Critica Sociale - XXXVI - n.8-9 - 16 apr.-15 mag. 1926

CRITICA SOCIALE una concezioue etica della vita, senza sentire il bisogno di giustificare dinanzi all'avversario la tesi dell'essen– ziale interdipendenza dell'attività politica e dell'atti– vità morale. Nè la parte avversa, su cui cade la con– danna in virtù d'un pronunziato di ordine morale, ri– gelta da sè il giudizio di riprovazione come destituito di fondamento, ossia extragiurisdizionale, insistendo sulla presunta indipendenza della politica dalla morale, ma pretende di contenere in sè la misura etica della pro– pria condotta. Insomma, i partiti politici 11011 ignorano la moralilà; bensì sotto le differenze dei programmi si celano differenze più o meno fondamentali di intuizioni etiche, che formano l'intimo sostrato della vita politi'ca. Relativismo etico dunque, o subordinazione della mo– rale alla politica? Nè l'uno nè l'altra. Se per relativismo etico s'intende che la morale è una, maniera di com– portarsi dell'uomo relativa a certi ideali, i.I relativismo morale è insostenibile, perchè allora la moralità sa– rebbe nè più nè meno che il rifltsso, ossia l'effetto, di dete,rmiuate situazioni economiche, politiche e religiose <legl'individui. :Mentre è vero il contrario, che cioè la moralità è un atteggiamento primario, originario cioè dell'uomo, che presiede· all'organizzazione della sua ,·ita economica, politica e religiosa. Se fossè effetto ia moralità, come mai sorgerebbe il conflitto tra essa ed il suo principio generator~? Come si spiegherebbero i contrasti tra l'utile ed il bene, tra il conveniente ed il doveroso, tra l'umano ed il divino, che non sono ignorati neppure dai popoli primitivi? Il contrasto in– vece si spiega perchè, tra gli altri atteggiamenti dello spirito umano, c'è l'esigenza morale, originaria ed in– deducibile da ogni altra attività, l'esigenza cioè di rea– lizzare un'interna unificazione di tutte le manifesta– zioni della persona umana, mediante una giustifi_ca– zione suprema di tutte le regole della condotta. :\la l'esigenza morale non consiste in una proprietà innata della natura umana, che l'uomo realizzi allo :,lesso modo, sempre e dovunque. L'universalità dalla moralità è universalità di esigenza, di bisogno, di at– teggiamento spirituale, non di norma concreta o di ideale immutabile di suprema giustificazioue della con– dotta. Il problema dei rapporti tra politica e morale ha risentito storicamente dell'influenza diretta dell'uni ver– salismo o del relativismo etico. L'universalismo etico (universalità statica della norma etica, immutabilità dell'ideale morale) ha generata la tendenza di su~ordi– nare la politica alla moralità; il relativismo, al contra– rio ha ricondotto la moralità sotto le categorie mute- ' voli della vita politica. Ambedue le tendenze sono an- tiche nella storia del pensiero umano: in Grecia Platone è il rappre.sentante della prima; i Sofisti della seconda. 1Ia sempre non è da parlare di separazione o di op– posizione, ma di interpretazione mutua secoudo il pun– to di vista da cui si considera l'evoluzione dei fatti spirituali. Se la moralità è un atteggiamento originario della co– scienza umana, e_ssanon è riducibile nè subordinabile ad alcun'altra alfività. Quindi la moralità non può es– sere mai un punto di vista emergente dalla variabile vita politica dei popoli; ma essa piuttosto s'inserisce sempre in ogni concezione politica, come un momento intrinseco di unificazione e di giustificazione suprema di tutta la condotta umana. Ma vi si ritrova come un bisogno ideale, un'esigenza formale, una tendenza, in– somma non come una massima concreta oon un con- , • 1 tenuto determinato ed immutabile. Di qui l'antitesi c 1e storicamente travaglia l'uomo morale e l'uomo politico. La moralità è esigenza di