Critica Sociale - anno XXXV - n. 13 - 1-15 luglio 1925
CRITICA SOCIALE !Ilen_ti_c1:èl patriziato romano, ?isbo·s'Catf,> acquitrinosi o·· mandih. · · · " '· ., Neppilré' la·ricolonizzazione, tentata con· una nuova distribuzione di terre ritagliate dai grandi possedimen– ti, al tempo dei Gracchi, valse a rimpovare l'antica produttività del suolo. SolQ .temporaneamente, per la durata di una. generazione·, il Iito-rale occidentale rieb– be. floridezza con una coltivazione combinata di viti, di frutta; di erbaggi e di grano. ·Ma, per l'esodo di parte dei medi coloni non pratici, cui la assegnazione dì striscie _di·terreno disseminate irppediva di raggrup– pa,rsi in villaggi e la lontananza dei mercati· rendeva estremamente difficile la vendita dei prodotti, (metitre poi il riaprirsi dei mari, l'annessione _dell'Egitto e lo sviluppo delle terre afriçane · piantate a grano, i'mpe– diva il progresso dell'agricoltura italiana), i latifon– disti" riebbero i terreni distribuiti, e la .piaga del lati– fondo e H flagello della s0hiavitù tornarono a pre- valere. · Durante l'Impero, nonostante la somministrazione di prestiti e. l'importazione di migliaia di prigionieri di guerra, le condizioni peggiorarono: oberati rli ta,sse e svigoriti fisicamente,. liberi proprietari, affittuari e ·schiavi abbaudorrnvano sempr~ più numerosi la col– tivazione e le terre, finchè intervenne il decreto di Costan_tino 1 «_ che tutti legav·a ugualm_ente al suold e legalizzava così la servitù che stava per essere adottata dappertutto». (p. 274). La politica di Roma repubblicana volta, sotto la pres– sione demografica, non a coadiuvare gli sforzi dei col– tivatori per difendere ed aumentare la produzione del suolo, ma a conquistare rapidamente colle armi altre terre da colonizzare e da coltivare col sudore deì vanti asserviti, inaridì la· capacità produttiva dell'Agro e di gran parte dell'Italia. · Roma aristocratica professò un gran dispregio per il lavoro, ma la terra non si lasciò fecondare dallo schiavo, nè dal servo ad essa legato. Soltanto quando, sotto lo stimolo della necessità, Cesare ed Au.gusto aiutarono la sostituzione agli schiavi di affittuari' liberi, essa -dette di nuovo, temporaneamente, frutti e biade, dimostrando che, se è pur Yen.r che essa ha bisogno di periodi di riposo, non si esaurisce però al punto che .sia da considerare perduta per sempre la sua ca- pacità produttiva. · In Francia, dopo le guerre della rivoluzione, si vide il contadino liberato dalle corvées far biondeggiare i campi di grano, lo si è rivisto durante il blocco dellç1 guerra europea corrispondere alla urgente richiesta di grano nazionale. Lo si vedrà fra qualche anno in Russia, « dove un nuovo ordine di contadini si viene. evolvendo, contadini che hanno speizato la roczline secolare e che mostrano un reale spirito di iniziativa e di decisione. Può essere che per un certo tempo la povertà e la miseria leghino le mani di questa raz– za in formazione, ma il fatto della sua esistenza non si può negare>>. _E basterà che si ·muli la tradizionale rotazione delle culture e l'aratura del terreno si faccia all'epoca .giusta, perchè la. produttività - che è gin oggi notevolmente aumentata - cresca del 20 per cen– to. Il che significa che l'agricoltura russa può raggiun– gere un livello di prosperità relativamente alto, anche senza l'introd.uzione di nuovo capitale o di nuove mac– chine». (1). E la pressione demografica, è la necessità di assicti– rare un t~nore di vita umane alle masse lavoratrici, che stimola a trasformazioni sociali, a progressi tec– nici ed a liberazioni politiche ed economiche per otte– nere una maggiore produttività del suolo. _ La terra, si è visto anche a Roma, non si lascia fe– condare a Jungo dal lavor,o s~rvile, che è un lavoro scarsamente produttivo. II lavoratore vuol possedere la terra che lavora o vuol d\sporne per un periodo ab– bastanza lungo, per estrarne tutto ciò che essa può dare. E questa la seconda fase della evoluzione del– l'ordinamento gitrridico della pl'oprietà, ·di. cui abbiamo ancora oggi gli esempi sotto gli occhi. Nei Tropici la coltivazione dello zucchero e del co– tone offre un rendimento notevolmente superiore> non appena si passa dalla piantagione a schiavi alla pro- prietà degli indigeni stessi. · « Nelle aziende saccarifere di Waterloo nell'Isola di Trinidad - spiegava J .. Harris a Manchester - l'ab– bandono del sistema della pial)-tagione, cui si sostituì (1) Farbman :1J{er Lenin, pag. 234. (London, Parsons). Biblioteca Gino t:11anco ',fa."proprietà dei ,eqHiv-atorij•ha,pr.ovocato un aumento '· · -della canna 'da zucchero da 3.500 a 15:0@(i)_- tonnel~ · ·. late, e l'ordinazione agli ingi;gneri inglesi di jmpiat1tare '' ' ;, una nuova raffineria di zuccher-0 ». • · · P ,, Nella colonia di Kenia, dove più calorosa fu la lotta ' per il sistema della piantagione fondato sul possesso -~·• della terra da parte .dei bianchi e sul~làvorb obbliga- _ . torio• della mano ,d'opera cli colore, la .produzione del ·:_!. cotone è trascurabile, mentre un po' più" in là, nell'U· ··;; ganda, col sistema .della proprietà ài -contadini, gli in- _1; ·digeni, in dieci anni, hanno aumentata la .produzione :,;, \7 di cotone grezzo da 350.000 sterLine a circa 4 milioni-». ~,.