Critica Sociale - XXXVI - n. 12 - 16-30 giugno 1926
180 CRITICA SòCtALE dea repubblicana-. Invece la Dir-czio~ic del !->ar– lito dando ragione di certi suoi alteggiament1 che ser~brano voler. pneludere ad intese permanenti oon . altri partiti, abbozzava un allargamento delle, basi programmatiche in senso socialis la ... Ebbene, nel contrasto noi vediamo disegnarsi due correnti che, a loro insaputa, invertono le. proprie parli. Ossia, i « tradizionalisti » del par– tilo tendono a scioglie11e il partito da aggiunte programmatiche confondibili con quelle di altri partiti, per restringersi in una « ass?ciazione » politica, a scopo unico, ben clel::ermmato. Per contro i novatori, più veramente tradizionalisti dei tradizionalisti dichiarati, tendono a conser– vare il partito come vero partito, con la lussuosa oomplessilà del programma, s~condo .la... tra– dizione, abbracciando materie comuni ad altri partili e così foggiando una compiuta « visione del mondo », in modo da ·poter.e, come, partito, con la vittoriosa conquista repubblica:na, assu– mere il governo della società nazionaLe, essendo in grado, col proprio programma, di rispon-. dère a. tutte le ,esigenze politiche, sociali, eco– ,nomiche, amministrative, miliLari ecc. del Paese repubblicano. Nel dibattito il prof. Schiavetti riassumeva i fini del « partito » - vero partito - « nell'instaurazione cli un negime politico a democrazia diretta ed avente per precipuo fine 1'ema11cipazione dei lavoratori dal dominio ca– pitalistico ,,. L'on. Conti, invece, nendendo pjeno omaggio ai fini ed alle ragioni propri,e del mo– vimento socialista, deprecava ogni Lendenza di fusione o di integrazione del movimento repub– blicano nel movim,ento socialista, facendo cam– peggiare il problema· politico 7 « quello impo– sto alla attenzione dei più tenaci negatori della sua imponenza pregiudiziale ». In questa for– mala di così incisiva delimitazione è .tutto il suf– ficiente per riunire uomini di diversa conce– zione generale, etica, religiosa, sociale e poli– tica, di diversa « visione del mondo » ed asso– ciarli in un'azii0ne libera di apostolato per un programma ad unico comma pregiudiziale, netto · e dist.inlo come u.n imperativo categorico. Dopo avePe generosamente nutrito di sè tanti. partiti, il partito repubblicano, ristrettosi alla sua formula più s-emplice e suprema, può cessare dalle caratteristiche di. un partito a vasto pro– gramma, per assumere queU,e di un « movimen– to » a vaste adesioni, ntm in concorrenza ma integratore dei partiti di rinnovazione sociale, che esso rispetta nella loro autonom1a ed a .cui aggiunge u:n lievito particolane di possente ani– mazione. Le ultime vioende della vita italiana hanno sollevalo con indubbio fervore le discus– sioni sul problema istituzionàle. Molti liberali sono rimasti sorpresi che una macchina assai ingegnosamente disiegnata e costrutta,' messa in prova, non abbia funzionato secondo le sue pro– messe. Le stesse formidabili correnti antidemo- · cratiche e antip.arlamentari, chiedendo un inte– gramento in senso assolutistico del potere ese– cutivo, hanno ripreso in esame tutta la « charta ». '.fra i partiti di avanguardia.., specialmente negli C'lementi più giovani, me119 imbevuti della or– ganicità propria dei partiti cui hanno. aderito, corre un'agitazione Lend,ente .a -proporre il pro– bkma politico in un modo che piuttosto di una . ' revisione, irnpl'ichcrebbe una sovv,ersione della pecuiiare incli\'idualità ,e nalura dei partiti stessi. BibliotecaGino Bianco Tullo tCiò è innegabile ed · è Siegno dei tempi. Or un movimento liber,o e sciolto che, senza turbare nella loro essenza i partiti, desse sod– disfazione .a coteste diffuse tendenze penetrate persino nelle schiere giovanili cattoliche col sof– fi.o irresistibile di una innovazione necessaria, avrebbe molte probabilità di commuovere l'o– pinione e di agire vigorosamente sui partiti. Il movimento sarebbe tanto più efficace quanto meno minacciasse i partiti, limitandosi a com– penetrarli, a imbeverli di sè. In Inghilterra, dove un repubblicanismo politico non esiste, secondo le caratteristiche insulari, ciò che ne tiene il posto è l'unione del controllo demo– cratico assai vivace ed espansa. In Italia la più vera « unione del controllo democratico » po– trebbe essere un'agile, spregiudicata unione di ·repubblicani di tutti i partiti ed anche di quelli senza partito, che ,agisse per la permeazione dell'ambiente, per una educazione dello spirito: necessaria almeno come antidoto allo spirito clerico-servile che _guadagna i circoli superiori borghesi; e che si esprime in una letteratura gior– na1istica• nella quale pare rivivere tutto il mari– nismo, con le sue. g.onfiezre e le sue esagerazj,oni adulatorie e barocche. Il partito repubblicano molte volte espresse l'in.tuito di essere un paitito « di educar-ione ». Se questo intuito sta per diventare chiara ·co– scienza, il partito si spanderà in una forma– zione nuova, più ampia, più libera, più adatta ad un compito pedagogico, in una lega o unione di propaganda e di azione spirituale che si di– riga al grande pubblico. Certo il partito repubbli– cano non crede più di essere quello cui spetti specificamente ed esclusivamente ·il compito sto– rico di « fare la repubblica » in Italia, fuori o contro tutti gli altri partiti, e specialmente quelli proletari. E aHora, diluendosi tale compito in un'attesa operosa, prepacatoria di spiriti, in cui possono convenire derivazioni pubbliche an– che eterog,enee; ecco che lo strumento che sem– bra rivelarsi come il più adatto allo scopo non è il « partilo », ma l' « unione ». In questa tra– sformazione ecco ,che oessa automaticamente l'a divisione che strazia oggi il partito repubblicano tra repubblicani-socialisti e 1iepubblicani-indi:.. vidualisti; incompatibili tra loro in un « par– lito », diventano.' subito compatibilissimi e in– teg1Tanlisi in un'« un~one » che non scriva sulla sua bandiera che l'idea comune. X. Una nuova Opera di Arturo Labriola E uscito il Voltaire e la · filosofia della liberazione di ARTURO LABRIOLA, edito da Alberto Morano, in Napoli (L. 19). Ne diamo il sommario: Introduzione; I. L'uomo Voltaire; II. Vespe– rien~a inglese di Voltaire; lii. ·Il superamento dellà Metafisica; LV. L'antichità; V. La satira della civiltà; VI. Voltair,e e il socialismo fran– cese del secolo xvm; VII. Tolleranza. Appen– dice: Umanitarismo·; · VIII. Il significato storico 1 e l'eredi~à del_l8; f~lo~ofia della . liberazione; IX. Voltam~ agh 1taham. - Gonclus1one. •
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