Critica Sociale - XXXVI - n. 3 - 1-15 febbraio 1926
40 CRITICA SOCIALE ronoma · tuttavia il libro del Lattes mostra assai bene quale p~teva essere lo sviluppo dell'Ebraismo venuto ad incontrarsi oolla filosofia greca, incontro effettua– tosi nella Patristica e i cui effetti si fanno sentire ne~ pensiero filos,ofièo moderno. Senonchè questo incontro non fu fusione, ma piut– tosto giustapposizione nel Cristianesimo quale venne fissandosi dopo il primo slancio rivoluzionario. Ele,– menti pagani riaffiorarono nel Cattoli.cismo, che. di, menticò molti degli insegnamenti ebraici, risoope.vtL poi nuovam-ente dall'esperienza posteriore. E non c1 persuade il tentativo del Buonaiuti - del resto coraggio– so - di ctirendere il Cattolicesimo richiamandosi ai Van– geli ~d a Paolo. Tentativo affetto da quella stessai contra.dizione che travaglia tutto il pensiero di lui e che appare persino nel suo attaccamento all'abito ta– lare: attaccame11 to che disoonosce il valore di quella Autorità che pure tale abito rappTesenta. Ma non è · possibile parlare esaurientemente del Buona:uti in po– che righe: ci basti rilevare che questo libro è un suf– ficiente compendio del .pensiero di lui, e ne racchiude le caratteristiche e i difetti fondamentali. Il Cristianesimo doveva ritrovare sè stesso soltanto nella Riforma; in Lutero e Calvino rivivevano Paolo· e Agostin9, Questa continuità ideale non è illuminata nell'Apològ,ia. del Protestantesimo di Jann_i, e in ciò sta forse il suo difetto precipuo. Nell'insieme però il libro è soddisfacente: lungi dal soffermarsi sulle con– tingenze particolari, esso cerca di attingere il valore, universale della Riforma·. ;Di essa, e dei suoi rapporti _ col marxismo, ho già detto su questé colonne, discor– rendo di un altro libro, e non-mi ripeto (1). E pure sorvolo su alcuni pun.ti che mi sembrano piuttosto de– boli: come certi tentativi di accostamento· al Catto– licesimo, l'eccessivo attaccamento al Kant, la mancanza di una chiara visione del processo storico dello Spi– rito dell'umanità, che conquista la sua realtà ognor più a1ta attraverso un successivo porsi e· risolvere di contraddizioni, di lacerazioni intime, sanate solo dallo sforzo eroico di ~ma volontà decisa e spietata. Gli è appunto l'insuffic:ente· affermaziòne del carat– tere storicistico e rivoluzionario del Prot~stantesimo, il suo straniarsi dalla realtà concreta, che han -permes– so la sua volatilfzzazione neil'ateismo materialista, d~ cui il Rensi tesse 1'Apotog:a. Distrutto il Dio della Sco– lastica, liberato l'uomo dalla soggezione a un dogma– tismo esteriore, il Protestantesimo ha aperto la porta al razionalismo e al. soggettivismo, e di~tro a questi allo scetticismo e al ,pessimismo. E questi sono stati ap– punto i frutti che ci· ha dato l'esperienza spirituàle, dell'epoca borghese. Il libro di Rensi ci permette di rifare questo cam– mino, poichè in esso trov~amo tutte queste posizioni coerentemente susseguentisi; dalla prima polemica con– tro l'esistenza di un Dio determinato, alla negazione di Dio come Spirito del mondo, poichè « lac:realtà del– l'uomo stesso è ·soltanto quella empirica dei molti in– dividui», e dall'affermazione dell'insufficienza nostra a dominare il multiforme çosmo, della nostra inade– guatezza dinanzi all'infinita realtà, alla conchiusione in' un pessimismo rassegnato o _disperato di fronte a questo immane mostro che è la realtà « del tu'tto indif– ferente w noi, cieca· e s,orda.», e che quindi ci .~chiac= eia senza vedérci e sentirci. Leopardi, Schòpènhauer, Nietzsche sono logicamente gli invocati Maestri del nostro autore. ~1a il p~ss·imismo è una pos'.zione insostenibile, per– che esso r111negale ragioni stesse della vita, che è lotta, ( 1). La Riuoluz_ioneprotestante d1 Giuseppe Gangale. Il libro del G_ang~le arnva_ a conclusioni più logiche e più conse– guenti net confronti del nostro movimento. Riconosce è vero a1_1che lo Janni, a pag. 34, la derivazione proLeslanlè del mar-.'