Critica Sociale - XXXV - n. 18 - 16-31 settembre 1925

CRITJCA SOCIALE 231 braccianti abbandonas·sero·.n lavoro al termine del, lor-o orario -, quando u.geva 'la fatica dei raccolti e , quando il maltempo poteva minacciare quelle messi che rappresenlavano l'atteso compenso ai loro sudori. E non a torto giudica~ano il bracciantato come inadat– to ai lavori dei campi, perchè incapace di secondare le inderogabili esigenze della produzione agricola. Questi contrasti che potevano discutersi e risolversi nel modo migliore tra organismi distinti, rappresentanti i diversi interessi -:--quelli dei braccianti da una parte,_ quelli dei .piccoli coltivatori dall'altra - finivano per collidere, entro ·una stessa _organizzazi,one, senza pos– sibilità di una e·gua conciliazione e con la naturale conseguenza che, costituendo i braccianti la grande maggioranza degli organizzati, finivano per sopraffare gli interessi e le ragioni dei piccoli coltivatori. Di tutto ciò, oltrechè nelle conquiste sopra ind:cate, si ha una chiara-docum~ntazione'anche in alfri episodii che mette conto di ricordare. Nell'agitazione agraria per il possesso delle macchine trebbiatrici, che turbò profondamente le due provin~ cie romagnole di Forlì e Ravenna dal 1909 al 1911, i braccianti, se furono in fatto sconfiHi, avevano però avuto il sopravverHo al Congvess0 -di Bologna del •-2 Novembre 1909, nel quale i congressisti, in contrasfo con la stessa dottrina socialista, affermarono il pr~n– cipio, nettamente sindacalista, che le macchine dove– vano essere date in gestione a co1oro che le facevano funzionare, cioè ai braccia.nti, con l'aggiunt~ (udite quale concessione era fatta ai mezzadri!) che, « lad– « dove i contadini prestano l'opera loro alla tr.ebbia- « tura, spettano loro i diritti di ausiliar"i, fissati dalla · « legge sulle Cooperative »I A questa beffa votata, dai rappresentanti di 82.63,1 organizzati contro 16.907 favorevoli (fino a un certo punto) ai mezzadri, questi ultimi, incitati e assistiti dal partito repubblicano, reagir-o no in maniera risoluta; e ponendosi decisJ.mente contro il deliberato della Fede– razione, provvidero ad. acquistare macchine trebb:a– lrici e a gestirle· per conto proprio. Altro episodio. Nel solenne Congresso del Giugno 1910, in cui erano rappresentati 400 mila lavoratori, la Federazione dei Contadini votava all'unanimità la so– cializzazione· della tèrra, no.nostante la presenz·a, fra delegati, di molti piccoli coltivatori. * * * Più curiosa ancora era la situazione creata agli orga– nizzatori socialisti. Non è mancato da parte loro l'interessamento sin– cero verso le categorie dei piccoli coltivatori, ma questo loro interessamento finiva per essere sòspetto a quegli stessi a cui favore si esercitava. · A motivo di quella pregiudiziale dottrinaria che con– siderava fatale la proletarizzazione dei ceti medi, era naturale che gli organizzatori dovessero considerare H salariato agricolo come il solo la cui condizione fosse consona al processo dellà evoluzione economica per cui si deve giungere alla socializzazione, e il solo che, nell'attò stesso di tutelare i proprii interessi, potesse favorire la migliore e più genuinamente socialista so– luzione dei problemi della nostra agricoHura. Sicchè a gente la quale sognava il piccolo possesso come il solo mezzo per raggiungere un soddisfacente equilibrio economico al quale essa non pensava certo mai di arri.– vare col riduì·si alle condizioni di salari"ata, era natu.– rale che la preèlicazione degli organizzatori a favore della socializzazione della terra dovesse riuscire so– spella ed ostica. L'interessamento degli organizzatori non è mancalo neppure nei più importanti problemi speciali di queste categorie; ma, guidali dal' preconcetto che questi p:c– coli coltivatorf fossero destinati a sparire, essi, anzlchè aiutarli a consolidare le loro piccole imprese, ave– vano l'aria di aiutarli soltanto a rendere meno penose .le conseguenze dell'inesorabile processo marxista· di .proletarizzazione. In qualche caso lo zelo degli orga– nizzatori arrivava a tal punto da tentare, in favore dei Biblioteca Gino Bianco mezzadri e dei