Critica Sociale - XXXV - n. 18 - 16-31 settembre 1925
234 'CRITICA SOCIALE sfavorevole nei circoli capitalistici e industriali. N ell~ Gran Bretagna, la terra classica del compromesso, v1 è un crrande numero di datori di lavoro· con crestente dispo;izi,one a fare larghe concessioni rispetto al pre– ccdcn le assolutismo. Allira l'attenzione una proposta, più radicale delle altre di alcuni datori di lavoro, liberali, oonsistent'e . ) in un aiudizioso compromesso tra le proposte estreme. collo :Ì:abilire un minimo' di interesse al capitale e un minimo di salario al lavoro, distribuendo il soprappiù, di nrnh10 accordo, fra le due parti. Sf riconosce, per allro, che riuscirebbe costosa, sperp_eratrice e perico– losa per il pubblico un'èra di combinazi,oni capitalL– stiche private ·che seguisse all'era della concorrenza privata. · .· D'aitro canto, vi sono già chiari indizii, neHa Gr~n Bretagna, della disposizione, da parte del capitale e del lavoro, nelle industrie molto protette, ad assicurare a sè soli condizioni vantaggiose, a spese, ìh parte, di allre industrie esposte alla concorrenza nel mercato mondiale, e,' in parte, a spese del co1isumatore. Ora, nessun uomo politioo, come nessun uomo d'af– fari intelligente della Gran Bretagna, crede, quali che siano le sue opini,oni, che lo Stato possa lasciare il pubblico indifeso, alla mercè di forti combinazioni del capitale, o del lavoro, o di entrambi. Ognuno consente che, seppure la proprietà e l'eser– cizio delle miniere, delle ferro.vie, della energia motrice e illuminante debbano esser lasciate ai prlvati, mondi– meno è necessario su di esse un'energico controllò. In questo o in altri monopolii virtuali, la politica del con– trollo sta.tale si muove in quattro direzioni: 1.o Assicurare condizioni sog.disfacenti di impiego nei riguardi dei salarii, delle ore di lavoro, dei prov.vc – dimenti contro la disoccupazi(>"ne, ecc.; · · 2.o Regolare i prezzi nell'interesse degli utenll e, dei consumatori; · 3. 0 Limitare i profitti, tassando il soprappiù; 4.o Dare pubblicità ai bilanci per informarne l'o– pinione pubblica. Il Socialismo, secondo l'Hobson, è, nella Gran Breta– gna, proprio in questo stadio. Egli allude, evidente– mente, all'opinione di parte di coloro che non sono soci.alisti militanti per idealismo o per ragioni di clflsse, ma sono avversari che ne subiscono -in margine l'in-. flusso. :Per esempio, i liberali. · · Nel 1921 e nel 1923, l? National Liberal Federation · approvava questo ordine del giorno: « La nazionalizza– zione di tutti i mezzi di produzione, di distribuz.ione e dì scambio è sconsigliabile in quanto ten<ie a disl:rug– gere ·la libertà, a soffocare l'iniziativa e ad impoverire il popolo; ma certi individui e certi servizi possono es– sere vantaggiosamente nazionalizzati o municipalizzati. dopo un giudizio di mer~to caso per caso ». Anche tra i conservatori nessuna obiezione· di ca– ra-ttere sentimentale o teorico contro il socialismo im– pedirebbe i'appoggio alla nazionalizzazi.one delle mi– niere e delle ferrovie, ove il controllo si dimostrasse scarso di effetti e fossero offerte buone condizioni di acquisto da parte della oollettività. Così, la scelta non è tra socialismo e libera azienda · pr,ivata, ma tra proprietà pubblica e controllo pub– blico. Quest't)ltimo è già acquisit 1 0 in linea di principio, l'altra seguirebbe in una seconda fase, se· quello non ri1.1scisse a salvaguardare gli interessi della comunità. Se, domani, un Governo làbourista andasse al po– tere con una maggioranza sua propria, potrebbe certa– mente attuare del socialismo la parte riguardante la nazionalizzazione delle miniere, delle ferrovie delle aziende produttrici d.i energia elettrica, delle Banche, delle Assicurazioni. Atlraver~o queste aziende nazion.alizzate, e con la forza della tassazione governativa, esso cercherebbe inoltre di far coincidere la ge$tione privata del com– ~ercio or~in_ario c~H'iùtèresse pubblico. In altri ·campi, 11suo socialismo s1 svolgerebbe nel senso di imporre BibliotecaGino Bianco un mnumo di