Critica Sociale - anno XXXV - n.19 - 1-15 ottobre 1925
CIUTICA. SOCIALE 247 / vorrà contestare essere almeno altrettanto giusto che i lavoratori possano calcolare con certezza, il valore reale del compenso ricevuto in denaro? Se per gli imprenditori questo è un pr,oblema di maggi,orti o mi– nore profitto, per il -proletariato del braccio e del cer– vello è un problema di vita, di pane. L'industriale non vuole ig'norare quale sarà la sua situazione di domani, ed ha ragione: altreltanta ragione ha l'operaio o l'im– piegato di voler contare sopra un tenore di vi_tastabile, non modificabile ogni giorno ocl ogni mese dalle oscil~– lazioni della moneta. · , Un -regime d'inflazione e di moneta a valore V.'.l· riabile può produrre, come s'è visto in Italia, un pe– riodo di prosperità indust~iale e comrnerciale, ma que– sta prosperità è soltanto apparente e transitoriar do– vuta ad una fittizia abbondanza di capitale. I biglietti di banca non sono ·per se stessi capitale o ricchezza: se tali fossero, tutti gli Stati potrebbero facilmente ar– ricchire facendo lavorare il t0rchio. Quando i biglietti non rappresentano più oro se non in piccola parle, arriva fatalmente il giorno in .cui la prosperità fondata sulla inflazione si risente del vizio originario. Perciò vediamo i diversi paesi, a costo di gravi sacrificì, sfor– zarsi di tornare alla moneta sana, al tipo aureo; non soltanto quelli in cui la vecchia moneta convenzionale aveva praticamente perduto ~gni pregio, come la Ger– mania, la Russia, la Polonia, l'Austria: ma quegli altri la cui moneta aveva semplicemente perduta una fra– zione-più o meno elevata del proprio valore nominale, come l'Inghilterra, l'Olarid~, la Svezia, ecc. Attualmen– te, il Belgio, il cui franco si trova in condizioni poco ' diverse da quelle della nostra lira, sta trattando in Inghilterra e in America un grosso. prestito, che deve servirgli a stabilizzare la sua moneta: prelud:o certo di una futura e non remota conversione al tipo aureo, la quale richiede come condizione e premessa un certo periodo di stabilizzazione. Presto o tardi, dovremo mettei·ci anche noi per quc- .stò cammino: e, rìJ>eti~mo, il primo passo l'hanno fatto gli industriali che convennero di stipulare i loro con– tr~tti secondo i:na scala mobile che garantisca il con– tenuto-<)ro dei loro incassi. Col generalizzarsi di que– sto sistema, anche il costo della vita resterà sottratto all'influenza (che finora fu dannosa) dei movimenti della .lira; e poichè sembra che in genere la tendenza sia alla diminuzione del prezzo delle m~terle prime nei paesi <l'origine, anche da noi se ne potrà •risen– tire beneficio: Lo spauracchio, sovente ag:tato, di una eventuale crisi del~e industrie come conseguenza della stabilizzazione della lira, è fugato dal fatto che sono appunto i maggiori industriali a voler togliere di mezzo gli effetti della variabilità della moneta, a stabi– lizzarla per loro conto con acconce misure. Nè si pre– tenda che il salario~oro renda impossibili aumenti ul– teriori delle paghe: p.erchè prima della guerra i salarì venivano pagali in lire che-erano lire oro, che valevano il loro pieno valore nominale, e tuttavia i salari stessi erano in continua ascesa. Il salario in lire oro è inteso unicamente a fissare il contenuto e[fettivo della paga per tutto il tempo in cui questa rimane stabilita in una determinata misura .. Intervenendo ragioni per aumen– tare la paga, queste ragioni conservano tutta la -loro forza iri regime di salarì in oro;·e viene aumentata, non come ora succede la ·quantità di lire carta, ma la quan– tità di lire oro percepita ~agli operai. I quali, mentre .ora vedono spesso gli aumenti conseguiti rapidamente annullati da una nuova svalutaztonc della lira o da un nuovo peggioramento del prezzo delle merci, in regime di.salari oro vedranno realmente ad ogni maggior sa- . lario ottenuto corrispondere una -maggiore agiatezza. Infine - last bui noi least - è da tener presente que- . st'altrà considerazione. Da ogni parte si predica, a hJttf' le classi sociali, la virtù e la necessità del risparmio. Ora, si è