Critica Sociale - anno XXXVI - n.11 - 1-15 giugno 1926

168 CRITICA SOCIALE r eno larnnijui~ta ~roletaria ~el ·~otere Negli articoli di Franz W,eiss c1è sempre - sotto ·un'apparenza paradossale - qualche- grano cli verità che vuol essere attentamente raccolto e debitamente considerato. . Pubblichiamo perciò questo suo scr~tl?, pur non sentendoci disposti - nè forse lo sara .zl « be– nigno lettore », che, viceversa, suol es~ere « ma_– ligno » per definizione - a con_cederr;_ll senza d1-r scussione le due premesse « asszomaltche », se:1-zq_ le quali il Weiss d_ichia_rache le sue concluszom diventerebbero arbitrane. La necessità della ricostruzione e_conom.icadel– l'Europa dopo il salasso enorme della que_rra è f uoci discussione. ~a ~on è_ atfa1to fuon qiscu~– sione - sopratutto pei socwhsll - che il peso cli tale ricostruzione debba fatalme~te gravar~, per la maggior parte, sulle- spalle dei lavora/on. E quanto al famoso precetto - raccoma_nd_~to_ sopratutto al{_apovera g~nte - « fJr?durre dz Pl1! e consumare di meno » nmane da dimostrare, fi_n– chè la povera gente_ dostituirà _la grande maggw_– ranza della popolaz10ne, come li fatto possa. pr_a{z– camente avverarsi senza produrre una ternbile crisi di sottoconsumaz.ione, ossia di sopraprodu– zione relativa. Su di ciò - che è almeno _-altret– tanto « assiomatico » quanto le premesse di _Franz Weiss - qaalche chiarimento sarebbe (cl sem– bra) opportuno e desiderabile. Tanto più. che la tesi de_l no.~tro colllf-?Oratore dovrebbe logicamente appllC<fl_'SI supel_'gw _ a tu~ta quanta l'Europa, e che il d1JfondersL epidemico del protezionismo doganale sembra porre mag– giori ostacoli og_nir;iorno ~ quell:incren~ento _delle nostre esportazzom verso l Arrzerica e g?z _alln_con– tinenti che solo potrebbe evitare la cns1 e nmet– tere in' bilico la' nostra bilancia commerciale. Quanto alla cessione ~el pot~re politico al_pro– leiariato che dovrebbe zmporsz alla borg.hesw per la pressione ineluttabile delle ·circostanze econo– miche· se anche· tale nuova « notte del -1. ago– §lo » potè ad alcuni apparire possibile, neg_lianni del maggior impeto de-ll<!, potenza prol~tana_ (ma_ si vide poi con quale ammo e con quali sottintesi cli meditata rivinc:ita ella fosse allora adombrata da agrarii e da industriali), ci sia lecito dull.ftar~ della spontaneità con c_uie~sa dovreb~e (fVVer?,rSl. Fino a prova contrarza d, fatto, noi nmam_amo fedeli alla opinione.- che trova nella s~ona l_e più larghe t~stimon_zanze -. che le czassl domL~ 1wnti non si spoglwno maz volontanamente ( o la volontarietà è pura apparenza, o effetto, incon– saputo magari, della necessità) delle _loro pos(– zioni di dominio quand'anche lo spogliarsene sia nel comune interesse. Tanto meno ci riesce d.i in– tendere in qual modo le classi lavoratrici acqui– sterebbero tutte le capacità necessarie alla s110.ces– sione, per un puro fatto di convenzione o di per– suasione, senza quel graduale esercizio e quei savii compromessi di transizione, che-si risolvono in una progressiva loro compartecipazione al po– tere economico e politico. Il fenomeno russo non, ci ha ancora persuasi ...e la sua generalizzaz.ione, propugnata dai comunisti, ci sembra pura uto– pia. Codini impenitenti, a dispetto dei presenti fenomeni di reversione civile e costituzionale, noi crediamo ancora fermissimamente che l'evoluzio .. ne naturale dei rapporti delle classi - chiuso l'e– pisodio violento del dopo-guerra - r.ifroverà la sua via. Il processo può apparire interrotto, anzi risospinto all'indietro; il cammino della storia non è mai rettilineo; corsi e ricorsi si succedono; e probabilmente si tratta soltanto della legge de![a spirale, che fa rf:-lrocedere per salire più a~to .. BibliotecaGino aianco Ma spiegare tutto ciò non è _ufficio del cappell_o a un articolo: esigerebbe di sfoderare tutto zl guardaroba