Critica Sociale - XXXVI - n. 10 - 16-31 maggio 1926
Alludiamo alle variationi dell'increment~ della popolazione e, particolarmen~.e cie!la !latahtà. · ·nai dati che apbiamo sotL_,occh1?,m due re– <1ioni si è avut~ fra i due cens1m'<:nt}, 19_11 e 1921, ; dieci anni di distanza, una d_1mu~uz_ionc della popolazione: Piemonte ,e Venez1!'lG1~1li_a., . . Nel Piemonte da 3.424. ,J 50 ab1tanl1 si e cltscèsi a 3.383. 646, con una diminuzione percentuale del- J' 1,2 per ceruto. . . . . ~ All'aumento verificatosi m 5 Circonda1r1, Alba, Domodossola, Pallanza, A?sta e T?rino con U!l massimo di 8.8 in quest'ultimo, fa riscontro la_di– minuzione in tutti gli altri 16 con un mass1m0i del 12 a Vercelli. La Venrezia Gii1lia, sù ~4~.~25 abitanti del 1910 ne ha perduti 28. 538 c1oe 11 3 per cento con u'n massimo cli diminuzione cl.el 22,2 per c~nlo a Pola, cui fa riscontro un massimo cli aumento del 12,4 per oento a Monfalcone. Ora per dieci r.egioni che nel 1910-11 conta– \'ano 1 15.522. 689 abitanti, si ebbe una diminu– zione in due di ,esse di 69. 342 abitanti, ed un au– menth in tutte le altre di complessivi 808. 254, che compensano oltre dieci volte la perdita. Eppure, in qu~s~a, s,egnatamente per l'es,e1;1pio del Piemonte s1 e voluto scorgere un pericolo oTave per l'It~lia, il pericolo di una volontaria re– ;trizione della natalità, da determinare in futuro, :s,enon uno spopolamento come nella nostra vicina cli nord-ovest un indeboHme:nto della potenzialità demografica del noslr,o Paese,-la quale viel},eco~– siderata sotto il semplice e bruto aspetto quantl– taliYo d~l numero, come una forza espansiva della nazione. Di qui l'aÙarme gettato dai cattolici della « J3o– nomelli », cui ha fatto eoo il Vaticano, e cui ha te– nuto bordone - in questo periodo di non semp1·é tranquillanti rapporti tra Chiesa e Stato - il Mi– nistro dell'Interno col nominar,e una Commis– sione di studio, la quale escogiti provvedimenti contro la v,olontaria limitazione del le nascite, qo– Yuta, sembrerebbe, all' « influsso di costumi stra– nieri » e aù una « propaganda che sfrutta per fini bottegai le preoccupazioni dell'egoismo indi- vidualistico o materialistico ». . A parte che, ridurr,e un fenomeno così com– plesso, oggetto di stnd1 e discussioni nelle più alte sfere del la pro rilassi sociale dei Paesi più civili, ad un'escogitazione di bassa propaganda bottegaia (a favore cli chi?) ci sembra un volgar,e immise– rimento da ignoranti delle leggi dell'eugenetica, anche se ciò può coincide:rieoon « 1e ragioni impe– rative della morale cattolica ,, ; non è facilmente dimostrabile, a ragionare un po' suHe cifre: 1. 0 che la diminuzione sia dovuta precisa– mente a restrizione vol,ontaria delle nascitè; 2. 0 che tale restrizfone, se opera, sia dovuta alla · propaganda antimaltusiana; . :3. 0 che, se ciò sussist.èsse, rapp:riesenti vera– mente una minaccia per la ricchezza de– mografica dell'Italia; -L O che,, in caso, il mònito e i pr,ovv,edime,nti abbiano ad esser rivolti proprio alle classi più numerose e più poverei o non invece a quelle più agiat,e e più co te. · Dove sì è, fino ad ora, constatata la diminu– zione? L'abbiamo visto: nel Piemonte ,e nella.V~- 1~ezi!'l q.iulia, r~gioni pr,evalenteme1;1te_ agrioole, con fam1ghe trad1zionalmenbe ben oostiturbè e cli note- vole emigrazione. , ' In Piemonte la famiglia media è composta di 1 J membri. Ivi, su 1000 famiglie 921 'sono com– poste di s·oli parenti ed affini; ;u 1000 abita,nti, 310 abitano in borghi da··501 a 2000 abitanti é 250 in case sparse; pure su 1000 abitanti 344 sono agricoltori conducenti terr,eni propri' 120 contadin_i giornalieri e, in co_mplesso, semp~e su 1000 abitanti, 359 sono dediti all'agriooltura. BibliotecaGino Bianco Ora, pensare che, nel dgido, tradizionalista Pi~– monte agrario la famig.Jia del pr-0prire.tario ..