Critica Sociale - anno XXXVI - n.11 - 1-15 giugno 1926

170 CRITICA SOCIALE Questa è la nazio1~e, in cui la frode inflazioni~lic_a fece la sua massima prova. Ormai è faccend,'1 1Jqu1- dala. Tulti toccarono coi~ mano che significhi per uno Stalo la totale rovina delta sua moneta.·.Non c'è oggi Tedesco salvo qualche birba di speculatore, uso a gavazzai'.e nelle sventure altrui, che non si senta i bri– vidi al solo pensare a quei tristissimi tempi e a quella folle avventura finanziaria. Quanlo al regime di violenza antisocialistà ed anli– proletaria, basato sulla coltivazione intensiva e l'esplo– sione dei fanatismi nazionalisti, con relalìva « seduzione 9ei minorenni», la stessa classe alla quale ess•o più avrebbe giovato, e che era in grado di fornire in ab– bondanza il nervus rerum, ossia l'arr;enl, qui fait la guerre, doveva viceversa, e certo a malincuore, rinun– ciare alla brillante quanto facile impresa. Trattavasi in– fatti di un'arme assai pericolosa ed a doppio taglio, • 11cui impiego si sarebbe ripercosso nel modo pii:1 fu– nesto sopra la- g:à lanto delicata e comp1'0messa situa– t:;one internazionale del Paese. Di fronte ad una così spaventosa responsabilità, il ceto <lei magnati delli.:i industri'a e della finanza, che avrebbe potut,o, anzi che polrebbe tuttora,. sol che lo volesse, far saltare age– vòlmeule lalc milla, preferì rinunciarvi. E sì che si lrat– tava della p:ù orgogliosa e più dura fra -le borghesie d'Europa, a cui certo nop offuscavano l'animo, come forse a quella inglese, secolari scrupoli costituzionali e tradizioni gloriose di libertà e di· democrazia ... ' Così invece questa borghesia, impossibilitata, al pari di quella inglese, benchè per ragioni diverse, ad usare sia la frode dell'inflazione, sia la violenza naziona1!i– stica,. appare ora obbligata ad· adoperare, suo malgrado,' verso la classe lavoratrice, la maniera dolce, preludio probabile fra breve tempo della presa ufficiale cli.pos– sesso del Pot·ere politico da parte della classe operaia in alleanza magari con alcuni ceti affini. Tanto può nella Storia - spettacolo veramente mi– rabile, e che torna anoora una volta a rivendicazione ed a gloria del nostro vecchio Marx - la forza si– lenziosa, ma soverchiante ogni ostaool·o, della necessità economica. FRANZ WEISS. Voltaire La figura di Vollaire è una. delle più complesse che presenti la storia del pensiero umano. Voltaire è uno scrittore e pensatore che ha caratteri suoi affatto pe– culiari, e tuttavia è innegabilmente un tipo rappvesen– tativo dell'età sua. Ha un fondo di scetticismo che lo trasci_na a volgere in riso anche le cose più serie, e tut~avia è animato da una vibrante passione che riesce ad accendere anche negli altri: anzi lo stesso suo riso sembra l'espressione di un'ins•offerenza spirituale, b forma in cui. si sfoga e si -smorza lo sdegno di un animo ardente e irrcqui,eto. Pare in certi momenti . ' , ln lotta contro tutto il mondo in mezzo a cui vive con- , tro tutte le corruzioni, le prepotenze, le convenzioni di cui è pi_ena la vit_a; si fa arrestare più d'una volta e gode le delizie del carcere per questo suo bisogno di, ribellione, per questa sua sete di 1 • sincerità e di li– bertà; e poi lascia che consumati cortigiani si adope– rino a riaprirgli le porte del CasteUo di Versailles e :mbisce per un certo tempo molti di quegli adattamenti c\1e la vita cli Corte impone e, quando è disgustato del t:atla?1ento che è costretto .a subire allà reggia di \ ersa11les, passa a quella d1 Berlino, da cui parte, dopo tre anni, pieno di irritazione e di ranoòre. E un curioso impasto di sentimenti che cozzano frn loro, una strana successione di atteggiament1 conlrad– dittorii; e appunto i1n questo egli rappresenta l'irre– quietezza del secolo in cui vLsse, e potrebbe rappresen- · tarne anche la frivolezza, ·se non si sentisse costante in lui il ~rem~t? della passione. Di questo secolo egli. è. a~1che 11 cntrco, mordace, aspro, tagli~nte. Prende d1 fronte tutte le t-radizioni1 più venerate tuHe l1eisti- - , . BibliotecaGino Bianco tuzioni più rispettale, tutte le