Critica Sociale - XXXV - n. 21-22 - 1-30 novembre 1925
284 CRITICA SOCIALE \OCC_upa in media due lavoranti adulti, non costituisce già più la forma di azienda più vantaggiosa. . · Dopo d"allora la inferiorità della grande azienda è (come abbiamo visto) venuta interamt;nte a cessare; essa presenta invece una incontestabile superiorità tec– nica. Ciò noi1 ostante, la piccola azienda produce effetti · che attestano quanto il trionfo dell'ideale socialista dipenda dal diffondersi della grande azienda. Mentre la massa dei salariati della grànde industria ha, da lun– go tempo, abbandonato ogn1 idea di riacquistare, con la ricostituzione della picoola impresa, la propria « in– dipendenza», questa.idea domina ancora nell'àniµ10 di una forte percentuale cli agricoltori salariati. Un partito che promette ai iavor'atori a,gric9li di fare• d'ognuno d'essi un contadino indipendente può esser certo cl'~~– serr approvato dalla mfiggioranza cli loro. Tnltavia il Partito social-democratico si ingannereb– l;Q· di grosso se credesse, acoogliendo questa riven– dicazione, di fare dei lavoratori della terra dei b(1oni socialisti. Il bracciante che aspira a diventar colono e. piccolo proprietario acquista una mentalità relativa ~ tale sua aspirazione. f~ assurdo sperare di métterlo in co11lr1:1stocol grosso proprietario. Man mano che la sua produzione agricola cessa di servire un:camente al consumo ed è, in misura prevalente, destinata al mer– cato, l'interesse anche del colono o picGolo proprietario è di tiner elevato il prezz,o dei suòi prodotti e finisce quindi per coincidere con quello ciel grande propr:c– la:rio.. Così la comunanza di opposizione contro i grossi .si– gnori delJa. città e delle campagne, che nell'addietro• univa laYoranli delle città e eontadini 1wlle loro lotte rivoluzionarie, s'attenua sempre più; e si vede crescere d'altrettanto l'opposizione dei contadini contro i lm'o– ràtori delle città, che sono in prima fila nella 'lbtla prn l'abbassamento dei prezzi dei generi cli prima nec('s– sità. Non è davvho segno di perspicacia pensare :n siffatte condizioni di rafforzare la causa della classç. lavoratrice, trasformando i salariati agricoli in Mloni o piccoli proprietarl. Tanto più, poI, che l'impresa non presenta alcuna speranza di successo. Anche prescindendo da ogni altra dif[iooltà, convien pensare che il numero dei braccianti maschi supera i 3 milioni, di cni oltre 1 1/2 in· età: in cui si aspira. a metter su casa;· sicchè, se si volesse co– stituire per Ògnuno d'essi una speciale .azienda fami– gliare, converrebbe creare 1 milione e mezzo cli nuov~ poderi, fornito ciascuno dei suoi edGzi e delle ,sue•scor– te, perchè gli edifici e le soorte dell~ grandi aziende, le quali verrebbero cosl a dissolversi, sarebbero in parte inutilizzabili, in parte insu.flicientL Che enorme spreco di forza e di mezzi rich;ederebbe questa rivoluzioné ! E. nrl 'lungo intervallò necessario ad attuare questo regresso tecnico sfuggil'ebba ai riovatori l'oggetto dellà transazione. La popolazione agricola è, infatti, i_ncontinua dimi– nuzione. Dal 1882 al 1907 s'è ridotta da 19.225.000 q. 17.607.000, cioè di più che 1 milione e mezzo. E ql!