<wlb– valore o del d-iezzadro si~ susoettibilie di propa– ganda antimal tusiana proprio per una « conce– zione meramente ,edonisticg della vita ,,, sembra incongruo, mentre, invece, poti;-,epbestare che, ove si manifestasse una restriziòne generativa vo1on:– Laria, operassero per· determinarla guelle spinte economiche che istin~ivat11ente operano altrove come: le crescenti difficoltà dell'e~isbenza, il fra– zionamento dell'asse terrier,o ereditario, la scar– sezza delle abitazioni. È ben vero che nel numero dei c.ensiti I).ati dal 1915 al 1921 si vede una reale diminuzione, ma il fatto è conseguente allo stato di guerra, comune a tutte le regioni, e va, via yia, oorreggendosi con un incremento progressivo delle nascite nel dopo- guerra, come appare da questo specchietto: . REGIONI Aumento(+) o diminuzione(-) percentuàle fra i due censlmen_tl .dell~popolazione nel ilue 11ruppl: DA 3 A6 ANHl flNO A 2 ANHl Piemonte - 47.5 - 18,7 Ligu1iia. - 32.0 - 7.0 Emilia: . -- 29.2 + I.O Marche . - 30.3 + · 2.0 Toscana. -- 37 .5 + 2.0 Umbria. ~ 23.3 + 8.8 Lazio . - 21.1 + 17.9 Sardegna - 23.1. - 8. l In Piemonte la diminuzione è stata più forte che altrove nei ·nati tr'à il •1915 e il 1918 (47.5), e lo è anche pei nati nel 1919 e nel 192~, ma vi _è già•un miglioramento da 47,5 a 18,7, 11 che si– gnifica che·, pure a distanza, il fenomeno. della natalità opera parallelamente alle altre regioni. Lo stesso dicasi per la Liguria ·e per la Sardegna, che sono come il Piemonte, in arr,etrato rispetto ' . alle altre regioni. · , · . Un confronto somigliante non può farsi per le due Venezie, in quanto mancano i dati del. oen_si~ mento austriaco del 1910, ma p,er la Venezia G1u– lia si può osservare, oome per il Piemonte,. che la famiglia media è cosUtuit,a da 4,4 I?em~ri, che, _s_n 1000 famiglie, 904 sono formate d1 soli pare~h e affini, che, su ~000 co~pone~ti, 394 sono a~r1col_– lori oonduc.e'tllhterrem propri e, su 1000 ab1tanll, 291 sono dediti all'agricoltura. Anche qui, famiglie nu1:1reros,e,. organiC:~e, per oltre un ter7JOoccupate nei campi e perc10 scar– samente permeabili da una propaganda .così in contrasto con le loro pratiche reHgiose. E, allora, c'è da domandarsi: quanta par.te della diminuzione assoJuta della popolazione è dovuta all'emigrazione da queste due regioni di confine, specialntente dal Piemonte 1 d',ond~, nella _sua I?e– nuria di niano d'opera agricola, la Francia attira esperte fami-gUiedi agri-colt,ori? ìVIa pur ammettendo che vi fosse, in due re– gioni 'su dieci, una dimil'luzione volontaria della popolazione, può essa costitt1ir,e un pericolo de– mografico per l'Italia? Se vi è una piccola perdita in due, .abbiàmo visto vi è un largo compenso in altre 8 regioni, com~ appare da qneste.cifrre proporzionali: REOIONI Venezia Giulia . Piemonte . . Venezia Tridentina Sardegna Marche Tosèana Umbria. Emilia, Liguria Lazio . Aumento (+) o dl– minuziòoe (-) per– centuale della popo– la:done fra l due Cen• ·simentl 3.0 1.2 + 0.9 + 1.4 + 5.0 + 5.0 + 7.5 + 10.2 .+ .10,.8 + 16.6.
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