fittabili, miglioramenti così notevoli e, quindi, cosi on·erosi per i proprietari' o conduttori, che questi si sentissero forzati a mutare la natura del loro rapporto giuridico coi coltivatoti e ne venisse così acce– lerato il processo cli dissoluzione di queste piccole im– prese, la cui sopravvivenza ritardava, a loro giudizio, il cammino dell'evoluzione economico-sociale. Se i risultati furono, _come abbiam visto, assai divérsi . da quelli che ci attendevamo, la colpa, o il merito, non fu certamente degli organizzatori)-, La Federazione dei Lavoratqrf della Terra do"'._elte così trascinarsi in una perpetua contraddizione, deter– minata sia dal contrasto fra i suo1 preconcetti teo– rici .e le esigenze e le tendenze pratiche dell'agrico!– tura, sia dalla parziale antitesi di interessi fra le cate– gorie che essa raccoglieva nel proprio seno, di nessuna delle quali poteva essere interprete· e tutrice in forma decisa e precisa: meno che mai dei piccoli coltivatori, che er.ano nel suo seno debqle minoranza. I popolari, che non avevano al piede lti palla di piom– bo -della nostra pregiudiziale dottrinaria; ebb~ro buon gioco e se ·ne valsero. Tenendo conto della profonda;, insopprimibile as·pirazione del contadino al possesso della terra, essi presero ad interessarsi dei piccoli col– tivatori con un'azione prevalentemente CQoperativ:sta - la quale mirava sul serio a consolidare le loro im– prese - e raccolsero perciò i •maggiori consensi. Per questa loro azionè i popolari sono oggi gli interpreti . più autorevoli di queste catrgorie numerosissime di piccoli produtt9ri agricoli. Quali forme d'azione occorrono a t_utelare gli . interessi dei piccoli coltivatori. ·Dallo stesso motivo che rendeva illogica la convi– venza delle diverse categorie dei lavoratori della terra in uno stesso organismo sindacale, -nasceva anc11e un'al: tra éonseguenza. I metodi di-lotta che questo organismo seguiva, affatto ·analoghi a quelli delle- organizzazioni ·dei lavoratori industriali, andavano benissimo per i braccianti, salariali anch'essi come gli operai delle indu– stri.e; ma non erano ugualmente adatti a tutelare gli in- . teressi di nessuna delle categorie di piccoli produttori, segnatamente dei ~ittabili e dei piccoli proprietarii, che 1wn potevano evidentemente esercitare alcuna azione proficua sul terreno della resistenzà anticapitalistica. I piccoli proprietarii non hanno infatti da chiedere. a nessuno aumenti di salarii o riduzione di orario di lavoro; nè possono evidentemente servirsi dello scio– pero per ottenere un _maggior cor;np.enso dall'-opera pro– pria. Le loro aspirazioni a liberarsi dalla soverchia pressione de1 fisco, ad acquistare al minor. pr_ezzo pos– sibile le materie prime, a vendere o a trasformare a1le migliori condizjoni possibili i prodotti delle proprie aziende (eventualmente associandosi, a tali fini, e.on altri piccoli coltivatori), non possono troYare nel Sin– dacato lo strumento adatto a soddisfarli. Quanto ai fittabili, essi possono trarre vantaggio da una forma di resistenza che tuteli il -loro contratto di affitto: Ma non siamo· più nel campo della concorrenza del lavoro, nel quale esercita benefica azione modera– trice, a favore degli offerenti forza di lavoro, l'opera ùel Sindacato; siamo piuttosto sul terreno della con– correnza commerciale fra imprenditorl, i cùi effetti è l'associazione cooperativa che può invece attenuare. Il bisogno che hanno i fittabili di procuràrsi il de– naro al tasso d'interesse più mite, di comprare e ven– dere alle migliori condi~ioni rispettivamente le materie· primç ed i prodolti, cli avere le macchine per prodarrn ai- minor costo, di opporsi ai dazi interni e doganali, - potrà trovare mezzo adeguato di soddisfazione in un'a– zione cooperativista o in una più generale azione po– litica deì lavor'atori o dei consumatori, non mai nel– l'azione sindacale. E veniamo ai mezzadri. A costoro interessa la con– quista e la difesa del contratto mezzadrile. Ma neppur essi ~possono portarsi sul terreno della lotta sindacale che ha per arma specifica lo sciopero. I mezzadri po-

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