Critica Sociale - anno XXXV - n. 13 - 1-15 luglio 1925

CRITICA SOCIALE 147 poco si costruisce l'Impero indiano, invano iniziato e sognato dalla Francia, se non perchè ripetutamente, in momenti CI'itici, l'opinione pubblica e il Parlamento intervengono a frenare le cupidigie della Compagnia delle Indie prima, a differenziarne le fuzioni commer– ciali dalle politiche poi, e finalmente a s9stitui:rsel€\ inaugurando prima il regime del paternalismo nell'in– teresse dei governati ed indi, a. poco a poco, intro– ducendo germi di autonomie locali e di regime rap– p:resen tativo ? E com'è che il mondo ha tollerato che si costituisse una compagine politica, che abbraccia circa un quarto della popolazione del globo e più d'un terzo della su- . ·perfide terr-estre, e che fosse armata della maggior flotta, che pur oggi non ha eguale se non nell'ameri– cana, se non perchè, anzitutto, pur non· essendo pi_ù perfettamente liberista, essa_ rimane di gran lunga più liberista e quindi meno monopolistica d'ogni altro Im– pero passato, presente o probabilé, e non ha. alcun interesse ad adoperare la sua flotta altrimenti .che per tener aperti, e non per chiudere i mari? Per qual ra– gione, se non per-chè il mondo, e in particolar modo il continente europeo, ha fin quì compreso istintiva– mente che, se l'Inghilterra non può far senza di esso e de' suoi commerci e se non _lepuò essere indifferente consentire che i mari e i porti della Manica cadano in mani a lei osti!i, d'altra parte esso non può far senza dell'Inghilterra, che sola può scongiurare su di esso una lotta per ·1a supremazia: tra opposti g~uppi di Po-. lenze? Per qual ragione. ~e nòn perchè il mondo bri– tannico, lunge dal servire solo a se stesso, compie an– che, con l'esempio, con le. istituzioni, coi traffici, con . la sua forza, una insostituibile funzione nel sistema europeo mondiale.? Per qual ragione esso solo è sopravvissuto_ degli Im– peri di Spagna,. di Portogallo, di Franèia, di Napoleo– ne I, di Guglielmo II, dei Romanow, degli Absburgò, se non perchè esso ha compiuto e compie più e meglio di quelli la sua funzione, servendo più che imperando, liberando più. che imponendo, accogliendo nel suo seno e assimilando più fhe escludendo e comprimendo germi <li varietà culturali éd etniche? In altri termini, come avviene tutto questo, se non perchè in esso si è operata fin quì la massima sintesi di unità ·e di va– rietà, di autorità e di libertà, di ordine e di democrazia? In qual modo tutto questo, se non perchè il principio della. sovranità della legge,. stabilito in pieno Medio Evo in conseguenza della conquista normanna, e prima _ che in Europa sorgessero vere e proprie coscienze nazionali, assicurò i diritti di tutti gli individui prima che delle nazioni cui essi appartengono, e a poco a poco quelli delle nazioni come conseguenza di quelli degli individui? Come, insomma, se non perchè.il prin– cipio della sovranità della legge stabilito in rapporto agli individui sopratutto - secoli prima che matu– rasse il cancro nazionalistico - era di per sè intrinse- camente supernazionale? · Ecco perchè, ora più che mai, ribadendo- il concetto fondamentale del nostro prtmo articolo Il trionfo della libertà (1), torniamo ad_affermare che l'ultima guerra fu vinta dalle nazioni dell'Intesa) solo perchè non pur esse combattevano per la causa della maggior giu,– stizia e libertà, ma ancora perchè dove c'è più libertà c'è an.che maggior coesione, maggior reciproca fiducia tra yopolazioni ed eserciti, tra comandanti e soldati. Quale Stato od Impero ha nella storia potuto inviare sui vari fronti di guerra cinque milioni e più di volon– tari prima di àdottare la coscrizione? Quale Stato od (1) Vedasi in Critica Sociale del 1924, n. 6. -Biblioteca Gino Bianco Impero