Critica Sociale - XXXVI - n. 3 - 1-15 febbraio 1926

CRITICA SOCIALÉ: peggia nel processo storico, si m?stra n:el suo stretto rapporto con la tr~sform_azione de~le con– dizioni storiche che l'azione di classe riies,ca al produrre. Fra,,que~t~ condiz~oni sono, ·?on quelle economiche, le politiche;. e 11 proletariato, come tende a' conquistarsi nel gi:oco ~elle forze. eco~o– miche la capacità progressiva d1 u!l cr,escente m– flusso, così ha bisogno di f'.are_nel g10co ~elle forze • politiche, ossia nella costituz1,~ne ed azione dello Stato. , I . • . Il Poggi ha giustamente posto m mhmo rappor– to il problema dello Stato ·con quello della cul– tura per il proletariato. E giustamente ha messo in rilievo l'unilateralità dell'affern:iazione di Marx, nella critica al programma di Gotha, eh~ ·.µon lo Stato debba educare il popolo, ma (nell Imp;ero prussiano ger1!1a:°-ico)lo Sì~to abbia .esso « b1so-• gno di un'assai rude,educaz10ne da parte de.:<.po– polo ». Vera l'affermazione storica; ma a,,-JJa~to di esser fatta rientrare nel processo del rovescia– mento della praxis; in cui l'azione crescente., chè il proletariato riesce a conquis~~ sopra ~<'>. Stato, trasforma \uesto da forza (}stile in con?iz1'on~ e mezzo di un'azione· ulteriore sempre più valida e piena. Quanto più il proletariato 'riesca ad_essere, m1;a forza poHHca e a far valere le sue esigenze ie fi– nalità, taÌ1tQpiù può riprom~tters~, dalla cres~nte conquista d~l potere, una più efficace, attuazione delle sue aspirazioni. E se queste posso~o assom– marsi e riassumersi nella afférmazione universal€ della personalità umana. e della sua dignità, _e nella pienezza del suo sviluppo (secondo la defi– nizione del Manifesto), all'universalità del fine bisogna che risponda anche l'l~~versalità dello strumento: e lo Stato appare cos1.1lvero strume-n- , lo di cultura· cui il còmpito educativo appartiene, come a rapp;·esentarite e_m~ndatari_o della.soci.età, nell'esercizio delle, funz10m pubbliche, di cm la società ha bisogno. . . Non (s'intende) lo Stato reaz1onario dèll'lmpe– ro prussiano-germanico combattuto da fylarx,. o altra incarnazione che gli somigli; ma lo Stato nel quale il proletariato riesce ad essere forza ".iva operaute. L'interesse, e il doverie del _prollètana~o non è dunque di respingere à jamais l'azione.sco– lastica dello Stato, concepito quale nemico sub spec~ aeter~i~atis; ma di. 'sforzarsi con ogni sua possa ed attività a co_nqmstare un sempre mag– giore influsso nello Stato, per renderlo quello stru– mento universalistico delle proprie esigenze uni– versalistiche, che dovrà esse.re nel modo più per– fetto lo Stato futuro. In questi' concetti, che ho replicatamente soste– nuti e difesi, sono lieto di trovare il Poggi piena– niente d'accordo con me e oon l'indirizzo gene– rale del pensiero s_ocialista fra noi. Chi ha creduto che l'intolleranza o il settarismo, che una classe o un partito dominante sia riuscito a_far pesare nella scuola pubblic.a, giustifichi la preferenza per la così detta libertà della scuola - ossia per l'abbandono di questa funzi1~me pub– blica alla iniziativa privata e di parte - non ha considerato che il partito dominante; il quale non consenta la libertà nella scuòla pubblica, tanto meno consentirebbe la libertà delle scuole private ad esso ostili. La battaglia contro l'inlolleranza e il settarismo non si combatte acoettando di porsi sullo stesso terreno, ossia propugnando le scuole di parte; ma affermando in pieno l'esigenza, del passaggio sul ter,reno della libertà. E il sociali– smo, che è rivendicazione universale della perso– nalità, può esserie coe.rènte ai suoi principi sol- 1:anlose concepisca l'educazione, non quale opera di pm.