Critica Sociale - anno XXXV - n.14 - 16-31 luglio 1925
ORITIOÀ SOCIALE 163 dizionalità. Deve tener conto deJla realtà, ed a questa sola può attingere }e sue forze e capacità operose ; ma queste energie non .ammettono il sonno inoperoso e letargico. Sono energie vive e come tali operanti; eccitate e sospinte dalle esi– genze sentit-e e consapute, e per ciò mosse alla' aiione. Nell'azione si edt1cano, si sviluppano, si rafforzano, acquistano la capacità e maturità del– la propria direzione e della efficacia feconda d'i risultati perman.enti; ma tal conquista compiono grado grado, appoggiandosi sugli scalini più bas– si per poter via via salire ai superiori. Il proletariato « deve in una lotta rude e tenace avanzarsi adagio di posizione in posizione » scri– ve l'E,ngels nella prefaz. alle Lotte di classe. in Francia. E questo (egli dice) è l'insegnamento _dei moti proletari del 1848 e del 1870. Il movi– mento proletario ha una diversità essenziale da tutti i ·moti di classè che han condotto alle rivolu– zioni passate. · ((Tutti i moti (diceva il Manifesto dei comllni– « sti) furorio sinora di minoranze o nel vantaggio « delle minoranze. Il moto proletario è il moto « indipendente" · çlell'immensa maggioranza pel « vantaggio dell'immensa maggiora_nza. Il prole– « tariato, ultimo strato dell'attuale sQcietà, non « può elevarsi o drizzarsi senza spezzare tutta- la ~ « massa degli strati superiori che costituiscono « la società ufficiale » . Ora. questo precisarn~nt~ srea al moto proletario. esigenze,· che. non erano intrinseche ai moti di classe e .alle rivoluzioni an– tecedenti, alle quali bastava la consapevolezza e la volontà decisa di una piccola· minoranza, in mezzo alla .ignoranza, alla passività ed alla estra- neità della grande massa. · . · Qui non basta più che. una minoranza operi « nel più genuino interesse della maggioranza .... « E' _passato il tempo dei colpi di mano, delle « rivoluzioni con~otte da piccole minoranze co– « scienti alla testa di masse •incoscienti. Dove sj « tratta della completa trasformazione dell'orga– « nismo sociale, è necessario avere .con sè le mas- . « se già conscie di che si tratti e del perchè del « loro concorso. Questo è ciò che la storia degli ·«ultimi cinquant'anni ha insegnato. Ma perch~ « le masse comprendano .ciò che devono fare è « necessario un lungo ed assiduo lavoro ». Ora la lunghezza, la difficoità, la penosità del– la conquista, mentre costituiscono un ammoni– mento severo o anche una spietata distruzione di illusioni allettatrici nei momentj storici più fa– vorevoli e promettenti, sono d'altra parte il con– forto e l'incitamento dei periodi più avversi e di temporaneo arretramento da posizioni già con– quistate. Dallo studio di tutte le fasi della orga– nizzazione operaia,· dei suoi primi e più stentati passi, delle sue parziali vittorie, delle sue molte– plici sconfitte, delle sue cadute e risurrezioni, in– un cammino pieno di ostacoli, di triboli ,di do– lori, ma pur sempre continuo e mai ip.terrotto, l'Engels traeva quella consapevolezza, che dallo studio delle Condizioni delle e/assi lavoratrici si trasfonde nel Manifesto dei comunisti e si rinnova poi in tutti gli scritti successivi suoi e del Marx: che dalle battaglie perdute, dalle apparenti dis– soluzioni o soffocazioni compressive il movimen– to proletario « rinasce sempre più forte, più saldo e potente » . La dialettica reale della storia nou ·si annulla mai: la tesi su~cila incoercibilmente la sua antitesi; il dominio della classe capitalistica suscita e muove l'azione del proletariato; l'osta– colo e la resistenza e la compressione può arre– starne talora il cammino, ma nella sosta o