Critica Sociale - anno XXXV - n.16 - 16-31 agosto 1925

CRITIUA SOtiIALE condizioni per l'avvento del proprio predominio nella vita sociale e nell'ordinamento politico, si è convertita essa stessa alla pratica della •dittatura, quando si tratta di difendere quel predominio da nuove forze che ri– chiedono di esercitare un influsso adeguato nella vita della socie~à e nell'ordinamento dello Stat.o, mutandone l'equilibrio. Vorrebbe anche dire che, mentre la bor– ghesia potè, nel suo nascere, appellarsi alla libertà, cioè al consenso, quando le sue rivendicazioni rappre– sentavano un principio di valore universale, essa deve invece appellarsi alla forza quando la sua aspirazione rappresenta la difesa di un interesse particolare, che contrastà con più larghe esigenze economiche ed eti– che della società. Ma se anche . a questa forza che vuol ·negare la . libertà il proletariato fosse oos~retto ad. opporre esso pure una forza per la difesa sua e della -grande mag– gioranza del popolo. ciò non vorrebbe dire che il pro– letariato intenda e possa storicame.l'lte rinun~iare alla libertà e alla democraìia, per la cui guarentigia, anzi, si indurrebbe a ricorrere alla forza. Non si può con– fon'dere la violenza dell'assassino oon quella di Qhi si difende dal suo assalto; la prima tende. a ledere un diritto (il diritto o un certo. sis-tema di diritti); l'altra 1 evidentemente, a difenderlo e rivendicarlo. CertP criticlie che, con aria di suffisance, furono mosse al Bonardi da parte comunista e massimalista. sono quindi - a mio giudizio - fuor di luogo. È vero per altro, che con' la forma della sua esposizione calda, appassionata, più apologetica chE; critica, con una cu– riosa contaminazione ·di ispirazioni materialistiche, po– sitivist che e idealistiche, fuse appunto nel crogiuolo della passione con cui lo studio fu concepito e scritto, - il Bonardi sembra offrire qualche pretesto a qual– cuno di quegli spunti polemici. · ConoscHore. non superficiale del pensiero che pre– parò o, meglio, p1·can_nunzi<~la Grande Rh;olu!ione, e sopratutto del ·pensiero d1 Rousseau e d1 D1derot e detl'Eociclopedia, il Bonardi ha voluto rivivere il dramma della Ri,;oluzione attraverso l'eloquente rie– Yocazione dello Jaures. La. guida è tale da esercitare · un fascino potente e da suggerire intulti geniali e pro– fòndi; ma non è sempre una guida sicura, special– mente a chi, più che studiare i fatti, vogl~a ricercarne lo spirit<;>. Lo Jaures sj trov_ò,: nell_o scr1".ere l::t SU;:\ storia, combattuto fra la trad1z1one 1deahshca del m~– vinien to democratico francese· e l'insegnamento marxl– s_tico che egli si proponeva cli seguire. C~r~ò d! conci– liare l'una con l'altro, ma non sempre v1 rmsc1, e po– tremmo anzi dire che non riuscì mai a fonderli in unità di canone interpretativo. ' Lo stesso difetto è nel Bonardi. Il quale ha poi sentito e vissuto con soveréhiante passionalità, la attualità del temi che egli aveva· preso a ,trattare. Ila visto e sentito sopra tutto il còmplto che nel pre– sente momento incombe a quelle forze che vogliono contrastare il rìtorno del passato e difendere il pa– triruonio di istituzioni e di idealità senza la cui gua– rentigia ogni poss[bilità di avvenire· appare densa di oscure minacce e pericoli. Nelle dichiarazioni dell'89, fra i diritti imprescrit– tibiii della personalità dell'uomo e del cittadino, è posta, insieme con la libertà, e ·a garanzia di essa, an– che la proprietà. Vi fu posta come espressione di una aspirazione e di un interesse del ceto. borghese d~l Terzo Stato, preoccupato dei moti violenti ,che, specie dopo il 14 luglio, si erano scatenati nelle campagn~ · e minacciava·no non la sola forma feudale, ma ogm forma di proprietà privata? Oppure c'è anche l'int.uito che, perchè la libertà sia assi~urat~, è n~cessari~ ~he la proprietà non sia 111onopol10 d1 pochi, ma d1ntto di lutti? Gli studiosi sono divisi su questo punto; o, almeno pur propenderìdo per la prima interpretazione, senton~ e constatano a quale svilupvo socialista sì presti quel punt0 borghese della dichiarazione. E in una ricerca socialista delle fonti della libertà, a questa scaturigine si doveva risalire con analisi particolar– mente accurata, perchè il pensiero socialista vede at– traverso il problema della proprietà tutto il problema della libertà. Questo difetto non è lieve, certamente; ma la con– statazione di esso non può vietarci di riconoscere che la rivendicazione dei principì dell'89, fatta con _tant? impelo dal Bonardi, risponde alle fondamentali esi– genze del movimento socialista e proletario. MuG. Biblioteca Gino Bianco Realtà e ideàlità neÙe dottrine politiche e netl' azione In questi giorni ha fatto il giro dei giornali l'inter– vista che un autorevolissimo personagg;o italiano ha avuto col corrispondente del Daily Express; nella qua– le intervista si afferma che il popolo è un grande bam– bino, il quale non può governarsi da sè, m~ ha. bi~ogno di esser governato e guidato con mano ferma e sicura. La teoria non è nuova. Il trattato della Santa Alleanza,, stipulato nel 1815 tra gli imperatori di Russia e d'Au– s!