Critica Sociale - XXXV - n. 20 - 16-31 ottobre 1925

1 • I CRITICA SOCIALE 263 opera della organizzàiione e della conservazione di una sistematica Jnegaaglianza· fra gli uo- mini » (7). · . . Lo spirito "rivoluzionario ,, dell'opera di Vo!taire. Dunque una letteratura individualista; che farà il massimo appello alla ragione dell'individuo, una letteratura anti-metafisica ed anti-autoritaria, una letteratura necessarianre:nte liberale, anzi libcrla– ria e, di più, non sistematiça, cioè che non pione limiti a se stessa e non .vive d'illusioni, .nemmeno che tutti siano fatti .per essa e che tutti debbano accoglierla; ma che contiene l'implicito enunzialo che Ciascuno ne può far sua parte e, gradatamente, eon un processo di auto-educazione, giungere alla propria libertà. Borghese? Alcuni socialisti (So– rel. Pleckhanoff, Proudhon, ecc.) lo penseranno; -no, semplicemente rtvolùzionaria. Lo dimostrerà il caso di Voltaire, che certi tali, deviati da alcune manifestazioni non comprese della ,sua ·ricca e potente personalità, considereranno un buon bor– ghese od un pretto co}).serYatore. Certo, la bor– ghesia, allora che è ancor.a una classe compatta, non troppo screziata_ e graduata come ora è, tro-. verà fra le sue condizioni di vita e quella lettera– tura qualche nesso, qualch~ suggerimento o q~al– che spinta. Ma, chi consideri questa letteratu.ca nell'intimo fondo, essa è piuttosto socialista, anch~ se Ja parola ~< socialismo » non era nata ancora, ed aspettava Roberto Owen che la pronunziasse;· « socialista », si capisce, cum grano salis e molto sulle generali ( 8). Del resto non sarà Voltaire a farci conosce1,e tt parroco rivoltato Jean Meslier, il più gran negatore cli tutte le autorità divine ed umane, che sarà nato sotto la cappa del cielo, e che probabilmente senza il patr,ocinio postumo del gran nome <j.i \Tollairc sarebbe rimasto ignoto 'l Qµesta lelleralura è jnternaz10nalistica, cosmopo– lita, antipalriottica, YioliCntemente irreligiosa'? Quindi « noci va ». inlant,o stabiliamo due cose; 1. mai letberatura fu più di quella, quanto ai mo-· tivi e forme, popolare ·e accessipile al popolo; · 2. n~ssun popolo ci si manifesta più spontanea– mente nazfonale e {iera1nenlc unito del popolo francese, più.atto a respingere ogni offesa alla sua integrità morale e territoriale. Prendiamo atto, e lasciamo i reazionarì abbaiare alla luna: ci fa– ranno divertire. Il popolo, che l'ha fatta sua (per quel tanto al– meno che un popo1o può far sue teorie ed espres– sioni di sentimenti e di idee) e che quella teoria ù suggerì o elaborò, ne risentì un effetto corrobo– rante. Pochi anni prima che il secolo si chiudèsse, il popolo francese fu chiamalo ad atleslare il vi– gore e la bontà di quei principii nelle strade, neJJe assemblee, ~ui campi di battaglia, m sommesse, in battaglie, nelle controversie parlamentari, sul tea– tro, nel libro; e dappertulto riuscì vittorioso, ri-• fatto, ricco cli uomini, cli opere, di azioni. E fu opera di quel ri'sveglio nazionl).le, che la lellera– lura del X\'III secolo promosse (Pierre Baylc, Fontenelle, l\fariYaux, Voltaire, Diderol, Rous– seau, Buffon, Chénier; e poi i filosofi, e poi gli economisli, e poi i socialisti. .. ) e che la riYolu– zione cortsacrò. Che cosa il feudalismo, le depre– dazioni fiscali, e l'istupidimento clericale aves– sero fallo del contadino francese fino alla Rivo– luzione, lutti sanno; e che cosa il contadino fece· LullaYia nella RiYoluzione e nella guerra, Lulli sanno altresì. Un soflio, un alilo 1 per quanto lieve, (7) E. Fagnel, Dix./111ilic)me sh\c/e, p. XIII-X \'I. (8) • ì\la il socialismo J11oderno, dal punto di vista dt'lla sua forma teoretica, appare in principio come nno ,-viluppo ulteriore e più conseguente dri principii posti dai grandi illuministi (.l11/kliirern) francesi del X\'111 secolo,. F. EH– gels, :lnt i-Diihring, -SLuLLgarl, 1901, p. 1. Biblioteca Gino s·ianco di quella letteratura isuscitatrioe- era giunlo fino ad esso; e