Critica Sociale - anno XXXVI - n. 6 - 16-31 marzo 1926
CR1fICA SùétAtt esclama: « E chi è più vigliacco? Colui che cede perchè teme per il suo pane> o colui che specula stùla vigHac– chcria? » (2). Il libro del Lombardo Radice) del quale intendiamo discorrere> è volto specialmente a difendere la pa.te didallica della riforma scolastica in cui l' A. ha avuto così larga parte. La difesa è fatta con calorosa pas– sione; e il valore di questa passione si comprende me– glio se si legge i~ più recente libro del Lombardo Ra– dice: .-llhena fanciulla, che ci mostra con quanto lungç, amore e studio si siano maturate nel L. R. quelle iaee fondamentali, che egli poi cercò di attuare nella ri– forma Gentile. Servono di introduzione al libro alcuni saggi che si riforiscono a quel periodo d'-ansie cbe l'Italia ha vis– suto dopo Caporetto. Egli scrive - e noi, per nostra esperienza. confermiamo - che dopo Caporetto « nulla mutò ..., se non l'educazione del popolo-soldato ». Il soldato prima di Caporetto non si sentiva uomo> cittadino, si sentiv~ recluta, costretto ad un dovere, che nessuno gli faceva comprendere; si sentiva isolato dal suo popolo, quasi dimenticato e costretto ad una di– scliplina ,. piemontese » che l!Oirritava. Non doni dal– l'interno, non aiuto allie famiglie povere, non parole alla sua anima; doveva comprendere un dovere che, per la sua ineducazione in tempo di pace, non sentiva. t.: poi s'aggiungano le durezze della disciplina. Ricordo il pianto di tanti fantaccini, che .l'indomani dovevano andare in licenza quando venne improvviso l'ordine che il periodo necessario per a~dare in licenza era portalo da 4 a (3 mesi! E ognuno sa cosa poteva succe- dere in trincea in due mesi 1 · .\lotte cose che l'autore dice sull'orizzonte politi~o italiano dell'anteguerra non ci trovano consenzienti; è certo però che il popolo non aveva, e non ha ancora, una idea precisa di ciò che sia lo Stato, e~ è certo pu~e ~he ciò dipendeva non tanto dall'educaz10ne formabst1ca, come dice l'autore, quanto dal~a ineducazione> dall'a– nalfabetismo, dall.a incultura, che aduggiava ed adug– gia tulle le classi del popolo nostro (3). Il quale> e per la sua millennaria civiltà e per il suo innato buon senso> ha profondo il sentimento di giustizia e,_si sentl certo risollevato, quando s'accorse che, sotto l impulso di dolorose circostanze, i suoi figli, chiamati a d.ar la vita erano finalmente considerati qualcosa di p iù che>semplici reclute. Tutta l'opera compiuta dopo Ca– porelt-o) e il riordirlamento dei t~1rni di ripos?> ~ le conferenze di propagan~a che d~mostra_vano 11 r~co– noscimento nei soldati, di un pensiero e di una coscien– za morale,' e la distribuzione di libri, di gi-Ornali>di (2) Sentiamo, a questo punto, di dover fare qualche ri~ serva al giudizio del nostro collaboratore. Può anche darsi che il L. H. (e nella persona di 11;1-i intendia!Il~ pr?spetlare al~ri casi - se ve ne furono analoghi al suo) si sia smceramente e oneslamente illuso di poter compiere una riforma vantagg10s~ alla scuola e all'educazione intelletluale e morale delle classi popolari. Ma, anche pres~indendo d!il !allo che da certi <:riteri fondamentali di questa riforma noi siamo toto corde dissen– zienli e li riteniamo anzi perniciosi 8;1laformazione _dell~ per– sonalità intellelluale e morale • dell uomo e del c1ttadtno •., non riusciamo a capacitarci come si possa, prestando l'op~ra propria ad un regime che tut~o. vuol plasm~re con. n~rl?a m– lransigente, secondo un suo r1g1do stau:ipo,. 1llud_ers1di fa 1: va– lere idee proprie in contrasto con _le d!retllve ~i quel regime; non riusciamo soprattutto a capac1tarc1 come s1 possa non ac– corgersi del gravissimo effetto_ n:iorale 1 che ~roduce 9uesla col– laborazione prestata a un mdinzzo d_1p~ns1ero e di Gover~o. alla cui ispirazione fondamenl3:le s1 sia len~cemente_ ~ m~ transigenlemenle contrari massime quando s1 ha ufficio d1 educatori e ùella mission; educaliva si è ripetutamenle pro– clamalo di aver fallo il còmpilo e la ragione della propria vita; e per adempiere a questo compi,Lo _si_son .ch_iama~i _a rac: colla allorno a sè l'entusiasmo e I all1v1tà dei g1ovam, 1 qual~ hanno bisogno di vedere i condo li ieri incrollabilmente ferm 1 nelle loro posizioni morali, per mantenere la loro !eù_enel va– lore degli ideali e nel carattere sacro della m1ss10_ne_che ognuno si sceglie nella vita. Chi può valutare _quanto ~1sor1rn: Lamento e demoralizzazione producan_o_ S!ll greg~ri qu_est1 sforzi di equilibrio (e sian pure nobil1ss1me le 111tenz10n~ da cui son mossi) con cui gli uomini, c_ie essi_h~n s~~lto a m_a~– slri e guiùe della propria conclolla, tentano d1 gmst1f1care. v1c1- nanze collaborazioni e inserzioni cui conlrasta la coscienza moral'e - della qual~ si deve tener con lo piì1 alt~ che _610n di qualsiasi vera o apparente affinità di idee