Critica Sociale - anno XXXV - n.19 - 1-15 ottobre 1925

252 CRITICA SOCIALE si trova il lavoratore, di pagare a scadenza fissa ,il suo contributo alla lega di resistenza o alla cassa di mutuo soccorso, gli risveglia e gli rende abituali le virtù eco– nomiche della previdenza e del risparmio; la necessità,, in cui egli si trova di subordinare i suoi interessi pri– vati agli interessi della sua associazione o della sua classe, lo · rende perseverante, disciplinato, pieno di abnegazione, sempre pronto a sacrificarsi pei suoi com– pagni di lavoro. Quante volte si sente dire di operai, che lavorano in ore straordinarie per. 'soccorrere qual– che loro compagno ammalato, o che danno una parte del loro salario per venire in aiuto di coloro che sono disoccupati, o che prelevano dalla cassa delle 1oro associazioni delle somme raccolte a forza drtanti stenti pe.r mandarle agli scioperanti di un paese lontano, di cui conoscono appena il nome! Allorchè le classi lavo– ratrici sanno con gioia compiere questi sacrifici, si può serenamente affermare che sono degne di più elevati destini e di un più splendido avvenire. E se anche que– .ste previsioni tro·ppo ottimistiche fossero semplice– mente illusorie, sarebbero sempre illusioni benefiche, in quanto rendono migliori quelli é.he le possiedono. e rendendoli migliori preparano le condizioni perch~ esse diventino una realtà, come qnel tesoro, che una nota favola ci racconta avere un padre lasciato ai suoi figli nascosto i1a una vigna e che i figli cercarono invano, scavando e smuovendo ovunque il terreno, ottenendo. però, come risultato di avere un prodotto molto più abbondante ·dalla vigna stessa, che non era mai stato coltivata con tanta -cura e con ltrl lavoro così intenso. li movimento operaio e gH interessi dei capitalisti, della produzione, della società Nia se il movimento operaio è in tal modo vantag– gioso alle classi lavoratrici, si dovrà allora ritener~ dannoso ai capitalisti e agli imprenditori? Senza dub– bio gl'industriali, che si trovano· di fronte lavoratori organizzati, non possono tener depressi i salari, pro– lungar troppo la giornata di lavoro, o imporre condi– zioni d'impiego contrarie all'igiene, alla sicurezza, alla dignità e al benessere degli operai. M~ gl'impr'enditori abili, intelligenti e pieni d'iniziativa n'on hanno bisogno di ricorrere a .. questi mezzi per ottenere un profìtlo dalla loro industria, mentre trovano un vantaggio in– discutibile a trattare con organizzazioni operaie ,<lisci- - plinate, guidate da capi responsabili, che assumono im– pegni e sono in grado ·cli mantenerli e 1che si rend~no garanti dell'osservanza dei patti stabiliti, invece che con una massa amorfa, impulsiva, jrrequieta e con– tinuamente mutevole nei suoi sentimenti e nelle sue intenzioni·. Si dice che i sindacati òperai sòno incitatori cliscio– peri. Ma è ormai dimostrato che la concentrazione-del · capitale e l'associazione del lavoro, rendendo più po– tenti le due parti in lotta e più disastrosa per en– trambi la guerra industriale, tendono a sostituire ad essa le trattative pacifiche ed i metodi conciliativi, ispi– rati al rispetto reciproco, che hanno i due elementi della produzione in grazia appunto della loro maggior forza. Difatti il movimento operaio sorge. a miswra. che scompai,ono i moli popolari impulsivi e rivolu– iionari, e si rafforza e si diffonde quando perde il suo carattere tumultuario e diventa per tal ragione più p°er– fetto, pitt efricace e più organico. Pgr ciò, come dice il Loria, il m.ovimento ?peraio ·adempie, col suo sor– gere e col suo svilupparsi, una funzione essenzialmente pacificatrice; e come al _!,UO nascere fa cessare le grandi rivolte proletarie in precedenza consuete, così elimina sempre meglio, col suo ulteriore sviluppo, le escan– descenze degli operai singoli o coalizzati. (7). Certo se il lavoro, per effetto dei metodi sindacali intesi a regolarne l'offerta, ottiene salari più alti e mi– gliori condizioni d'impiego, i profitti devono diminuire. Ma abbiamo visto che, di fronte alla diminuzione dei profitti, gl'imprenditori più capaci, che sono i trionfa- . (7) Loria: Movimento operaio, p. 