Critica Sociale - anno XXXV - n. 13 - 1-15 luglio 1925

• ·- CRITICA SOCIALE 153 Rivoluzioneprotestante .L'esig~nza ~innovatrice che la guerra ha lasciato d1elro d1 sè, e che ancora rimane indistinta al fondo ~elle generazioni che l'hanno vissuta ed hanno vissuto 11 tor~enta_to dopo-guerra, ha trovato espressione in alc~n! m.0~1menti giovanili che hanno svolto in questi ultm11 anm opera utilissima di critica, in sede politica e ~ulturale, come l'Ordine Nuovo, Volontà, Rivoluzione Liberale e Conscientia. Quest'ultima, portandosi net– tamente sul terreno reliaioso - un terreno su cui l'I– talia veramente poco ha 0 dato sin qui, e che è per vero lontano dalla sua .natura banalmente superficiale e leggermente scettica - è sembrata inattuale quant'al– t~o mai. I più ha1:mo riso di questo tentativo coraggioso d! dare una coscienza religiosa agli Italiani, ed hanno nt~nut~ pazzesco lo sforzo tenace di porre dinanzi al facile d1letlantismo e all'aurea mediocrità in cui quelli han vissuto sin q~i, la grandiosa tragicità del problema umano. Eppure 11 fallo che questo movimento abbia ~ros~er3:to si':1or3:, attraendo sempre crescenti simpa– tie d1 g10vam, c1 prova che esso ha le sue radici proprio nella real_t,à.italiana d'oggi, e che quel pro– ble:111a,_ che travaglio 1~ passato solo l'animo di qualche soh~ar~o - _da De Me1_sa Boine e a .MissiroLl - urge oggi_dmanzi alla coscienza delle generazioni che han· sentito profondamente il dra mma della vita. 9pportun_an~enle, ~unq.ue , Giuseppe Gangale, uno dei direttori di Consc Lenlta, ha tentalo in un suo libro recente (1) ~i da~·ci un'?riginale impostazione· del pro– blema rehg10so 10 Itaha, condensando in un centi– naio di pagine le .idee centrali di questo nuovo pro– l~stantesi,l!lo ~~aliano_. È un te1~taliv? originalissimo, ripeto, e 10 c10 sta 11 suo pregio e li suo difetto: sì anche il suo difetto, perchè il lettore si trova dinanzi a una visione del Protestantesimo che non è quella corrente, senza che l'Autore lo abbia a ciò condotto attraverso una nuova interpretazione- di Lutero e di Calvino. Questa deficienza, che sarà forse sanata da un annunciato litiro dello stesso Gangale su •Calvino» è per ora incontrovertibile, se anche possa accader~ ch_e il lettore talora non se n'avveda, attratto dal fa– s1:mo veramente notevole che promana da queste pa– gme. Comunque, in molti punti co~~eniamo senza discus– sione. -Niun dubbio infatti che la Riforma spezzando l'infr_amll?-ettenza della Chiesa_ e mettendo ~gni indivi– d~o 111 diretto co_ntalto con D10, ~pperò facendolo giu– dice delle proprie opere e sacerdote di se stesso e costringendolo alla diuturna lotta col Male e nobilitan– dolo mercè il lavoro, è la madre dell'època moderna. E l'assenza della Riforma può essere benissimo è in– ~u-?biamente anzi, indice dell'inferiorità dei pophli la– hm. D'accordo dunque sulla necessità di una rivolu- . zione religiosa, ma il dissenso comincia ove· si riguardi al carattere di questa Hivoluzionc. Un difetto notevole del libro mi sembra essere una cos!ante imprecision~ _sul significato della parola, pur cosi frequente, « rehg1one », usata ora in senso filo– sofico _e ora in s~nso volgare. Se p~r religione s'intende, come li Gangale rntende, la volonta operosa di elevarsi a Dio, cioè, in altri termini, l'altività religiosa è evi– dente che il Cattolicismo, colla sua distinzion~ fra la ~hiesa e. i fedeli <;:hedel?~ono passivamente accogliere 1eterna 1~mutab1le venta che quella, come societas pe1:f~cta, mfalla_ntemente pos~iecte, è negazione della rehg10ne. Negazione, osserxa 11Gangale da cui si ori– gina la negazione della negazione, il p;otestantesimo che è vera religione. Esso non si rifugia nella contem~ plazione, ma si forma nell'azione; esso non possiede la v~rità ma la cerca; esso non rifiuta il male (cioè tutto ciò che non .è _conforme a quella verità), ma lo af– fronta, p~rche 11 bene altro non è che la vittoria sul male; esso non è come religione, ma si fa come re– ligiosità. La sua grandezza sta appunto "in questa ac– cettazione eroica della lotta con Satana » combattend0 la quale l'uomo sente ogni giorno il tor~entato dram– ma della vita ed ogni giorno diventa cristiano. Come metafisica, si può esser d'accordo; ma è certo che il Protestantesimo, come religione positivamente esistente, non corrisponde a questa veduta, come non vi corrispo':1d~ il Cris\janesil?o. Perchè,. se si può giu– stamente distrnguere rn Gesu una doppi.a personalità, (1) Giuseppe Gangale: Rivoluzione Protestante. - (Piero Gobelti Editore, Torino, 1925). Biblioteca Gino Bianco ... è però vero che quel che di lui venne ~d