-ria e il re di Prussia, s'informava. allo stesso ri_dentico principio; e anche il Duca D'Alba, che Filip– po II mandò nel 1567 a reprimere, con le misure• piìt violente, il moto politico-religioso scoppiato in Fiandra contro la dominazione spagnola, pare profes– sasse anch'egli il principio che il ,popolo è un eterno fanciullo. Il Nitti, che rievoca nella prima parte del suo libro su la pace (1) questa opinione attribu:ta al duca Di Alba dal Goethe, ribatt~ subito, per conto proprio, che « se le masse popolari hanno appresol poco della· esperienza, hanno appreso anche meno le classi di– rigenti». Siamo usciti or ora da una guerra che è stata una cosa orribile: orrib:le, non solo per i lutti- che h::t seminali, per la distruzione di vite e di ricchezze che ha compiuto, ma anche per l'assenza di ogni idealità, per l'offuscamento di ogni senso di umanità, per la ·seminagione di odii feroci, di selvaggi spiriti di vio– lenza.- Si è ripetuto per quattro anni· che. quella doveva essere, che sarebbe stata l'ultima guerra, che la si combatteva e la si doveva vincere appltnto perchè trionfassero· i principì di democra-zfa in politica in– terna ed estera, sicchè ogni. pericolo di tiran,nidi e ogni torbido sogno di predominio di un popolo su altri popoli fosse spazzato via per sempre. Ebbene, che cosa è questa politica del dopo-guerra, nei paesi vittoriosi. se non un quotidiano tradimento delle idealità per il cui trionfo _si dissero necessari~ la guerra e la vittoria, se non una quotidiana e ininterrotta preparazione delle · condizioni che renderanno'" domani inevitabile una guerra nuova? Di questa verità è una continua e schiacciante te– stimonianza il libro del Nitti. Il· quale dice cqse in gran parte risapute e ripetute, che sono l'abicì della critica socialista co11tro la politica dei Governi con– servatori e nazionalisti che .han tenuto nel dopo guerra il potere negli Stati cur.opei; ma può dirle col contrt– huto di una oonoscem;a di uomini e di una esperienza di fatti, per cui, pur senza rivelare diètroscena. e. se– greti diplomatici, riesce a dare alle cose narrate una fisonomià più viva, più concreta, più suggestiva. n libro ha importanza e si legge con vivo interesse perchè è ima requisitoria serrala contro lo spirito' cli sopraffazione che animò il trattato. di pace e 1t suP applicazioni, che condusse a chiedere alla Germa– nia patti inattuabili, che spinse alle aggressioni e al tentativo di blocco contro la Russia, che produsse la occupazione francese della Ruhr e tutte le altre pre– potenze francesi nella regione renana, e oosì via. Ad accrescere l'interesse contribuisce anche !::i conoscenza delle arti subdole della diplomazia, ·delle menzogne ispirate alla stampa, con le quali si cerc·a di ingan– nare e fuùrviare l'opinione· pubblica per averne con– senso o tolleranza alle peggiori scelleratezze. l\fa l'importanza maggiore del libro sta nella diq-10- strazione che esso dà dell'amara vendetta che prendo– n0 le cose contro l'insipienza e la prepotenza degli uomini; sicchè l'arma con cui vollero colpire i nemici, ferisce insieme anche loro, e spesso in manier::t al– trettanto o più, grave. E' stata la constatazione di ciò che ha indotto l'intesa a desistere dagli incita– menti· e dagli aiuti offerti ai varii Koltciak ,e Denikine contro il Governò bolscevico; è stata un'analoga con– .statazione che ha indotto alla :resipiscenza la Francia e l'ha spinta a cercare in un Ministero .di Sinistra la possibilitit di riparare agli errori e ai danni cagio– natile dalla politica cieca e prepotente di Poincarè. Sotto l'apparenza dolorosa che domina in: tutta la requisitoria del Nitti, di fronte alla co_nstataz10ne d~l: l'inumanità e della scelleratezza con cm son governali 1 Paesi civili, s'ins:nua quindi un fiotto di speranza, (1) Fr. Nìtti: La pace. - Piero Gobetti, edit., Torino. Pagg. 235, L. 9.

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