-esta diminuzione tocca tutte le regioni, quelle in· cui do– mina la piccola e quelle in cùi domina la grande azien– da. Si contavano come persorie occupate nel lavoro agricolo: 1885 190, Diti:erenz<\ Nella Germania Òrirntale 7.145.000 6.438.000 - ì07 ..000 id. occidentale 6.617.000 6.077.0ÒO ._ 540 coo id. meridionale 5.463.000 5.166.000 - 297.000 Per .conseguenza l'evoluzione non si compie, nell'a– gricoltura, nel senso di preparare, com~ nell'industria, BibliotecaGino Bianco la liberazione dei lavoratori con l'estensione della grande impresa. Ma essa non la prepara neppure sulla base della piccola azienda: c'è piuttosto una conserva– zione delle presenti ÒOndizioni di produzione e del sit.. sterna del salariato. Si capisce quindi che la borghesia guardi con occhio soddisfatto a questo stato di cose; è più difficile oorùpr,endere come possa esserne sod– disfatto un socialista. Ma, infine, altra cosa sono le aspirazioni e altra i fatti; e, proprio dal punto di vista marxist[1, ci· con– vérrebbe tentorc di ·trar par.tito da questa evoluzio1w, se essa rappresentassè una legge naturale ineluttabilè e non soltanto una fase passeggera. Ma essa non rappresenta appunto altro che una tal fase. Basta, a provarlo, il fatto che l'aumento di pro– duzione del lavoro si ha, tanto per l'agricoltura quanto per l'industria, con fa grande azienda, se ancl_1e non t}ella stessa misura e in tutti i rami cli p11oduzione, n1~ cel'to in quelli che hanno importanza decisiva. Il 1110- ti rn che per il inomento impedìsce a questa superlorità tecnica. di l>rodurre i suoi effetti eoonomici ·sta nella 111~1ncanzadi una mano d'opera docile e intellig_ènte; ma è motivo che deve essere e che sarà vinto. Per. quanto siano ancora divise le opin:oni in ri– guardo alla grande e alla piccola azienda in agricÒl- · tura; c'è,..un-punto su cuì le opinioni .sono unan:mi: l'esodo dalle ·campagne è un pericolo non solo per l'a– griooltui:a, nia per la società tutta quanta., bal 1822 al 1907, la popolàzione campagnola è scesa, in Germania, da 26.318.000 a 25.883.000 e cioè è diminuita di 435.000, mentre la popolazione urbana è cresciuta di 16.993.000, da 18.904.000 a 35.837.000. QJ-è di più: nel complesso della popolazione ruràle, è, come a,hbiamo già notato, diminuita la proporzione di quelli. che vivono dell'a– griooltura: da 19.225.000 a 17.681.000 ( t.544.000 in mc- . no), e cioè dal 42·.5 al 28.7 per cento della popolazione oomplessiva. Più la mano d'opera continuerà a disertaré così l'a– gricoltura, meno questa sarà in gradb di nutrire la popolazione crescente. Certo, sif\O alla guerra la pro-. duttività dell'agricolt,ura ha continuato a .crescere, ma non nella misura in cui l'avrebbe permesso lo svi– luppo tecnico. NeÌl'aggravarsi délla mancanza _dimano d'opera in agricoltura, sfa una delle cause del rincaro dei generi necessari alla vita, che gi_àcominciava dieci anni prima della ·guerra. Metter fine a questo stato di éose è una questione vi-– tale più p'er fa società in generale che per i coltivatori in particolare, i ,quali trovano Ìargo compenso nel rialzo dei prezzi. È as·solutame.nte necessario condurre aJl'agriooltura una mano d'opera più numerosa. Mà questo non 10 si può più fare 1 in questo periodo di .forza proletaria, •coi metodi medievali .o bolscevìchi, cioè trascinando oon la ,forza 'i lavoratori alla gleba, ma solo migliorando le condizioni della vita rurale, la cui insufficienza fa si che oggi la gioventì1 dei campi preferisca la vita di prol.etari in città, non che al la– v,oro salariato sui campi, anche alla indipendenz.a di cui godono i piccoli prop:rletarì agricoli. Occorre che le condizioni di abitazione della popo– lazione rurale sia.no migliorate radicalmente, come :rn- - che le possibilità di cultura. intellettu~le col perfe– zionamento dell'prganizzazione scolastica, con l'offer-· ta di assistenza _medie~, di rappresentazioni artistiche ed educative, infine con una sensibile riduzione di ore· di lavoro e con una maggior libertà. La durata della giornata di lavoro è ancora, in campagna, intoUera– bilmente lunga, e il lavoratore, sia un salariato o faccia parte della famiglia del colono, resta, anche fu_ori del- •
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