Critica Sociale - anno XXXV - n.14 - 16-31 luglio 1925

Ì70 ÒRÌTÌOA sooiAt~ ga e dirige la condotta umana; e la morale è nell'azio– ne, solo se dirige l'azione. Dire che essa è un sem– plice « prodotto » è un riaccostarsi alle frasi del più pesante realismo deterministico, a cui appartiene, se– oondo me, la famosa frase usata dal Marx nella pre– fazione alla Critica dell'economia politica e che ha an– gustiato tutti i critici dal Gentile al Berdajew, al So– rel, al Croce, al Mondolfo, il quaJe, a pagina 204 del suo libro sull'Eng~ls, ne dà un'interpretazione origi– nale, ben lontana dal senso fatalistico che esclude il momento umano, necessario centro della dialettica e non element,o di pari valore all'elemento esterno. L'uomo, che in questo processo dipende dalle cose, dipende in definitiva da se stesso, scrisse Arturo La– briola e ripetè il Mondolfo, che (42) ha con i suoi stu– dii messo in luce questo trapasso dalla· natura alla sto– ria, questa conversione del bisogno da pura esigenza naturale in forza motrice della storia, ove la lotta si svolge tra le condizioni reali e la volontà dell'uomot che vuol « foggiare il mondo secondo l'esigenza della sua natura veramente umana ». ( 43). Se il motore 'del– la storia è t'uomo, il bisogno fondamentale è quello morale, non quello economico, che è mezzo per sod– disfare quello; e la coscienza non è da intendersi 'co– me consapevolezza di condizioni esteriori, ma consape– volezza della propria dignità, offesa dalle condizioni esteriori... • Una nuova morale sorgerà, allora sì, da una lotta di classe rivoluzionaria, ma non per·'generazione spon– tanea, bensì solo se questa lotta sarà stata animata da questa nuova aspirazione morale, che, dopQ il trion– fo, potrà trovar condizioni più favorevol1 per essere attuata. Se così non fosse, la lotta sarebbe una sterile zuffa belluina, priva di limite e direttive. Solo ammettendo questa permeazione idealistica 'della lotta economica, si può capire un qualunque volontaris!)lo, primo fra tutti il volontarismo rivoluzionario del Ma,rx. Volontà vuol dire fine e l'azione proletaria, -di cui, secondo il Kautsky, il materialismo storico è la filosofia, quale fine mai perseguirebbe? Se il socialismo è oggetto del ~ , miiss.en e non del sollen, a che volere? (44). Il mutamento . delle condizioni eoonomiche non avrrbbe valore, se, dopo, si dovesse stare 'nelle condi– zioni inumane di prima: evidentemente tale mutamento e solo un mezzo per un fine: essere uomo libero. Non la morale è in funzione della lotta, ma la lotta è, per esseri intelligenti, in funzione della morale. Se si trattasse solo di t star meglio », materialmente parlando, forse nè io nè Fil9demo ci ·affanneremmo tanto per questo socialismo, specialmente quando così gran part~ di popolo si mostra supinamente tranquilla sotto il dispotismo e pensa beatamente a maschera~si di cartapesta oltre che di ipocrisia! In tal caso avrebbe ragione chi consiglia le orga– nizzazioni economiche a legar l'asino dove' vuole il ( 42) Sulle Orme di Marx, voi. II, pagg. 214-215. ( 43) Engels: Condizioni delle classi operaie in Inghilterra, pag. 24. . ( 44) Questa è la conclusi<me a cui giunge l' Ethik ùel Kautsky dopo aver dimostrato con gran copia a 'argomen.ti che il materialismo storico deve intendersi come la proletarische Philosophie der Tal. Sarebbe, questa dell'uomo una ben !!Ssurda Tèitigkeit! Fare, faticare, per ... far splendere il sole dell'avvenire che fatalmente dovrà .(miissen wird) splendere per causa naturale. L'uomo sarebbe più bestia delle bestie con tutto il suo pensiero: vorrebbe ciò che è inutile volere! Il vecchio Aristotele (ed. Carlini: Introduzione alla filosofia, pag. 16 è .133) pe;n~.ava che e nessuno porrebbe mano !!– mula se non dovesse venire a un termine. A meno clie uno non manchi di intell~tto: che, chi è fornito di intelÌ!etÌ:o agisce in vista di qualcosa; e questo è il termine dell'aziÒne'., µ fine è termine ultimo ». Ora apprendiamo invece che il fine è una n~essità, la quale rende il volere un puro non senso e ci priva di ogni intelletto. E_ valeva p~opri? la pena che il cercopiteca giungesse ad aprire le U111vers1tà, se questa morale darwiniana lo do– veva _POi dichiarare più imbecille di quel suo progenitore, che s1 atteneva alla libera ignoranza delle foreste? . BibliotecaGino Bianco- padrone, per aver vantaggi immediati, o quel sociali– smo cristiano, che vorrebbe risolvere la questione so– ciale con il semplice detto evangelico: Date pauperibus. Ma s'è sempre saputo che le questioni più difficili a risolversi sono le questioni di principio e non di sa– lario, che non si vuol beneficenza, ma giustizia: s'è ri– velata prevalente dunque la questione di dignità sulla questione di benessere. Il socialismo di Stato, anche quando è bene inten– zionato, non soddisfa, pèrchè non è dato sotto forma di diritto,· ma di elargizione, non ris·olve la questione di _prfocipio, non sana la causa del male, perpetua, anzi esaspera la divisione in classi. In fondo, dunque, è una questione di digrtità e non· di interesse, quella che non accontenta un popolo il quale, per esempio, veda il suo benessere - ottenuto con sacrificio della sua libertà. Ed il Kant, quasi opponendosi al filantropisnio pie– tistico del suo tempo, cori fermezza ed in più luoghi afferma che i Governi debbono ai popoli rispetto per :i diritti e non benevolenza (45), perchè, egli scrive in altro suo studio, ( 46) il dovere della benevolenza è coadizionato, mentre il dovere di rispettare i diritti è un dovere incondizionato: è ·morale. Tutta l'azione clel socialismo, quindi, anche se è così spesso deturpata dal gretto materialismo di alcuni suoi teorici, smentìsce ogni determinismo ·ed 1 afferma il valore supremo dell'autonomia personale, afferma la fede nella-libertà dell'uomo (47). Il socialismo è una espressione dei bisogni supe– riorL dell'uomo, come affevmarono giustamente il De Sarlo ed il Chiappelli stesso; non si attarda in giudizi esistenziali, ma formula giudizi di valore; (48) cambia il mondo perchè prevede: ciò che sarebbe inconcepi– bile, se dovesse supinamente ·attender@ le condizioni storiche e adattarvisi, come voleva il Barbagallo (49). Nello stesso èampo dell'economia il Graziadei (50) ha mostrato come le stesse leggi economiche, prospettate così spesso come leggi delle cose, non siano superiori alla volontà, sia pur oòndizionata, degli uomini, ma siano prodotte dagli uomini, i quali valutano anzi le cose mediantè giudizi di valore. Idealismo della morale rivoluzionaria. E torniamo se,mpre all'uomo, unico attore del dramma storico! La concezione storica, che io chiamo pragmatica, perchè concepisce la storia come fatta dall'uomo e non dalla materia o .dalla natura, non ci può· dare. una morale, ciò che sarebbe fuor del suo còmpito, ma studia la morale ,quale fatto dell'uomo, no·n come pròdotto delle .cose, ma come fatto di coscienza; e deve. tener conto della gdmde influenza che questa morale ha sul corso della storia, ciò che è inerente al suo preciso cò'mpito: L'influsso de1la vednta morale nella prassi sociale l'abbiamo• veduto, e abbiam visto pure che il movimento socialista è illuminato dalla luce della vera morale, che non è futura, ma è presente nella coscienza dell'uomo, a cui serve anzi per giudi– care le morali.. Questa vera · morale, · questa moralei umana non è un puro fenomeno di massa, ma un vero « imperativo di coscienza», che non si esprime post festum; ma degli avvenimenti ·si serve, per rea~ lizzarsi. Anche se si dovesse parlare di « liberazione af– fidata al mutamento reale» (51) non si negherebbe (45) Streit d~r Fakultaten, pag. 107. (46) Per la pace perpetua, pag. 189. V. pure Pedagogia, pa- gina 201. . (47) V. Chil1.ppelli, Nuova Antologia, 1896, pag. 502: Pre– messe filosofiche del Socialismo; e v. pure B. Croce: Il Materialismo storico, pag. 70. (48) De Sarlo, .9P• ~it., pag. 278. (49) Del materialismo storico, pag. 211. (50) Pr.ezzo e soprapre.zzo, pag. 31-34, ed. Avanti/ (51) Diambrini Palazzi, op. cit., pag. 132.

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