Critica Sociale - anno XXXV - n.19 - 1-15 ottobre 1925
CRITICA SOCIALE 253 lì~ per la vita morale del popolo, e colmare in una certa niisura quell'abisso che divide le _classi sociali, dimi– nuendo le disuguaglianze e<:X)nomichefra di esse, che parevano il portato inevitabile del capitalismo. Il quale, sviluppandosi ed accentrando la ricchezza, rende più dipendenti sotto ogni singolo imprenditore·un numero sempre maggiore gi operai, mentre in loro, a questa crescente dipendenza economica, si con(rappone di pari passo un risveglio della coscienza individuale ed un raf– forzamento della propria personalità. Il contrasto-è evi– dentissimo. Ma esso viene grandemente attenuato dal– l'organizzazione .operaia, che dà una maggiore potenza agl'individui, in quanto fanmo parte di un'associazione forte· e compatta, per mezzo della quale essi inter– vengono a regolare la loro posizione economica e so– ciale e a moderare il potere del capitalista con tutte quelle istituzioni che tendono a trasformare l'antico assolutismo industriale in un costituzionalismo indu– striale. 11 movimento'!roperaio~e la democrazia del lavoro CosJ, per mezzo dell'organizzazione operaia si potrà risolvere il problema di una maggiore partecipazione delle classi lavoratrici alla gestione delle aziende pro– duttive. Già da ora i sindacati, coi contratti collet– tivi e con l'intervento della legislazione, impongono delle restrizioni alla cond9tta degl'industriali ed eser– citano un controllo negativo sul modo con cui de– vono essere gestite le loro imprese, come quahdo fis– sano· il minimo di saiario, la giornata normale di la– voro, la ,percentuale di aumento nelle paghe .per le ore straordinarie, o le misure di difesa_ contro certi ri~ schi nel'le fabbriche. l\{a questo controllo negativo, che implica un'ingerenza sempre più estesa delle associa– zioni ·operaie nell'amministrazione delle industrie, po– trà facilmente assurgere a forme più positive, com'è successo ai Parlamenti,· che, sorti quali corpi. pura– mente consultivi, sono diventati, attraverso diversi stadi, elementi essenziali per un contr-0110,positivo sul– l'azion~ dei Governi. E del pari ·p~r mezzo dell'organiz– Zl:lzione operaia si _potrà risolvere anche l'altro pro.– blema più- importante di vedere come sia possibile la crescente democratizzazione della vita pubblica, con una maggiore partecipazione delle masse alla direzione -degli affari politici, senia recare nòcumento all'ordine sociale, all'esistenza della collettività, all'ulteriore svi– luppo del progresso civile. Questa è Ia questione più ardua dell'età contemporanea, della quale possono nçm preoccuparsi quelli soltanto,. che ignorano come fi– nora l'ord.ine e la civiltà hanno avuto sempre un'im– pronta aristocratica, o quelli che -disconoscono che là corrente democratica è desti.nata ad un prossimo ed in– co'ntra~tato predominio (9). In ogni epoca della storia, infatti, comé dice- Ga– briele Hanotaux, « la logica delle oose ha affidato l'alta direzione degli affari sociali agli uomin_i rappresentativi di ciascuno dei sistemi, che si sono succeduti: in una società teocratica i sacerdoti sono ministri, in una so– cietà militare i soldati, in una borghese i legulei. A chi incombe il carico della gestione pubblica in una democrazia lavoratrice? Ai lavoratori» (10). Ma per– chè le classi operaie possano conquistare il potere, è necessario che abbiano una certa cultura e m;i'adatta preparazione, e per fornire ad esse l'una e l'altra ser– vono mirabilmente le associazioni, in quanto ·miglio– rano le condizioni economiche degli operai e svilup– pano nei loro capi il senso politico, lo spirìto di orga.