Critica Sociale - XXXV - n. 18 - 16-31 settembre 1925
CRITICA SOCIALE 237 Sarebbe c0me pretendere d,al venditore di merce, c:he esagera il prezzo di vendita, e.pretende giustificarlo con i costi e le spese a suo carico, l'esibizione delle fatture e dei conti che dimostrino il costo effettivo. . Ma non è oosì. Il <:ompratore sa bènissimo che il venditore esageraj e che la merce gli oosta molto meno di quello che pretende; ma il compratore considera due cose: in primo luogo il proprio bisogno, più o meno urgente, della merce stessa, e in secondo luogo la possibilità di averla a minor prezzo da altri ven_çli– tori; su questa base egli contrappone la sua offerta alla domanda di prezz·o cfel venditore e si determina quindi la conclusione o la rottura delle trattative e, nel primo caso, ii prezzo. ·, · .. Ora è vero, e noi consentiamo, che il lavÒro e il sala:rio debbono essere dalla legislazione considerati e trattati in modo· diverso dalle merci e dai prezzi in libero mercato. È perfettamente vero' che il lavoro, con~ siderato oome atto dell'uomo, deve f.orfnare oggetto di una tutela giuriciica. Così si spiegano le limitazioni, che chiameremo di diritto pubblico, circa l'orario di la– voro, il lavoro notturno, il lavoro delle puerpere e· dei minorenni, gl'inf9rtuni, ecc., e'Cc.Ma questo non ha tratto al diritfo privato e alle• ooroveniioni che rego– lano la retribuzione nel contratto -di lavoro. In regime capitalistico resterà :g..ecessariamente.sem– pre fermo che un eccesso di mano d'9pera, con con'– seguente disoccupaziot1e, dovrà portare una diminu– zione di salario, così come una 'rarefazione di mano d'opera ne induFrà l'elevamento; con un effetto che potrà ripercuotersi sopra i costi a danno o a vantag– gio dei consuma_tori e 'degli imprenditori. Tuttavia, e. malgrado tutte queste· buone ra_gioni, non è possibile negare, in linea di fatto o storica,. che la pl.'e– tesa, da parte dei lavoratori_, di ingeren_za e di controllo nell'azienda, non sia stata _prospettata e pveseptata per l'appunto allo séopo di poter meglio sosteneJ·e le pro– prie ragioni e pretese in relaz;one alla misura del sa– lru-io. Ed è a questo proposito che le aspirazioni al con-· trollo per mezzo dei Consigli di. azienda si _trovano in contrasto con la soluzione che si dà o si propone me- . dian te le Commissioni di arbitrato· e di ooncHiazione. A qu~ste Coinmissiòni, infatti, è devoluto già 'in al– cuni Paesi il giudizio, e qnindi la determinazione, del salario o delle altre condizioni di lavoro in caso di con– troversia. E, oome questo è accaduto'per i contratti di , loc,azione di case, cosi è accaduto anche per le loca– zioni di fondi rustici in Italia: benchè la questione abbii;t avuto soluzioni oscillanti, e l'attuale tendenza sia contraria alla· istituzione ed al funzionamento di tali Commissioni. Ma, invece, iò. altri Paesi prevale la corrente favorevole, specialmente per quanto riguarda, le controversie del lavoro; più specialmente in materia di servizii pubblici ed in luogo è sostituzione di una illimitata libertà di sciopero. Sotto un altro aspetto un contrasto si incontra tra il sistema dei Sindacati, che 1mplica nella determina– zione del salario e nella conclusione del contratto collettivo la rappresentanza· di classe ossia di asso– ciazione di mestiere, e il sistema dei Consigli di azienda, secondo il quale soltanto il personale clell'azìenda stcs– za è rappresentato nei rapporti con l'imprenditoi·e. In verità, quesfe due forme di rappreseQtanza sem– brano così antagonistiche da escludersi a vicenda. Da parte padronale in pr~ncipio si è resistito ad ogni forma di rappresentanza, insistendo per la conserva– zione del rapporto economico e giuridico individuale. Dalla parte dei salariati, invece, in un primo tempo non si è pensato affatto o non si è creduto conve– niente di pensare ad organizzazioni e a rappresentanze di azienda. L'Unione· di mestiere è sembrata non sol– tanto la più semplice, ma anche la più forte orga– nizzazione. L'esperienza infatti ha dimostrato essere quella for– ma (sinè,acale) la più efficace ·ad ottenere maggiore salario e migliore trattamento, nouchè ad ovviare alla Biblioteca Gino Bianco · concorrenza della di"soccupazfone; talora anche, come in Atherica, della immigraz;ione. La pressione, esercitata nel mercato per opera della classe organizzata, in fondo poteva spiacere anche mc-· no al padronato, iL quale, da una. pressione diseguale fra azienda e azienda, ha da temere la sperequazione dei costi e qnindi una concorrenza pericolosa. ~fa è strano che Pelemento padronale non àbbia pen– sato invece ad una più facile possibilità di intésa co~ il proprio persotiale. Cert9 è che, quando l'elemento padronale ha pensato a questo, ,e ha tentato di negare qualità di rappresentanza alla rappresentanza sinda– cale, o ha tentato di separare il personale propt:io dal Sindacato, nel più dei casi, salvo pochissime ecce•zioni, era troppo tardi; e il dogma della solidarietà prevalse siffattamente nel mondo o.perajo da tri~nfare, quasi dovl!nque, degli ostacoli. . · Fu allora il Sindacato, che a sua volt-a oppose re- • sistenza o almeno esitazione alla _prima costituzione delle rappresentanze o Consigli interni, limitati ad ogni singola azienda. · Senonchè 1n molti casi l'iniziativa delle rappresen– tanze singole· trovava già formata tale maturità ,di co– scienza sindacale, da non costituire più alcun .Péricolo per il Sindacato, già abbastanza forte per imporre ,in ciascuna Cominission~ interna· l'elezione di sùoi fedeli, sicuro che, nell'azione protettiva delle maestranze, essi avrebbero seguìto le direttive e le istruzioni delle più larghe rappresentanze sindacali,- diventando dei veri sottorgani .dell'azione generale .di classe. Non rimase ::tllora che. un problema giuridico: quello della distinzi0pe delle funzioi1i e delle attribuzioni di competenza delle une o -delle altre rappresentanze: pro– blema risolto in vario modo dalla consuetudine o dalla legislazione, in ragione dello sviluppo, deJla ma~ turità, del perfez,ionamento maggiore o minore delle ris_Qettiv_e rappresentanze. E le più progredite legisla– zioni hannò determinato appunto le diverse sfere di azione, di attività e di competenza delle· diverse forme di rappresentanza: Nasce da quanto si è esposto la 00nseguenza, cotl– fermata dalla pratica, della pil!l.,grande varietà cli tipi di rappresentanza operaia. V?hanno Paesi nei quali il controllo operaio non · è . preso in alcuna considerazione, non vi è ombra di rap-. presentanza, e dei· Consigli d'im,presa, o di azienda, o di fabbrica, è sconosciuto anche il nome. In un~ seconda categoria di Pàesi, il controllo ope– raio e la rappresentanza dei lavoratori nell'azienda non sono che una aspirazione; la questione è messa· all'or– dine del giorno. In una terza categoria di Paesi, codesta aspirazione ha fatto sì gran passi da essere tradotta in disegni di legge. In una quarta categoria di Paesi i disegni di legge; sranno per andare in vigore. - Infine, nei Paesi più pr-0grediti, tali leggi sono già in vigore e i Consigli di azienda funzionano già da qual– che tempo, in guisa da offrire alla discussione la base di una esperienza già fatfa. Molto varia è tuttavia anche la sfera di competenza degli organi di cui discorriamo,· nei varii Paesi. T~lune di ·quelle rappresentanze non si occupano che delle questioni ·di lavoro e di salario; altre invece hanno voce in tutto quanto concerne l'azienda. Di queste ultime è scarsissimo il numero, e· in ge– nerale le loro facoltà sono più teoriche che effettive; sia perchè è troppo facile ai capitalisti l'elucierle, sia perchè lo stesso elemento operaio si disinteressa del suo diritto o non ha la capacità di esercitarlo. Una minoranza, per lo più esigua, di elemento ope– raiq in un Consiglio di ammi:nistr~zione non ha modo di fa:c_s~ valere. Ed è per questo che non si parla di gestione, ma di controllo. Quale che sia il pens:ero di ·chi scrive, quale che sia l'avvenire riservato alla partecipazione operaia nella gestione, è fuor di dubbio ) .
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