Critica Sociale - anno XXXVI - n.11 - 1-15 giugno 1926
CRITICA SOCIALE 161 cercar di... vivere pericolosamente. E. avete accettati i yari piatti di lenticchie offerti da Giolitti, rinunciando alle primogeniture; e ·vi siete accomodati ai do .ut des dei lavori e dei favori alle Cooperative dei Nord, di- · menticandovi di mobilitare e potenziare le masse del Sud; e avete, nella propaganda, .trascurata l'educazio– ne dello spirito, e la formazione di una vera cioscienza di classe, contentandovi dei materiali ~ particolari pro– gressi delle categorie più fortunate; e non avete posti al proletariato i grandi problemi di .politica generale, e la questione istituzionale e costituzionale, lusingan– dovi che fossero diritti ormai acquisiti e intangibili · quelli che erano ancora largizioni in balìa di .sommi poteri; e illudendovi che una vera democrazia li pre- . sidiasse, mentre alla prova la democrazia e il liberali– smo si palesarono malfidi ed imbelli. , *** Già in molta parte fu risposto, dal nostro Rabano Mauro, su queste colonne, alle critiche dei nostri cri– tici; osservando che, intanto, parte di quelle recrimi– nazioni (chiamarle accuse sarebbe troppo, dato il tono benevolo e rispettoso di quelle censure) non vengono a noi. Poichè infatti, della situazione presente, ciò che più cuoce ai giovani nostri compagni od amicL, è la sorte del proletariato, ne viene naturalmente che il processo si faccia ai dirigenti di esso, come se essi fossero responsabili anche di tutta una situazione e di tutta una sconfitta, che investe anche altre seziorni del fronte. Ma le altre sezioni del fronte (obietta Obseruer nel Quarto Stato), se teoricamente hann~ visti sconfitti i loro principii liberali-democratici, praticamemte ne han– no avuto vantaggi. La borghesia rinuncia volentieri al fumo delle dottrine per l'arrosto dei p1Xlfitti. - Ecco per l'appunto un bel tema d'indagine: se e quanto, non nell'immediato, contingente, parziale ter– reno dei profitti, ma nel remoto e stabile e generale campo della sna vita economico-morale, la borghesia. italiana - vista nel su9 complesso, ~ non in alcuni gruppi di essa - abbia a trar frutto dàlla situazione: presente; se e quanto, in cambio della tranquillità e del dominio, che le sono assicurati, in fatto di agita– zioni e di pretese operaie, essa possieda .e fruisca di autonomia, non diciamo di pensiero, ma pi:opriamente di azione, per i suoi interessi. Un regime d'~'mperio, generalmente, regola i rapporti e le iniziative, gli, sian~ ci e gli appetiti non solo di una classe, ma di tutte, a norma delle proprie vedute, o del « bene nazionale » secondo la sua interpretazione, o. di queste, o quelle correnti mutevoli, secondo le sue convenienze. Un par– ticolare favore può arricchire questi .e impoverire quel– li; può avvantaggiare a preferenza l'industria del mer– cato interno o quello della esportazione. Un decreto può portare al settimo cielo questi titoli e far nau, fragare quelli. Una convenienza statale, di ordine tutto polilico, può. imporre dì tenere le fabbriche aperte quando la logica economica borghese imporrebbe di chiudere. La «serrata,, non è più consentita. Essa è un reato come lo sciopero. Vi sono, in contraccambio,, altri compensi: ma può l'industriale godere l'orgoglio. di essere vero « padrone in casa propria»·? É, per esem– pio, per discutere e tutelare i suoi interessi contro con– èorrenti più favoriti, non può egli av~r. bisogno del pubblico controllo (stampa, Parlamento)' che nei re– gimi d'imperio è ridotto nelle sue .funzioni? Oh, la vita è ben complessa nei suoi elementi e neii suoi aspetti e nonchè aver il diritto e il rovescio come ' ' le medaalie ha più lati e più faccie, come un poliedro! Bibliote'dà Gino Bianco