– nizzazionc e la chiara comprensione di ciò che si può raggiungere, ossia del praticamente possibile nell'o,· dierna complicazione dei rapporti eoonomicì e sociali. Allora la conquista del potere da parte _delle classi lavoratrici non è più un atto rivolu,.:_~rio, -~he in- (9) Sombart: Dennoc/i! ,ius Theorie und Geschichte der ge– werkschaftlichen Arbeiterbewegung, Jena, 1900, p. 79-92. - Cole, Organized Labour, London, 1924, p. 135-39. (10) G. Hanotaux: La Démocratie et le Travail, Paris, 1910, p. 48. BibliotecaGino Bianco tenda instaurare l'assurda dittatura del· proletariato, nia 'avviene con quel processo continuato e ~icuro, di cui parla il Kidd, col quale alla ritirata graduale ed in bu~rn ordine delle classi dirigenti si contr-"appone l'a– vanzarsi ardito delle classi inferiori, conscie della loro forza e della rettitudine della l,oro causa (11), raggiun– gendosi quella trasformazione sociale, che è la oonse-' guenza della necessità 'in cui si lrovano, le une d'ì l'i– nunzial'.e ai loro privilegi, nello stesso tempo· che le altre riescono a conquistarsi nuovi diritti. · E se nella conquista di nuovi diritti il movimento operaio è uno strumento verametJte prezioso per le classi lavoratrici, esso diffonde e ripercuote le sue benefiche influenze, morali a0che sulle classi più ele- . vate, costrette a ·rinunziare ai loro privilegi. Il movi- ·' mento opéraio, infatti, mira a nobilitare i.I lavoro, a rialzarne le sorti, a ridargli il posto che gli compete di fattore primo e principale di ogni produzione, mentre, facendo aumentare i salari, tende a diminuire i redditi provenienti dalla proprietà disgiunta dal lavoro. Per· tal modo dovrà ·ridursi in un tempo più o ·meno lontano quellò sperpe1'0 eccessivo di ricchezza dei milionari e dei miliardari, che non porta 1oro alcun godimento, pur procurando ad essi la noia, la nausea, e l'ipocon– dria, che risultano dall'ozio e dall'assenza di ostacoli nella vita. Ed anche questi privilegiati, che ostentano l'inerzia come un titolo di nobiltà. saranno costretti a fare un maggiore assegnamento sull'attività propria, a misura che potraLlno. sempre meno trar partito dall'at– tività altrui, finchè, come dice Spencér, si arriverà ad. un punto, in cui ciò che oggi sembra lodevole sarà-.giu– dicato vergognoso, in cui ci si meraviglierà che sieno potuto esistere delle generazioni, alle quali sembrava cosa mirabile il godersi la vita senza lavorare, a spese: di altri.che lavoravano senza godere (12). Oltre a ciò, nelle slesse classi superiori, la grande maggioranza, prima di rinunziare ai suoi privilegi di buona voglia, lotterà fino all'ultimo per conservarli e ritroverà in questa lotta di difesa ·quelle qualità· mo– rali--, che -aveva perdute nel periodo del ·suo dominio assoluto ed incon.trastafo. Mentre una minol'anza eletta, a cui l'ingiustizia riesce più molesta che agli oppressi medesimi, co·n l'abban.donare i compagni della stessa classe sociale, col porgere la mano a chi sta in basso, col rinunziare spontaneamente ai suoi privilegi, darà ancora meglio :risalto a ciò che c'è di più elevato e . di più nobile nell'uomo, contribuendo a r:alzare il li-' vello morale della società tutta e a farla progredire verso uno stadio superiore di organizzazione econo– mica, col mettersi, non in opposizione, ma in accordo perfetto coi fini del movimento· opera·o (13). I_l quale, per raggiungere i suoi scopi, non ha bisogno di mirare ai regni dell'utopia, di aspirare ad µn or– dinamento economico, in cui, eliminato il capitalista cd il suo profitto, gli strumenti della produzione appar– tengano alla collettività, o allo Stato che le rappre– senta, sotto il cui controllo lavorano tuttì i cittadini i11 qualità di salariati. -Le trasformazioni sociali non ri– sultano mai da creazioni artificiali ed improvvisate, ma avvengono con un lento processo evolutivo. Ed il capi– talismo ha in sè la capacità di evolversi, tant'è ·vero che già da ora non presenta più quei gravi inconve– nienti, che si. riflettevano sulle miserrime condizioni morali e materiali degli operai, fihchè essi non erano organizzati. · Con l'organizzazione il lavoro ha ottenuto salari più elevati, un più alto tenor di vita, maggior tempo dispo– nibile per proprio conto, migliori condizioni d'impiego, case più sane e cultura più est~sa. Ma se queste con– quiste sono già molto importanti, altre ancor più gran– dios.e potrà raggiungere in seguito il lavoro organizzato, (11) B. Kidd, Socia! Evolutie>n, London, 1896, p. 323-24. (12) H. Spencer: lntroduction à là Science Sociale, Paris, 1878, p, 282. . , (13) Non c'è bisogno che diciamo che e perchè dissentiamo dalle affermazioni contenute nei due periodi che precedono come anche in quello che segue. (Nota della Critioa).
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy