Critica Sociale - anno XXXV - n.16 - 16-31 agosto 1925
CRi'r 1CA SOC1A t, E -----------------------------------~------- 202 vantare l'incontrastato e assoluto dominio. E quando il ·prof. Bizzozzerò, in un suo opuscolo su Le affit– .lanze collettive, scriveva che queste affittanze possono essere un gradino utile, e talora necessario, per giun– gere alla piccola proprietà, seguendo lo stesso processo del patriarcato che si scisse in affittanze minori per arrivare egualmente alla piccola proprietà fondiaria; questa prospettiva - si può facilmente immaginare. - era tutt'altro che gradita per coloro che, come noi, erano abituati a oonsiderare la piccola proprietà o la piccola azienda come una forma antieconomica e arre– trata di produzione. Ma è proprio vero che la piccola proprietà è una forma arretrata e antieconqmica di ' conduzione delle terre? Questo è il quesHo che dovremo esaminare. II. Il generale diffondersi della piccola azienda agraria. Molti autorevoli compagni, fra cui R. Mondolfo e, se non erro, il dott. Gorni, sostengono questa ·tesi: che la piccola impresa agrioola· possa resistere e pro-· sperare sollanto in quelle località ove si presenta come l'unica forma possibile di conduzione economica -dei terreni: « o perchè si tratta di regioni collinose, ,, o montagnose, magre e di difficile lavorazione,· o di « campagne anche ricche, ma a colture speciali che « richiedono una intensità e continuità .di lavoro su « piccoli appezzamenti che sarebbero altrimenti· con- « dann·ati o al deperimento o all'abbandono, perchè ~ il costo delle coltivazionì sarebbe superiore al ri– « cavato dei prodotti». « Nelle regioni inveèe ~ prosegue R. Mondolfo - « adatte alle coltivazioni industriali, che rheglio si com– ,, piono su vaste estensioni e richi~dono fortl anticipi « di capitali e intenso, per quant;o redditizio, impiego « di mano d'opera, la piccola pi:oprietà (intesa, io pen– ,, so, nel senso di piccola azienda) non può allignare». La reallà è invece - secondo me - un'altra: Negli ultimi vent'anni non vi è esempio di una grande azienda coslituit(l,SÌ sulle l'OVine di piccole u~ità colturali, e lo stesso fenomeno di arrotondamenl9 delle grandi unità ·agrarie alle spalle e alle spese delle piccole appartiene: ad un periodo già superato. Abbiamo invece in atto iÌ processo oppos~o: che, anche là ove viveva la grand@ azienda agricola - parl-o delle ùbertose pianure della valle padairn -, i- cui terreni ayevano tutti i requisiti: indicati da R. i\[ondolfo per costittùre l'ideale della grande aziençla, con la struttura e· con le analogie della grande impresa industriale; anche in quelle ·zone le grandi aziende vanno man mano spezzettandosi per dar luogo alla fo:mazione di piccole unità culturali., La cattedra ambulante di agricqltura della provi1;1cia di ·Parma, in una pubblicazione de'l dott. Bertali, av– verte che, mentre prima del 1908 prevaleva nella, Bassa parmense la conduzione a salariati ·sulla base della grande a~ienda, risulta invece che il 75 per 100 della superficie ~' nel 1921, a -conduzione famigliare· e .non è detto che dal 1921 ad oggi la per-centuale no; sia aumentata. In una cronistoria del movimento operaio di Rea– gio Emilia nel 1918, l'on. Arturo Belelli, segretario di quella Camera del Lavoro, afferma «chela scomparsa del latifondo è fenomeno che da tempo si è andato manifestando, dando luogo ad un crescente fraziona– namento __ della terra, un tempo lavo"rata in buona parte in economia. Nè diversamente è accaduto in provincia di Ra– yennà, la più densa, credo, per popolazione di brac- 8ibliotecaGino Bianco cianti, dove, nelle zone di vecchia bonifica che dove– vano considerarsi le più indicate per la grande azien- . da a sàlariati, il dott. Marani constata che vi sono oggi k seguenti unità di circa 9-lQ ettari in media: poderi condolli a mezza.dria N. 7131 poderi affittati ai vecchi mezzadri·, , · » 3225 poderi condotti dai proprietari coltivatori » 2327 *** Lo stesso processo è stato constatato nell'agricoltura dj parecchie altre vazioni. L'Irlanda e la Svezia battono da lungo tempo la via del frazionamento e, per quanto neppure esse abbiano risolto nè il problem~ della di– soccupazione, nè, forse, il problema di una maggior produzione, certo è che l'aumento _della popolazione e le trasmissioni ereditarie dànno luogo, in alcuni easi, ad un parcellamento, che va fino all'assurdo, di quote, segnate sulla carta:, cli pn decimelrq quadrato di su– perficie. Per la Cecoslovacchia l'on. Modracech, deputalo a quel Parlamento, che fu in Italia a studiare la noslra cooperazione agricola, ci afferm.ava che le vaste azien– de agrarie nazionalizzate del suo Pàese si sarebbero ·dovute affidare, frazionale; a tanti piccoli coltivatori, commettendo, egli aggiungeva, un vero e proprio cie– lillo tecnico-economico .. Ma l'esempio tipico del frazionamento l'abbiamo avuto in Russia, qopo la rivoluzione bolscevica. Nono– stante tutti i prQvvedimenti governativi e gli sforzi bolscevichi intesi a « educare le masse agricole allo spirito del socialismo>>, 1ionostante le disposizioì1i del Regolamento 14 febbraio 1!H9, le quali dichiaravano. indispensabile il passaggio dalle forme individuali del– l'uso della terra a quelle associate e affermavano re– cisamente che queste - forme individuali doveva.no ri– tenersi come temporanee e passeggere; nonostante tutto ciò, la quasi totalilà delle aziende passavano fraz:o-· ' . nale, nel possesso individuale dei cemlàdini irussi. Tutti i provvedimenti statali per costituire le azien– de collettive soviettiste, alle "dipendenze dirette dal Commissariato del Popolo, o per aiutare le altre forme di comunità agrarie - alle quali si aHribt!ivano i ter– reni a pitt alto rendimento, e che si rifornivano dei mezzi . pin larghi di coltivazione - tutti cotesti provvedimenti diedero questo risultato: che nel 1921, cioè alla fine di que) periodo caotico che fu definito del comunismo agrario o di Stato, le aziende a tipo. collettivo - soviet– tiste, artele agricqlé, società per la coltura in comune dei campi, comunità agrarie - comprendevano un m·i– lione circa di persone e collivavano circa 2.400.000 de– siatine di terra, il che corr:spondeva all'l.4 per cento appena della popolazi,one complessiva della Russia Europea e all'l,6 per cento dell'area totàle seminata. E non sembra che queste aziende_ avessero una gran– de vitalità, poichè il Tcherkinsky, in un pregevole, stu– dio ( 1), osserva che, mentre le aziende formate dai còntadini di media condizione presentavano una no– tevole resistenza, le aziende agricole proletarie invece - quelle costituite dai contadini poveri - « non si di– " stinguono per molta solidità e. produttività, sia per • mancanza della necessaria esperienza lecnico-agrico– " la, sfa per tnsufficiente attaccamento alla terra». Il contadino russo non è diverso dal contadino degli altri Paesi; e abbiamo visto -cosa sia avvenuto nella Italia meridionale -all'epoca dell'invas:one delle terre. ·Pur senza l'aiuto d'una rivoluzione, le terre furono (4) In Rivista /nterno.ziono.le delle Istituzioni Economiche e Sociali. - Roma, ottobre-dicembre 1924.
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