. x1s1110e la grande importanza di' questo, ma non- ne trae le sole conseguen_ze logiche. Il sno ideale r.eligioso non si in– cai:na _nella r~allà a_tluale: su questo punto principale noi ri– chiamiamo l allenz1one d·ell'Aulor,e · e -in genere dei pro- testanli italiani. ' ' Biblioteca Gino Bianco sforzo di el'evazione è di superamento. Superare la propria finità: in ciò consiste la religion.e. E questo bisogno sente i_lRensi medesimo, che nelle ultime pa– gine afferma l'ateismo oome religione e come fede. Ma fede in che, se la realtà è un mostro immane che ci domina e ci schiaccia? La verità è che la posizione del Rensi è-.contradittoria: dopo aver battagliato· tanto, e in vero sfondando una pqrta ormai aperta da una critica secolare, contro un Dio obbiettivamente esi– stente, ed aver battagliato seguendo in parte un ra– gionamento kantiano e adducendo argomentazioni che avrebbero potuto autorizzare tutt'altre conclu'sioni, si– no all'identificazione di pensare e di essere, egli ter– mina la sua fatica separando brutalmente l'essere che diventa .un. Tutto a sè, colla T maiuscola, una sorta di misteriosa e paurosa divinità orientale, dal sogge'tto pensante, dall'uomo che gli è messo a fronte, trepido, rassegnato, sommesso, trastullo ancora nelle mani del suo Destino crudele. Ritorniamo dunque alla trascen– denza, al mistero insondabile, ai concetti che il Rensi medesimo ha combattuti e in cui ha finito col ricadere per aver rinnegato la fede. Ora la fede, che. egli invoca alla fine del _suo libro, può salvarlo solo distruggendo la sua fatica: se noi volessimo conservarla, non po– tremmo seguire altra via da quella che egli ha-seguito. Quando si è distrutta la fede in Dio, per sostituirvi la Ragione e i suoi diritti sovrani., che sono· poi tutt'uno . coi diritti naturali dell'uomo, non ci si può più legitti';– ,mamente stupire o dolere se l'uomo è l'uomo e non Dio, se l'uomo è essere finito, limitato, che non può uscire dalla contraddizione. tragica della vita·, che non può ele– varsi ad abbracciare, esso individuo, l'Universale, il Tutto. · Tale è la posizione ~pirltuale di .Rensi, questo pensa– tore tormentalo, questo ricercatore inquieto di una fede che ha perduto. E con lui l'ha perduta oggi l'umanità, che l'epoca borghese ha trascinato a -rarida decaden– za, rinnegando nel partico~arismo più gretto i valori universali dello Spirito. --.,.,, Questi valori universali possono solo riconquistarsi.– in un nuovo operoso slancio di fede,- slancio rivolu– zionario mirante a trascendere la nostra limitazione, a risolvere la contraddizione dell'anima nostra, non annegando sè nell'indistinto. a.morfismo del tutto, ma ricreando anzi il tutto in sè medesimo. Qu~sto bisogno ·di comunicazione con Dio, questo 'sfo.rzo di conqui– stare la coscienza di sè come di essere divino, quest!l. volontà di elevarsi che si fa poi attività creatrice della nuova realtà, questo, appunto, ci salva dallo scetti– cismo e dal pessimism<>, questo fa sì che l'umanità non sia una bestia incosciente brancolante nel buio ' .ma si@,_ essere spirituale, sia umanHà veramente. · Ebbene, io credo che, se noi fo vorr.emo fortemente~ con intransigenza f,eroce - feroce e intollerante so– pratutto verso noi stessi e verso g~i amici n9stri - anche l'umanità sarà s.alva per fede. Affermato e _poi negato un Dio come essere superiore a noi, epperc1ò c_aduta nell'indifferenza scettica e nella disperazione. pessimistica, fumanità: ritroverà Dio non al di sopra d~gli astri, ma nel più profondo della propria coscien– za. E allora potrà superaxe il particol~rismo dell'e:.... ·poca borghese, per assurgere ad una nuova concezione universale. Sarà la fede nel socialismo che cr.eer.à tutto il nuovo m@ndo, che sp-Yngerà le masse avvilite ad affermare orgogliosamente e a conquistare faticosa- - mente la propria dignità umana .. Se è vero che ri. grandi uomini anticipano, nel propi:io tormento, il tormento dell'umanità, io credo che l'am– monimento di Marx ai pl'Qletarr dovrà essere ascoltato. Essi sono umiliati oggi perchè stanno in ginocchio perchè riconoscono un padrone fuori' di loro perchè si inchinano agli idoli vani innalzati su quest; Terra. Si alzino in piied!ii proletari cioè ascoltino la voce di Di? che è in lç~o, abbiano ~oscienza di sè e del pro.- · pr10 val0re: essi sarànno allora veramente uomirn ve- ramente liberi. · ' PRO'METEO FILODEMO.
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