Critica Sociale - XXXV - n. 20 - 16-31 ottobre 1925

C1UTièASOCIALE - 261 fosse un lettore assiduo di Voltaire » ( 1) ; e si ca-· pisce che Voltaire è.penetrato addentro nello spi– rito francese, anche se più tardi il romanticismo, Comte e Taine tentarono rimuovere questo spi– rilo da quel suolo. Un Paese culturale è un viscere che assorbe, utilizza e inc,orpora tut– te . le manifestazioni di . pensiero,· che in es– so si.produc0no, anche s,e più lardi muti il conte– nuto di questo pensiero. E questo Voltaire civile e civilizzatore, razionalisla e tollerante, liberale e anticristiano, individualista e nemico dei poteri arbitrarì, francese e internazionalista, spiriloso, profondo e fine, tutt-o garbo e tutto acido, secondo le necessità e le convenienze, serrwre a suo agio con i re, con le grandi cortigiane, con gli accade-.· miei, e con la plebe; padrone della sua parola e dei suoi att~ggiamenti; questo Voltaire, in· soslan- , za, è lo stesso spirito della Francia colil.tempora– nea, dove non si fatica punto a ritrovarlo. N alo da)la Francia, si è ormai fuso con lo spiritò del suo popolo. E quando, taluna delle pi11 vivide e luccic– canti manifestazioni del suo genio torna-, per, in– tuito di ,editore, in mezzo alla vasta massa dei let– tori, è ttna gioia e un trasporto. A quel segno il Francese si riconosce senza difficoltà. Voltaire è entrato nell'anima della Francia, e ormai è una cosa so·la con ·1a coscienza di essa·.· - Credo che nella reciproca rispondenza dello scriLLore e della massa, nell'attiludine d'un Paese a nutrirsi di un pensiero, di un'arte, a incorporarne c1uel tanto che un popolo riesoe a far suo; cioè con molle deformazioni e attenuazioni, a sentire il pensiero e l'arte come no1'hm sulla quale si do– vrebbe condursi, anche se non ci si riesoe; mi pare che proprio in ciò consista la natura « cul– tnralc » d'un 1~opolo, la sua inclinazione, il suo istinto <li progresso, cioè l'indole sua di agire se– condo ideali o forme sempre meno grezze, aspre -e forti. Da questo punlo di Yista, non vedo che l'Italiano rassomigli al Francese, e potrei dire al– l'Inglese e· al Tedesco, nel primo dei quali questa inclinazione è più costante, e nel secondo più re– cente, ma più i;ntensame:ntc seguita che non presso Francesi ed Inglesi; ma qui parUamo soltanto dei Francesi. Di Dante ci hanno allagalo scuole, ri– trovi e case, ma Da,nte, troppo antico rispetto a 11oi, non può diventar popolare se non per la sostanza cli cattolicesimo del suo pensiero, che nell·animo del popolo può trovar rispondenze solo nelle più grosse sup,erstizioni -che questo custo– disce. e professa. Quanto all'arte, la stessa remotez-– za di lui la fa oggetto di riflessione e di m~ditato esame, cioè non soggetto di godimento popolare. Di lui, dunque, non è a parlare, come poeta o pensatore che gl'Italiani abbiano tenuto per nutn– mcnlo del •pensiero. Quale scrittore invece più letto del Manzoni, e poi del Guerrazzi? Ma il Man– zoni, commiserat-0re angosciato delle tristizie uma– ncì I?r~ponilore .d! una morale d~ tolleranza_ e di cristiana fratermta, tu non lo tron nella coscienza del popolo nostro, che, o per la lunga consuetu– dine de-1 .Patimento non avverte più la cattiv~ria sotto la ·quale è prostrato, o, esercitando sulle al– trui spalle piegate la ferula, gode della sua triste supremazia. Quanto al Guerrazzi, travolgente, im.– petuoso, sdegnato, profeta di Ubertà e di egua - glianza, quale traccia ha segnata nella coscienza di un popolo, che ha rinnegato senza combatti– mento la libertà? Nelle Yicende che costituirono quel, lungo sYol– gimento storico, che fu il prooesso Dreyfus, dalla condanna del capitano ebreo innocente sino alla sua riabilitazione ( 180•1-1906), si Yide l'inr-Iuenza che esercita in Francia la cultura e l'intellig~11za; (1) J. Reinach, Hisl. de l'Aff. Dreyfus, voi. III, Paris, 1903, pag. 281. Biblioteca Gino Bianco e non già fa cultura e l'intelligenza volta a risol– vere problemi tecnici; che è quella delle scienze positive, le quali agiscono solo· alla lunga