nello arretramento la consapevolezza si matµra e si radica più profondamente, le energie si raccol- 8 .. ~onQ e si Il):t'.p_ar3Aohe la ripresa dell'avanzamen- 101101eca-~mo tjfanco. . to è immancabile, cqn più salda e sicura prepa– razione. La lezione della storia, ammonisce l'Éngels, è lezione di pr1)denz~ contro l'illusoria fidanza de– gli avventati, che credono di poter procedere a salti; ma è d'a,ltra· parte conforto e sostegno delle energie innovatrici, nelle difficoltà e nelle avver– sità fra le quali gli spiri,ti leggeri si abbandonano allo scoramento con la stessa .facilità irriflessiva, con cui si Jasciavan trascinare dalle eccessive speranze. Nel momento storico presente la fer– mezza della fede e della volontà operosa è per ciè il più degno omaggio, che il proletariato. possa rendere alla memoria di F. Engels, assertore ie propugnatore della sua missione storica imman– cabile. La visione teorica del Maestro rivive ope– rosa nella prassi storica della classe lavoratrice. RODOLFO MONDOLFO, ·Federico Engels c 1 ) (Nel trentesimo an.niversarlo della sua morte) . I. Cinque anni or sono celebrammo il centenario della nascita ael ~ostro Maes\ro. Ricorre il 6 agosto di quest'anno il trentesimo anni– versario del giorno in cui dovemmo prender commi_ato per sempre· da colui, che fu, accanto al suo grande amico Carlo Marx, la figura più poderosa dell'intero movimento sooialista di tutti i tempi. In quaje misura ciascuno di essi ha contribuito ai tesori spirituali con cui il loro comune lavoro ci ha scossi, è cosa che non si potrà mai stabilire esattamente. Dal ~844 fino alla morte del Marx, nel 1883, i nostri primi maestri vissero e lavorarono nella più pvofonda intimità, spronandosi- ed elevandosi a vicenda. Nes– suno dei due avrebbe potuto, senza l'altro, produrre quanto in realtà ha prodotto. Non meno difficile che il rilevare la parta di ognuno nel lavoro ·comune è il fissare una graduatorja· f-ra di essi. Generalmente Marx è considerato come il più note– vole dei due: la teoria, fondata da entrambi con un comune· lavoro, è indicata col nome di « marxismo »; lo stesso Engels ha costantemente oonsiderato Marx come superiore a sè, dicendo di sè che aveva sempre occupato il posto di secondo violino. ' Ma con ciò, è provata: una· cosa sola, e cioè la strl¼or– dinaria_ mancanza d'invidia d'Engels e la sua modestia di fronte al suo grande amico .. Non è invece affatto provato ch'.egli potesse dare meno di lui. Come non si può seriamente rispondere alla doman– da chi fosse più grande· fra Goethe e Schiller, altret– tanto può dirsi dèl paragone fra Marx e Engels, essendo essi stati due temperamenti assolutamente diversi. Per– fettamente all'ur;iisono nella loro passione per la causa del proletariato, nella loro concezione teorica e poli~ lica e nel metodo; ma tuttavia diversi, non solo nel loro aspetto esteriore (Marx corpulento accantò a En– gels l~mgo e snel.lo ); non solo nello s!ile, che Engels aveva semplice e chiaro, di facile comprensione, evi– tando ogni parola straniera, quando questa poteva es– ser sostituita da un vocabolo tedesco altrettanto espres– sivo. mentre .Marx aveva uno stile complicato, non si dava troppa cura di riuscir comprensibile alla comune (1) Hicorrendo ·u 30<> anniversario della morte cli Federico Engels, Carlo. Kautsky ha avuto il gradito e cortese pen– siero cli inviarci questo suo articolo originale. Nel ringraziarlo qui dell'allo di benevolenza e di solidarietà, auguriamo lunga e feconda operosità a questo nostro illuslre combattente che è il più aulorevole continuatore dell'opera dei nostri grandi Maestri. (La C. S.).
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