della dottrina marxista ... (Nota della Critica). · Mi è assolutamente necessario che il benigno lettore si dichiari d'accordo con me su due punti essenziali. Primo: che l'Europa è uscita dalla gùerra mondiale estremamente impoverita. Secondo: che la •ricostitu– zione graduale della ricchezza perduta, è giuocoforza avvenga in massima parte, s·e anche non totalmente, a spese della classe lavoratrice, obbligata, secondo le profetiche parole del Nitti, a « lavorare di più e con– sumare di meno ». Ove invece il benigno lettore, su tali due punti, pro– fessi un'opinione contraria, e non solo creda (il che è difficile a supporsi) che l'Europa non sia uscita im– poverita dalla guerra, ma che inoltre possa evitarsi di caricare la massin~a parte della « ricostruzione·» eco– nomica europea sugli omeri dei lavoratori, anche al– l'infuori da ogni compressione e «reazione» borghese, può risparmiarsi la pena di leggere oltre. Irµperocchè tutto c:ò che segue è fondato sopra coteste due verità, che io considero entrambe assiomatiche, e che per– ciò. mi dispenso di partitamente dimostrare. Ad onta 'di ciò, nulla 'mi appare più ragionevole della riluttanza dell;:t classe lavoratrice ad addossarsi quel carico. Lasciamo stare che ciascuno preferisce il benessere alla penuria. Ma, oltre a ciò, è da osser– vare in primo luogo, che da brevissimo tempo il pro– letar'iato cominciò .a godere qualche maggiore benes– sere ed è sempre doloroso dover dire: « Appena vidi il s~l che ne fui privo». In secondo luogo, non fu il proletariato a volere la guerra nè ad opporsi poi alla cosidetla « pace prematura». In terzo luogo, fu pro– p,rio la stessa demagogia nazionalistica, cioè borghese, quella che, durante la guerra, fece balenare a!la classe lavoratrice i più allettanti miraggi per l'avvenire, guar– dandosi bene dall'accennare neppure Jontanamente_ al– la eventualità di futuri gravi sacrifizii e di lunghe p.enitenze. Data uria così giusta riluttanza della classe lavora– trice e data la imprescindibile neoe·ssità della rico– stru;ione economica, come si risolve il problema? L'impulso alla ricostruzione economica è irresisti– b'ile come l'istinto stesso di conservazione; tale quin– di da. travolgere oome un fuscello ogni opposizione di partito o di classe. Il problema, così prospettato, comporta tre soluzioni: la frode, la violenz"a, la giustizia. La frode è rappresentata dall'inflazione monetaria, per cui nominalmente i salarii rìmangono gli stessi ~ magari aumentano, ma il salario reale scema di con– tinl!l.o, e tutti gli sforzi degli operai per mantenerlo al livello primitivo sono frustrati dal progressivo accele– rato peggioramento della valuta. 'Dal punto di vista borgl'lese il sistema dell'infla– z:one è cli una praticità ideale e risponde appieno a.1- 1'.ndole Sl!l.bdola del dominio capitalistico. Disgrazta– tamente, 1'inflazione reca così serii i~convenienti da controbilanciare, anche dal punto di vista strettamen– te conservatore, il vantaggio del falcidiamento dei sa– lar:i operai. Neppure con la v;olenza, cioè, con la compressione e soppressi,one diretta, terroristica o dittatoria, dei mez– zi e presidii polHici e ·si:ndacali di difesa dei salarii e di protezione del lavoro, le oose procedono lisce. L'esperimento pratico, insuperabile mae.stro di, ogni verità, ha· chiaramente mostrato, come il raggi~ d'a– -zione di un regime di violenza in tal'e materia riesca assai più limitato di quanto parrebbe a prima vista. Siano i tristi frutti di una trentennale propaganda sov– versiva fra le masse, sia maUgno innusso di stelle, in fatto di falcidiamento dei salarii e di prolungamento degli orari di lavor0 1 la reazione politica, per severa che sia, non reca gran frutto. Potrà sopprimere gli scio.peri, ma, quanto alla misura dei salarii ed alle altre

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