Critica Sociale - XXXVI - n. 1-2 - 1-31 gennaio 1926

• CR_ITICA SOCIALE 21 va anche, raccolta e diligente osservatrice ma non mescolata. al~e discussioni, spesso vane e stravaganti, A~na Kulzsczoff. È una storia di venticinque anni ad– dtetro: .ed. allora la politica, a me, nel .primo_ vigore della _g~ovmezza, appariva veramente come un nobile e~ercmo di ~irtù religiose, u-n santo sacerdozio di ci– viltà. .. 0. Szgnora aveva avuto per me, in occasioni precedenti, qualche parola di cortesia e di bontà. Mi ave~a ~hi~sto di Napoli - dove Ella aveva trascorsi anm dz vita, fervida ed intensa - di amici comuni ora pres§~chè tutti estinti. E questa eta stal•a cagion; che, .P~r z~ gruppi diversi, e n_on sempre fra di loro cordzalz, Cl scambiassimo osservazioni ed impressioni. . lo non credo che Ella fosse alièna dal riconoscere zl fondamento delle preoccupazioni che mi spingevano a dar vita al movimento di opposizione alla politica che allora, oome dopo, si disse turatiana. E probabil– mente l'avrebbe ,ritenuto utile, se contenuto in certe forme e nello stesso partlto. Ma premevano su di Lei considerazioni di natura morale a riguardo di deter– minate situazioni personali, che attraverso il movi– mento di opposizione politica venivano affiorando. Le pareva inoltre che, nelle misere condizioni del pro– letariato italiano, r,.on fossero da disprezzare i piccoli vantaggi che i metodi del riformismo assicuravano al proletariato. Ma Ella non chiudeva gli occhi al fatto che il Socialismo imponeva una radicale ricostituzione dell'uomo, che -implicava una radicale trasformazione delle istituzioni; e si rendeva conto delle ragioni della nostra netta opposizione ad un metodo, che, se equi– vocato intorno ai suoi effetti contingenti, poteva tra– volgere le stesse speranze del Socialismo. Le nostre conversazioni si mantenevano entro i con– fini d'una misurata e signorile riserva da parte della signora Anna, di un sentito e profondo rispetto da parte mia. Entrambi avvertivamo il limite che le si– tuazioni reciproche segnavano a ciascuno di noi; nè la signora Anna avrebbe pensato di far valere l'ascen– dente _che Ella esercitava su tutti, sforzando le linee con propositi di proselitismo personale.· Lo stesso senso della sua personale distinzione Le impediva di far opera di volgare eva{lgelizzazione. Poscia, credo · nell'inverno del 1903, Ella ebbe una vi-olenta crisi del suo mnle, che La tenne lungamen 1 e in pericolo~ I suoi amici avevano già operata la se– cessione dalla Federazione Socialista Milanese. Ma, su mia proposta, ln Federazione adottò una deliberazione di saluto alla degna Signora, saluto che, nelle circo– stanze, aveva un particolare significato. Ella, con senso di intuitiva intelligenza, lo comprese, e volle esser cor– tese di una parola di ricordo a colui che aveva fatto la proposta ... . Allora la politica non aveva ancora soppresso ['u- manità. ARTURO LABRIOL.A. " I miei giovani ,, Tu ci chiamavi cosl, signora Anna, sorridendo, quan– do si varcava la soglia del tuo salotto; ed io non avrei voluto, non avrei voluto mai che quel piccolo gruppo di giovani compagni dovesse incaricarmi di dire a Te, partita per sempre, una parola che raccolga gli affetti e il dolore di tutti. Io, signora Anna, il meno degno dei tuoi giovani amici, non so ancora convincermi che nello studio di Turati non sia più la tua serena e talvolta un po' se– vera figura di ~mll)a, non. voglio creder:e C!-nc<?ra .~h~ ld tua parola, lieve e tagliente, non rzchzamz pw i noslri entusiasmi soverchiati dallo sconforto, o non– li guidi e li freni lu~go le ~icure vi~ dell<; realtà: . Tutti noi che abbzamo vissuto, gzovam, questz anm . . di P!l_ssip..le poliJ.