anirrinre du– revolmente le turbe fu proprio la sua predicazione di b?n~à, di rassegnazI?nc, ~i fidente attesa del Regno dei Cieh. E se ~a t~olog1a_cristiana, da. Paolo ad Agostino, ebbe _un_adirez10ne diversa, essa certo non corrispose al qmet1smo delle masse. Come oggi non corrisponde alla mentalità dei paesi protestanti la metafisica cal– vinistica cl;i.eabbiam sopra delineata sulla scorta ap- punto del' Gangale. . ' ' · Detto questo, è ovvio come sia necessario disso– ciare i due concetti di religione positiva, cioè di re-li· g!one ~ell'accezione comune della parola, e di reli– g10ne filosoficamente intesa. Questa è, in ultima analisi, uno slancio di fede, una volontà di trascendere se stessi, è lò sforzo 'di crearsi un ideale più alto, è il dramma perenne dell'uomo che vuole uscire 'dalla pro– pria contraddizione. Così concepita, essa non è più, come talora parrebbe intenderla il Gangale, il demiurgo della storia, ma non è che un momento eternamente ri– corrente dell'atlivit'à umana. Il quale momento può trovarsi anche al di fuori delle religioni positivamente costituite, e può essere inspirato benissimo, contraria– mente a quanto .asserisce il Gangale, da Marx anzichè <la Lutero o da Calvino. Un pàragone fra le vedute di costoro può meglio illuminare il dissenso. Calvino fu impegnato tutta la vita in disputazioni teologiche: egli credeva alla rivelazione delle Scritture credeva alla divinità di Cristo, credeva alla grazia ~ illa predestinazione. Da un punto di vista marxistico noi non sapremmo più porci su questo terreno. Pe~ noi non esiste un'Umanità distinta da un Dio che la trascende e la dqll).ina: l'Umanità, cioè la Storia, è essa stessa Dio, divina umanità. Cristo può dunque solo aver valore di simbolQ, simbolo di tutta !"umanità. La quale si redime di continuo nel corso della sua storia, come nel corso della sua 'storia di continuo cade. Questo processo dialettico noi possiamo trovare &ppunlo nella concezione marxistica della storia. Marx ha superalo la conh·adizione hegeliana- fra una storia <::soterica ed una storia es~plerica, fra la storia dello Spirito del mondo, del \Veltgeisl, che domina o anni– chilisce gli uomini, e la storia di questi, r-idotti a stru– nienti dell'astuzia della ragione. Egli ha ridato invece agli uomini dignità umana, ha fatto della storia una sola storia umana (dell'Umanità, si ricordi, che è Cri– sto, Uomo-Dio). Perciò l'Umanità, che nel suo Divenire etuno è l'Assoluto, è in ogni momento limitata eque– sta limitazione, che è la condizione stessa deÌla · sua tSistenza, è la sua contra<;l.dizione. -Ma questa limita– zione è posta dall'Umanità: stessa, che pone il suo og– getto e lo proietta fuori di sè, e in quanto essa lo. pone come limitazione, è già in pr-ocinto di superarlo. L"Umanità ha dunque nella propria limitazione la sua concreta realtà: lo sforzo di uscire da questa limita– zione, di superare la pr-opria contraddizione sempre immanente - superarla conquistando una più alta unit~, non distrug$erla negando il soggetto o l'oggetto -· d1 trascendere rnsomma se stessi: questa è b vera attività religiosa, il vero slancio di fede. Questo è l'e– terno processo marxistico della prassi che si rovescia· qui si chiarisce nella sua luce il vero concetto dellà rivoluzione in perma1\enz~. La stessa lotta di classe, guardata sotto questo angolo visuale, acquista il suo significato vero. Superando l'àmbHo ristretto del tor– naconto immediato, essa si mostra come coscienza della tragedia umana, la tragedia della nostra limita– zione che, continuamente superata, continuamente si po_n~ come Yolontà rivoluzionaria di rigenerazione spmtuale. E per questo appunto una rivoluzione pro– testante nell'Europa moderna non può essere che una rivoluzione marxistica. _ La quale è, lo ripeto, una rivoluzione umana di uomini che ablliano coscienza della loro umanità e non già di uomini che siano strumenti di una volo~lit che ci trascende, Gome vorrebbe il Gangale, il quale è tratto da qu@sto concetto a immaginare una morale eteronoma, c1'1.e lo porta poi a un dogmatismo intol– lerante, il quale minaccia a sua Yolla di diventare ta– lora sellarismo astioso. Ma, tralasciando quest'ultimo noi non sapremmo sottoscrivere nemmeno al suo dog~ malismo e alla conseguente intolleranza. Sta bene che il c~lvi_nista s_iaguerriero di _Dio eJ c.01?-etale, affronti ogm g10rno 11 suo avversano che e rn errore ed in colpa. Ma affrontarlo, ma lottare e vincere non vuol dire uccidere l"aYversario, la cui esistenza è anzi con– dizione indispensabile perchè la lotta possa durare.

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