Critica Sociale - XXXV - n. 20 - 16-31 ottobre 1925

C~ITICA SùCIAL~ gli occhi al fatte ~he,. ~ove essa penetra di sè un popolo, dove essa~' pm o.~eno, la luce _crep~1sco– Jare con la quale r popoli s1 conducono, col~ ap– punto la tragedia umana, questo spetlacolo d1 fol– lie, di sangue e di assur~ità, perde gt~alcun~ delle · sue scene più ripugnanti ed _oppress1v~, ~ 1uomo risparmia a sè stesso q~ialche mul~le sev~zia '. Que: sto capitano epreo, s1mb~lo e nas~uD;to d1 ,t_ant1 supplizi, s~rebb~ m?rlo d1 sole _e d1 d1speraz,10ne– sullo scoglio solitario del suo tormento, do,e. J~ fortuna non lo avesse fatto nascere frances,e, cioe d'un popolo nel quale il sens~ ~ell_acultur3: ,rende accessibili alla valutazione det fatl1, e con. cw stes– so meno massiccia ,e frequente Ja tentazione ~el– l'errorie. La ragion di Stato e la ~ibertà dell'individuo nel pensiero del secolo XVHI e nella Francia d'oggi. · La batt~glia intorno 3:l capitan_o Dr~yfus fu ii casp più celebre di vittori? del raz101:al1~mo popo– lare contro il senlimenial1smo cwtontano. Quando si volle veder chiaro nella faccenda, non si tro– varono che falsi e menzogne in ser,rizio di ~ip.'i– d~a preconcetta,: la ragion di Stato. _d~lla _difesa nazionale, che -e appun~o una « ragione » m~ la raofone d'un essere astratto e non quella dell ov– vig individuo della vita co~nunc. La vittoria fu. possibile appunto perchè masse ~ospicuc dtncti– viclui. non rinunziarono ad esercitare (o s illu– sero di esercitare_; ma anchre l'illusione è un.mo : tivo che corrisponde alla natt~ra del fatto d1 cm è una copia immaginaria) la loro ragione indiv~– duale sulle cose delle quali si giudicava. Fu 1l caso più celebre, ma non lmico, 1~ella ~tori_adella Francia contemporanea. Esso. spiega ~n via. ana– Jogica perchè, di Lutti i p-op?h europei c0nl1~en– lali nonostante la complessità della sua stona ~ la delicatezza della sua posizione geo.grafica,. _i_l f_rancese è il più libero, e. guello che 1:neno s1 e conservato, infedele aHe esigenze della libertà po– litica. Un popolo presso il q\iale esiste la ma~giore inclinazione - ·che è anch'essa cosa relativa -~ a servirsi della propria ragione per comprenderC:' è decidere cioè un: popo1o ·in cui l'individuo t.' · meno ,som~nerso nella collettività, che è s-emp~r · tradizi,one ed autorità, quando non pure ottusi– tà ( 5); questo popolo godtà sempre il _m~ssiino grado di libertà. La f.ort~na_ dell~ Fran.~ia ~ .statet - a prescindere da rag10m etmchc pm np9ste: che anch'esse si risoly,ono in ragioni storiche _– che tutta la sua civiltà fu un'educazione dell'in~ ctividualilà e quindi della ragione é della libertà. ·E poi un'a singolare tortuna della sto~ia: u_n~e- · colo, tutto un secolo, d1 una cultura raz10n_a!1stica e popolare, di una l~tteratura CO~P?St~ ~d. mten~ zione del popolo, clL una filosofia md1nzzata _act intronizzare la ragione, a farne la norma, la gmcla spirituale ed il consigliere dell'uomo. E che let– teratura, e quali -scritti! Può darsi bene che j I critico letterario francese, fra tanti tesori che la culi ura del suo Paese -gli offre, con una specir d'indifferenza da gran signore, trovi i] secolo XVIII « singulièrement pale enire rc,ge qui le pré- pire el notre cléinocratie superinlellecluelle ,. Ed. Rcrlh, Le., méf ails des intellecfllels, Paris, 1914, p. ~16. -- Sono questi paradossi che hanno condannala la prometlenle scuola sc,– reliana .all'estinzione. (.5) In questo senso io non mi stanco di ripetere che è un eno1·e definire il popolo italiano nn popolo individualista. L'individualismo è il frullo più alto della civillà, e non è il caso di rinvenirlo presso un popolo come il nostro, con– tristato eia un ·così grande an~lfabetismo e eia una così grande criminalità. Popolo non organizz,alivo, non discipli-. nato nel· senso dei freni autonomi, pe1:ciò ·facile preda del clispo.tismo straniero o indigeno, sì; ma questo è- proprio il contrario dell'individualismo. · BibliotecaGino Bianco cè·de et cehli qui Le · s11.it » (6). L'arte,. C?me te~-– nica e come ispirazione, ha potuto. bemss!mo rag– giungere in Francia le sue vetle più lummose nel XVII e nel XIX secolo. Ma la questione è .un'al– tra: la Francia, questa Francia comp:osta ~i Fran– oesi che ·abbandonata la scuola primaria, nella ' ' f t . ' o loro a,ran ma<rnioranza non requen ano pm scu ~ le, nf a seguo~°o .i corsi .di con~eren1JC, leggono 1 criornali le noveJle ·e i romanzi, talvolta q~alcnc libro stt questi,oni special~; g~esta . J:rancia s::~ - rebbe il Paese della libera mrl1v1duahta, della cr1,. tica esercitala popolarmente sulle cose dello Stato e talvolta della cultura, un Paes-e che n~n rclr?– cede più quando ha realizzato un pas.so mnanz1_; qualora il .secolo X'\!III, col _suo séguito della ri– voluzione non lo avesse foggiato o rifatto con una letleratur~ che, per i s~9i fini e pe~ le ~ue ma– niere, si propose non gia soltant:o. d1 arnv~re al popolo e di penetrare !1,els~o ~p1r1to, i:na d1 ser~ virlo nell'umco modo m cm s1 serve '11 popolo .. svealiando negli individui che lo compongono il sen~o della loro persona, delle esigenze da cu~ dipende lo sviluppo della persona, ciò che p01 è la libertà tanto nello Stato, quanto nella So– cietà?. Guardando l'Europa vediamo che vi sono in essa popoli culturali, e popoli c!1-en~m ,lo sono_; culturali indiscutibilmente, Scandmav1, 1 edesch1, Inglesi Francesi; non culturali: Slavi, Balcanici, Medite~ranci con qualche incertezza di ea1alo– g2mento' pe~· gl'Italian_i, ~he, in i~tratl geo– grafici e sociali deleru1\n.al1, cu~tur_ah _s?no. _E, per quanlo è dei Frances~, 1mmagma1l_crit1c? che, senza il secolo XVIII, c1 sarebbe arrivato 11 po- polo suo? . . ... Non pare, appun~o §e 10 _1o sen~a defm1to_ da lui. « Cercando, disculendo, 1mmagmando, chiac– chierando, il XVIII secolo è arrivato alle sue con– clusioni. Alla fine esso è ar_rivato 1 a una specie tli accordo su di un cerbo numero di idee. Queste · idee non erano precisamente il_ punto di arrivo d'un sistema ben legato e, ben oondotto; eran~ delle proteste; es~e avevano ~m carattere quasi streltaiiJ.1ente .negativo; erano 11 secolo XVIII che prendeva coscienza di tu_ttoque~lo in ~ui non cr~– deva e non voléva credere .. R1velaz1-0ne, trad1- . zione autorità era il cristianesimo; ragione per– so'nalè potenza dell'uomo a trovare la verità, li– bertà di credenza e di pensiero,..disprezw del pas– sato sotto il nome di legge del progresso e della perfettibilità indefin~ta, questo fu il secol~ ~YII!, e questo non vuol dire altro se non: non c e n– vel azione la tradizi,one c'jnganna, non c'è bisogno d'auto,Òtà. Come conséguenza, grande rispetto (almeno in te.oria) dell'individuo, della persona umana presa· isolatamente: poichè non è Ja suc– cessione dell'umanità che conserva il ~egreto, ma è_ciascu'no di noi, costui o colui, che può sco, prirlo, l'indiv~duo div!e~ ~a.cr -0,e si ripo~l!i su - cli lui l'omaggl,o che si e ritirato alla trad1zt0ne. Come conseguenza, tendenza generale all'idea, un po' vaga di eguaglianza, senza che si sapesse esa_t– lamente.' quale, fra gli uomini. A questa tendenza molte cose vengono a contribuire: l'egaaglianza reale che il dispolismo ha finito per mettere nella nazi~ne stessa, una volta minutamente ger~rchiz- . zata; l'eguaglianza finanzial"ia relativa, che l'im– poverimento dei grandi e l'accessione dei _borghesi alla fortuna comincia a stabilire; più di tutto l'or– rore dell'autorità, mentre qualunque _autorità,- spi– rituale o materiale, non si costituisce, non si con– serva specialmente, se non per mezzo di una ge– rarchia, non potendo essa scendere dalrapice ·a tutte le esfremilà della base se non per mezzo di unà serie di poteri' intermedit, i quali dalla parte· dell'apice obbediscono, dalla parte della base comandano, non sussistendo~ infine, che ad ~E. Faguel, Dix-huitième siècle, Paris, p. V.

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