(ca siamo un poco tuoi figli: Tu avevi 81blloteca \.::llnO ts1anco preparato per noi da lunghi anni il terreno alle no– stre battaglie, i semi delle nostre idee, i fermenti del– la -n.o.stracultura; 7:u ci hai abituati a pensare il fatto pol'.tzco sec.ondo glz schemi d'una critica severa e giu– st?,. TI! haz fatto comP_rend~re a noi giovani e giova– nzssi_mL come la dottrma sz umanizzi e si esalti al s~ffw. caldo della fede; Tu eri d'esempio, di _guida e dL stimolo perenn~, e c'è un. po' del tuo spirito in tutto quello che dz buono noL abbiamo detto scritto e compiuto in questi anni. ' Q~an4_o la guerra ci lasciò contusi e confusi nella S(!glw .dz questa pace mentita, a noi che si tornava o s~ venwa_ nuovi al Socialismo, Tu hai saputo dare la g~usta_misura. di questa idea sublime e terribile, Tu cz h~1 prot_et~i dalla demagogia, Tu hai sollevata la Pr:at1~asoczalzsta alle dignità più alte, e verso di esse cz haL sospinti ogni giorno. Quando il Partito subì il duro travaglio della sua c:es_cenza, tornavamo a Te per ritrovare il giusto equi– lzbrio e Tu ci hai più volte indicata la via sicura. Quando ci pareva d'esser travolti e sommer.si nella lotta più ~ura, quando la nega:z)one cli noi e del no– stro pensiero pareva incatenarci alla roccia cli Pro– "':eteo, era ancora e sempre la signora Anna che ci r1mettev.a 1olcemente, maternamente, con qualche ac– cento dL rimprovero leggero, nella cornice della vita e della speranza. .(}ggi an<!o~a.che non_ sei più, sentiamo di aver forse piu prossLm.1 e presenti !a tua parola ed il tuo spirito, nella tua VLta che continua. E quando saliremo allo studio d_i_Tu.rati, con la stessa fede, con la stessa spe- · ranw dz Lerz, Tu sarai ancora con noi nel vano della finestra, a dirci che bisogna essere più forti e più preP_art!.lie. più bravi oggi, signora Anna, che ci hai lasczati soli fra la gente cui hai donata tutta la tua vita. PIERO DELLA GIUSTA. UNA CONSOLATRICE Io non ho conosciuto che tardi, in questi ultimi tor– mentati anni, Anna Kuliscioff. Ho varcata la soglia della casa sua e di Filippo Turati - il famoso « sa– lotto » - con qualche trepidazione. Vi ho trovato quello che istintivamente cercavo: la fermezza serena di clu sa che ciò che è stato distrutto, risorgerà: Di Anna Kuliscioff mi colpì sopratutto la facoltà di introspezione, che Le consentiva di capire immedia– tamente lo stato d'animo dei suoi interlocutori e, oserei dire, di rivelarlo a loro medesimi, con una sintesi luci– dissima. Assumeva coi giovani, non la rigidità cattedratica di certe più o meno illustri· cariatidi, che fanno piovere dall'alto i loro giudizi inappellabili, ma una confidente benevolenza che annullava - nei limiti del possibile - le distanze. Così mi parve che considerasse con indulgenza sim– patica il mio fondamentale ottimismo e che - p1,1rnon condividendo il mio fervore - non si nascondesse qullle potente leva politica e morale poteva essere, in que– st'ora, l'unità socialista. Ancora La vedo, al suo solito angolo del divano verde, il melanconico volto inoorni– ciato dal fumo azzurrognolo della sigaretta, prestare orecchio ad una conversazione che avevo, su _questo soggetto, con Turali, e dirmi, mentre prendevo congedo: - Il vostro ottimismo non è solo un prodotto dell'età. C'è molta ragione. Un'altra volta, che io galoppaYo sui cavalli della fan– tasia, essa mi ricondusse, con lieve tocco, a terra: - In politica, mi disse, non conviene sognare ... Sempre mi apparve come una Consolatrice per noi giovani e per quelli proYati dal dolore, e sentii che, nell'atmosfera del suo spirito, soli dovevano sentirsi a disagio coloro che sono rosi e corrosi dallo scelti- cismo. C'era in ogni suo atto, in ogni sua parola un largd soffio di umanità. Certo, Essa Hon considerò uomini

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