Giova, a una classe, veder limitata una libertà, dre riguarda i suoi competitori, ma non le giova· vederne limitata un'altra, che riguarda, lei, Vorrebbe, come il, fanciullino, solo il vantaggi,o, e non il danno, ,del gioco.i Poi fa i suoi bilanci, confronta l'attivo e il passivo, e conclude che cer.ti prinoipii universali di convivenza;· o bis,0gna àccettarli, in blocco, quali sono, quali· Ji ha fatti la realtà, quali li esige una fase storica, o bisogna rassegnarsi a sentirne, con gli utili, anche i pesi. , *** Ma la critica dei nostri giovani am1c1 revisionisti èt anz:tutto essenzialmente pedagogica. Data la condizio 0 ne dell'Italia, la sua arretratezza e le sue disparità di sviluppo, conveniva procedere in modo diverso .alla propaganda e alla mobilitazione degli spiriti. In.« qua– le » modo? O qui vi è un dissenso inconciliabile ft!a due filosofie - l'una, socialista, che parte dal reale.· per salire all'ide·ale, l'altra, neo~rnisUca, che d1sdegna. i bisogni, il pane, la « carne», per appellarsi ai supe-. riori valori dell6 spirito, e crede che ai pellagrosi, aL malarici, ai denutriti del 1880. si potesse parlare solo il linguaggio delle rivendicazioni idea.li e qelha rina– scita storica del popolo italiano - . o noi possiamo. assicurare i nostri giovani amici censori che .quelra. propaganda fu quello che poteva e doveva essere, di fronte a quelle masse. Innalzò .i corpi, e gli animi. N'~– ghiamo che fosse materialistica, e (per usar il tristo vo~ cabolo) .ven traiola. In pochi Paesi - possiamo ,dirlo. -il socialismo assunse forme di sentimento, e .'quasi di religione, oome da noi:· anche pel fatto .che in pochi Paesi od in nessunò, esso si volse, ed ..attinse, ~ì lar- _ gamente alle masse contadine., I _super-critici di un frigido marxfsmo possono sogghignarne come. di lor– me di bestiame, o i giovani neo-mistici (che farebs bero ottimamente a definire, a se stessi, prima, e poi . a .noi, quel che si vogliono in proposito) possono ,rim-. prqverarci .,di aver mancato in edLtcazione s,piriluale, e poi çleridere certi « sentimentalismi. ( ?) evangelicl». della propaganda prampollnjana; ma il « socialismo campagnuolo » italiano ebbe, e .serba, caratteri di .fe– de e di azione, di idealismo e d,i praticità, che molli potrebbero invidiarci. ,Ma a che insistere? · Campagnolo o cittadino, il proletariato.italiano.,mo-, strò sempre una, capacità d'ideale .a nessuno secon– da. Le sue avversioni. alle guerre, coloniali o mopdi!fli (e non certo - l'evento.Io .dimostrò -·per piatte.ra – gioni di viltà fisica!),.-la sua devozione alle grandf visioni internazionali, la attitudine a « prender sul se; rio ». i principii e i programmi di carattere .univer– sale, ne sono la prova. L'opposizione alle due guerre fu. alimentala, di un– idealismo innegabile, estraneo ad ogni considerazione di vantaggi immediati: come Io. sarebbe stata la cam– pagna per il ~uffragio universale S(? l'on. Giolitti non le fosse venuto incontro largendo la riforma in ,cambio di una ancruiescenza, che non .ottenne, ,per la guerra di Libia. Lo sapp;amo. Contro la « politica delle Cooperative e delle leggi sociali » ~ che è poi la politica labu, rista di tutti i Paesi appena gli operai si possono far valere - un'accolta austera di professori socialisti pro– pugnò per qualche tempo in ltalia una poJ.it,ica di rifor– me ... politiche, che dov~va culminare nel suffragio u– piversale. Cotosli professori socialisti, ,per lo più del Mezzogiorno d'llalia, divulgarono la fantasia di un. nor-. dico compromesso giolitliano~socialista-cooperat-ivo ai . , danni del proletariato del Sud. Tale fiaba vagola. tut- ' tora negli articoli del Quarto Staio, p~iahè una fiaba ,
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