opinioni più largamente · accettate, e ne mostra l'inconsistenza, l'iUogioità, il ri– dicolo. Ma 1-o fa con arte così sottile, con quel « buon gNsto » che fu la costante preoccupaz_ion~ in tutta la sua attività di scri>ttor-e e che contemporanei e posteri gli hanno quasi concordemente riconosciJuto, - che anche· ciò che più va contro all'opinione corrente egli riesce a farlo accettare senza resistenze, come l'espres– sione di quel buon senso in cui; si conciliano i pens1eri di tutti. La duchessa di Choiseul ·dichiarava di prefe– ri11e il Voltaire a ogni altro scrittore e di Le$gerne e . rileggerne le opere con un piacere infiir1.ito,. (clppunto perchè il Voltaire sapeva esprimere oon maggior grazia d'ogni altro ciò ch'è patrimonio spirituale cli tutti. « Que m'imporle qu' il ne me dise riien de neuf, s'il deve1oppe ce que j'ai pensé, et s'il me dit mieux que personoe ce que d'autres m'ont déjà dit? Je n'ai pas bcsoin qu'il p1'en apprenne plus qt1e ce que tout )e mond sait; et quel autre auteur pourra me dire comme lui ce que tout le monde sait? ». E ·non s'accorgeva, evidente– mente, (come non s'accorgevano molti altri), che il Voltaire in tanto pareva esprimere quello che tutti sanno e pensano, in quapto aveva la virtù di trasfon– dere nei lettori, con la finezza dell'a-rte sua, il proprio atteggiamento e patrimonio spirituale. Ma certo, oltre all'arte del Voltai'r,e, contribuiva a quel rist1ltato la singolare situazione della società in cui egli visse: la quale pareva adagiarsi, con spen– sierata indifferenza, sul letto soff~oe di istituzioni e co– stumanze consacrate da secoli di vita; ma era· invece agitata da un'oscura sensazione di v1vere nell'artificio e nel provvisorio, e mossa da un'i'rrequieto e con- . :fìusobisogno di novità. Nel secolo di Voltaire viene a maturazione una crisi di istituzioni e di pensiero, che s'~ra andata prepa- 1 rando da secoli. La so.cietà non ha ancora la visione del nuovo assetto che si prepara per essa, ma ha la sensazione che l'ordinamento in cui vive è destinato a mutqrsi: pensa che l'ordine nuovo sarà creato secondo i dettami di· una ragione astratta, frutto del 'progresso sciientifièo, che ha acceso la. luce del sapere dov'erano le tenebre dell'ignoranza e basterà a fugare dal mondo ogni superstizione· ed ogni iniquità, ogni stortura in-· LelleHuale ,e morale. Questa· fiduéi0sa · aspettazione del trionfo della ra– giione, che è l'aspetto essenziale dell'iHumilnismo, è de– siderio e speranza di liberazione. C'è un passato che i :noom.be c@n tutto il peso delle sue· tradizioni e isti– tuzioni e soffoca ogni libertà: dello spirito e degli· 'alti, dell'individuo e della soc-ietà. La lotta contro le tradizioni e le 1stituzioni del passato è perciò lotta per -la libertà, anzi ,per le libertà, di cui Voltaire fa l'enumerazione: libertà del1e persone, che implica abo– lizione d'ogni forma di servaggio; libertà di coscienza; libertà, di parlare e di scrivere, fondamento e pre– si:dio d'ogni altra libertà; libertà civile, contro ogni ar– bitrio del potere esecutivo;· Ubertà di lavoro, che è so– pratutto libertà di disporre a proprio piacimento <'!.elle propr1e forze cli lavoro. Voltaire è appunto il tipo rappresentativo di questa lotta per la: libertà; l'.illuminiJSmo è veramente in lui la filosofia della liberazione, ·corrie giustamente dice Arturo Labriola nel suo recentè libro su Voltaire (1), la .01:1i Introduzione destò tanto giusto entusiasmo nei nostri lettori, per la vivezza della rievocazione e pe.r l'impeto della passione animatrice, quando fa pubbli– cata su queste -colonne nel numero del 16-31 ottobre delio scorso anno. E così come 1'1ntroduzione, tuttO' il libro si legge d'~rn fiato. Non v _ol essere un libro oompiuto su Vol- • la1re, che prospeth tutta la fisonomia dell'uomo e dello · s~rittor~. Il LabrioI:a si è attaccato a quegli asp<'ttti d1.Voltaire, per cui' il suo nome diviene oggi un vessillo (l!) Art1;1roLabriola: Voltaire e la filosofia della liberazione. Napoh, A. Morano editore. Pagg. 332 (l'... 18). •

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