-te, che assoggetta maestri e discepoli del pari ad uno stani.po uniforme obbligato.rio; rria come riconoscimento e svolgimento dell'autono- . BibliotecaGino Bianco mia spirituale degli educatori e degli educandi, che debbono poter liberamente gli uni far sentire, gli altri ascoltare tutte le voci, per seguire senza compressione la via che liberamente la coscienza. prescelga. - . 1 . Ora questo postulato di libertà _non può_essere attuato che in una scuola pubblica, costituente cioè una pubblica funzione in rispondenza a un pubblico bisogno, e come tale rivolta a soddisfare il 1 più alto interesse sociale; che è quello della formazfone di uomini liberi, e per ciò consa,pevoli, e quind(responsabili veramente del loro pensiero e della loro azione. Ecco perchè, in coerenza colla dottrina socialista, io ho sostenuto (su queste colonne e altrovre) il pritleipio della scuola-fun– zione pubblica o di Stato; ~ l'han sostenuto e lo sostengono, fra noi, lo Zanzi, il R~sta, l' Agosti– none, 11 Poggi etè. · Lo Stato, nelle sue incantazioni stoi:iche, potrà anche tro'7arsi nella condizione, che Marx ricono– sceva nell'impero prussiano-germanico, di ~ssere un educando prima che un educatore per il pro– letariato; ma per attuare le proprie esig~nze il proletariato non deve repudiare gli strumenti che. gli saranno necessari e gli resu~teranno, in mano sua, di una feconc:l.itàimpareggiabile . Deve invece sforzarsi a conquistarli per poterli usare; e allora la formula: « libertà nella vita, libertà nella scuo– la », nella quale il Poggi consente pienamenté con me, potrà diventare, da esigenza affermata, realtà in atto. A diffondere la coscienza di questa ne– cessità, libri come quelli del Poggi sono veramente utili; oggi s13ecialmente, quando il lavoro più pro-· ficuo e più fecondo di avvenire è indubbiamente quello rivolto· alla formazione e chiarificazione delle coscienze. Ammoniva Fichte·, in quei Di– scorsi alla Nazione Tedesca, i quali prepararono, col tisorgimento spirituale, il risorgimento poli– tico del popolo germanico, che il mezw e la via di salvezza da ogni sconfitta consistono nella for– mazione· di una coscienza nuova generale e diffu– sa, che sia patrimonio e vita comune della collet– tività, e non più sqltanto possesso eccezionale di. singoli individui. , . '- .. RciDOLRO MONDOLFO. ...._ ./ - Postilla. - In un punto del suo libro (in cui mi com– piaccio di trÒvare così largo consens-o alle i-dee da me sostenute) il Poggi polemizza_ con una mla osser- . vazione incidentale sulla distinzione fra l'educa'zione io, telletfuale e la morale: quella è còmpito preminente della scuola, questa prodotto in grado maggiore dell'a– zione della famiglia e della vita sociale. Io avevo avver- . tifo ohe, la distinz:one non significa disgiunzi<:>medi ciò che è unito nell'unità della vita spirituale; ma ag– giungo a maggior clùarimento che l'esigenza della auto– nomia e spontaneità da me affermata 1;er la oonqµista della verità intellettuale vale del pari o.nche per la ve~ rità morale, che non è più tale se è imposizione c~at– tiva anzi che accettazione intima e ooavinta. SolUmto io faeevo una questione di responsab~lità,, che per la formazione de1l'intelligenza e deHa cultura potrà es– sere sopra tutto della scuola e del ·maestro; ma per· la formazione del carattere e della comdotta è in mag– g>°r misura della. famigLà e della società .Per là ma_g– giore continti.ità, durata e intensità della loro azione. . . . I Il Poggi inte!lde bene che questa legittima e doverosa ritorsione delle solite accuse contro la scuola làica non signifiba punt'O disconoscimento della _inseparabilità ed interfierenza reciproca di intelligenza e carattere nel processo della loro formazione e mella manifestazione della loro. attività. R. M.

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