Critica Sociale - XXXV - n. 20 - 16-31 ottobre 1925
CRITICA SOCIALE 265 ---~----~-- -----------------,----------------......;_ _____ _ · mo che indaghi e· medili, egli .appare come l'in– carnazione non solo di un s,ecolo e di una cul• tura, dello spirito di riscossa contro 11fanatismo, l'oppressione ·e la cieca violenza di un'epoca circo~ s?ritta, ma come l'enunciatore tagliente e impas– sibile delle condizioni stes~e da cui dipende la li· hertà umana. Ecco perchè Voltaire può ritornare a lutti i popoli che me·hanno bisogno, -0 che non abbiano mai trovate, o che abbiano smarrite le Yie della libertà ( 16). La filosofia della Ubertà nell'arte di Voltaire. Ritorniamo un istante al Faguet, da cui abbia• n~o pigliato· le mosse. Egli ripropone con netto rilievo una interpretazione dell'arte di Voltaire, che merita di esser ritenuta. Egli osserva giusta– mente sebbene con ·evidente unilateralità, che l'ar– te di Voltaire è una critica che si sviluppa. Le sue _ opere nascono sempre da un'idea, da Yn proprio concetto cbe l'autore ,,uoTe applicare. Sono, per così dire, l'esemplificazione d'una regola; ma qua– le es~mplificazione,! Ed è naturale che l'esempli– ficaziont sia eccellente; (ciò non rileva il Fa– guet); perchè la norma, il principio critico è una inYenzione, o un ritrovato dello stesso esempli– Iicatorc. L'invenzione non .è soltanto nella niac- . china che dimostra, ma ne'l principio che si deve dimostrare. Candido è un romanz-o a tesi (- an– che il don Chisciotte e Faust sono produzioni a tesi - ), ma esso è eterno come i. suoi grandi mo– delli. Talchè tu non sai oome ammirarlo più il tt~o Vo'Jt'aire,· sie come critico e filosofo che si dà le proprie tesi, o· come artista e poeta che su quella traccia crea t\omini, situazioni, sentimenti ied esprcssion,i. Da che cosa è nata la E-nriade? Dal lrallato sul poema epico, che poi l'accompagnò. Ci Yttolc nel poema epico. lin eroe simpatico, una ·storia vera e grande, dei pensieri filosofici, dei'"tli– scorsi brillanti e un po' cli n:ieravigJioso. Quesk cose pone Voltaire nella sua Enr~ade. E un poema moH.o intelligente. E così il reslo. - Che signifièa ciò? Significa che tùtto queUo che si çl.eve fare nel la· uita si cleùe fare secondo ragione; che tutto quello che deve essere umano, deue render conto di se stesso; che tutto quello che è umano è per– sonale ed incliuicluale; che tutto quello che è in– dividuale e personale deve essere libero. I aife-tt1 che il. critico riscontra nell'ar'te d1 Voltaire son dunque il su-o sistema di filosofia e di politica. Quando il critico condanna Voltaire, condanna l'o– pera vera che Voltaire non solo compì, ma-seppe di compiere, volle intenzionalmente compiere; l'o– pera istessa che una rivoluzione e un secolo e mezzo di storia hanno consacrata come utile e benefica, almeno presso i popoli ·civili; perchè i popoli, che divengono infedeli alia libertà, o su– biscono parentesi non degne di. nota, o son.o rot– tami di n.manità, condannati ad essere l'appendice dei gra11-di popoli civili. Se Voltaire avesse sol– ta~to enunciata una teoria, prima di tutto non sarebbe stato originale; . la tesi della razionalità •e della libertà della vita sociale è vecchia come lo stesso spirito umano capace di riflettere ( 17); e poi avrebbe avuto il destino di tutti i fil-osofi e di tutti i moralisti: letto, studiato e glossato da una scella di persone colte, ignorato e inutile per gli altri; ma ,egli si propose di scendere al fondo-della (16) • Nella l9tta per l'illuminismo (Aufkl<irung) Voltaire fu il massimo. Egli volle seryire l'illuminismo con le sue poesie con le sue opere storiche, con i suoi 'scritti filosofici · ~ gl'ullimi non son ptmto le sue cose migliori. Perciò bisogna tener conto dei primi se si vuol essere giusti col patriarca. di Fernt>y e con la sua formidabile attività•· O. A. Ellissen, l'ollaire als Denker, 1924, p. 89. (17) ·Coloro che in Italia osano ingimiarc la liberlà mo• si rano perciò solo che essi sono degli anormali e che il 'rraesc dove la loro attività si svolge con successo 'attraversa una· paurosa eclissi della civiltà. ' BibliotecaGino Bianco coscienza dei tempi suoi, infonnar