Critica Sociale - XXXVI - n.8-9 - 16 apr.-15 mag. 1926
CRITICA SOCIALE ·129 • ··tenzione esclusiva al problema della proprietà e tra– scurare il problema dell'eserci=io dell'agricoltura, può avere cons.eguenze rovinose. La Rumania per una volta fanlo è rimasta fuori del mercato mondiale oome espor– tatrice di grano, dopo e, forse, a cagi-omedella rapida cessione della proprietà ai contadini, senza una orga– nizzazione corrispondente e senza cooperazione. Lo spezzettamento delle grandi tenute nelle Repubbliche Baltiche ha cagionato un'analogo declinar(;! della agri– coltura, in parte perchè nessun organismo fu creato a sostituire, nell'opera per l'irrigazione, ciò che facevano i grandi proprietari. La nazionalizzazione in Russia ha posto fine all'oppressione della elasse •terriera, ma con un regresso nei metodi di raccolta e d1 . lavoraziJOne ». <, Se, quindi, la nazionalizzazione dovesse attuarsi ra– pidamente su vasta scala, l'unica via possibile di prov– vedere all'esercizio della coltivazione sarebbe quello di affidarla ad una burocrazia. Ma ciò, dal punto di vista democratico, riuscirebbe rion desiderabile ed im– popolare. Non abbiamo bisogno di sostituire al land– lordism privato un landlorclism statale capitanalo da un :Ministro. L'ideale è che l'industr:a stessa, cioè gl.i . · esseri umani che, come dirigenti o come operai, hanno la gestione ,dell'industria, amministrino la terr.a che la nazione possi,e,derà. Ma, prima che_ questo possa avvenire, bisogna che l'industria sia organizzata ed ad– destrata all'esercizio della sua funzione. Non si può imporre d'un colpo un " servizio nazionale» a fitta-· voli e a contadini. Non si può creare una. Coopera– tiva di lavoro per decreto. L'industria deve imparare da sè, più presto che può, ad acquistare, facoltà di disciplina e di controllo. Con l'esperimento, l'eserci– zio e l'istruzione, deve creare in sè stessa la mentalità cooperativa. Nel più breve tempo possibHe si deve compiere l'immenso trapasso, ·da un'industria capita– lista su piccola scala, ad un'industria cooperativa su larga scala. Il cambiamento interiore della vis:one, della concezione del coltivare, è altr·ett:;mto necessario quan– to il mutamento esteriore della proprietà dei suoi cam– pi. Le nostre proposte sulla proprietà arrivano molto ·lontano, mà noi proponiamo che si passi per una fase transitoria prima di nazionalizzare completamente tutl:l la terra».: *** Come è concepita questa graduale nazionalizzazione_ dai socialisti inglesi? La proprietà della terra coltiva– bile - a differenza del terreno urbano, nel quale giuoca come causa di arricchimento l'incremento di valore « non guadagnato », che toglie ogni giustificazione a qualsiasi ilidennità per esso, mentre l'incr-emento di valore dei terreni agricoli ·è il frutto delle fatiche o delle spese di generazioni di coltivatori - dovrà essere gradatamente acquistata dallo Stato, con la emissione di titoli agrarii, l'interesse dei quali, detratto dai ca– n'oni di affitto sarà ,in misura decrescente, per esem- , pio del mezzo per cento per anno, in un determinato; numero di anni, fino a scomparire. Sarebbe un errore procedere all'acquisto, di lutti i terreni agricoli simultaneamente, perchè " non è desi– derabile che l'opera di ricostruzione agricola abbia a procedere in mezzo a una caotica colluvie di contesta– zioni giudiziarie, o che la burocrazia statale abbia ad essere sopraffatta dal suo còmpito. Soprattutto, è es– senziale costituire una Autorità che amministri la terra della nazione, e che essa venga acqui'stando la ne– cessaria esperienza coll'esercitarsi a poco a poco. Ep– poi, è buona tattica, per avere l'appoggio della pub– blica opinione, espropriare prima quei proprietari che Biblidt~e~ tt~1c r!ta~doproduttive o mal condotte. ·. « Insotn·ma _: conclude la Relazione nel processo di nazionalizzazione si deve usare solo quèl tanto di temporeggiamento e· di gradualità neli'applicazione, necessarii perchè il lavoro proceda 01~Tnàtamente e senza turbare i colti vatori nella. loro efficienza pro- duttiva·». · ' Tutto questo processo di trasformazi-one dovrebbe esser oompiuto attraverso le « Commissioni agricole P,rovinciali » elette dalle Unioni dei fittavoli e dei con– t~dini con l'aggiunta di esperti. Esse, anzttutto, di– sporranno dei terreni espropriati per primi (come si è .detto), perchè mal. coltivati, e per ~ quali" esse o continueranno a pagare al proprietario l'antico canone di affitto dedotte le spese, o procederanno all'acli:[µislo per pacifico accordo o, in caso di rifiuto, adotteranno la proèedura forzosa. Con gli altri proprietari, invece,· dovranno valersi della persuasione, dell'educazione, e . dell'esempio. "Soltanto quando avranno gradatamente « organizzala » la pubbfi.ca opinione dietro ai loro pro– grammi e ai loro risùltati, potranno ,parlare in nJ.odo imperativo». Frattanto, le Commissioni eserciter'anno un'ingerenza nella conduzione e nella coltivazione della terra, anche condotta dai privati, intervenendo, sia a proteggere il fittavolo contro soverchie pretese d~l pro– prietario, sia stimolando colture pitL produttive, pro– movendo l'aggregarsi dei poderi in unità culturali sem– pre più larghe, o riducendo, al contrario, la quota' d1 terra a chi non ha mezzi proporzionati per intensi– ficarne la coltivazione; sia provocando il sorgere di svariale forme di cooperazione. Insomma queste Com– missioni dovranno esercitare le funzioni di un pro– prietario , progressista,, in agricoltura. I terreni, di cui verranno a mano a mano disp·onendo le Commissioni si ripartiranno in a:rancli aziende in- . ' \ ,._, dustriali affiçlandone la coltivaz'.one, in affitto per venti anni. a individui od a sodetà - perchè. solo lavorando assi~me in grandi gruppi i confa'dini saranno in grado di sviluppare in sè la solidarietà propria dell'operaio urbano - oppure a Cooperative collettive di conta– dini -dirette da esperti, oppure ad Enti formati da,lle stesse Commissioni per la gestione diretta dalle aziende medesime. Sono queste le linee essenziali della progettata ri– forma, della quale tralasciamo i particolari, ricordan– do solo in fine che i salari·i dei contadini dovranno . ' esser fissati dalle Commissioni locali dei salarii. e che le case di abitazione, con aùnesso un appezzamento di 1000 a '1000 metri quadrati di terreno, e raggrup– pati in nuovi villaggi rispondenti alla_nuova concezione della vita sociale ed economica in campagna. clovrànn•J essere costruite nel numero occorre11te - 275.000 tra Inghilterra e Scozia - dal!o Stato, e affittate non, oome ora al fittavolo insienae alla fattoria, ma diretta1nenle , al contadino. .9 - I due programmi di riforma, li~erale e socialista La critica liberale e la critica socialista coincidono nell'escludere la forma del proprietario occupan,te oome una soluzione, e nell'ammettere la nazionalizzazione come un mezzo per far riassumere dalla Corona la terra e sottoporne l'uso al necessar.i~ oon_troJlo na– zionale. Divèrgono invece nel criterio della soci.aliz– zazione· dell'industria agrico.Ja, che i liberali conside– rano un regresso, ed a cui fanno due obiezioni: le . persone occupate nella lavorazione della ~e~ra si t_r~ve– rebbero, rispetto allo Stato,, nella oond1z1,one dt 1111- piegati stipendiati, così cori1e lo è ora un fattorino postale. Quale sarebbe il loro incentivo a realizzare un profitto? Per esempio (essi dicono), un coltivatore, che realizza un gu~d~gno su 200 acri, J·iceverà l::1 ,stessa i
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