Critica Sociale - XXXV - n. 21-22 - 1-30 novembre 1925

278 · CRITICA SOCIAL~ Appare qui chiaro come a Machiavelli si pre– sentasse nitido il concetto dell'unità politica.· E · mancando questa unità in Italia, mai po~eva acca– dere quello che ·accadde nei diversi Stati ridotti a monarchia: l'Ita_ia doveva seguire la sorte della Germania, fuorchè nel movimento protestante. Nel!a seconda metà del secolo XVI essa si trovò dominata dagli strani,eri, e in preda alla reaziont; cattolica, perchè nell'interno non vi era alcuna resistenza. La sola sopravvivenza dello spirito della Ri– nascenza si incarnò poi nell'Accademia del Ci– mento, focolare della scienza d'osservazione e d'e– sperimento, la quale, secondq Marx, è il terzo fat- tore della produzione. . . . Da questo momento si può dire che l'Italia, per un secolo e mezzo, è stata passiva nella storia del– l'Europa occidentale, e l'Italia del Mezzogiorno, che era la più colta, si è imbarbarita, se si eccet– tuino le mani!ìestazioni astratte della scienza giu- ridica. ' · Mancava con l'unità politica, anche la grande industria: i/industria della. seta, al principio del secolo XIX, era ridotta a miriime proporzioni. Tut– te le passioni che avevano formato la vita dei Co– muni nel Medio Evo non esistono più, e l'Italia si acquista allora la fama del paese del dolce far niente. · · Fenomeno economico assai notevole si è che molti dalle città si rh~ersarono nelle campagne. Nasce così la agricoltura moderna, a cui furono riservati gli ultimi resti dell'attività degli Italiani, con esempii notevoli, specie in Lombardia, ·e che formò -un nuovo circolo di vita. Il flusso e riflusso dalla città alla campagna, e viceversa, è una deUe caratteristiche dei fenomeni storici. Il nostro paese rimase estraneo alle lotte che costituivano il primo moto della Rivoluzione e continuò ad essere il paese dello sfruttamento e del depauperamento. Il nostro Risorgimento noi lo datiamo dal secolo XVIII. D'allora cresce in Italia la popolazione., Abbiamo le riforme di prìncipi illuminati, le qua– li segnano la fine dei principii medievali~ I_nsieme con le riforme dell'assetto politico _e giuridico, vi è -una tendenza anche alle riforme economiche. A Milano ed a Napoli . sorgono due particolari scuole ,economiche: l'una pTende le mosse dagli economisti inglesi (Petty), l'altra dai francesi (Vauban), e dalle cattedre si bandiscono idee eco- n:0miche nuove. · La Rivoluzione Francese trova l'.ltalia·pronta a riceverne gli effetti, interrompe quel lento movi– mento di progresso, spodesta i varii prìncipi ita– liani e attira nuovamente la penisola nel movi– mènto delle altre nazi,oni. Tutto quello- che vi era di vivo intellettualmente in Italia accettò la rivo– voluzione come una redenzione. Ma essa, e più la dominazione napoleonica, se valsero a spazzar via delinitivamente il Medioevo, non valsero però a far nascere la granàe industria. Napoleone nel suo vasto impero, per contendere ,all'Inghilterra il predpminio economico, ordinò il famoso blocco contmentale e promosse un'industria -protetta in \Vestfalia ma non in Italia, che si trovò ricacciata nell'agricoltura, impotente a tener testa allè altre nazioni in via di industrializzarsi. Col dominio napoleonico l'Italia, oltre ad en~ trare·nel giro della storia, si era·rialzata come di-· ~no~tra il rifiorire ·degj -studii, aveva d~tò prova mvmndç> a N~po:~one soldati egregi, di poter es~ sere ·Stato a se, e, msomma, aveva mcominciato a senlire·la forza·impulsiva àel fare. - · . Ma 11 Papato,_riacquistandò_il potere temporal~ !a-fece tornare un passo addietro -sulla via econo~ BibliotecaGino·Bianco , · mica ( 4) mentre gli altri paesi progredivan?, e la tagliò fuori dalla civiltà. fi:ancese, per cm, per 50 anni versò in una completa degenerazione mo-· rale e intellettuale. L'Austria