320. Biblioteca. Gino Bianco lori nella concorrenza in~ustriale, possono reagire, or– ganizzando meglio le loro imprese, perfezionando i processi tecnici ed aumentando. con l'impiego delle macchine la produttività del lavoro. Onde il movi– mento operaio, rialzando i salari, promuove il pro-. gresso della produzione, anche perchè l'impiego delle macchine più complicate non è possibile se gli operai non sono ben pagati. Esse, infatti, non sopportano di essere sorvegliate di mala voglia e sen~a essere ben comprese, E:Sigono un trattamento quasi amoroso da parte deglì operai, domandano un'intelligente inten– dimento del pensiero tecnico, che sta in esse racchiuso, e per il loto costo elevato accrescono la responsabilità di chi vi attende. Ora la coscienza della proprla re– sponsabilità, insieme alla destrezza fisica ed all'acu– tezza jnte1lettuale, non sono doti 'che si possono ri– scontrare in quel mal nutrito proletariato di fabbrica, che la grande industria a1 suo sorgere aveva creato; ma si ritrovano invece fa~ilmente nell'operaio organizzato, che ha un elevato tenor .di vita e una giornata di la– voro ridotta·, pur producendo in più brev~ tempo· altret– tanto o più di quanto produceva prima in un tempo più lungo (8). Quando poi l'impiego dei processi tecnici perfezio– nati e delle nrac'chine non basta a reagire contro il rialzo dei salari, quest'ultimo determina un aumento nel prezzo dei prodotti. Ed allora sorge sp·ontanea l'ob– biezione che ·l'azione dei sindacati operai si risolva a– danno dei consumatori, ossia a danno di tutta la na– zione. Ma non c'è ragione alcuna che i bjsogni dei con– sumatori sieno soddisfatti con merci pagate meno di quanto è necessar~o a· rimunerare ooloro · che hanno contribuito a produrle. Su questo punto la legislazione medioevale non transigeva: ogni artiere aveva il dovere di fornire alla comuni,tà prodotti buoni per una ri– compensa ragionevole e modera_ta, ma aveva anche il · diritto di esigere quel giusto }Drezzo, che gli desse il modo di procurarsi. quanto occorreva per lui e per la sua famiglia. Ora se ai nostri giorni il diriHo non ·può arrivare a tanto, deve almeQo arrivarci la· morale, ispi- 1 '8.ta da un -opportuno riconoscimento di quei doverj sociali, a c11i nessuno può sottrarsi. $e si con~iderii infatti, éhe l'aumento dei prezzi, a carico dei consu– matori, non avvieTie ·tanto nei prodotti più indispensa– bili, che, avendo ttrl largo ·esito, sono ottenuti da indu– strie ,eserçitate in grande, nelle quaH si possono ap– plicare i più progrediti processi tecnici, quanto nei prodotti meno necessari e cli lusso, consuJllali prin– cipalmente dalle classi ricche, si comprenderà 'facil– mente come ll sacFifizio da esse sopporta~o nel pagarli di più trovi un legittimo compenso in un maggiore benessere, che veng<;rnoa godere gli operai, col. 'lavoro dei--quali quei .prodotti furono formati. M0lto giusta– mente· diceva Bismarck, nella seduta della Cal}lèra prussiana deil l& ottobre 1849: credo che i nostri abili a buon merc.ato ci sembrerebbero molto incomodi sul nostro corpo, se dubitassimo che chi li ha fatti non ne ha ricavato un compenso tale da assicurargli un suf– ficiente nutrimento. E non dovrebbero avere un ri– morso grandissimo 1a signora elegante e la sposa felièe, alle c1uali l'abito da ballo ed il vestito da nozze fossero venuti a costai:,e un po' meno, perchè le operl;lie, che li hanno cuèiti, hanno lav0Fat0. giorno e notte per un salario .miserrimo? · Nè si deve crèdere che l'azione dei sindacati operai, in qu~nto provQca un aumento dei prezzi, restringa i godimenti della .nazione presa nel suo complesso; per– chè il consumQ non diminuisce. e rimane semplice– mente spostato, riducendo il potere d'acquisto delle classi più ,elevate ed allargando il polere d'acquisto delle classi laV<>ratrici.Il che signHica estendere i benefi– zi della civiltà alle masse~ sanare in parte la piaga del pauperismo, eliminare le conseguenze funeste che esso (8), G. Schulze-Gaevernitz: La grande intrapresa e il pro– gresso economico e sociale, nella Bibl. dell'Econ., IV Serle, . voL IV, p. 1.•, p. 108-9.

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