Critica Sociale - XXXVI - n.8-9 - 16 apr.-15 mag. 1926
\ 132 CRITlCA SOCIALE ' sto riauardo applicare a tutte le Colonie il princ:ipi~ del m~ndato', quale fu inteso e formulat? da Wilsot1. Per effetto della più equa sistemazione delll'equi– Jibrio politico e del/ cadere dei pì.ù gravi motivi di dissenso fra Stato e Stato, ed allo soopo di consolidare le nuove e durevoli situazioni così raggiunte, sarà pos– sihile i,ntervengano, fra le Nazioni interessate ad un determinato problema, patti di garanzia analoghi a quello stipullat,ò a .Locarno, basati sul principio che nella nuova società debba I~ pace risultare da un con– certo di volontà e non, oorne i1;1 passato, da un'oppo– sizione di volontà. Palli· di questo genere, sull!a più larga scala possibil,c, debbono essere promossi nel– l'interesse della pace: ma per ogni singolo patto sarà sempre necessario trovare preventivamente un terreno accettabile per entrambe le parti in conflitto. · Contemporaneamente, e grazie alla stessa atmosfen di collaborazione e d'intercomprensione fra popoli, che si sarebbe creata nel mondo~, riuscirebbe più facile al– le Nazioni comunque affini e aventi i•nteressi comuni unirsi in Federazioni, le quaH hanno il vantaggio, co– rn'ebbe a dire P. S. Mancini, cli « concilijare ad un tempo l'uno ed il mol 1 teplice. permettendo cli associare ed unificare i soli pochi generali interessi comuni a differenti Stati o Nazionalità, e 1:iispettanclo la sepa– razione ed indipendenza di tutti gli, altri interessi spe– ciali e propri dei singol~ ». Potremmo avere in tal modo la Federazione degl1i Slavi del Sncl (Serbi, Croati, Sl1oveni, Bosniac~, l\fon– tenegrini, Bulgari, Macedoni) o a'ddirittura Balcanica; l'Unione Scandinava (Svezia, Norvegia, Dan[marca– Islancla), l'Intesa Bat1ica (Finlandia, Estonia, Letto– nia, Lihtal1ia, Polonia), ecc., e analogamente fuori d'Eu– ropa (Federazi,one Siriaca, Stati Uniti dell'America Centrale, e via dicendo). · E coteste Federazioni parziali sarebbero, unitamente agli accordi di cui sopra, il veicolo più rapido verso una· Società delle 1 azioni sempre più intimamente fra di loro avvicinante le Nazioni che ne fanno parte fino a divenire, attraverso Federazioni cli secondo grado (come quegli ipotetici Stati Uniti d'Europa, entrati or-. mai nel linguaggio comune), una vera Federazione In– ternazionale. ••• L'accenno alla nuova atmosfera da crearsi nel mon– do mi ÌJorta àlla considerazione cli un altro ordine di condizioni necessarie a determinare una situazioue di pace, e cioè· delle condizioni morali. Perchè un accor– do fra due o piCt nazioni resista alla prova del temp(.l• occorre non solo che sia giuridicamente perfetto, ma altresì ch·esso abbia Iiadici nell'ànima del popolo. I patti nazionali di garanzia e le uni-oni federali di cui ho parlalo non potranno durare se non in un'atmo– sfera, di reciproca stima, fiducia e simpatia. Lo stesso dica:,i per le intese internazionali: d'ogni genere, la Società delle Nazioni, un'eventuale Unione Doganale e simili, per le quali, è d'uopo ad ogni nazione viii– cere diffidenze, particolarismi ed orgogli ,cli'razza. A ciò contribuisce certo ogni propaganda intesa a prospettare la superiorità morale e i vantaggi materiali del regime di pace, l'odiosità e I·esc:agure della guerra, le benemerenze della Società Ginevrina, la convenien– za del !.istema dell'arbPrato, ma ,sopra'utlo è utile un'al• tività specifica che abbia di mira i problemi più assil– lan_ti di ogni ~in~olo Stato e i _suoi rapporti coi viciqi, e s1 preoccupi cli sgomber.::tre 11 terreno, risalendo alle· cause, da tutte le nubi, i risentimenti i rancori le ostilità preconcette, che turbano le rela~ioni fra Stabo e Stato. Kon meno utile è lavorare a sviluppare la ·collabo– razione internazionale in tutti i campi culturale sin– dacale, commerciale, tecnico, e a diff~ndere pre~so i · proprì connazionali la conoscenza degli altri popoli per avvicinarli viemaggiormente. Sono quindi da con- , ·dannarsi tutti i movimenti nazilona.listi imperialisti antisemiti, xenofobi, tutte le varie forr:ie di intolle: BibliotecaGino Bianco ra11Za religiosa, .tutte le pretese di « popoli eletti», di · razie pure, di ·pi:fmati civ,lli. · · · · Rientra in questo genere di problemi quello impor– tantissimo delle mfnoranze nazionali. Infatti, nella maggior parte dei casi, il problema delle minoranze allogene non può essere ris~lto mediante un mutaménto territoriale nel senso dianzi discorso, sia perchè esse si trovino tàgliate fuori dalla madrepatria (Ebrei di Polonia, Ungheria, Romania, ecc.; Tedesc)Ji di Lodz, di Lettonia, d'Estonia, del Volga; Sassoni e Zecleri di Transilvania; Svevi del Banato; Valacchi. del Pindo in Grecia; Tu~·chi e Armeni cli Bulgaria, ecc,), sia per– chè, essendo frammiste all'altra popo1àzione, non sa– rebbe mai possibile im taglio netto (Slavi del Fr~uli e Italiani cli Dalmazia, Polacchi di Lituania e Germa– nia, Cecoslovacchi d'Ungheria, Tedeschi cli Memel, Ir– landesi dell'Ulster,• Turchi di Antiochia e Alessandret– la, ecc.), sia perchè separate dal grosso della nazione da confini geografici nettamente definiti. (Tedeschi clel– l'Allo Adige, Romeni di Serbia, parte dei Tedeschf di .Cecoslovacchia), sia per altri _svariati motivi. In lai caso esso diviene un problemii di convivenza' fr.t popolazioni cli nazionalità diversa, un problema quindi di reciproca comprensione e tolleranza, d'or– dine squisitamente morale. L\nteresse della pace esige che •cruesto spinosissimo problema sia risolto al .Più presto, in modo da evitare persecuzioni da una parte e pericolosi irredentismi dall'altra .. Un Congresso di mi– noranze organizzate, che accettano il fatto compiuto dell'appartenenza ad altro Stato, si radunò lo scorso anno a Ginevra, allo scopo precisamente di· studiare una regolamentazione dei diritti delle minoranze e dei loro rapporti con le maggioranze: ma finora la Società delle Nazioni ha dimostrato poca .simpatia per questo argomento. Rientra egualmente nel novero degli elementi di ca– rattere morale il problema delle razze. Se si vuol pre- · parare una sihiazione cli pace, si deve lealmente pro– clamare una buona volta, accettapdone le conseguenze, l'eguaglianza delle razze (il che non significa disco~ noscer~ il cliverso grado· di civiit~ raggi.unto dai singoli popoli, bianchi, gialli, negri. o d'altro colore) (1), pun– to questo sul quale neppure il pacifismo sincero e·pro– fondo di Wilson, rattenuto dalle particolari preoccu– pazioni del suo Paese, seppe indursi all'affermazione coraggiosa. Ciò facendo, si otterrebbe di avvicinare negli Stati Uniti i Bianchi ai Negri, divisi finora da una irreduci– bile, e spesso tragica, ostilità, di attenuare l'antagoni– smo nippo-americano, viucere molte delle diffi– denze che separano i Cinesi 1 e in g~nere gli Asì;~tici, dagli Europei, che potrebbe avere gravi consegqenze in avvenire, diminuire le dtfficoltà derivanti dalla coe– sistenza di tre razze nell'America del Sud, risolvere nel modo più confacente ad uomini il problema dell'Africa del Sud, ove 1'.500.000 Bianchi sono a fronte di 5.500.000 Negri, migliorare le•condizfoni dei Negri nelle Colonie africane. Va da sè che si dovrebbe por fine ali<:: diverse forme cli lavoro forzato che vigono tutt'ora in molte Colonie e che, mentre degradano la dignità u: mana cli chi lo compie, disonorano ben più gravemente chi lo impone. , · '*,ii* Un terzo ordine cli condizioni che occorre creare per dar vita ad una situazione di pace ha riferimento ai problemi economici, poic;:hè non si pu.ò volere ad un tempo la pace politica e la guerra economica. È diffi– cile a questo riguardo Jnèttere in dubbi·o che fa ineguale distribu~ione delle materie prime, gli squilibri demo– grafici, gl'in-ceppi d'ogni sorta alla trasmigrazione dei capitali, gli sforzi dei vadi nazionaJismi economici per produr tutto in casa e nella maggior quantità possibile, _(2) Sta. di fatto,. d'altra par.te , che certi popoli gialli i F111l'.1ndes1 a? .es_emp10, sono ben più civili non solo degli Ar~bi ~ dei Berbe;111, di razza bianca, ma altresì di non pochi popoli mdo·e,urope1.
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