Critica Sociale - anno XXXVI - n.11 - 1-15 giugno 1926

CRITICA SOCIALE 159 riva al «_ministerialismo ». E si ferma lì. N ec plus ultra. Ministerialismo'? Quanto se ne vuole! « Ministeriabilismo »? Neanche una goccia! I radicali intervenzionisti hanno il sacro– -Santo dovere di essere tanto socialisti da at– tuare con le proprie mani le rivendicazi,oni socialiste. (Ma se i radicali sono o fossero tali - caro amico Blum - che torto avreb– bero quei socialisti che si « perdessero nel loro territorio ». una volta che sia dimostrato che i radicali sono i veri socialisti ... di azio– ne?). E se i radica)i, da soli, al Governo, non se la sentono di attuare il programma socia– lista, al diavolo il programma s,ocjalista ! Fissato poi che il Governo radicale non de– ve contare sopra la partecipazione dei sociali– sti, esso non potrà neppure - noi crediamo ~ contare su altri che non sia strettam.e:nte della pr,opria casa, dovendosi ritenere ogni punterella verso le masse del Centro, o v•er– so Destra, prof ondàmente sospetta e perico– losa. E, così irrigi_dito anche il Governo radicale della stessa rigidezza intransigente del par– tito socialista, cioè, cambiatogli un po' la sua natura, ecco finalmente proclamate le con– dizioni alle quali' si vincola il prezioso ap– poggio dei socialisti al Governo che abbia ac– cettato la loro piattaforma. Udite: « L'azione « de soutien » del parti– to si eserciterà, verificandosene i1 cas·o, se– condo le condizioni formulate al Congresso di Grenoble, tenendo conto dell',esperienza acquisita; cioè, senza che il partito rinunzii alla sua indipendenza, s_enza che un patto permanente lo vincoli ad altri partiti ed al Governo stesso;. senza che i oontatti e i rap– porti praticalmente indispensabili assumano mai il carattere, neppure apparente, di una collaborazione organica». Che ne dite'? Ecco un testo chiaro. Non ci sono dubbiezze. La collab,orazione che si .consente è quella ... disorganica: una collabo– razione, cioè, senza patti di reciprocanza,. senza garanzia di continuità; incontro em– pirico; Venere vaga; capriccio di un giorno o di una notte, e mai l'impegno di un'uni,o– ne durevole, sia pure ... libera. Qual Governo ci si può affidare·? Quale ci si impegnerebbe a fondo per un programma di rivendicaz1oni socialiste? Un Governo deve prima di tutto pensare a vivere. Esso ha sempre sulle bra~– cia tutta l'eredità del passato, la burocrazia sovrapposta, le tradizioni e.le leggi di polizia; f'SSO deve far approvare i bilanci con tuttf gl~ impostamenti militari, coloniali,. con tuth gh interessi incrostati del protezionismo, ecc . .Se è troppo amaro per i socialisti il boccone da inghiottire; se l'incidente della strada, lo scoppio improvviso di uno sciopero, ecc., ba– stano per legittimare che i socialisti piantino il Governo in asso di fronte al nemico, valen– dosi della indipendenza che si sono ri– servata· se infine, il Governo ~ sempre co– stretto ~ c~ntare sui Centri per tutta la « or– dinaria amministrazione », c.ome farà esso ad accogliere e ad impegnarsi per il program– ma socialista? Siam•o giusti; sotto tale aspet- 8ill)d,j©le<JasiW1:t)l~ggjo, « le soutien » dei so- cialisti, se non una confluenza dei voti dei so– cialisti con quelli della Maggioranza nel loro esclusivo interesse? A rigore può esse-' re anche superfluo, una volta che il Governo è costretto ad- avere sempre una Maggioranza propria, per tutti i gior_ni; non formando la maggioranza coi socialisti che una specie di maggioranza di parziale ricambio per appro– vare le riforme abbastanza socialiste da es– sere ostiche ad una parte della Maggioranza <; ·ordinaria ». Infine, un Governo che, in sif– fatte condizioni, attui le riforme stabilite, può ben dire di farlo come democratico, per vo– lontà e forza sua, a prestigio ed incremento della democrazia, senza che l'abbia servito un fermo e sistemqtioo aiuto socialista. Non solio quel Governo non sarà tenuto ad alcuna -riconoscenza verso i socialisti - che avran- no fatto sfoggio di tanta libertà di cuore e di condotta - ma le riforme che esso attuerà, di fronte alla massa, cioè, di fronte alla ve– rità obbiettiva, saranno riforme benignamen– te largite dallo spirito innovatore della bor– ghesia: non risultato di un'azione· fattiva, pr,opria, energica, greve di responsabilità dei rappresentanti della classe lavoratrice; non conquista, insomma, del proletariato, che è il sentimento tonico più vivificante e piµ mo– rale che si possa versare nella lotta di dass~. Ciò che importa tra uomini e gruppi che si votano ad un'opera comune, sia pure cir– coscritta nel tempo e nel fine, è cr,eare quel– l'afflato solidale di spirito che è l'unic~ arra sicura di vittoria. Le condizioni· post~ dal Congresso alla politica « de soutien » sembra.: no piuttosto e~cluder.e che promuover-e tale stato di spirito; ess~ recano anzi uno spirito contrario, di gelosia, di diffidenza, sul quale è molto difficile il costruire. Il socialismo francese a Clermont-Ferrand non ha m-ostrato una percezione lucida delle sue responsabilità nella Internazionale. Nel– la lotta generale fra lo spirito cesareo -e lo sp.irito democratico che domina in Europa, il .socialismo francese ha forse torto di. sva– lutare gli .apporti di una democrazia di tradi– zioni e di sentimenti accentuatamente repub– blicani, cimentati in una storia secolare. So– lita illusione di chi è ·in buone condizioni di salute e non pensa alla malattia, ne.mmeno sotto la suggestione del1a malattia altrui. Ma se il saldo bastione. :radicale garantisce il so– cialismo franèese da certe sorprese, non pa– re buona lattica fidare tanto ih esso, da esi– mersi da provvide oper,e di fortificazione. Sia– mo a questo paradosso: fiducia per eccesso di sfiducia. É così sicuro, il radicalismo francese, che il socialismo lo possa trattare co:ri ogni ri– gore, negandosi a qualunque « collaborazione organica » con esso stess.o? É saviezza? Non c'è alcun pericolo di spingerlo alla fine· tra le braccia « nazionaliste » ? Ignoriamo se sono questi interrogativi che hanno indotto la Destra di Renaudel a non votare la Mozione dell'enormissimo Centro e ad astenersi dal partecipare alle cariche del Partito. In ogni caso non è neppur questa una deliberazione atta a guarire il « malessere » del partito. R.ABANO M.AURO.

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