visto, la scarsità del risparmio costituisce ap– punto una delle cause, forse la massima, della attuak crisi economica in Italia: ed ebbe già come. prima conseguenza quella forzata restrizione del credito, di BibliotecaGino Bianco cui tanto .soffrono le imprese industriali. M.a è certo che uno dei -maggiori ostacoli alla formazione di nuovo risparmio è creato dal dubbio sul valore che avranno in avvenire le somme eventualmente risparmiate oggi: Chi vorrà incontrare privazioni e sobbarcarsi a sacrifici per accantonare un certo numero di lire, il cui v~lorc può fonderglisi nelle mani? o acquistare, coi risparmì, titoli pubblici a reddito fisso, mentre jgnora quale sarà in avvenire la capacità d'acquisto di quel redditò? Il co.nsol'idato diede, dà o darà un frutto di cinque Hrw . amme per cenlo di capitale: ma quando il consolidato fu emesso, colui che l'acquistò poteva, con quelle: cin– que lire, acquistare una dozzina di uova; un paio d'anni fa non poteva più acquistarne che otto, oggi soltanto cinque: e domani? IL risparmiatore del 1918 è andato prpgressivaqiente impoverendosi, perchè il valore reale del suo risparmio ha subì.lo una prog-ressiva diminu– zione .. Dunque anche per favorire il risparmio (e con es~o l'espansione delle industrie e dei traffici) è indispènsà– bilc un pronto ritorno ad una moneta di valore fisso. La transizione dal regime attuale, morboso e- perico– loso, a quello sano potrà riuscire penosa a certi gruppi di produttori o di speculatori, che sul male di tutti ave– vano fondàta la lor-o ·proprietà particolare: ma supe– rato il breve periodo transitorio, la nazione intiera trarrà vantaggi inc_alcolabili dal ritorno alla sincerità ·d_elle transazioni. ANGELOTREVES. POSTILLA Il nostro collaboratore Ang-elo Treves riprende qui, mutandone parzialmente gli obiettivi, un~ tesi che egli ha già sostenuta in alcuni articoli sull' A– vanti!, i quali hanno dato occasione alla redazione di Battaglie Sindacali (v. numeri del 27 agosto, 3 10 e 24 settembre). di promuovere una inchiesta fra gli studiosi del movimento operaio e dei pro– blemi salariali e monetari. Il Treves sosteneva (e ripete qui) l'opportunità, nell'interesse delle classi lavoratrici, dell'adozione del salario oro, cioè di adeguare la misura dei sa– lari al rapporto fra il valore della lira carta e il valore dell'oro, in modo pertanto che il salario cre– sca o s'abbassi in misura proporzionale, rispetti– vamente, alla <!_iminuzione o all'aumento del valo– re (espresso in lira-oro ) della lira-carta. Nell'inchiesta promossa da Battagl,j__e Sindaéali, fra un numero per altro ristretto di studiosi, le vo– ci discordi dalla tesi del Treves furono più nume– rosi che le-voci consenzienti; e il motivo fonda– mentale del dissenso è quello espresso in una bre– ve risposta del prof. Giuseppe Prato. « Perchè ta– le metodo ( quello del salario-oro) raggiungesse completamente ed aùtomaticamente lo scopo di una retribuzione reale stabile, occorrerebbe che le ·variazioni dei prezzi interni corrispondessero sempre esattamente al movimento dei cambi, la c;1ual cosa sappiamo che non è». Infatti da accurate tabelJ.e contenute negli ul– timi volumi della ben nota pubblicazione di Ric– cardo Bachi, L'Italia economica, net capitolo che esamina, in ciascun volume, i prez:.i delle merci e delle derrate, questo divario fra i prezzi esterni ed interni delle merci appare sensibilissimo. Men– tre gli indici dei !)'rezzi esterni ( in moneta in– glese) oscillarono, negli anni dell'immediato dopo guerra, fra un massimo di 1341,6 (nell'aprile 1920) e un minimo di 6-13,6 (nell'aprile 1922), gli indici dei prezzi interni italiani furono, per quei due periodi, rispettivamente di 836,3 e di 073,8; cosicchè il rapporto fra i due prezzi at– tinse nell'aprile 1920 il limite massimo di 160,4 e_ discese nell'aprile 1922 a 95',5. · Vero è che questa forte oscillazione dipende-va anche in parte dalla mutabilità del rapporto fra - il valore della sterlina, che andava gradualmente ritornando al suo livello normale, e il valore dei-
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