Critica Sociale - anno XXXV - n. 15 - 1-15 agosto 1925

IV .. Le ratifiche della Convenzione. Come si è accennato ciascim membro dell'Orga– nizzazione in~ernazional~ del Lavoro era moralmente impegnato a ratificare la Convenzione, a not~fic~re tale ratifica al S,egretario della Lega delle Naz1om, e ad applicarla. · . . Era lecito sperare che le ratifiche si fossero subito prodotte; ma, purtroppo, ess~ s~guiropo a rilento, ri– lutt'andovi sopratutto le maggiori Potenze che avevano partecipato alla Conferenza; tanto cl~e il Dir~ttore del– l'Ufficio lnternaziondle del. Lavoro, rn occas10ne d~lla Quarta Conferenza /,nfernazi_onale del' Lavo(o _(Grne– vra 18 ottobre-18 novembre 1922), presento, rn ag– giunta all'Ordine del giorno principale, un rapporto relativo alle ratificl1e, lamentandone l'esiguo numero ed incitando i membri della Società delle Nazioni a procedervi rapidamente. Ma la dolorosa co0stata:do– ne trovava la sua ragion di essere ·nel fatto ,che le misure protettrici del lavoFo,_ stabilite d_alla.Conferen~ za di Washington, Non furono determrnate, ,~ome s1 disse dalla riconoscenza delle classi dominanti al pro– letariato delle Nazioni vittoriose; ma daHa pression_e operaia, che nell'immediat'O dopo guerra fu ge:ne!~le, concorde e fortissima. Passato .il momento d1ff1cile, rallentata la pressione,. le classi dirigenti ripresero l'an– tico atteggiamento dQoslilità c-ontro le riforme sociali, e specialmente contro l'adozione della giornata di otto ore, sì che le delegazioni operaie alla 4a Conferenza del Lavoro a buon diritto proclamavano che la len– tezza' e gli ostacoli frapposti alla· ratifica della Con- . venzioQe palesavano la volontà di rendere caduca la legislazione internazionale ,sul lavoro (1). . ·In sGguHo l'Ufficio interna,zionale del Lavoro, g1_u– :,,lamente preoccupandosi del malumore,delle orgamz– zazioni o·peraie, le quali oomi9ciavano a sentirsi deluse, nel settembre 1924 co.nvocò a Ginevra· una Conferen– za speciale, alla quale par~eciparono i_·qµattr~ Mi~i– stri del Lavoro, di Francia, del Belg10 1 dell Inghil– terra e della Germania, allo scopo di chiarire le dif– ficoltà che. si frapponevano alla ratifica della Con- venzione. , Terminati i lavori, la Conferenza fece anche un co- municato alla stampa così concepito: _ « L'ocrgetto della Conferenza era d'appianare le dif– ficoltà t>di interpretazione che sussistessero fra gli Stati partecipanti e di agevolare posì ai rispettivi G~– verni l'atto di ratifica. Essi constatarono con soddi– sfazione che la più parte d~i loro punti di vista coin– cidevano esattamente) o la differenza non era. consi– derevole. Essi chiusero la Conferenza col sentimen– to unanime della possibilità della ratifica, comune». Nat.uralmente i buoni· propositi rimasero nel cam– po ideale e, per ironia della sorte, proprio i qua~tro Stati che parteciparono a questa Conferenza speciale non fecero nulla di nulla. Attualmente lo Stato dèlle ratifiche, come risulla 'da una pubblicazione dell'V / ficio internazionale del Lavoro del giugno 1925, ·è il seguente: · a) Convenzione ratificata: Bulgaria, Cecoslo:vac– chia, Grecia, India, Rumania; b) Ratifica autorizzata: Lettonia; c) Ratifica raccomandata: ·Argentina, Brasile, Cile, Danimarca; Estonia, Francia, Germania, Paesi Bassi; • I (1). « Dopo Washington abbiamo assistito a una lunga battaglia per esimersi dalle responsabilità impegnate. Ognuno ha detto: - io von-ei ratificare, ma non lo farò se non lo fa il mio vicino. - Il vicino ha dichiarato: - lo vorrei ratificare, ma vi sono nella Convenzione di Washington al– cune forme un po' _troppo rigide che 11011 permettono di appli– carla alle peculiari condizioni delle mie industrie: sicchè sono costretto di non accedere alla ratificazione. - Ora che lo strumento dell'internazionalità è foggiato, ora che la proce– dura è stata segnata, pare che quello e questa si vogliano abbandonare perèhè si• teme che la giornata cl.i 8 ore. con le riforme sociali che trae seco, ecceda ·ciò che si volle