Critica Sociale - XXXV - n. 20 - 16-31 ottobre 1925

266 CRITICA SOCIALE losofia volterriana aspetta anch'essa UJ?-3: nt~ov~ r~– voluzione per trionfare .. Quelle. ~o:n.d1z10md1 li– bertà soggettiva, economica e pohhca, che av~vano soltanto V i grandi del tempo suo ~er accogherla 1 - le avrà ·un g~or!1otutt~. l'u·!llam~à, 9uando gh strumenti matenah della vita, 1 capit~h,e la terra 1 avranno cessato di essere un monop_oho per alcum soltanto? È l'ipotesi del socialismo pro~etario. Coloro che sono oppressi da questo ntqrno ag– gressi ,;o del fanatismò, dell'~ntollera~za, dell~ cru– de] tà e di quella forma particolare d1 coda~dia eh~ è lo spirito.di «prepotenza» (19.), spec~e b~r-– bariche della vita ripullulat~ col nome d~.n_az10-: nalismo e di imperialismo; mvocano lo spinto d~ Voltaire come un rimedio. E già dal grado come •1 Paesi sono dispos"ti ad accoglie~lo, _si r~cava u11:a seria indicazione circa la loro mclmaz1one a vi– vere in quella maniera df co_nviven~a uma~a-~he_, secondo lo stesso parere di Voltaire, p110 dirs, civile. Voltaire e l'Italia. Sino·olare il ·caso dell'Italia. Pochi Paesi, lranntforse l'Inghilterra, ma in un senso diame– tralmente opposto, hanno occupato Voltaire quan– to l'Ila!ia. Le menzioni dell'Italia abbondano nell~ opere di Voltaire. Qnesti_one della lingua, que– stione del teatro,. un apprezzamento generale del– l'opera di Dante e del poema cavalleres~o !]-ello . Ariosto, il Rinascimento: son tutte quest1oru che egli ha esaminalo.· Volta.ire ha ~ombat_luto tutta la vita contro l'oscurantismo e 11 Medio-Evo; e si spiega quindi l'interesse eh~ egli ha preso :ad un Paese che in Dante ha dato 11poeta del Med10- Evo·,e neÌla Chiesa il massimo ostacolo alla civiltà. laica ed alla vita moderna. Tranne che per ecce– zione egli non ha mai fatto dell'arte per l'arte, e tutta la sua arte compresa Ja sua critica letteraria, è una battaglia;' ed anii ai Fra~cesi eg~i rll!lprove– rava appunto questo occuparsi delle mez1e ( 20). Lo stesso s•enlimento polemico lo mosse ad occu– parsi dell'ltalia e della .sua letteratura. Ma fece anche di più. Ebbe netto il senso della necessità che l'Italia si unisse in un solo Stato nazionale! preferibilmente ne]]a for,ma unitaria eJ se n?, m quella federale. II marchese D'Argenson, amico e protettore del Voltaire, ne1 suo passaggio al Mini– stero degli Esteri (novembre 1744-gennaio 1747) aveva avuto la cb.iara idea dell'unità d'Italia, sotto forma di repubblica federale e oon la totale esclu– sione delle potenzie straniere (21). Voltaire di– viene il più entusiastico patrocinatore del pro-– gello del D' Argenson; tanto più che, molto pro– babilmente, era stato lui, se non a suggerirgliene l'idea, a rafforzarla con i propri convincimenti personali; poichè vediamo èome, in una lettera a Federico II del 6 g,ennaio 1739, egli sostiene l'idea dell'unità d'Italia. Scrivendo al D'Argenson (8 gennaio 1746), giudica il suo « il più be_lpro– getto politico degli ultimi cinquecento anni ». Cir– ca vent'anni dopo ( 6 giugno 1764), scrivendo agli autori della Gozette litléraire, ritorna su questo chioc}odell'unità d'Italia ( 22). - Si sa come gl'I- ( L9) Oggi in Italia si confonde spesso « prepotenza » con «violenza». Questa è forza elle si oppone ad altra forza; ed ì: morale nei li1niti in cui è sonetla da tu1'idea. La « .prepo-' lenza.• è una forza unilaterale esercitata su chi prodil"oria- 1nente è stato messo nella condizione di non resistere. Essa, non è che un caso di codardia. Non potendo essere sor1·etta da un'idea, è sempre immorale. (20). Egli li chiamava: . « Parfails dans le petit, snblimes eJ1 hijoux, Grands ihventeurs cle rien ... ». • (21) D'Argenson, Mémoires, Paris, 1867, vol. IV, p. 266 e seguenti. (22) Rifacendosi alle origini ideologiche della rivoluzione francese, e quinci i all'infltrsso che vi ha esereitato Voltaire, si spiega come la politica del Comitato di Salute pubblica nei riguardi dell'Italia fosse indirizzata a promuoverne l'unità. L'tmità d'Italia è un'idea rivoluzionaria dell'illuminismo fi- . BibliotecaGino Bianco taliani facenti professione di politica siano sens_i- . bili