unificazione, di coerenza, · di armon~ e quj_.Qdi di gerarchia: ma è esigenza for- Bib Ii ote ca lJino tsianco male, è giudizio, è rapporto che lo spirito pone tra sè ed i suoi atti, ma non è un contenuto determinato, una concretezza empirica o storica. Storicamente iter– mini del giudizio morale variano, come variano· i bi– sogni e le circostanze sociali in cui si svolge la vita dell'individuo. Il quale aspira invero ad ottenere la suprema armonia di sè con la vita, ma realizza tale armonia progressivamente, di esperienza in esperienza, appunto perchè il contenuto della moralità non è un dato originario, ma è, come la vita, un cangiamento ed un accrescimento continuo. Dunque, se la moralità è una forma di vita, essa si atteggia variamente nei diversi partiti· politici, come un interno princ\pio di unificazione e di giustifica– zione, che non manca mai, perchè lo spirito in ogni sua forma congloba potenzialmente in sè tutte ,le altre.– Le differenze consistono nella maggiore o minore con– sapevolezza che di tale esigenza hanno gli \J.Ominipo– litici e nella maniera non uniforme con cui j:n:ocu– rano di realizzarla. Perciò le differeuze politiche, se sono sostanziali, implicano anche differenze nell'in– tuizione etica della vita, giacchè, data la compenetra– zione e la compresenza di tutti gli atteggiamenti della coscienza umana nel loro sviluppo, ruomo politico non ha la moralità fuori di sè conic un modello dell'azione o come un idèale che non lo riguardi, ma l'ha dentro di sè, come un s40 momento formale, come mònito e come sprone a far meglio. ·-.,,, Il Critico. POSTILLA Qùesto scritto del nostro valente collaboratore sembra condurci alquanto lontano dal campo delle abituali discussioni, anche teoriche, che si dibattono sulle nostre colonne. E tuttavia l'argo– mento eh~ egli ~ratta è inter?a!llent~ <:onnessoco_n la polemica ,sm fondamenti f 1losoflc1 del marxi– smo. Per il quale, come è noto, il f ç1ttoec~momi~o è il fatto primordiale eJ)revalente della vita socialeJ e.tutti gli altri (il fatto politico, giuridico, religioso, morale, etc.) derivano da esso 1 e da esso prendono contenuto e forma, our esercitando alla lor volta su di esso quella reazione nella qu~l,~C?nsiste ap– punto l'unità sostanziale della stona,.e 11processo dialettico che ne costituisce - secondo la con– cezione marxista - l'intima essenza. Tuttavia l'interpr~tazione di· quesLo punto fon~ damentale del pensiero di Marx non e. scevra ~1 incertezze e "di dubbi. Tutta la polemica sul s1- anifiralo e sui limiti della dottrina del materiali– ~mo storico verte precisamente su questo punto. Per q.uel che riguarda in particolar.e il fatto mo– rale intorno a cui discute il nostro collaboratore, Anl~nio Làbriola nel suo famoso Saggio Del mateJ rialismo storico definiva con queste parole il pen– siero marxista:' « la morale è corrispettiva alle situazioni sociali ossia in ultima analisi, alle con- , ' d' l. h dizioni economiche.»;, ma 1cuarava e e, per conto suo questa emìnciazione è vera e ha valo~ solo nel ~enso che « l'etica si riduce allo _stud10 storico delle condizioni ~qg.gettivee_d. oggetlfve del come la morale si sviluppi, o trovi nn,ped1mento a svilupparsi ». Il che vuol dir~ che, anche per il Labriola sebbene la mora1e sia concretamente determinat~ nelle sue forme contingenti di svi– luppo, dall'influsso delle condizioni ~oonomiche., tuttavia, come entità astratta, come esigenza dello spirito, esiste indipendent~mente da t~tte 1~con– dizioni soggettive e oggettive che ne favoriscono o ne impedisoono lo sviluppo. (2) (2) E: qui anzi, implicila, tma co_ncezione teleologie~: di un fine cioè verso cui muove l'evoluzione della morale, fme con– genito all'a sua natura di esigenza dello spirito. I•

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