- Viceversa, « l'esperienza ha dimostrato che, rìei ·Paesi -..:·, tropicali o semi-tropicali, la distruzione della .proprietà terriera degli indigeni e la sua sostituzione col sistema ·-~ della piantagione hanno invariabilmente condotto a do- .:i mandare disposizioni coattive del Governo_ per ottenere .,;i. la mano d'opera». (2). La terza fase sarà quella in cui, là.dove sono possi- , ,., bili le applicazioni della scienza e della tecnica per una ,;;!: coltivazione intensiva delle grandi estensioni, prece- duta da razionali lavori di mdigamento delle acqqe .e· • e di irrigazione, e per una industrializzazione dell'~~ri- .;,, coltura, 1~ parteçtpazjone diretta dei lavoratori aUa ·... , gestione d'èll'-aziendà' e la ripartizione fra essi dei pro- ;;_. dotti del suolo, senza intermediari,. si presenta sotto .~a ,2 forma della oonduzione cooperativa della terra, diven-;. 1 r. tata proprietà della collettività: -., .. STICUS •. ìil . ,!)- . (2) Manchester Guardian; 11 aprile 1925. 11.:, e I ò e H E s I s TAM p A .~/) La libertà della scu<>la. Dei vari sensi che si possono attribuire a _guest~ pat}Ìe: la libertà della scuola, il più ovvio parrebbe esser qué ,s.to : facoltà conferita a ciascuno (individ40 o associazion~), di aprire scuole e di impartirvi insegnamenli'secondo il •pròprio criterio o melodo e le proprie idealità, senza ob~lito di subire alcuna limitazione o controllo. La questione. pjiò pèr allro esser considerata anche nei rapporti fra scuola e·iilunTii; .e allora libertà della scuola è rinunzia dei docenti a pl~_smar~ secondo un modello prefisso la menle dei discenti, è .i,:ìspe(to, da parte di quelli, dell'autonomia mentale di questi, ~he ·essi si propongono pertanto di condurre a ricercare da sè quelle verità in cui meglio s'acqueti la loro coscienza e il loro desiderio di sapere. · _Ma neUe lunghe discussi-0ni -che negli ultimi anni sono state falle prima e dopo la presentazione dei disegni di. legge del Croce e dell'Anile, e, sopra tutto, prima e dopo l'alluazione della riforma Gentile, con le parole libertà della scuola si è inteso cli indicare uno speciale atteggiamento dello· Sta.lo in rapporto ·al pr.oblema della pubblica istruzione. In. fondo, nessuno contestava che lo Stato dovesse mantenere a tutti i cittadini il diritto di aprir ,scuole, purchè offrissero dele1·~ minale garanzie di i<\oneità: di qt1ella idoneità che si ri– chiede a lulti coloro che debbono esercitare professioni per cui si ritiene necessario m1 cerlo tirocinio .cli studi e il cui esercizio abusivo, eia parte cli gente inidonea, può ge– nerare danno pubblico e privato. La questione verteva e verte su un altro punto: se cioè questa libertà dei privati di aprir scuole possa, anche ·se teoricamente concessa, rite– nersi conferila cli fallo, quando gli Enti pubblici, offrendo l'istruzione gratt\ila o quasi graluila, con un numero Hli– milato cli scuole e di classi, a rutti coloro che ne facciano richiesta, qualunque sia· la loro condizione economica e la loro idoneità spirituale, vengono a· rendere impossibile la con– correnza dei privati, i quali hanno bisogno evidentemente (salvo rare eccezioni) cli imporre agli utenti delle loro scuola il pagamento di un compenso che rappresenti il valo.re econo– mico del servizio reso. Anzi, pe1: certi vantaggi che la legisla• zione durata sino a due anni fa confèriva alle scuole pubbli– che in confronto delle private, queste venivano ·a Lcovarsi nor– malmente in condizioni di inferiorità anche se - come av– veniva _di certe. scuole confessionali - .polev_an·o offçir.e l'i– struzione alle stesse condizio.ni delle scuole pubbliche. Ragione per· cui il problema della libertà della scuola fu prospettato in termini tali che si dovette risolverlo con u_na diminuzione delle scuole pubbliche e con la fissazione dei numero massimo di esse e delle classi, in modo da negar ri– ccllo a un certo numero di alunni, i quali foss"ero perlanlo costrelli a ricorrere alle scuole privale.
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