Critica Sociale - XXXVI - n. 3 - 1-15 febbraio 1926
42 CRITICA SOCIALE . ' politica conservatrice per far svapoi:are l~ magr~ niag– aioranza che nel novembre soorso, 1 nazwnal:stz sono ~iusciti ad a~sicurarsi e per convincere tutti_ che solo col prngramma pratico del 1:,abour Party_ s1 p~sson<? sviluppare le risorse naturali del Paes~, 1mpedir_e gli sfruttamenti e i parassitism~, innalzare 11 tenor d1_ vita collettivo e garantire un'esistenza decente a chi la- vora. e. m. Ciò che si stampa Un patriota soc'ialista. (1) • Nella collezione « Uomini e Idee» del Vallecchi è usci lo un in telligen le prof ilo dell'eroe di Sapri, fiore del Romanticismo italiano e, al tempo stesso, precursore del nostl'o Socialismo: ne è autore il deputato Rodolfo Savelli. L'autore· non si cura molto di narrarci la vita breve e avyenturosa di Pisacàne: la nobiltà di famiglia, t'e– ùucazi<one militare e la sua prima carriera, i viaggi e gli amori all'estero, la parte ch'egli ebbe nella guerra ùel '48 e poi nella difesa della Repubblica romanà, l'e,– siglio, le persecuzioni, le con 1 aiure, la spedizione del '57, il sacrific:o. Ne tocca qua e à come cli cose note. Ciò che preme al Savelli è il profilo morale 9-i Pisacane, .la sua originalità, doè la sua personalità. E per questa llisogna tener conto sopra tutto degli scritti e del « Te– stamento politioo », ricordando che, a parte la mira– bile critica sulla guerra del '48-49, pubbEcata ne~ '.jl, gli altri scritti,\e specialmente i quattro Saggi sto– rici i·accolti dopo la sua morte sopra semplici appunti, :.0110 l'espressione più viva e. sincera di un p~nsierq, che non si esplica per ra~ioni di puro intellettual\smo, ma per il bisogno, com'egli stesso dice, di formarsi « un convincimento c)le, norma delle azioni, fra il continuo mutate deg,li uomini e delle oose, lo mantenga sempre nel medesimo proposito». . C. Pisacane fu un ingegno critioo di prim'ordine, i;erio, positivo,. penetrante, sempre a contatto con l'e- · sperienza viva e con la, storia. Come Marx, spregiava gli utopismi astratti formulati a tavQlino. Come Catta– neo, e insieme con lui, reagì contro le ideologie filoso~ fiche, che sotto frasi profonde celavano il compro– messo oon tutti i conservatorismi: perciò si disse mate– rialista. :È il materialismo dai rivoluzionari che in-· tendono la rivoluzione come un fatto storioo concreto, che vada dunque studiato nelle sue -reali condizioni _di fatto, e se09ndo queste preparato: il materialismo cli ;vrarx, ossia una forma immanentistica dell'idealismo, 11011 perfettamente perseguìta per dispregio delle que– ti,tioni filosofiche. Ma, se per filosofia intendiamo la riflessione su l'e– sperienza per organizzarla in ooncetti regolativi, pro– prio qui appare tutta l'originalità di Pisacane scrittore. Il quale,· peritissimo di cose militari, isHtuendo la cri– tica del '48-49, che non ri~parmia neppuFe lo « stratego indisciplinato » (Garibaldi), s'accorge immediatamen~e che la guerra è un fatto morale, il quale ormai implk::i. l'unità spirituale del popolo, nonchè una disciplin-a autonoma, e non esteriore e forwsa, dei combattenti. Come poteva dunque~rionfare l'Italia del '48, co' suoi c·serciti stanziali, con le rivalità e la disparità d'intent( fra gli stessi fautori e assoc:ati della guerra, assente la grande maggior;u1za delle popolazioni, gli uom_ini poli– lici amanti più di retorica che d'idee chiare? La stessa rivoluzione italiana del '48, secondo Pisacane, non fu che un'insurrezione, perchè le mancò la oondizio11,e prima, la spontaneità del Paese, che non sì poteva ottenere se non spingendo le mass-e lavoratrici a bat- tersi per l'Italia. J I lavoratori sono oggi il demiurgo della storia; ma essi non si possono interessare - dice il Pisacane nei. :;aggi sopra citati - a una semplice rivoluzione politica. Bh;ogna spingerli, oon lo stimolo di propri interessi, a ll:n~ ri:7oluzione sociale, della quale 11011 manca ia rag1,on prima nell'odioso diritto di proprietà illimitato e Hell'accumulazione della ricchezza in poche mani, con !a corrispondente mi'seria e servitù delle masse. Pisa-. cane cerc8: di unire il fine socialista con quello nazio– nale, considerando le particolari condizioni dell'Italia 0) Rodolfo Savelli: Carlo Pisacane. 