Critica Sociale - XXXVI - n.8-9 - 16 apr.-15 mag. 1926
138 CRITICA SOCIALE ,. E queslo è appunto anche il pensiero del nostro collaboralore. Diverso è il pensiero nostro. Per noi. come _,per la ,gran maggioranza dei marxisti, (in confor– mità, del rèslo, con l'elimologia della parola), la morale non è un fallo prì.n10rdiale dello spirito, ma nasce dall',esislenza de1l'aggregato sociale, come risullalo di una ripe,Lizione di atti che gli uo– mini imparano nei rappodi e negli altriti della convivenza, e giudicano necessarì o convenienti al manlenimento o alla maggior prosperità di quell'aggregalo di cui essi fan parle. Quindi, per noi, la morale non esiste come apriori, come esi– genza aslratla, se-parala dalle forme concrcle che essa via via assume- nella evoluzione della socielà,. ma è lull'una con esse, e queste forme sono ap– punto delerminate dai fatlori sbessi che determi– nan() la trasformazione dell'aggregalo sociale; tra i quali il fattore economico è il primum movens. Nè ci .pare che sia valida, contro questa conce– zione, l' obiozione mossa dal nostro collaboratore: (< Se la moralilà fosse cffotlo di cleberminate si– tuazioni economiche e non fosse effotto invece di un atteggiamento originario dell'uomo, come sor– gerebbe il conflilto fra essa e il suo principio ge– neralore? » Un'obiezione analoga aveva già mosso il Croce, quando~ nella recensione al libro sopra cilalo di Antonio Labriola, lamentava che questi non a Yesse insistito un po' più nel precisare i rapporli fra economia e morale. Egli affermava anzi che « l'idealità o l'assolutezza della morale nel .senso fil·osol'ico delle parole, sono un presup~ poslo necessario del socialismo » ~- cd esemolifi– cava: « L'inlerosse, che ci muovc·a costruire un conccllo del sopravalore, non è forse un interesse mor[!.le, ~ soci_al,e, che si "?glia dire? I:n pm·a cto– n.omia,. s1 puo p~rlare d1 un sopravalore? Non Yende 11prolelano la sua forza di lavoro proprio per quel che vale, dala la sua situazione nèlla presenle società? E, senza il presupposto morale com~ si spiegherebbe l'azione politica del Marx' quel lono cli violenta indignazione e cl.i satir; am~ra, che si s ,enle.in ogni pagina del Capitale? Siamo anche 1101d'avviso che· la dottrina del plusvalore, priva di un saldo fondamento di dot– Lrina economica, al;>bia,nella costruzione marxi– sla, un'is pirazio:ne essenzialmente morale. Ma n.on di una moralità astratta, avulsa da una situa– z10ne economico-sociale. Come mai non venne in · me1:ile .al çroce, mentre scriveva quel1e sue osser– vaz1orn, di pensare in qual modo allora sia avve– nuto che per secoli e miUennì l'umanità si sia adat~al~ ,a forme di s~rutlame:rito del lavoro, anche assai prn gravose di quel1a che il Marx addita ~ella co~1fisca. del plusv~lo~·e, co~piuta, a proprio : anlagg10, dai dele•:n~ond1 mezzi di prnduzjone, ~enza che la sua esigenza moral1e abbia reagilo m alcun modo? E co!lle mai, oggi stesso, mentre una parle ?'ell'umamtà proclama l'iniquità di qu~lla confi~ca e, sen.le il drov,er,edi sopprimerla da1 rapporti della v1la ,economico-sociale vice•– -ve ~sa.un' all~~ parte (che è maggioranza a~coni) non senta aq atto g~1·esto dovere e giudichi il nrt– sent~ stato d1 cose m perfetlo accordo con la· sua « esigen~a m~ral~ » '? Non è chiaro che proprio questo esempio d1~11ostra la non-assolutezza della mor'.3-le, e la ~u.a dipendenza di;i.condizioni e inte– ressi ,econonuci? Similmen~e, per rispondere all'obiezione del no– sl~<? collaI?orat<?re,ci è facile richiamarci alla con– ~z1-9ne dialettica della storia nitidamentie trac– ~UJ.ladal _M~rx,con CJ.uelcapov,olgimento del si– :lema hegehano 1 che. feoe canuninar sui piedi _ --:econdoLai:iota 1magme,- quel che l'Hegel aveva fallo c~mnunar sulla testa. Per spiegarci con un es,emp10 molto pedestre, negherern,no noi forse BibliotecaGino Bianco che un abito sia staLo fallo secondo le misure del noslro corpo, solo perchè, ad un oorto momento, non ci stiamo più denlro? Allo stesso modo. o~ni assetto economico-sociale genera un suo partico– l~re sislema etico\ i1 quale, per le esigenze stesse di difesa di guell'assetlo, tende FJ. trasformarsi in as– solulo, ad apparire cioè come espressione elerna e imn~u~abile cli una esigenza puramente morale, cl'onsrne lrascendentale, divina; e viene poi in– vece 11momento in cui l'assetto economico-sociale si ,lrasfo,ma e tende a creare rapporti nuovi; e allora, da una parte, in nome della vecchia morale si condannano le mutazioBi nei rapporti preesi– slenti; dall'altra, in nome di una morale nuova eh~ s<;>rge ~ome e~pressione delle nuove esigenze ob1elhve, s1 condannano le forme o le sopravvi- . ~ 1 ·enz,edei yec~hi rapporti. Ml;lciò non impJic~ af– fatto una mdipendenza della morale daUe condi– zioni oggettive, della vita sociale. · Nalur~lment~ 1:on abbiamo pre.teso, con _quesle poche qghe, d1 risolvere la quest10ne, ma solo di additare il dissenso e di fissarne quelli che sono a nostro avviso, i termini essenziali. ' NOI.. TRA LE RIVISTE , __ Le attuali tendenze del Tradunionismo ingles.e ~ Dopo i Congressi di Scarborotigh e di Liverpool tenutisi verso la fine dello scorso anno, si è diffusa neÌ Continente l'opinione che l'unità e la compattezza del movimento operaio inglese si-s;ano di molto indeboliite ~pecialmente in seguito all'atteggiamento « di sinistra» assunto dalle Trade-U nions di fr011te al Partito del La– vorio. Uno dei dirigenti un Ufficio di ricerche econo– miche in diretto contatto tanto oolle Uttioni di mestiere quanto col Labour Party, Erberto Tracey dimostra in uno degli ultimi fascicoli della Gesellschaft come una simile opinione sta errata e come non sia affatto vero eh.e il CongressC? .di Sc~rborough abb~a segnato un onentamen~o a sm1stra, 1n- senso comumsta del movi- mento tradunionistt~o ìnglese. ' . Certo, nelle Assisi sindacali di Scarborough si sono manifestate, su talune· questioni, vedute alquanto -di– verse da quelle espresse a -Liverpool dal Labour Party; n~a tali divergenze - secondo il Tracey - non sono d1 natura «fondamentale» e non compromeU.ono :in !'llcnna guisa l'unità del movimento operaio britannko mteso nel suo integrale significato di movimento « eco– nomico ,, (lradunici)Dismo) e di movimento « politico ,, (labourismo). . ' . · Si prenda, ad esempio, la tanto dibattuta questione delle Hiparazioni tedesche. È vero che a Scarboroucrh è stala volala una mozione nettamente contraria ~l- 1'.accett'.'lzionede~ Piano Dawes, principalmente in c0n– s1deraz10ne degli effetti che l'esecuzione di un tal1e pian(! _puè?a v~re .sulla .disoccupazione ing!,ese e sulle cond1zrom dei mmaton; ma anche a Liverpool non sono mancale le critiche al Progetto Dawes e il presi– ~ente del Congresso, C. T. Cramp, .nel suo discorso rnaugurale ha ben postò in chiaro che i· capi del La– bour Party. a~cettavano il Progetto americano solo come un espediente, come una soluzione di ripiego del- l'urgente problema delle Riparazioni. , Se si passa, poi, ad altre mozioni approvate a Sca11- borough, si vede ancora meglio oome le attuali tendenze del movimen~o tradunionista non siano per nulla in antagonismo colle presunte direttive (< di destra» del Partito laburista. Così, le mozioni votate sull'arbitrato nei conflitti industriali, sull'organizzazione interna delle Trade-Unfons, sulle funzioni del ·Consiglio generale clelle Leghe, hanno tutte un'impronta «moderata » che è in diametrale opposizione col (< radicalismo ,, bolsce– vico e comunista. Come va '.'lllora - si domanda il Tracey - che il Congresso d1 Scarborough è stato da molti gabe}Uate all'estero come una vittoria dei « sinistri » e come un
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