Critica Sociale - XXXVI - n. 10 - 16-31 maggio 1926
i46 éiHtìèA SOCiAi.i! dimoslrano ],ecolonne di questa Critica, che, lungo la sua Yita, non ha tralasciato occasione per ri– chiamare l'altenzione dei compagni sui prob1e1ni più· importanti dello spirito. Ciò che troppo spesso dimenticano i giovani, i quali spesso, presi nella rete delle loro idee, nella 1,oro critica schematica, divengonb intellettualisti, schiavi cioè di concetti, più di quel che non siano i. vecchi, oontro cui ap– puntano la loro critica e, trascinati dalla loro gio– yani lilà, credono vecchio tutto ciò che fanno i vec– chi, anche quando costoro, con i loro atti, danrw lezione di forza e cli cliriltura a tanti gi,ovani. Così, per abito mental,e ormai, svalutano lo sfor– zo che i vPcchi nel nostro partito fecero per otte– nere « quell'obbiettivo alfa ed omega » cui si ri– porta Habano Mauro: Esso doveva essere invece solo sussunto in uno scopo superiore, che polrù e dovrà essere scopo della propaganda nuova. Non lutto il vecchio è dunque da ripudiarsi, ma il vec– chio deve essere rivissuto e fecondato in una con- cezione nuova (8). ALCUINO. Chi farà e come si ·farà la "rivoluzione" meridionale In un'ampia letter::t al compif!nto Piero Gobelt1 - pubblicala in Rivoluzione Liberale del 27 settembre 1925 - Tommaso Fiore così concludeva l'espression~ dei suoi acuti rilievi sul Mezzogiorno d'Italia: ,, Comunque sia, per me e per molti altri, se il socia– lismo ha adempiuto sinora in Italia, alla maggiore e più effettiva funzione di liberalismo; se, come tutto dimostra, il partito liberale italiano è ben lontan-0 dal lrnvar la sua strada e dal misurare i suoi erro~i in- , somma dal rinnovarsi moslrandosi capace di piantare nel costume politico del Paese tutte le singole libertà; se L:essenza ciel socialismo consiste nell'abolizione di ogni privilegio, nella libertà per tutti, nella .capacità autonoma dei lavoratori di realizzare il tri,onfo del laYoro all'infuori di ogni paternalismo o di ogni non necessaria statizzazione, di ogni dominio dittatoriale di gruppi e di parli ti; se esso non è .s-oloespressione d'in– teressi maler.iali, ma concezione politica di libertà con– crete e cli vita individuale intesa come autonomia· se . . ' ' rnsomma, nel socialismo, nel marxismo stesso come lotta di classe, si esaurisce il liberalismo· se la reden– zione del Mezzogiorno non può essere v~luta ed ope– rata che dagli interessati, agricoltori e contadini 'con ' ini.ziat~va propria, con mezzi propriì, con politica' prÒ– pna; e ad esso che tocca stringere in salda al1eanza i contadini ed i piccoli proprietari nostri con le oroa- • • • t, mzzaz1om proletarie del Nord; è ad esso che tocca su-• ·s~itare veniate di autonomismo in ogni campo per di– rigere una azione libertaria contro l,e consorterie eco– nomico-politiche che soffocano il Paese contro il cen,– trali~m~ st_atale che .ne emana, il quale, in regime di li– berta o_ di ~ppress1one, è sempre tirannico e prima fon~e di ogm .male.. Uomini che intendono questo, or– ganicamente, che si preparano a quest'azione e non sono disposti a farsi accalappiare da formule 'c1avan– tate necessità, da schematismi di parti,ti ce' ne sono quaggiù, e tu li conosci: non ho bisog1;0 di fartene i.nomi». Come si vede, l'idea socialista, tante volle e con l~nla convinzione data· per fallita e....deceduta _ spe– c1almente "negli ultimi dieci anni - anima ancora e sempre pm le speranze di nomini seriamente devoti al proprio Paese, usi allo studio e alla.meditaz>ione, alle (8) E su ciò ci dichiariamo' perfettamente d'accordo . BibliotecaGino Bianco , (Nola della. « Critic; »): indagini rigorose e' seréne. L'osservazione pacata e on'e– sla delle oondizioni e dei bisogni del nostro Paese e sopralullo, delle ·esperienze compiute dagli allri partit/ 1 induce molti, fino a ieri lontani da noi, a riconoscer; la nece~sità dell'azione socialista; e ciò proprio 'nel duro periodo in cui ai superficiali indagatori pare de– fi!]itivamente superata e sepolta la grande idea ani.