Critica Sociale - anno XXXVI - n.11 - 1-15 giugno 1926

.. 160 CRITICA SOCIALE [ritirn~. aurnuiti[i, ! rnuiminaiioni La polem(ca, o piuttos.to l'amichevole dibattito, sulla :quota-parte di responsabilità dei dirig~nti socialisti del mov:mcnto politico. e sindacale italiano, nelle presenti d:savv.cuturc, ha sofferto nel numero. scorso cli Cri– _l'ca Sociale una interruzi,one, non volontaria, per un intervento esteri,ore. Nella impossibilità cli riempire la Lacuna, a cui in parte hanno supplito, sulle colonne ciel Quarto Staio, voci in lutto o quasi in lutto nos.tre, come il Canepa, come l'Observer, cerchiamo oggi di riepilogare un po' la discussione, di segnarne alcuni punti .fondamentali, di clefinirr:ie i terrnin i. • Ch'.uderla? Prolungarla'? Al)argarla? Coloro che si pongono o ci pongono queste domande, dimenticano che questa nostra Rivista - lo dice il nori1e e più 'lo dice il fatto - prosegue questa p(9lemica fin dalla propria nascita. La << revisione » qui è perennemente in atto: r~visione di tattiche, o cli metodi, o di program– mi, o anche di principii, secondo il bisogno, senza -prevenzioni,, nè bigottismi, nè timori. Essa_ non co– stituisce per noi una noYità; e taluno, che parve sup– porre che qttesta disputa ci desse mol,estia, mostra di conoscerci. male. Di fronte,· dunque, alla sorte del proletariato ita– liano, i « giovani·,, - alcuni compagni nostri, altri ami– ci; ma gli uni e gli altri abbeverati ad aL·tre fonti fillo– sofiche - si posero il problenHt del oome ciò sia po– ·tuto avvenire; del come la rinuncia alle conquistate guarentigie fosse sì facile; del come la sottomissione alla restaurazione fosse così arrendevole. E, risalendo il corso dei secoli e della storia, trovarono, che il no– ·stro Risorgimento era stato un'impresa cli élites limi- tate, cui era rimasta estranea la grande massa; che, ·come la indipendenza n·azion::i.leera stata guadagnata, ·relativamente, a buon mercato, cosi le interne libertà erano state piuttosto fargite che conquistate; e che mancava. all'Italia la tradizione delle grandi· battaglie per una fede, le lotte religiose che altrove temprarono le folle alla fermezza e al· sacrificio, per i propri ideal;i.. Qualche episodio personale, qualche arrosto individua– le, Arnaldo, Gerolamo, Giordano, ci furono, sì; .ma partecipazione di masse, niente. La massa andava a veder lo spettacolo del rogo e a fiu.tare il puzzo di bruciaticcio, come andava- a veder la corrida o la corsa dei bàrberi. · Per le quali ragioni, di morbidezza generale, di scet– ticismo, o di ind1fferenlismo (questa parola, molto in uso un trenta o quarant'anni fa, e che è meno dello scetticismo ·e· meno deHa apatia, ci· pare assai degn 1 d'esser rimessa in onore), proprie di una nazione di · molt,b àntica civiltà, che ne ha viste tante, d'ogni sorta, nel còrs·o d~i secoli, e nòn ·si appassiona pi.ù a niente con quel ferv,ore ch'è dei popoli nuovi, anche la mo– derna lotta di classe, che altrove si affermò e si svolse attraverso asprissime resistenze e durissime prove, qui . da noi tro:vò facile il campo. Il fiumicciattolo si aperse la via tra sabbie mobili, e terreni ·cedevoli. Le resi:– s.tenze del 1894 e del 1898 fanno ridere al confronto , . delle vere guerre che il popolo inglese dovette soste- . nere p·er le sue libertà e per il suo pane, delle aspre lotte. del proletariato francese, delle tenaci battaglie dei lavoratori tedeschi contro le leggi eccezionali di Bi- smark. " \,e. masse ila1iane ebbero, quasi senza colpo feriPe, le libertà politiche e sindacali, e il suffragio uni-ver- . . sale; più ~r calcolo dell'alto che per sfor2,Ò dal basso. 