di sè questa co– scienza, formarsi un popolo conforme alle sue dot– trine; ed in sostanza ci riuscì; ma non come arido elencatore di tesi, impassibile dimostratore di veri– tà ordine geometrico; sibbene come critica che si fa arte, come arte che si fa eloquenza, come elo– quenza che si fa vita, e quindi è h1tta limpidezza ed evidenza, poichè a bui0n diritto potette van– tarsi, que~to estensore cli centinaia cli ope1~ee di migliaia di scritti in tutti i generi immaginabili, di non aver mai composto « frasi » e cli aborrirne come da un'offesa al gusto. . . In qpesto senso egli è tutto lo spirito dei lern,pi nuovi, chiamiamoli pure (< borghesi », ma con 'l'accordo che ai tempi « borghesi » seguono item– pi «proletari», che poi son fetti dallo stesso prin– cipio. Il razionalismo della vita è ciò che con– tradistingue l'epoca borghese, ma anche l'epoca .prnletaria ( 18). Ed anche come persona, Voltaire è l'incarnazione dei tempi nuovi, con la loro sete del lucro; col loro desiderio di ricchezza, col larr. bisogno di agi. Egli non pose lo spirito dei tempi nuovi soltanto nei Hbri. Si fece banchiere armalo– re, diplomatico, co'.onizzatore. Ebbe vasce'Ui in ma– re. Ebbe fortuna in tutte le sue impres,e; creò fab– briche cli seta, di .calze, di oriuoli; fu agronomo.· ebbe un podere immenso, che diresse egli stess;, e su cui div>enne l'allevatore del più bel brs,l iame cl'E11ropa. Costruì un villaggio, una chiesa e un teatro. -:-- Qual meraviglia? Nell'~rticolo <{ Dio » · del Diziollilrio filosofico, egli fa che Logomachos domandi a Donclinac, suo iriterlocu~ore nel dia– logo: dì un po', amico mio, credi Luche la materia sia eterna? E Dundinac, che rappresenta il fi– losofo, risponde: che· m'importa se sia eterna o non lo sia'? Quanto a me, io non esisto dall'eternilà e non durerò qu~nlo l'eternità. « Je ne veux point etre philosophe, je veux etre homme ». - \'ol• taLre non volle essere filosofo, volle essere uomo n fu filosofo solo per. essere uomo, cioè per propor'rc a se stesso ed agli altri quella s,ola filosofia che ~~mvie~e agli uomini, quasi dicendo che quell'altra filosofia (la mela:fisica nelle sue infinite manifc– s~a~io~1ie ~eformazioni) non era per gli uom~ni, eme, m ultimo non era nemmeno una filosofia. Questa filosofia volterriana noi la studieremo; noi ve~lremo se il tempo le ha fatto ingiuria; e forse n~n dovremo concludere che, dopo un ·1ungo giro eh fantasie, è ad essa (meno gl'ironici veli e gli av:vocateschi ripieghi, necessarii anche ad un Vol– taire nell'epoca in cui al giovinetto diciannoven-. n~ La Barre s'infliggeva lo spaventevole suppli- .z10 della -ruota per non essersi tolto il cappello al passaggi-o di una proeessione ... ) che gli uomini ritorneranno. Le-necessità promananti da un do– minio di classe ci faranno comprendere perchè questo ritorno è così contrastalo; e, nel compren– dere questo, più che Voltaire, ci aiuteranno .alcuni contemporanei suoi, il D'Holbach, n-1e1vétius · più di tutti, forse, quel singolarissimo tipo di pa;roco ateo e comunista,_ rrean Meslier,· la cui Ye- · ramente bizzarra figura di ribelle rassegna– t~ all~ menzogna durante la .propria 'Vita, ma . di cosi spaventevole audacia nell'esercizio intimo del proprio pensiero, che egli intendeYa consa– crare_ soltant? ai P?Steri,. rimane sempre un gran– de emgma ps1col?g1co. La semplioe e spontanea fi- - (18). • Inf_in~ l'altivi!à cld soggetto economico capitalistico e ra:.10nallst1ca ,. \\. Sombart, Moderne Kapitalismus, I, 1902, p. 199. - ·E, i\larx: • L'aspetto del processo vitale della ~ocietà, .ci?è ciel process? materiale cli produzione,. smette 11suo m1st1co velo, non s1 Losto esso, qual prodotto degli uo– mm1 liberamente associali, è solloposto al loro controllo consapevole e svolgent~si s~corn_lo un piano •. ]{apital, I, 4.n ed1z., p. 46. - La raz1onall=za=1Qne della vita sociale è fallo tanto capitalistico, quanto socialistico; anzi nel socialismo è ancora più accentuala. 'L'irrazionalismo che oggi imper– versa --fra gl'Italiaui, è un'altra prorn cl~e essi o noia sono o hanno smesso di essere un popolo , moderno •· r
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