qÙali ·ostruiscono gli scambi :commerciali, marittimi, finanziari. saranno, a lungo andare, mitigate da acoordi internazio.nali e dall'azione nazionale basata sugli insegnamenti dell'esperienza. Anche lo sviluppo delle industrie. nei paesi nuovi :trov,erà· compensi parziali, per quanto meno immediati ed evidenti, in una maggior richiesta di prodotti di qualità migliore e di ma– teriale tecnico, semprechè i metodi e l'organizzazione degli industriali e commercianti dei paesi vecchi siano sufficientemente flessibili, · da adattarsi alle nuove e diverse condizioni ed esigenze. Il " destino ,. dell' Europa. Ma, ·basandoci in gran parte sui •dati stessi rac– colti dal rapporto, altri economisti traggono in-' vece pronostici pes~imisti sul « destino dell'Europa ». Il Levy, in un suo recente· ottimo lavoro sul « mer– cato mondiale nel 1913 ed oggi» (5), rileva la ten– denza verso la progressiva « diseuropeizzazione » del– l'economia mondiale; e previsioni anche più ca– tastrofiche fanno, nell'ultimo fascicolo della « Révue économique internationale », l'Antonelli e il Loria (6), per ,i quali « rovina o solidarietà » sarebb~ H di– lemma dinanzi al quale la crisi della guerra, pre– cipitando un corso fatale, ha posto l'Europa oc– cidentale. L'Antonelli, mostrando, di _fronte all'Eu– ropa in crisi, «l'ascensione tragica » dei paesi nuovi, dalle -imm:ense risorse naturali e ben decisi ad eman– ciparsi dalla vecchia Europa, afferma irrimedia– bilmente compromessa' l'egemonia mondiale di que– sta. Occorre perciò rassegnarsi a vedere le indu– strie di trasformazione emigrare dall'Europa per ~vv,icinarsi 'ai mercati cli produzione delle materie <5) Hermann Levy: Der Wéltmarkt 1913 und heute. - Le1pzig, Verlag B. G. Teubner, 1926. . (6) Etienne Antonelli: Les destins de l'Europe. - A_.Lor~a: L'heure critique de l'Angleterre. , In Revue économ1que zn. Bib l1t5~~ 1 6frt8'B1i~'hco prime e di consumo; ed essendo perfettamente vano ostinarsi in una politica economica di resistenza e di lotta, all'Europa non r.esta che rinunciare alla politica eoonomica, che ha fatto la sua forza durante ,il secolo XIX, e impedire possibilmente ad altri di sostituirsi a lei nella sua antica egemonia, im– ponendo ai nuovi imperialismi adolescenti uno spi– rito di fecondo internazionalismo. Il Lo~ia, da parte sua, illustra le previsioni cata- · strof.iche e' clamorose· dello Spengler sul « tramonto dell'Occidente» cella presente crisi dell'Inghilterra, « paese classico delle esperi-enze economiche ». Contro questa minacciata decadenza dell'Europa i .singoli scrilt!i)ri propongono rimedi di vario or– dine, che partono da due premesse del rapporto inglese: necessità· di adattamento degli industriali della vecchia Europa alle mutate condizioni del m~rcato mondial,e, e necessità di una comune azione dell'Europa, alla quale resterà pur sempre nella quasi totalità il mercato europeo· di consumo, che costituisce, del resto, la parte principale del suo movimento commerciale. Riduzione , dei costi, ab– bandono del protezionismo ad oltranza del dopo– guerra a mezzo di una azione comune dei paesi in– teressat.i, sviluppo della pnoduzione qualitativa, sono i r:medi proposti dal Levy, il quale non condivide perciò l'opintone di chi -vede il rimedio alla crisi in un maggior adattamento dell'industria europea ai metodi americani di standardizzazione, così come dfsapprova le intese internazionali limitate alla sola p<.>liticadel lavoro, tanto più che gravi sono le dif– coltà che ostacolano gli auspicati accordi sulla µo– titi~ commerciale. Anche il Loria, il quale vede' le cause fondamentali della crisi dell'Europa contem- 1poranea nell'aumento della popolazione e del cap:– ta1e, Jn_ urto contro ,una produttività limitata e decre– scente, pe.nsa che tutti i nostri sforzi devano rivol-. gersi a provocare i progressi della tecnica agricoh e industriale. L'Antonelli, in fine, vede la salvezza dell'Europa. e il compenso alla sua rinuncia agli an– tichi sbocchi extra.europei più particolarmente in una co,mune politica economica europea, diretta alla messa ,in valore dell'Africa, che, men tre offre il più meraviglioso campo di attività alla sua attrez– zatura eCÒnoi:nica e alle sue forze intellettuali, è nella zona diretta della sua influenza e si sottrae na– turalmente alla presa, così dell'America, come dei popoli del Pacifico: « Approfittiamo dell'pra torbida per realizzare ciò che domani sarà forse impossi– bile: un ordine economico internazionale, nel quale noi integr,er-enio la potenza dell'Europa al suo posto, al suo rango ». Solidarietà europea oome elemento di .un futuro ordine economico internazionale: tale, in sostanza, il rimèdio della presente crisi postbellica e il mezzo per prevenire la decadenza dell'Europa, altr;menti irrimediabHe. In questa aspirazione verso un ordine economico internazionale, anche la citata « inchiesta sulla produzione» trovava, appunto, nelle sue con– clusioni, la fonte comune degli sforzi di vario or– dine fatti nei vari paesi per lottare contro le forme e le cause diverse della crisi di produzione conse~ cutiva alla guerra, e dei sentimenti che hanno susci– tato; opere e moto convergenti al fine di • dare il suo statuto all'economia mondiale» (7). F. P. (7) Sui fondamenti e sulla necessità di una economi_a mondiale si veda l'altro interessante lavoro del Le,·y: D1e Grundlagen der '\Yeltwirtschaft. - Leipzig-Berlin, B. G. Teubner, 1924.

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