– matricé, contro la quale sono pure risorte ie s·olenni condanne d~lla Chiesa (1). « Il socialismo deve stringere in salda alleanza i con– tadini e i p:cc-oli proprietarì del Sud con le organiz– zazioni proletarie del Nord». Solo così potrà ·operarsi la redenzione del Mezzogiorno. Questo concetto non contrasta con quello fondamentale espresso da ·Gio– vanni Amendola, l'uomo che amaramente piangiamo; e il cui ricordo educherà ai beni più essenziali: la ret– titudine morale e la fierezza del carattere. Egli, che :;lf– fermò risiedere in tutti gli umili l'avvenire ·del nostro Paese, cosi si pronunciò al 'riguardo: " In 'uno spirit-ci nobilmente unitario ed italiano (quale è proprio quello della nostra lraclizione) i meridionali debbono essere chiamati a considerare il tema che diretlamente li ri– guarda» (2). E, anzi, pili chiaramente Egli scrisse: (3) ,, Nulla si oppone a che le forze del Mezzogiorno, per cui non v'è po,;sibilità di vHa e di affermazione fuori di una rigorosa restaurazione costituzionale, e di un lar.go e libern sviluppo economico, collaborino con -le forze della borghesia lavoratrice e produttr-ice e del proletariato disciplinato del resto d'Italia, per dar vita ad una grande, moderna, spregiudicata democrazia, ca– pace di governare il Paese ». *** Queste semplici e profond~ verità vanno rile,,ate e ricordale di fronte alle "tesi» audaci e' capziose; di fr-onte a quelle esageraz1oni e presunte ·demolizioni pr0pri,e di questi Jempi e ohe il nostro Zibordi ha re– centemen~e analizzate così bene su G[uesta R.i~ista. È una lesi non conforme alla real,tà quella di .un gimiane scrittore, il quale afferma che «-la .que·stione italiana è la questione meridional,e, e la riVQluzio'ne. meridionale sarà la rivoluz:one italiana» (4). È almeno una esagerazione la sua successiva categorica proposi– zione: « Questa lolla politica deve necessariamente co– minciare' nel Mezzogiorno, anche se, in pr~sieguo di tempo, altre regioni d'Italia dov:vanno imitarla e si ren– deranno Jlf'Cessari sviluppi più ampì » (5). Così 11On è accettabile il principio che,« solo dove gli uomini hanno mollo sofferto e si sono continuamente domanda.ti se vivevano in uno Stato o in una Colonia, è possibile concepire concretamente una rivoluzione statale,' ed arrivare a possedere quella decisi-one che la storia c'in– segna essere anche frutto di grande esasperazione» (6). La « questione italiana» fu detto, ripetuto e _lumino– samente dimostrat·o, è il risultato di tanti e tanti fal: tori, che possono sostanzialmente riass,um~rsi nelres– sere Fecente la nostra formazione statale. Riferirla alljl sola questione mfridi.onale,, significa limitare il proprio campo d'indagine, esaminare un solo aspetto del com– plessissimo _problema. Che nel Mezzogiorno debba . cominciare la lotta politiGa per risolvedo, è temeraria (1) La C~1iesa Cattolica, per· bocca ·di Pio XI, ha nuova– mente e 1·e1teratamenle depreoato il ptevalere deUe idèe e delle fòr7:e soci~Ii~tè, dichiarandole hémiche in ogni senso della società cnst1ana. Ma solo nel 1918 con non )Jlinore solennità così si esprimeva Benedetlo XV: « La Clliesa so– cietà perfetta, che ha per fine la santifièazione degli Ùo~ini di ogni tempo e di ogni Paese, come si adattò alle 'ciiverse" forme di Governo, così accetta se.nza veruna difficoltà le legittime_ vari:,lzionJ territoriali e.·polftiche del po~oli ». (2), (3), La Democrq=ia ~opo: it 6 april1; ,P?,gg. 5o: e· 6& (4), (5), (6) Dorso: La Rwoluz1one Mer1iliona.[e. - -Go.l'>etti l925, pagg. 220, 222. · ,. ,J I
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