concedere alle classi operaie •. · (louhaua:: IV Conferenza Internazionale del Lavoro). Biblioteca 'Gino Bianco d) Ratifica condizionale, o va.Iida dopo un certo periodo di tempo: Austria, Italia. . . . Come si vede 1e ratifiche sono p0chissime ed rn esse non figura~o nè l'Inghilterra, •nè gli Stati Uniti; , il che dà evidente pretesto· agli altri Stati o di non l'atificarè 6 di farlo- condizionatamente_ Si capisce~ i·n– fatl:i come Paesi a minor rendimento, ·di imperfetta org~nizzazione industriale, poveri di mater_ie .prime, rilutttno· a riconoscere, di fronte alla Soe1eta d~lle .Nazioni, riforme sociali, che· impoì:tano va_ste e J?ro-. fonde' ripercussioni nella loro vita economica, prima che tale riconosciniento venga fatto dalle Potenze me– glio organizzate e più ricche. Ma, ~e le ratifiche non sono venute come era doveroso, e peraltro confor– tante consta'tare che l'applicazione della giornata ~i otto ore è in molti Paesi un fatto compiuto, o per Convenzione o per legge.· Troviamo infatti leggi ché limitano la giornata lavorativa, ~el Belgio, nel Cile, in Jugoslavia, nel~a. Spagna e nella Svezia. In altri Paesi esse sono in co.rso di adozione o di elaborazione, come nell'Argen~ tiua, nella Bolivia, nella Danimarca, nell'E~tonia, nella Germania, nel Lussemburgo, nella Norvegia, nella Ru– mania nell'Unione Sud-Africana. ·.Qua'nto al decreto oggi vigente in Italia (dove pure si erano fatti, nel Consiglio superiore del Lavoro, studii e discussioni notevoli e il disegao· di legge, che ne era' uscito col consens·o degli industriali e degli agricoltorii, e che interpretava fedelmente lo spirito del patto di ·washington, era stato- adottato dal Governo_ ed appro– vato dalla Camera elettiva), basterebbe, per rntenderne lo spirito, rileggere nella_ Critica Sociale del 16 marzo 1923 l'articolo .cli Filippo Turati, aut.ore del disegno in parola, e che si intitola - e il titolo ne annunzia il contenuto - « Il sepolcro delle ,otto ore». 1n altri Paesi, infine, le otto ore rappresentano una conquista operaia e sono codificate dalla consuetu– dine, come nella Svizzera e in I_nghilterra. V. Le otto ore di lavoro in alcune industrie non .con• teqiplate. dàlla C~nvenzione di Washington: nel– l'agricoltura, nella marina mercantile, nella pe• sca e nella navigazione interna. Già vedemmo che l'art. lo della Convenzione decreta alcume .esclusioni; non manca tuttavia ui;i intenso. la– voro di preparazione perchè Lali ingiustificate lacune vengano colmate. . Nell'ar,ricolturt1,. - La. questione era stata già solle– v~ta a Wa,shington, anzi •il delegato operaio dell'A– frica del sud, M. Crawford, aveva proposto una ap– posila mozione, che per rag.ioni procedurali non fu. acquisita agli Atti della Conferenza. Essa fu, invece, . malgrado le opposizioni dei Governi francese e sviz– zero, ufficialmente inscritta all'ordine del giorno della III Conferenza internazionale del Lavoro (ottobre 1921). La Conferenza fu preceduta da una specie di re– I erendum, il quale portò alla conclusione, che la maggioranza degli Stàti interpellati (~d eccezione del– la Spagna, della Finl~ndia e dell'Italia, che risposero favorevolmente), pur senza arrivare a chiedere la sop· pressione della questione dall'ordine del giorno, tutta– via erano decisamente èontrarii ad affidare la· solu- .zione ,del problema. ad un progetto d~ Convenzione. La Conferenza, prendendo atto delle risposte· avu– te, si limitò, accettando il suggertmento della Polonia, a formulare .una Raccomandazione così concepita, « La Conferenza raccomanda che ogni ì\Iembro del– l'Organizzazione internazionale del Lavoro prenda mi– sure per incoraggiare le organizzazioni agricole a fis– sare, mercè contralti collettivi fra imprendi!ori e la– voratori agricoli, il nun:1ero massimo delle ore di lavoro entro l'anno e i limiti entro i quali la mecija giornaliera cielle or~ d,i lavoro può variare nel corso dell'anno·, tenendo conto delle circostanze e delle condizioni par- ticolari di ciascun Paese ». ·

RkJQdWJsaXNoZXIy