Critica Sociale - anno XXXVI - n.11 - 1-15 giugno 1926

164 CRITICA SòtìAtÈ E la circolazione fiduciaria così aumentata non può più esserei rìdotta senza che rie derivi alle in– dustrie l'impossibilità di continuare a sussistere. Conseguenza ineluttabile: l'artificiale abbondanza di pfoduzione costringe a perpetuare l'artificiale abbondanza di capitali, ed è l'impedimento mag– giore ad ognj risanamento monetario. B ormai chiaro e pacifico, cioè ammesso da scrittori di ogni· partito polilico, che la stabilità della· moneta è un'utopia là dove non vige il re– gime aureo, là dove al valore nominale della va– luta nòn risponde il valore effettivo. Gli es-empi della Fra),lcia, del Belgio, della Polonia, e ora si può aggiungere anche quello dell'Italia, !llostrall:o nel modo più evidente che nè il par,egg10 del bi– lancio, nè la rinuncia all'inflazione, nè l'ordine interno ·e la vivacità del ritmo di produzione ba– stano a rendere stabile una moneta, a impedire quelle flultuazioni Ghe tanto nuocciono .alla re– golarità degli scambi e alla sicurezza dei rispar– mial-ori. Non c'è che un solo modo di rendere sta - bile una valuta, ed è quello di tornare al tipo aureo. Unicamente, in questo caso la moneta ·è sottratta all'influenza delle vicende interne ed esterne. Recentemente, quando l'I:righillerra fu percossa dallo sciopero g,enerale e contempora– neamente scoppiò la rivoluzione in Polonia e la questione de.ma bandiera provocò in Germania la caduta del Governo, tutte le, divise continentali precipitarono, iniziando una caduta-che per molte dura tùtlora: tutte, meno quelle dei Paesi a tipo aureo, fra cui precisamente la tedesca. Il Gold– mark non calò di una linea, mentre il franco, il leu, la lira, lo zl'oty scendevano di giorno in gior– no. Perchè? Perchè oggi, dopo la riforma risana– trice, il marco rappres,e,nta oro oppure valori equiparati all'oro, mentre le monete francese, bel– ga, italiana, romena, polacca, non r4Ppresentano oro se non in minima parte, e per la rim.anente . hanno esattamente quel valore che ai mercati in– terni' ed esterni piace di attribuire loro., a seconda della maggiore o minore fiducia di cui le fanno og– getto. Ma la fiducia è un elemento non soltanto sog– gettiyo, :benchè parzialmente fondata su fattori og- .getlivi;. è anche un elemento .variabile. Oggi c'è, domani scomp:ire; oggi è salda, domani è ·scossa. Un Ministero, un Capo di Governo, ispirano mag– gior ìiducia di un altro; un progr.amma politico è ritenuto .propizio al credito di uno Stato, un alt_ro è ritenuto tale da comprometterlo. Quindi è evidente che, formando la tid.ucia una base mo– bile; una moneta che per i quattro quinti del suo valore è fondata su quella .bas,e non .può riuscire s~~bil~-.Del resto, è superfluo provare l'impossibi– hta :di_fermare.ad un punto fisso e duraturo il va– lore. ò.1una moneta rmvilita quando ciò che av- . . . . . ) viene. ogm giorno mtorno a noi dimostra tale im- p~ss~bi~ità anche ai dechi, e ·quando gli econo– m1sh d1 t'-!tte le scuole concordano oramai. nel ri- co;11oscer la~• . Oltre poi 'ai citpitali direttamente investiti dai priv.atj nelle industrie, ci sono quelli forse ancora più ~ospicui, che costituiscono il cr~dito concesso dalle Banche. ~11.e ind?~trie stess,e. La produzione mals:ana, artiflc1ale,. e m gran parte fondata sul credito .. Una v0lt~. concesso questo credito non può venire ritirato, altrimenti tutto l'edificio soste– nuto da esso crollerebbe come un.castello di carte. ln .altri termini, non si può ridurre la circola- zione: l'e_coossivo sviluppo della produzione condanna 11Paese alla moneta cattiva .con tutte le sue- doiorose conseguenze. ' . Bi~o$na '.s~egli~re: o ·sacr~ficar~ per un tempo mdefm1to la sanità :qionetaria e fmanziaria della naz-ione,·o saèrifieare per breve tempo la produ- BibliotecaGino Bianco ! zione. Diciamo «per breve tempo», perchè l'esèm– pio tedesco attesta che la inevitabile crisi in cui il ritorno al regime aureo piomba l'industria di un Paese non è insup·erabile e non è mortale, e non è nemmeno di lunga·durata. Dopo breve len1- po l'industria •si ritrova agile e robusta. I Paesi deU'Europa continentale a moneta svalulata pos– sono (se agiscono in tempo) procedere alla con– versione monetaria evitando quasi totalmente gli inconvenienti e i danni che tale conversione costò al popolo tedesco; pe,rchè in Germania il marco di carta era talmente scaduto di valore da avvi– cinarsi allo zero, e quindi i possessori di monete vecchie non ricevettero quasi nulla in cambio di quelle; mentre in Francia, e negli altri Paesi che si tr6vano in condizioni simili a\quelle della Fran– cia, la moneta di carta conserva la quinla o la se– sta parte del suo .valore nominale, e chi dovesse per legg,e scambiare cinque o sei franchi o lire di carta contro una d'oro, praticamen~e non per– derebbe quasi niente, perchè la nuova moneta a– vrebbe un potere d'acquislo circa d'altrettanto su– peri01~ea quello dell'antica. Eppure, tutto lascia credere che ad una simile • conversione non si giungerà se non forse in caso estremo, necessitate impellente et rebus ipsis di– ctantibus: quando, cioè, sarà tardi, e la moneta di carta non varrà più, come oggi, un quinto o un sesto, ma un decimo o un. ventesimo del suo valore nominale. E ciò in omaggio al mito della produ– zione. La quale, si noti bene, dovrà sicuramente scontare con un crollG il transitorio peri 1 od0 di prosperità che le vale lo scadimento della monela; come si-dimostra con un esempio molto semplice. La rarefazione dei capitali in Italia, e le restri– zioni del credito ne,cessarie alla dif,esa relativa e temporanea della lira, .co_stringono molte fra le maggiori aziende a procurarsi capitali all'estero: di preforenza in America, diventata, dopo la guer– ra, la banchiera dell'universo. Ora, supponiamo che un'azienda ottenga un prestito di cinque mi-. lioni di dollari, nell'aprile 192'6, quando il dol– laro vale 25 lire, con l'obbligo di restituirli nel 1930. L'azienda, che deve impiegar~ o spendere in Italia il denaro ottenuto, vende i cinque milioni di dol~ari, e ne ricava 125 milioni di lire. Ma già un mese dopo, nel maggio, il dollaro è salito a 27 lire, e quindi la ditta che, ha incassato 125 milioni di lire si trova debitrice di 135; se, fra cinque an– ni, alla scadenza del prestito, il dollaro varrà 3Q o 3'5 lire, la stessa ditta, per far fronte al suo im– pegno, dovrà sborsare 150 o· 1-75 milioni, aven– done incassati soltanto 125, e senza tener conto dei cospicui inte~ssi pagati. Quindi una ·perdita netta di 25 o 50 milioni in cinque anni. In regime di moneta svalutata, il debitore sa quello che ri– ceve ma non sa quello che dovrà restituire. Co– me è possibile su queste basi un'economia seria · e solida e lungimirante,? Se taluno si sorprendesse di trovare qui so– stenuta una tesi che, accolta, potrebbe condurre ad una temporanea disoccupazione, nelle indu– strie, oppor:r.,emmo alla sua sorpnesa due validi argomenti.' 11 primo è qu--esto: che, col prolungare lo stato pres•ente di esJ_Dansione industriale, il p,erièolo del– la d-i.soccupazione non si elimina, ma anzi si ag– grava. Nulla di ciò che è artificiale può durare. Produrre non basta: l'importante è vendere. Ora (a parte che il regime di astinenza imposto aUe masse e ai ceti.impi 1 egatizi diminuisce la loro pos– sibilità di acquisto) ogni giorno che passa si chiu– dono nuovi mercati alla· nostra esportazione, si e:ig<?no c~ntro ~i essa nuove barriere. Il prote- ' z1omsmo imperversa nel mondo come non im– perversò mai. Già si delinea una crisi nellie ven– dite. Qualildo questa sarà giuntfl, a maturità, la

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