del gesuitismo e dell'ignoranza la separava dal movi_r.nento 1epa scienza tedesca, per modo c~e essa rimase_ divisa dal resto dell'Europa, ,e quei che vollero vivere o · pensare dovettero andare altrove, come f.ecero Fo- scolo, Mazzini,· Garibaldi e tanti altri. . Poi,· l'Italia si è fatta, nell'inte~sse generale 1europeo: Ma, fattasi con le guerre, ha dovuto, come Stato, avere una gr~nde .finanza, mentre la produzione era piccola e sparpag,iata. I Essa ha avuto un lJarlamento che, dopo i1'70, cioè dopo scoml?arsa la· divisione fra quelli che volevano e quelll che non volevano effettuare 1'u– nità d'Italia, non rappresenta ancora interessi di intere classi; Non .vi sono partiti, ma consorterie e clientele. Messa in condizione di inferiorità economica dalla Francia, quando volle rendersene indipen– dente ne provocò le ire. Nell'atto che il borghese vuole arricchirsi e il capitalista volge l'occhio all'Africa, o si inizia a– Biella e a Schio una grande industria, l'Italia.sen– •te il vuoto intorno a sè. Ed ecco mille ciairlatani che colla politica credono di poter tutto rifor- . mare e rinnovare. . 1 L'Italia non è_risultata in concreto quale la v.idero nella l-0ro fant~sia i patrioti. Ma le cose del mondo succedono come possono succedere. Ricordo che nel famoso Gedanke, •rivista tedesca sulla quale il Michelet faceva la filosofia della critica storica, il Morselli, napoletano, ·scrisse un articolo in çui si diceva che, quando fossero stati tolti ~erti impedimenti esterni, l'Italia avrebbe ri– preso gloriosamente il suo cammino. Questo fatto dimostra come i nostri arditi co– spiratori non vedessero· altr~ causa di mali che negli oppr..essori d'Italia. Tolti di. mezzo questi oppressori, l'Italia si è trovata di fronte alla pro:_· pria situazione. Ed ora, dopo tren'anni, si è ge– neralmente acquistata la esatta cognizione deHe condizioni della' penisola. _ Dal'o0 al'70 non si poteva certo riconquistare tutto ciò che si era perduto in tre secoli. I.nostri padri, divenuti sciovinisti durante _lacospirazione, credevano· che gli stranieri avesserQ to1to da noi scienza ,ed arti e commerci-o, e. che noi fossimo sempre rimasti i medesimi. · . Ora. la civiltà appare per ·quel che è, cioè di– versa dalle ideol,ogie dei .cospiratori e dalle fan– tasticherie dilagate sulla nostra vita pubblica. L' ltalia non ha ferro, non ha carbone fossile, nè cotone, che sono i mezzi coi quali l'Inghilterra ha abbattuto la piccola industria, sostituendovi la grànde. Se di .qui a qualche anno accadrà che f,agricoltura,· industrializzata, renda il produttore potente, allora si potrà far c6ncprrenza all'estero. È assurdo dire che l'italiano non ha ingegno tecnico. La marina, vero si~bolo dell'ingegno tee- (4) Pensiamo che qui debba esser stato riprodotto in modo incompiuto il pen3iero del Labriola. Certo la ricostituzione del potere temporale del Papa, la cui e3istenza era stala già sin dagli U:ltimi secoli del Medioevo - seconJo il not-0 giudizio d~l ~iac~iavell~ - la causa p~r ?Ui non si era potuto co– st1tmre ~n ltaha uno Stato unitario a base nazionale ebbej anche dopo la caduta di Napoleone, lo stesso risultato,' - dal quale venne anche un arresto e un arretramento sulla via dello sviluppo economico, . à cu-i aveva certamente giovato nel peri.od ~ a~te~e~~.nte, !a creazione_ di più. vasti -mercati per· la numc_ne d1 pl.u Stati sot~o u~'um'?3- dommazione. Ma questo nuovo spezzettamento dell Italia e 11conseguente restringersi dei singoli mercati, causa appunto dell'arretramento econo– mi•co deU'Italia, più ché proJotto del restaurato potere tem~ porale è determinato dalla volontà dell'Austria, che m,endeva' cosi me~lio garant!re la. sua· egemonia politica· e gli interessi econom1c1 dei suoi ternto'rì d'Oltr' Alpe. ·

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