1925. (Pagg. 116, L. 7). Vallecchi, Firenze, Biblioteca Gino Bianco e la mentalità del nostro popolo, « cliffi.rcilissimo a go-• vernare »; d'altra parte unifica i principii social'i con e1uelli politici, reclamando un Governo _rep~bblicano in ,un Paese che, (a differenza dell,a Franma, di sua natura monarchica e ooncentrat~ in Parigi), per indole tra– dizione, oondizioni naturali è condotto alla repubbli,ca; infine, integra il suo materialismo. storilco in un con– cetto rivoluziona.rio tutt'affatto idealistioo: idealistico perchè rivoluzionario; e universalistico in quanto il la– voratore, divenuto libero e responsabile, soltanto al– lora potrà e saprà a sua volta costruire la nazione e lo Stato su basi cli equità per tutti. 11 Savelli, seguenrlo oon grande scrupolo e perfetta: iJ.;1forn'lazione il pensiero di Pisacane,·riesce a collocarlo dov'egli desiderava di ritrovarsi, ossia in co·ntinua– zione ·e sviluppo del Vioo. E il Marx· non ignorò qual– che scritto del Pisacane, e se ne giovò, come ha rilevato anche il Luzio. Ma ciò che pone la personalità di Pi– sacane al di sopra di tutti, distinguendolo anche da' suoi più vicini 1 Cattaneo e 'Giuseppe Ferrari, e tra– sportandolo FJel'alta sfera di Mazzini, fu la sua im– presa, che apparisce, nel libro del Savelli, come il co– ronamento logico, freddamente voluto, del suo pen– siero. Pisacane sapeva benissimo la sorte che l'atten– deva: vi corse inoontro, appena quarantenne, per ob– bedire a un « sacro volere ». Anche il martir:o è ne– cessari-o, seoondo questo « materiali.sta ». In quel momento fu necessario, non per compierè un atto estetioo, ma per spezzare le fila della politica di Napoleone III, intesa a dominare tltalia e ad ad~ dormentarla in un assetto a lui pro.pizio. Pisacane al– lora appiccò il fuoco a una nuova insurrezione, « con– un avvenimento di vaste ripercussioni e"di importan– tissime conseguenze ». Esso,., infatti, rimise sul tappeto ,il problema nazionale. -► --.. Il Savelli conclude, che P.isacane aveva ragione. Il Risorgimento· fino al '70 fu opera sopratutto di mi– noranze: soltanto il movimento socialista soosse il po– po1o e 1o trascinò 'nel oi,rcolo della vita politica. Ma l'éssersi poi il partito socialista straniato dalla grande guerra, l 'av.er misoonosoiut~ - dice il Savelli, - che la classe e la nazione non si escludoiw, ha oggi inflitto al proletariato e al socialismo italiano « le più dure lezioni» .. Potremmo rispondere al Savelli, ch'egli si lascia trll.– sportare nei soliti equivoci di parole. Ma, restando al fallo, preferiamo ricordargli le stesse dolorose con– statazioni di Pisacane: « Pe'r if oontadino, onore e pa– tria sono parole èhe non hanno alcun significato; q11a– lunque sia il risulta.mento della guerra, fa servitù e la miseria lo aspettano ... ». È vero, corpe yice il Savelli, che « se abbiamo -v-0luto vincere e distruggere l'Au– _stria, abbiamo dovuto dichiararéla guerra· lotta di li- - berazione e promettere ai soldati che, tornando, essi sarebbero stati i protagonisti dell'avvenire>>. Ma, p0i– chè1le prom~sse non vennero mantenute, e i protagoni– sti d',oggi non sono precisamente i lavoratori, ergo ... a. b. Origine, essenza e funzio~e dello Stato ne\la dottrina di Marx. Puè esistere una t~oria marxistica dello Stato? O, per po_rre · il problema in termini più, precisi, può lo Stato,. nella dot– trina marxista, essere oggetto di una particolare in-dàgin_e, _c0me se fosse un'entità a sè, capace di !).Vereun'es-istenza auto– noma, mutabile secondo le esigenze intrinseche delle proprie funzioni e di fiin,.isUJOiprop/r'ì? Se il fatto economico· è il motore intrinseco cli tutta la vita sociale, tlominata dalla lotta fra le classi, e lo Stato non è che uno degli strumenti (forse il più poderoso) di cui la classe dom4nante si serve per difen– dere e rafforzare il s'uo dominio, se ne conclude che lo ~tato non può avere sue proprie leggt di vita e di sviluppo, nè, molto meno, può seguire jmpulsi autonomi per il conseguimen.to di fini suoi pr-0pri, ma non può che obbedire alle ,esigepze di ·quell'ordi;namento economico-sociale ehe, nei singoli pe– riodi della propria esistenza, ha l'ufficio di presidia1'6. Questa. po,t1·ebbe essere la conclusione di quel semplicismo niaterialistioò, caro a parecehi d'ei nostri rivoluzionari:, ai quali sembra di aver- çletto tutto quànto si .può dire sulla na-" tura, sul contenuto, sull'ufficio· storico dello Stato, quando hanno sentenziato, con un grossolano fraintend'imento di 'una frase el).ge1siana, che esso è • il comitato d'affari della ·bor– ghesia ». Il fatto è che, p'ur intervenendo nellà lotta delle classi a po.11t.are il peso della· sua autorità,. della sua organizzazione, ; del.le sue leggi, della ,sua forza _armata, a sostegno della classe
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