nel de– terminar,e per vie molto indirette gli orientamenti generali del pensiero; ma la cultura delle idee ge– nerali e dellè conoscenre attinenti alla vita so– ciale, che è la sola, la quale agisca immediata– mente sulla massa. I sostenitori dell'innocenza del capitano furono detti «in.tellectuels.» (2), ·non solo perchè molti ·di col,oro che scelsero 'questo partito proYenivano dalle professioni in cui si esercita la cultura, ma anche perchè essi affer– mavano il diritto dell'esame, in contr.apposto alla. ragion di Stato della cosa giudicata; nel quale dL– r.itto di esame si concreta la facoltà dell'intelletto di intender~, e. di giudicare, in conformità di ciò che si è inteso. E questo titolo toccò soltanto a loro, sebbene gli uomini di cultura_ francese fos– -sero molto divisi sulla questione dell'innocenza di Dreyfus, e forse la maggior parte di. essi, in conformità dell'indol~ quietistica di · coloro che esercitano uffici puramente di coltura, propen-· desse per la opinione del lasciarsi ·ie cose come le avevano fatte la sentenza del primo tribunale di g.uerra e le costanti affenuazfoni dei cinque Ministri della guerra, che ayevano aY~to occa~ sione di pronunziarsi sulla facoenda. Ma gli altri rivendicaYano i diritti della Ragione, che è in– telligenza, cioè discriminazione e giudizio; perciò solo i revisionisti potevano vantarsi di esser.e « in– tellettuali »_e portarono fierament-e questo ti– tolo (3). Infatti furono propri•o coloro. per i quali il ino– tivo della cosa giudicata, la sentenza dei Mini– stri e dei generali competenti non erano validi, che ebbero il sopravvento; cioè apparve che là dove i dirilli della ragione e detl'esamc non· sono conculcali, gli uomini hanno qualche maggiore probabilità di non piegarsi all'errore o ·aua ini– quità. Ma questo suppone un popolo, nel quale lo facoltà di analisi e l'attitudine a conviircersì secondo motiYi logici sia notevole, e dove perciò le manifestazioni dell'inleHetLo trovino il più largo favore. I. documenti pubblicali dòpo Ja guerra, disperdendo le ultime ombre che ancora potevano gravare sullo sYenturato ebreo, hanno dato pie- .namente ragione ai fautori dell'esame e cl,ell'inda• gine, a coloro che non si arreser.o al fatto bru– tale della cosa giudicata. Con_ questo si ebbe la prova che un popolo culturale ha qualche pr:oba– bilità maggiore degli altri di non diventar vit– tima delfiniquità e della v.iolcnza; circostanza che apparirà confortante per tutti coloro cb.e difen– dono i diritti dell'esame e della critica. All'intel– ligenza, come elemento attivo della vita sociale, sono stati rivolti tanti rimproveri: esser arida, dis– seccatrioe, egoist;ica, priva di simpatia per la Yita concreta. La prevalenza degli intellettuali ci ri– porta a Bisanzio ( 4). Ma intanto cònie chiudere (2) Anatole Fra.nce osservò che era del cattivo· francescl perchè intelletluale è un aggettivo che significa solo una facoltà dello spirito. Però la parola era stata adoperata nel senso di persona dedita agli uffici della cultura, sin dal 187D, dal Maupassant. E con questo solo significato essa -è passala nell'uso italiano. (3) « Voyons! Comprenons clone ce qui se passe dans celle. rue: c'est la bataille de l'idée conlre la couleur, de l'éxpériencc contre la métaphore, de la justicc contre la sentimentalilé, en un mot c'est la coJlision fa plus symbolique et la plus for– midable que l'histoire ait jamais enregistrée contre le po– sitivisme et la métaphisique. Et, au momcnl où l'humanilé jo-ue sur son avenir, nous resterions, nous, conf.or.tablemelll installés entre nos qualre murs, gravement occupés à monlor notre scèpticisme en camées·/ •· J. Benda, Dialogues ù By– ::ance, Paris, 1900, p. 320. (4) « Il n'y a pas de régimes plus corrompus que reux oi'i les Intellecl11els détiennenl nne piace lrop considérable. Tout le monde sait qu'aux temps de la décadence romaine les arts et les lettres avaienl aussi le haut dn pavé; on connait le ré– &ime de Byzance; j'ai rappelé le XVlH siècle, le secorid Em-

RkJQdWJsaXNoZXIy