condizioni tipiche per tutti gli operai) e di dare sviluppo all'educazione e a tutti i modi e mezzi atti ad aumentare la libertà personale. In Inghilterra, - conclude l'H,obson -, · come ~u~– strato alle corrf!nti di opinione permeate dal Soc1ah– smo,· vi è una genuina e larga accettazione della dot– trina che le ricchezze naturali non sfruttate debbono « appartenere » al pubblico, e. che, seppure le .aziende 'private· partecipano al loro sfruttamento, ogni accre– scimento del loro valore deve appartenere al pubblico. VII. - La nazionaliizazione delle Banche. \ . Una discussione più minuta e più precisa di questi criterii generali si è avuta di recent'e in Inghilterra, in ~ occa~ione del surriferito Congresso dell'lndependenl Labour Party, colla .approvazi:one di una proposta di socializzazione delle Banche e del oredito. , Il relatore William Graham illustrò la proposta col dire che si sarebbe dovuto cominciare col nazionaliz– zare la Banca d'Inghilterra - indennizzandone gli azio– nisti - e col costituire mr organo consultivo formato di competenti in materia di Banca, d'industria e ùi commercio, con la partecipazione di rappresentanti del :Ministero ·del Tesoro e del Cancelliere dello Scac– chiere, al fine di iniziare una politiica sana, stabile e ferma. Le Unioni delle altre grandi Banche privato continuerebbero a sussistere come oorporazioni distinte y_uali' sono oFa, e non' sarebbero assimilate agli Enti governativi, ma sarebbero obbligate a sèambiare ·la ·massa dei loro depositi e delle loro riserve con la Ban– ca d'Inghilterra ed a sottoporsi al co_ntrollo pubblico. Questa proposta, specialmente per la portata che credette di darle un successivo oratore, Oswald Mosley, considerandola come un mezzo, ciòè, di ridurre la di– soccupazione ,ool. fare credito ai disoccupati, perchè comperino, consumino e facciano crescere la domanda di generi e di merci, e., quindi, l'attività delle industrie, provocò obieziiOni e· commenti sulla :5tampa conserva– trice e libera1e, e, ·ad un· certo punto, l'intervento del K;eynes (Times; 26 aprile 1925). Il chiaro economista vede nella Banca d'Inghilt~rra un tipp di socialismo dell'avvenire, che è in aècordo -con gli istinti inglesi di Governo e che - come è da sperare, egli dice _:__ la Commonwealth britannica va svolgendo dal suo· ' . seno. Nel pe~siero del Keynes, però, la Banca d'Inghilterra non dovrebbe essere nazionalizzata. Essa è già per lui, oggi, una corporazione semiindipendente nello .Stato, con un prèstigio immenso e oon tradizioni storiche, la quale; in fatto,, opera· non pér il profitto privato, che non ha altri interessi che quello del bene pubblicò, ed è tultora fuori dell'influenza dei politici. Essa, ·quindi, dovrebbe rimanere come organo autonomo a dirigere il sistema creditizio britannioo, non ricevendo ordini , -da alcun0 fuorché attraverso le indicazioni e le pro– teste del pubblico. Di siffatte is{ituziJoni autonome che, da individualistiche quali ei:ano originariamente, vanno socializzandosi, e che all'interesse privato sostituiscono quasi automaticamente l'interesse pubblicç, pur rima– nendo capaci di feconde iniziative indivìduali laddove lo Staio è « genericamente steril_e e poop creatore», il Keynes ne vede allre, delle quali il processo di trasfor– mazione è in oorso, nella Università_ inglese e nella, stessa casa del giornale il Times. . È, insomma, il tipo •dei .nostri Enti autonomi -che · il Keynes vagheggia e che, indubbiamente, in alcuni campi, ad esempio quiello delle case popolari, hanno, fatto buona prova, tutelando l'interesse degli inquilini che ebbero la fortuna di esserne gli ospili. VIII. - Il perchè di certe ammissioni. Tutto questo che siamo venuli esponendo, conve– niamone, non è nè il· collettivismo, nè il Sociali,smo,. ma è un principio di ammissione di taluni dei suoi con– cetti basilari o terminali, tanto più degno di rilièvo ~Q qua~to 1~ loro pen~Jrazi<?ne nel campo capitalistico· mdustnale mglese è m reciso ·contrasto con la ripul- ..
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