l'effetto non era mancato. Poscia la borghesia:; divisasi dal proletaria– to, abbandonò quel pensiero; ma l,o ereaita– rono le classi popolari ( 9); e l'effetto fu il me– desimo. La ·bellicosità del proletaria lo frances,e, che sol tanto una :riealizzazione repubblicana ed antic~ricale, la quale, però, era anch'essa nei sen– timenti e nei programmi di quelle classi popolari, potette, se non vince:rie, attenu-are, dopo la Co– mune; attesta delle virtù animatrici di quel pen– siero, passalo, attraYerso Babeuf e Blanqui, nel movimento riYoluziònario del prolelariato france- se. E si spi,ega. Una dottrina, che fa appello alla .1·agionc individuale, che stimola le facoltà del– l'indi,viduo, o giustifica lo sviluppo di queste fa- . collà, crea necessariamente una nazione ed un~ classe non di peoore belanti dietro un pastore, ma di uomini. Quell'ufficio di suscitamento deHc energie individuali, che, già prima in Germania, nei Paesi Bassi· ed in Inghilterra, adempì la Ri– forma religiosa; lo Lenne in Francia la letteratura del XVIII secolo. E dovunque essa ha percorso, pòtentemenJe, classe o nazione, la risposta è stata energica e piena. Si può vederlo al confronto con Paesi dove, 12er ragioni inerenti al loro sviluppo storioo, Italia e Spagna ad esempio, è mancalo .l'equiv,abente. Voltaire non si crea; si sa; si può trapiantarlo? Nonostante il suo cupo formalismo di marxista .slavo, Lenin, con l'intuizione del rivoluzionario clj razza, oonsiglia ai sùoi compagni di partito; e al la nazione che il caso gli ha ,dato da goyernarc, di volgersi alla filosofia materialista. franoese cld XVIII secolo. Egli scrive: « Già da molto tempo · Engels ha racoomandato ai condottieri del mo– derno prol,etariato di diffondere largamente fra l'E' masse popolari lie tracluzionj della letteralura po– lemica atea del XVIII secolo.· A nostra gran<lc · confusione dobbiamo confessare. che noi non lo abbiamo fatto ancora. (Uno dei numerosi. esem– pi che è più facile in un'epoca rivoluzionaria con– quistare il potere, anzichè appropriatamente sfrn tlar1o). A tratti yuolsi giustificare questa no– stra pjgrizia, inattività ed incapacità, con motivi « deYati », ad esempio si afferma che la lettera– tura ateistica del XVIII secolo sia antiquata, anli– scientifica, ingenua, etc., e simili. Non conosco nulla di peggio che somiglianti sofismi dalle dot– te apparenre, i quali nascondono o pedanteria-o una completa misconosoenza del marxismo. Cer– Lamen~e,negli scritti ateistici dei.riYol uzionarì del X\'III secolo spesso manca l'acoertamenlo scien– tifico e vi è dell'ingenuo. Ma l}essuno vieta all'e– ditore di tali scritti d'abbrt>viarli e, con opportune appendici e rinvii, rilevare i progressi che l'uma– nità ha fatto nena·crilica scientifica delle religioni, dalla fine del XVIII secolo. La battagliera, vl:rnce, fine, spiritosa pubblicistica della finr drl s0colo X\'III, che attacca apertamente il clericato do– minante, si dimostrerà mille \'olle più appropriata a risvegliar l'uomo dal suo sonno 1~eligioso,anzi– chè le noiose, seccanti ripetizioni marxistiche, non rischiarate da fatti nuoyi scelti appropriatamenlt>, che preponderano nella nostra letteratura e così copiosamente deformano il marxismo» (10). çiò spiega la duratura gioYinezza del X\'Ill secolo. (9) « Aiqsi, au seuil clu vinglième siècle, recommençait la Ligue, explosion subile, •en apparrncr, et qui parut telle aux esprits superficiels, mais qui, en fait, avail élé préparée, couvail depuis longlemps. Le cas de Dreyfus ne fnl que le prétexte, comme cela fuL avoué par le pape lui-méme. Ce qu·on volùail, c'esl étrangler la sociélé laìque, « reviser la Révo– lution, faile au seni profit de la bourgeoisie et confisq11éQ par les J11ifs • . (Dumont), abolir les dieux étrangers, le1. l'aux dogmes cle qualre-vingl n~uf . J. Reinach, Hisl. de f'·:tff. Dreyfus, vol. Il!. (10) Uriler dem Banner des .llarxismus, N. 1, p. 11-12.

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