ha potuto finanziare da soia la proprìa guerra e prestare somme ingenti ai propri alleati, se· non quel– lo che- godeva di istituzioni più }ibere, e per set– tant'anni praticò la politica fiscale più libérale? E fu– ron gli Imperi militari o le democrazie parlamentari a soccombere? Qual'è lo Stato che, nonostante 8000 milioni di sterline di debito esterno od interno e una immensa crisi industriale, è arrivato primo di bel nuo– vo alla moneta aurea, nonostante, oltre il suo debito di guerra ipterno, esso paghi all'America ·il debito esterno contratto per gli Alleati del continente, se non lo Stato che oggi in Europa è più governato da una opinione pubblica per tre quarti piccolo-borghes~ ed operaia? È questa una prova di fallimento del libera- . lismo e della democrazia, o non piuttosto una prova del fallimento dei principii e della filosofia politica che viene esaltata come fondatrice ·degli Imperi dell'av– venire? *** Ci' sembra ~ertanto 'ch 1 e, già in base àlle cose-d~tte, non sia del tutto arbitrario il ç,e,ncludere che, in so- - stanza, i principii del liberalismo e della democrazia, cioè i principii della sqvranità della legge, della egua– glianza di tutti innanzi alla legge, della partecipazione di tutti alla formazione delle leggi, della responsa– bilità di tutti solo al magistrato, alla propria coscienza e all'opinione pubblica, della libera critica e discus– sione di ogni persona, istituzione ed idea, sono fin qui quelli che meglio di tutti sono riusciti a costrurre Im– peri creativi e duraturi nella storia. Nè la conclusione è sol.o nostra. Nel numero d'Aprile della Quar:terly Re– uiew, il prof. Arnold Toynbee, uno dei più illustri sto– rici e pensatori politici inglesi viventi, studiando con metodo_ comparativo iì cosidetto principio d'autodeci– sione1 studiando cioè in quali casi la opinione pubblica mondiale e il giudizio degli storici si si.a pronunziato contro e in quali a favore della secessione di un dato popolo dalla compagine politica a cui apparteneva, ar– riva a formulare le seguenti conclusioni: « Il diritto d'un popo'Io a secedere da un dato Stato è in ragione inversa della gilistizia, effici'enza,· ragionevolezza e li– _beralità del Governo di detta compagine e· <;I.elladi– minuzione di prestigio o del danno che un tal Governo inevitabilmente verrebbe a soffrire dal soddisfare l'a– spirazione di tal popolo; e, inversamente, il diritto d'uno Stato alla sovranità è in ragione inversa della ingiustizia, del malgoverno, della intransig~nza, della repressione con cui ·un tal- Governo tratta il popolo donde viene l'aspirazione all'autòdecisione ». In altre . parole, non esiste un diritto' assoluto nè all'autodeci– sione 9è a,lla sovranità, ed esiste per ambo· le parti il dovere della ragionevolezza e dell'assurgere alla vi– sione _del maggiore interesse comune. · Queste conclusioni sono quelle· che ispirarono la de– cisione famosa della Lega delle Nazioni circa le isole Aland nel Baltico. È noto che, sfasciatosi· l'Impero russo nel 1917, gli abitanti delle Isole 1>land, cli cultura svedese e fin dal 1809 facenti parte della Finlandia sotto gli Czar, chiesero per referendum di essere an– nessi alla Svezia. La Finlandia, per ragioni non di– sprezzabili, si oppose; e le relazioni tra Svezia e Fin– landia stavano per diventare assai tese, quando nel 1919 l'Inghilterra riuscì a fare che i due Governi ac– consentissero a che la disputa fqsse portata innanzi alla Lega delle Nazioni, che la delegò a una Commis– sione di tre membri. Questa Commissione negò. a detti abitanti il diritto di secedere, solo .a patto che la Fin– landia acconsentisse a dar loro la più vasta autonomia possibile; ciò che la Finlandia fece. A nessuno può V

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