su questo ·punto, essi ci:ie vanno al~a cacci.a di ogni sorta di « precursori » del_pens1~ro un_1; tario- e che in casa ne hanno cosi- pochi. E c10 avrebbe dovnto singolarmente giovare a!la for~ tuna del Voltaire in mezw a loro. E cosi non e stato... · . . Lasciamo i suoi contemporanei. Ebbe am_n~ira– tori p.er ragioni di moda e per la sua oppos1z10~ .a R~ma, i principi italiani di case stramere; ed_ 1 riformatori del cenacolo milanese del Catf è. Ost1- Jissimi i veri rappresenta,nti della cul~ura ital~an_a del tempo: Ge~oves,i, Galiani, Ba~etb ed_Alf~er1. La cultura italiana e nata col codmo. Chi la 1 ap– pr-es-enta n-0n è Bruno, ma Bellarmino che. lo bry– cia · non Galileo ma lo stesso Bellarmmo cnc gl'ihgi unge di rit~_attarsi.:. Già pochi a11:nid~po la morte del patriarca d1 Ferney, M_ont1e Pm~ dernonle ne condannavano la memoria. Manzom rifiutò a Voltaire lo spirito filos:ofico; ~azzi_n ì, Gioberti e il conte Balbo,· per citare scrittor1 .e pubblici'sti di tendenze politiche molto divers~, lo esecrano ed apprendono a de~est.~rlo. Gi~o Cap_- 1,oni non sa negare Je sue antipatie; e Mm.ghetti, vi·silando Ferney, non sa nascondere. la su_a viva repulsione per Voltaire (23) . .- Ma ~orse 11 vero pensiero degli Italiani contemporanet sul grai:idt~. illuminista è -stato esposto, con notevole obb1~t– tività, dal -BonghJ, che non fu soltan_to un 1wbiJ.~ e penetrante seri Itore, ma un vero mt-crprete d1 quello stato d'animo na!11r'."-l1?ente « _m0de~a~o >?.' cioè conscrYatore, che e t1p1co degli u01~m1 01 cultura italiani: « L'impressione che egh_ (Vol– taire) lascia in me è ,insieme grande e p1ccola .. Troppe cose ancor mi commuovono, delle _è(uah egli ha riso, e che ·tuttavia non posso t·ogherm1 dall'animo. Egli ha dislrtLtto molte cose, che, ~ .dir vero, .se ne andavano da se stesse. E non s1 può negare chè egli ab~ia aperto• )a sti~a~a a molt~ ricostruzioni ndl'àmb1lo della vita c1v1le. Ma le rovine che eo-I i ha causato, penetrano p-iù avanti nello ;pirilo ~mano, che non aiutino al progresso sociale lie · ricostruzioni, iche egli ha prepa:– ·rato. » ( 24). - Il vero torto di Volt~ire di front~ _ allà cultura italiana è di « aver distrutto », eh « aver accumulato rovine », di « esser penetrato con Lospirito rivoluzionario lrqppo ima.anzi » . So– no peccati gravi.· Il centenario del 1'878- lasciò l'l.talia· indifferente· e questo « precursore » del– l'unità Italiana, in {.m Paese cosi accessibile pelle sue c)assi dirigenti alla_retorica patrjottica, non ebbe che o-li.onori di una bella, orazione di Gio– vanni Bo,~-0· ma questi ,era un « estremista », un « retore deri~àg-0gico» secondo il vocabolario de-i nostri moderati, ed è lecito pensare che non rap– presentasse punto il Paese, il « vero » Paese, il Paese « sano », non guasto, naturalmente, dalle ciarle dei mestatori politici, quel Paesie che tut_ti i patrioti «sinceri» conoscono così-bene ... (25). losofico e massonico; il c]1e serve a spiegar meglio il carattere della lotta che il fascismo combatte contro illuminismo e mas– soneria ..: (2:l') ·si può riscontrare la bell_a0pera di Eugènr Bonvy, l'ol– lrrire el l'Jtalie, Paris, 1898. · (24) Bonghi, Storia dell'Europa durante la rivoluzione fran– cese l\lilano, 1890, 'vòl. I, p. 54. -- Da un certo punto di v'ista la vera Italia culturale è Gentile, col suo istriollismo cl i domenicano laieo e còl suo gergo eia cabalista. (25) « L'idealità d'una nazione, la religione. cioè della pa– tria, ha per fondamento, per focolare alimentare, una o più rèalilà: tali sono una graduale trasformazione e ascensione: delle classi inferiori verso il meglio; un• ordinato e sano svol– gimento delle forze economiche nelle classi mezzane; un'nri.– stocrazia almeno di pensi•ero, della scienza, dell'arte, in una r11ltura superiore cli ge11io altamente nazionale. Or_a _che fe– cero cli questo e per questo i governanti italiani·/ La plebe, dove non indifferente o brutalmente ostile, è malcontenta e nemica; aristocrazia non ce n'è di veruna gt1isa; la cultura e la letteratura rendono immagine della borghesia che le im-

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