parl1colar1 -? (Nota di C. S.). (3) ... e dal modo, ci pa~e di dover aggiungere, in cui i __ ceti, dirigenti hanno sempre mterprelalo e attualo la fhnz10ne, dello Staio uscendo dal loro prepotente egoismo, solo quando furono as~illali dal pericolo o dal timore di gravi consc- Bibl i o~· CTWfcfBtarìco doni, i1 conferimento di polizze e ljcenze> fecero si che il soldato si riprese e si sentì un « cittadino-sol– dato ». Il Lombardo Radice considera Caporetto come « una crisi determinata dalla insufficient~ coscienza di re– sponsabilità nella nostra classe dirigente» e giusta- .mente ammonisce che, dopo la guerra, permane sempre grave questo. problema educativo: formare la coscien– za del popolo nostro e unificarlo, elevandolo al grado di civiltà cui ha diritto. A risolvere questo problema, che può essere discus– so e risolto parallelamente a quello economico, il' Lombardo sognava l'istituzione d'un ufficio di propa– ganda educativa> e lo propugnò fin dal 1919 e si illuse di poterlo attuare poi colLaborando ool Gentile. AM quanto attuali le paroLe che il Lombardo Radice scri– veva contro « il predicatore scolastico » del Ministro Baccelli, che avrebbe ridotto la scuola palestra di par– titi, che avr,ebbe inaugurato una filosofia ufficiale di Stato e avrebbe traviato le scuole ad istituti antieduca– tivi, a chiese polUiche!... Ma l'A. poi non s'avvide che la riforma Gentile> seppure ciò era lontano dalle in– tenzioni del riformatore (4)> conteneva tutti i germi per ridurre in tale condizione le scuole e per confon ... dere, c,-ome il Lombardo Radice deprecava> lo Stato col Governo. Nel 1919 ~'A. combatteva la sua battaglia, perchè lo Stato non avesse una scuola di più di quelle che aveva la possibilità di mantenere ad un alto grado educativo) e su questo principio si potrebbe anche con– sentire; ma perchè poi questa possibilità dello Stato s'è voluta coattivamente restringerla entro i limiti di un bilancio oonsolidato> il quale non permetteva allo Stato di soddisfare che in minima parte alla sua funzi;one educativa con grave disagio dei cittadini e danno di tutta la Nazione, che pur vedeva non fissate nè lesi– nate le spese per altre funzioni? Oh! quanti propositi di allora son diventati spro– positi poi! Nessuno allora voleva diminuire le ~cuole tecniche> che furono poi invec·e... abolite;, si voleva allora solo una selezione degli studenti medii, median~e esame d'ammissione e poi si venne ad una dracomana con– trazione dell~ funzione educativa stataLe, diminuendo meccanicamente il numero delle iscrizioni; si volevano diminuire le Università e si sono aumentate ... E si spe– rava nell'iniziativa privata> e ci sperava pure_ il ~- H_., che in questo libro elenca le benemerenze dei privati; ma la riforma trovò i privati impreparati quant1tati/va– mente e qualitativamente, come dimostra l'esit_o _degLi esami di Stato; e il disagio risentito daJLe famiglie tu aravissimo. Neil'autunno scorso, al compiersi del se– ~ondo anno della riforma, l'ondata degli ammittendi alle séuole medie statali è cresciuto, segno dello scon– tento provato da coloro che erano ricorsi al~e scuo_le private; mentre è diminuit~ la ma,ssa _d~gl_1 a_mm1~– tendi alle scuo1e element ari, perche gh 1st1tut1 reli– giosi, più attre~zati a qu~s.to tip'? dtistr_uzione, ha~ sa~ puto allettare le famiglie> sun1to umforn:iandosi ~ nuovi programmi, ma abilmente liberandoli ?a alc~m eccessi delle sc~101,e pubbliche, che son. dovuti_ special~ mente al troppo zelo «ufficiale» con cm alcum maestri interpretano certe prescrizioni> poco opportune o esa- gerate> dei nuovi programmi. · .. È fuor d'opera ora rievocare tutte le critiche fatte alla scuol.a. « passatista >>;siamo .t~tti d'accordo n~l dire che se essa meritava tante critiche, aveva tuttavia tanti pregi> e soprattutto quello di riu~cire ~ducat~va. in qualche modo> pur vivendo tra leggi e circolari che parevano quasi volerla inaridire per forza. Il L. R. ha m questo libro osservazioni giuste contro l'acce~tra– mento ciò che ci fa pensare a quello stesso che chiede– vano Ù Gentile e il Codignola> e... all'esito_ oontr8:1'iioot– tenuto con· la loro riforma che pretese di apparire de– centra tric e I E a proposito delle po1emiche sorte sui progetti Crode sono abili le riesumazioni deU'A., per mostrare quanl~ volte il .Ministero e la Federa_zione degli Inse~ guanti avessero pens~1to a sanar la «piaga» delle classi aggiunte e degli esami• co~ì per dire»; m~··· le cifre dei respinti dalle scuole pubbliche possono cl1mostra~e che lo Slalo in certe città avrebbe dovuto non cluudere 0)Non crediamo af!atl_o che. il Geni ile non foss~ animat~ anche da queste inlenz1on1. Anzi.... Il suo famos? discorso d_1 Pnlermo dell'aprile 1924 è teslimonianza perentoria della realta dei suoi criteri educativi. (.Vola di e_ S.). •
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy