Critica Sociale - anno XXXV - n. 13 - 1-15 luglio 1925
158 CRITICA ·SOCIALB Come questa -conseguenza si conciliasse col ·principio di li– bertà cui si diceva di volersi ispirare, e come e con quali ef– fetti sia stata compiuta questa limitazione di scuole e di classi non occorJ'e qui dire, chè le discussioni di questi Ultimi due a,.nni hanno offert9 al riguardo elementi sufficienti di conoscenza a quanti prendono anche mediocre interesse a questf problemi. Se la questione fosse stata veramente risolta secondo i prin– cipi che si diceva di voler assume-re a criteri ispiratori della riforma, sarebbe avvenuto questo: che, mentre la concezione fascista dello Stato è quella di un mostruoso Leviathan, al quale sono costrette a sottomettersi passivamente tutte le ini– ziative e le energie e le facoltà dei singoli, viceversa la più fa– .scista delle· riforme fasciste fçisse per l'appunto quella che toglieva allo Stato una condizione di nionopolio di fatto instauratosi nel pe1'.iodo del Governo liberale, e reslittiiva ai privali libertà di iniziative ·in un campo in cui lo Stato as– solutista dovrebbe esser geloso di garantire che non preval– gano indirizzi contrari ·alle esigenze e direttive su·e. Se non che, come è noto, la legge Gentile ha imposto tali clausole e controlli per l'esercizio della così detta lib"ertà della scuola, che q4esta è stata assai più negata di fatto che riconosciuta e garantita dalla recente riforma. La conseguen– za potrebbe anzi e~ser tale da imporre in tulle le scuole, pub– pubbliche e private, un unico principio ispiratoTe dell'inse– gnamento e nn _unico metodo didattico,· con esclusione d'ogni altro. · Sulla questione di principio ìl punto di vista socialista sul– l'!}rgome11to fu esposto con nitidezza e organicità di idee veramente insuperabili eia Rodolfo Mondolfo, in un pregevo– lissimo volume uscito sin dal 1922 (1). Più.recentemente Al– .fredo Poggi, ha portato alla conoscenza del problema un con- tributo storico assai, importante ed utile (2). Premesso un breve accenno alle idee che si ebbero intorno al compilo dello Stato rispetto alla scuola nell'antichità, nel ·Medioevo e du– rante il perioçlo di elaborazione dell'assetto sociale e politico che uscì dalla crisi della- Grande Rivoluzione, il Poggi studia la infinita varietà di feorie esposte in Italia -sull'argomento . da filosofi, pedagogisti, politici, dagli ·inizi del nostro Risorgi- 1:i:ientosino a questi ultimissimi· anni, è la varietà anche di applicazioni che le teorie ebbero nei provvedimenti legislativi, L'in<:ertezza del criterio sulla controversa questione e la incapacita di molti di riconnetterne la soluzione ad una con- - cezione organica sulle funzioni dello Stato e sui limiti dei suoi • diritti di fronte .al singolo cittadino, è attestata dal fatto che; uomini dello stesso pensiero politico giunsero ad assai diverse e quasi opposte soluzioni. Tra i liberali vi rnno fautori del pri-• vilegio dello Stato e del diritto di controllo, e fautori di am– pia libertà; come ve .ne sono anche tra coloro che assegnano; unQ scopo ~tico allo Stato e parrebbero non dover consentire che esso non prenda cura del modo in cui viene preparata: 1 e compiuta la formazione spiritua~e dei èittadini. • Tra i pensatori di cui il Poggi riferisce e discute le opi-· nioni, particolare importanza ha il Rosmini, la cui dottrina precorre quella dei più recenti scrittori cattolici. Il diritto di insegnare è un diritto divino per la Chiesa, è un diritto na~ turale per le persone dotte; è diritto naturale e sociale iua– lienabile delle famiglie, à -cui nessun~ p'uò contendere di al– levare i figli secondo i principi che esse riteng<rno più con– facenti al loro vantaggio spirituale e materiale. Lo Sfato n0n è un ente che esiste ab aeter.no, ma è ·una formazione storica la quale non può pretender.e di distruggere ciò che preesistevd ad essa ed aveva pertanto una radice storica e naturale più . profonda e più salda. Il diritto dei singoli e delle famiglie è anter-iore, nel tempo e nell'importanza, a quello dello Stato: questo ba perciò l'obbligo di rispettarne e di favorirne l'eser– cizio. li Poggi discute ampiamente, e assai bene, questi' ed ~Itri connessi principi del Rosmini, e tutte le illazioni che .questi ne trae; ma non trascura di rilevare .come egli consi– deras~e con maggiore larghezza di idee che non i recenti irifor– matori il problema del soverchio affollamento delle scuole che pare preoccupasse sin d'allora gli studiosi del ,problem~ scolastico. Il Rosmini riteneva anche lui che si dovesse cercar cli evilare l'avviamento agli studi di un soverchio numero di alunni; e parla del pericolo che le classi inferiori aspirino -il cercar nella istruzione un mezzo che le eguagli alle supe– riori e si preoccupa degli spostati che si vengono ·in questo modo a creare, anticipando l'allarme che i .reazionari fautori clel~a, riforma GentHe hanno r~centcmente ripetuto. Il Ro– smm1 crede tutlavia che e non possa esser cosa prudente il (1) R. Mondolfo, Liberia della Scuola, Esame di Stato e problemi di scuola e di cultura. - Bologna, L. Cappelli ed. L. 8. (2) A. Poggi, Stato Chiesa Scuola. - Firenze~ Bemporad. . .L. 15. . BibliotecaGino Bianco rerrimere direttamente e assolutamente tale tendenza agli studi•, ma che si debba invece compiere una repressione indiretta, co'l cercare che da una savia direzione degli studi venga naturalmente l'impulso· a diminuire • il numero degli studiosi perniciosi allo Stato •· Il mezzo più acconcio è, se– condo il 'Rosmini, quello che_ tende ad elevare il livéllo degli studi e, quinrli, a renderli più difficili; ma 41 Rosmini rico– nosce che lo Stato ha l'obbligo di offrire altri mezzi di giusta soddisfazione a coloro che vuol tenere lontani dagli studi, a cui non può tuttavia contendere di elevarsi in- qualsiasi modo dalla condizione in cui si trovano. Naturalmènte il Rosmini risolve il problema secondo le sue• idee. e secondo le possibi– lità del suo tempo, infinitamente inferiori a questo riguardo a quelle dei tempi nostri. Ma è tuttavia notevole che egli abbia sentìto impellente una preoccupazione, che nori pare aver agitato con altrettanto impulso le menti dei moderni legisla– tori, i cruali non pensarono che bisognava creare scuole pro– fessionali per i rejiciendi, prima che questi fossero cacciali via dalle scuole di coltura, ristrette di numero· e ridotte di classi. Tra le opinioni dei liberali interessa conoscere quella del Cavour, fautore di libertà anche nel campo scolastico, mentre allri .della sua tendenza (per. es. Bertrando Spaventa) si preoccupavano del profitlo che da questa li.bert.à avrebbe tratto la Chiesa; al che il Cavour rispondeva, in un memo– rabile dibattito svoltosi alla Camera nel 1851, che gli ripu• gnava di « adoperare a favore della libertà le armi del di– spotismo •; ed egli poteva legittimamente addurre un argo– menlo siffatto, perchè, in tutti i campi dell'attività dello Stato • egli ritenrie che il. regime di libertà fossè, non solo il più -consono ai doveri e alle funzioni dello Stato, ma il più adalto anche a salvare lo Stato stesso dalle minacce dei partiti reazionari; desta sorriso e sdegno sentir· inve~e men– daci invocazioni a una mendace libertà ·sulla bocca dei recenti fautori del più aspro e· odioso dispqtismo. Delle idee. di costoro fa un'ampia esposizione e discute il .Poggi nella seconda parte del suo libro, che può sembrare forse meno interessante, ·perchè parla di cose più vicine al riçordo di quanti si interessano delle questioni scolastiche; ma che è invece utilissimo, come tutto ff libro, a chi da un · esame accurato dell'atteggiamento tenuto in questa materia dalle varie scuole polit,jche e filosofiche-pedagogiche voglia trarre una più esatta valutazione del contenuto essenziale del problema e di tutte le s.u:edirette e indirette connessioni. · · MuG. li pensiero di Giuseppe Rensi (1) Come Croee e Gentile, anche Ben.si può essere conside;ato quale un interprete verament,e autorevole della crisi che la nostra borghesia traversa. Mentre nella .calma olimr>ica del primo noi troviamo quasi una confessione della propria im– poteJ,1za creatrice, Gentile incarna lo sforzo della piccola bor– ghesia di uscire brutalmente da questa JOediocrità con un- di– namismo incomposto che tien luogo della cosciente ed ordi– nata ascesa. In Rehsi invece c'è il disgusto per questo pre– tensioso tentativo, destinato del resto a· fallire, che alla man~ canza· di una reale forza e consistenza deve sostituire le . note arti dell'attualismo filosofico e politico. E questo di– sgusto spinge il nostro autore a peregrinare, cercando su un'opposta via una base più salda:· l'idea che domina tutta l'opera sua è il terrote di ogni speculazione metafisica, in cui egli -sempre ravvisa l'arbitrario, per tenersi strettamènte aderente alla realtà. Senonchè, quanto più egli cerca .di cogliére questa realtà nella sqa immediatezza, al di fuori di ogni soggettività del– l'umano pensiero, tanto più egli la sente incertà .e vacillan– te; quanto più ~gli vuo1e avvjnghiarsi al concreto della realtà sensibife, tanto più questa gli appare come un'astrazione dalla realtà universale: di qui il suo pessimismo è il suo scetticismo, di qui il suo travaglio senzà requie per ada– giarsi in una visione che lo liberi dai suoi dubbi tormen– tosi, per conqui-stare •insomma quella verità, che, negata dal Rensi scettico, è perennemente riaffermata dal Rensi ricer– catore instancabile e scrittòre fecondo, che dà prova di· cre– dere in essa poichè per essa lavora. Questa ricerca, _che sarebbe interessantissimo seguire in tullo il suo cammino, ha condotto il Rènsi, quale ci appare negli ultimi scritti, ad una concezione materialistica, ch'egli chiama realismo o positivismo conseguente, e ch'egli oppone, come una rinnovellata sofistica, .all'idealismo . inteso quale sviluppo degli insegnamenti di Platone. Noi non staremo qui a discutere le varie tesi dell'Autore, secondo cui Croce non fa che ripetere K~nt, e Gentile _Fichte, mentre Hegel sarebbe (.1) Giuseppe Rensi: Realismo (Soc. Ed. e Unitas ,, Milano)· G. Simmel: Il conflitto della coscienza moderna, con prefa~ , zione di G. Rensi. (Fratelli Bocca, Torino).
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