Critica Sociale - XXXV - n. 11-12 - 1-30 giugno 1925

cnrrtc.A: socutm 1 i35 si traduce talora quasi in un risentimento contro i mwvi vicini e in un distacco spirituale da essi. come di nobiltà dec~duta, che non sa a~conciarsj alle nuove comunanze di vita. Stato d'animo de– licato a trattare, che può faéilmente essere offeso da chi considerasse giusta la nuova situ.azione: esso si collega con tutto l'orientamento spirituale proprio déi ceti medi intellettuali, del qùale fra poco diremo. Professionisti e impiegati ugual– mente ne partecipano, per l'esercizio stesso delle loro funzioni e la natura della loro vita e condi-· zione professionale, -che genera una psicologia ca– ratteristica. Dei professionisti (come notava Observer su queste colonne) ( 4) alcuni, accumulando ricchez– ze, escono dai ceti medi e dalla nostra consi– derazione attuale. Gli altri si sentono general_– men~e affini alle classi ricche per le abitudini di vita, più forse che per il fatto di avere in quelle la clientela più redditizia e un più pronto rico– noscimento del valore dell'opera loro: direi anzi (in parziale dissenso da Observer).che i rapporti con la clientela ricca non di radò associano alla dipendenza economica conflitti spirituali per of– fese all'amor proprio, che invece ordinariamente non vengono dal proletariato ( 5). Ma la loro posizione politica generale ed i. rapporti èon le due classi estreme opposte si de– terminano sopratutto in base all'orientamento sp,i– rituale caratteristico della loro funzione e natura professionale, cui sopra accennavo. Neanche s11 ciò posso consentire con Observer, quando nega l'esistenza di- :una ragione valida (secondo le_concezioni marxistiche) a determinare un at– teggiamento spirituale prop-rio di questi ~eti come tali; e considera invece puramente individuale ed accidentale l'orientazione assunta personalmente dai vari membri di essi, nell'adesione data aU'una o all'altra ideologia. C'è, pur nella dispersione tra i vari partiti, indubbiamente in queste classi una loro propria ideologi~, che nasce dalla loro stessa vita di classi medie intellettuali: una ideologia che. tramezza fra quella della classe capitalistica e quella della classe proletaria, avendo elementi di affinità con l'una e con l'altra. Scriveva il Baratono, nel ricordato articolo sul medio ceto, che la borghesia è, prima ancora che classe (detentrice del capitale), istinto (individua– l_ismodell'economia libera) e, prima ancora, men– talità e bisogno (egoismo e interesse puramente individu-ale), che fecero nascere quell'istinto. Ma si potrebbe domandare, a proposito di questa-pre– cedenza: o quella mentalità e quel bisogno sono un dalo primitivo originario, e dovrebbero essere proprii della natura umana, cioè comuni a tutti gli uomini, con le conseguenze che ne derivano; ovvero, se si considerano caratteristici di' una classe, e suo elemento differenziante dalle altre classi, sorge il problema: perchè nella borghesia. sua esistenza ed attività propria, la sua espan– sione e il suo svilu;epo, che sono insieme espan– sione e sviluppo delle industrie e dei commerci, hanno bisogno della libertà di gara e di movi– menti e, CJUil'ldi, della distruzione degli inceppaJ?-li . vincoli del feudalismo. Il Terzo Stato è tutto umto e compatto da prima in questa esigenza: ma il suo differenziarsi successivo, in borghesia e pro– letariato porta a diversi orientamenti-spirituali. Il proÌetariato forma la sua coscienza di classe nella comunanza delle condizioni e delle lotte per la conquista di rp.eno disagiata esistènza: nessuna conquista è possibile senza. l'unione de_lle f?rze, che è promossa dalla uguaglianza della ~1tuaz10ne, dei bisoghi degli ostacoli e delle resistenze da combattere.' Non si conquista per uno se non si conquista per tutti. La coscienza che si destp è pertanto consapevolezza di solidarietà ed esigenza di uguaglianza. · • La borghesia, invece, nel proprio sviluppo è per se ·stessa atomistica: perchè il possesso dei m~zzi ·di produzione e di scambio si. mantiene da ognuno, solo in concorrenza con altri; e questo porterebpe' ad una mentalità liberistica; ma, d'altra parte, accanto alla gara ,di ogni individuo contro ogni altro, c'è la gara dei gruppi, c'è la lotta di c1asse_col proletariato: quindi una oscil– lazione fra liberismo e protezionismo; fra con– correnza individuale di imprese e formazioni di ,frusts di categorie produttrici; fra accordi delle varie categorie entro una nazione in contrasto con le altre nazioni e accordi internazionali di cate– goria in contrasto con le altre categorie. Fra tante oscillazioni, la unificazione dei_la fisionomia ~i classe è data solo dalla lotta d1 classe contro 11 proletariato, in cui lo spirito di conservazione si afferma. Ora nei ceti medi cittad"in4.c'è pure connaturato il fatto della gara e della concorr.enza. Non sol- . tanto (com'è evidente) negli esercenti e ne.gli arti– giani · ma anche nei ceti intellettuali dei profes– sioni~ti e degli impiegati. l professionisti liberj debbono C01'quistarsi e mantenersi la clientela in concorrenza con gli altri: hanno, sì, comuni con questi altri, bisogni ed interessi, che li stringono in associazioni particolari (l'ordine dei medici, l'ordine degli avvocati, il collegio degli ingegneri etc.)· ma sempre, accanto a questa cons:;ipevo– lezza' di una solidarietà e colleganza, c'è viva la consapevolezza del fatto che il proprio posto al sole va conquistàtò facendosi largo in una gara, nella quale la ragione di pref~renza, che si è di– sposti a ,riconoscere e che si rivendica sempre per sè, non è la fortuna o il possesso di privilegi ere– ditari o la conquista di favori, m~ solo il marito. si, e nel' proletariato no? _ · La risposta non può essere che una: la natura, le condizioni, l'orientamento della attività e della . vita, proprie delle. diverse classi in quanto tali, determinano la loro mentalità. La borghesia sorge dal _Terzo Stato, il quale si contrappone ai pri– vilegi delle caste feudali in nome del principio di libertà ( diritto naturale dell'uomo), perchè la Per gli impiegati non è diversa la condizione.· Il loro fine, l'oggetto delle loro aspirazioni è la carriera; e per la caratteristica conformazione dell'ordinamento gerarchico, che è sempre (e non · può non essere) a ·piramide, l'ascensione a più alti r,adi non può essere conquistata se non in lotta con i compagni di pari grado. È qui una dif– ferenza essenziale dalle masse proletarie: per le -quali la conquista di migliori condizioni di esi– stenza è possibile solo per via di un'azione di clas– se, vale a dire a patto che lo stesso be,neficio sia domandato, voluto e conseguito da tutti i compa– gni di lavoro. Quindi la coscienza di classe, che si forma nella lotta dell'esistenza, non può es– sere che coscienza di solidarietà e di uguaglianza per il proletariato. Invece per gli .impìegati il çon– seguimento di miglioramenti generali è l'ecce– zione; e la regola è costituita dal raggiungimento ( 4) Crilica Sociale del 15-31 marzo 1925. (5) Checchè possa far credere il passeggero turbamento del– l'immediato cippo guerra, il proletariato sente e dimostra un'alla stima e devoz~one per il sapere e il valore tecnico e in– tellettuale. Ciò che Obseruer e'gregiamente ricorda, della reli– giosa attenzione che gli operai mostrano nelle Università proletarie (quale nessun pubblico di altre classi dimostra), io ho trovato, per es., anche fra braccianti agricoli, in un pae– sello di campagna, ove essi da soli av:evano fondata e mante– nevano una Università popolare: naturalmente dispersa poi dalla reazione fascista. · Biblioteca Gino Bianco . di miglioramenli indiYiduali nella carriera. Tutta la loro vita economica è tesa verso il differenzia– mento; poichè l'ascensione non è possibile se non per via di differenziamento dagli uguali. E la ,,,,,

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