81bllotecaGino ts1anco • E non avendo patito per queste conquiste, non le a– mano; e, senza oolpo ferire, se le lasciarono ritogHere. La prematurità della nazione italiana, quel suo es– sere sopraggiunta tardi nel concerto degli Stati europei, quell'essersi formata affrettatan:ienle, tumultuariamen– te, sommando, di necessità, una fase storica all'altra - indipendenza nazionale, istituzioni pol~tiche e parla– mentari, lotte di partiti, e poi subito (sopravvenute per interno sviluppo e per il pòlline P-Sterno porta– to dai venti) lotte di classe e problemi sociali, tutto un dopo l'altro, tutto uno suU'altro, e i nuovi strati po– sti prima che i precedenti si fossero consolidati - d~e– dero luogo a una vita non fisiologica, non salda, in cui le classi vivevano, combaùevano, vincevano più per compromesso o per terno al lotto, che per forza propria e per severa battaglia. Venuta la guerra, formatasi una plutocrazia, spa– ventatasi la borghesia (prima) e irritatasi (poi) per i rigurgiti turbolenti del dopoguerra e per lo spettro Rus~ so; inlimiditisi e sdegnatisi i ceti medii, per le note ragioni, e appoggiatisi a destra; realizzatasi una strana, eccezionalissima confluenza ed alleanza della giovine psicologia post-bellica, aggressiva, e vagamente rivo– luzionaria, con la mentalità tradizi9nale dei vecchi a– grarì e esercenti e con la mentaliità nuova dei· ricchi nuovi, ne venne quel che ne venne. La guerra, mentre inasprì e rese minaccioso Un ap– parenza p•iù che in sostanza) il proletariato che dal fiumicciattolo delle origini era divenuto fiume g,onfiio e impetuoso, parve ridestare, potenziare, scatenare gli spiriti battaglieri della borghesia antica e recente, fino allora relativamente accomodanti e remissivi; e la guer– ra al tempo stesso pose al suo servizio tutta una psico– logia e una forza bellica (spirito, e strumento tecnico) che quella non avrebbe mai sperato di avere a: propria disposizione. Questa forza, l')er le altrettanto note ragioni, trovò benevoli o conniventi, o timidi, o incerti, o deboli, gli organi del potere stabilito; e dilagò e vins~ e stravinse. Il proletariato italiano, ·cresciuto nella bambagia, al-_ levato sulle molli piume delle riforme acquistate senza sforzo e barattate coi compromessi parÌamentari, e delle mercedi e dei profitti delle vili Cooperative, edu– cato al panciafichismo senza lume di idealità_, si la– sciò spogliar nudo e battere -à plate coature, vergogno– samente. La colpa nop può essere eh.e dei condottieri e dei maestri. Ora la critica dei « giovani» si appunta a quesli eventi e alle loro origini prossime e remote, e alle loro responsabilità. La mentalità tra spirituali-sta e guerrie– ra di questi « giovani ))si volge contro i capi delle mas– se. Perchè, sapendo .che l'Italia non aveva avute ... le gue11re religiose, non si eran preoccupati di rifar al po– polo una educazione « idealistica >) ? -Perchè, sapendo che le masse ·non avevano « soffer– to >),non si eran dati premura di esercitarl,e alle sof– ferenze e ai sacrificii che tost·o o tardi sarebbero stati necessarì? \ Perchè, meteorologi troppo 'facili ed ottimisti, non han considerato che il tempo, dal 1900 al 1915, era sfato troppo bello, e non poteva durare? Bisognava prevedere; bisognava prepararsi; biso– gnava «patire)>, e cercar le occasioni di patire, e pro– vocarle, se non venivano, e crearle,· se non c'erano. E invece (segue sempre la requisHoria dei « Giova– ni >))·voi vi siete acconciati alla vita facfile, anziJchè

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