Critica Sociale - XXXV - n. 11-12 - 1-30 giugno 1925

140 in Italia, ia parola « unità» ~ve~a ~n. senso ed ~n ~i• gnificato solo per un ·pugno d1 p1omen, <:he tra l mdif– ferenza e la passività di milioni d'_ltalia1;11 ten_ac~ment_e vollero e conquistai'Ono una patria agh ltaham tutti .. E quel pugno di pionieri, in on?r dei. qua~i..i~ pacifico benpensante, dedito al com1:11erc10 ? a1 traffi<:1, es~one, oggi, il tricolore, er~ tuttavia ooi~s!derato cl:=ii suor be– nt>amati predecessori, donde eredito la pancmta e tran– quilla acquièscen_za italica,. p~co m~no_ cl~e ~n pugno di mestatori o d1 avventurieri. .Quei p1omen trascen– devano forse e senza forse, ,nella cerchia delle Alpi e del mare il l~rq tempo, perchè già possedevano quella mentalità europea - la quale, col fiorire del ci:i~tia– nesimo che spiritualmente seppe un tempo umflcar l'Europa, era tuttavia già storicamente acquis_ita al– l'Italia .... Orbene, europei ci sentiamo noi pure 1 nel sé~so pi~ lato e più completo del ".ocabolo_, perche come ~ nostri avi sentivano che un'Italia manc1p1a dello stramel'O sa– rebbe stata una confessione aperta di inferiorità nel periodo dell~ riscosse nazionali, così noi abbiamo netta la percezione che l'Italia sarà una cosa viva soltanto al– lora che, strappatasi dal balcanismo dei suoi espe– rimenti _politici, vivrà la vita ampia e salutare delle grandi democrazie e. parteciperà attivamente alla rico– struzione europea. Occorre - in altre parole - strap– pare gli Italiani dalla provincialesca concezione di credersi di per se stessi un grande popolo, di ~rite– nere di poter essere qualcosa con lo straniarsi dalla, vita internazionale, col limitare la propria attenzione alle piccole beghe che si svolgono tra l'alpe e il mare; portare gli ltalianl stessi dalla concezione demagogica d~l patriottismo a quella realistica, la quale, proprio perchè i·ealistica, più si avvicina all'ideale. La vita e la storia urgono ben oltre la stretta cerchia della .far– macia italica; l'avvenire si forgia in assai più vasti oriz- zonti. , Questa che può parere, e forse e, m Europa, l'ora topica dei naz10nahsmi, alti,o non è, in sostanza, che l'ultimo guizzo, spesso macabro e spaventoso, degli egoismi nazionali. La vita moderna ha trasceso, con la civiltà industriale, con le forme plut,ocratiche as– sunte dal capitalismo, i confini delle singole nazioni, creando interferenze sempre più dense, collegando in modo decisivo le soi:ti e l'avvenire dei popoli. Non bi– ~Oflna fidarsi delle appai·enze: il labourismo ,caduto dal Governo in Inghilterra per lasdar posto ai conser– vatori; il « cartello » delle sinislre stretto d'assedio dai partiti reazionari in Francia; Hiudenburg salito alla presidenza in Gerr;ç.ania;. la ditt~tura instaurata pale-. semente in ... Ungheria, nella Spagna, in Bulgaria, e appena occultata altrove (donde l'impress~one che que– sta sia l'ora dei nazionalismi), altro non sono che super– ficiali aspetti della prolungantesi crisi postbellica, della: pervicacia delle classi abbienti, tese a rigettare sul pro– letariato il pagamento delle enormi passività -finan– ziarie della guerra. È, in eerto qual modo, l'acme di un fenomeno di esasperazione, elle non può dur_!lre, a meno che· l'Europa. non sia presa dalla voluttà del suicidio. Codesta è appareùza: la sostanza è ben altra. Tutti i pensosi e i solleciti della civiltà europea, tutte. ·1e menti che albergano cervelli equilibrati, tutti i nu– clei intellettuali, tra i quali si noverano gli uomini che, un grande poeta europeo ha scultoriamente chiamati bdtisseurs d'avenif;, operano verso mete antitetiche ad ogni specie di reazione, ad ogni specie .di avventura. Se et soffermiamo un momento· ad osservare i feno– meni culturali europei, ci accorgiamo che mai più che in questo periodo è stata viva la sete di conoscere le manifestazioni _del pensiero, dell'arte, della lettera~ tura, nate oltre i proprì confini, in Francia, in Inghil– terra, in Germania, fin\tnco ·.nella Spagna di Primo de Rivera, mai come in questo periodo si è assistito al Qr,opagarsi delle traduzioni delle opere straniere, al– l'intrecciarsi \telle varie culture etniche, all'irrefrena– bile desiderio .culturale di comprendere, di conoscere, di amare gli altri popoli. Persmo_ in quest'Italia « ro– mana», in quest'Italia gonfia di sè sino alla megalo– mania, non v'è persona metliocremente colta che non senta la necessità di conoscere direttamente la vita culturale straniera. Ed è questo un indice che'la storia insegna di quale importanza sia: ricordiamo, a chi ha modo e capacità' di ricordare, che la Rivoluzione Fran– cese è giunta a maturazione attraverso fenomeni cml– turali, che, si è propagata innanzi tutto con mezzi cul– turali, così come il fenomeno del Risorgimento italiano Biblioteca Gino Bianco ' fu, prima che 4n fatto politico, un fàtto letterario e di cultura. Il cinismo dei così eletti politici puri può irridere, l'incomprensione dei politici improvvisati, dei ragiona– tori a colpi di bastone può sghignazzare; ma per quanti sanho comprendere la formazione dei grandi fenomeni storici, per quanti sanno avvertire là dove una svolta si presenterà improvvisa al viandante, codesta insa– ziabilità di cose straniere, codesta febbre qi immedesi– marsi la cultura e lo spirito di popoli di diversa nazio– nalità è un indice dei più sintomatici. È la rivelazione cliiara, cristallina, incontrovertibile che gli spiriti che sanno parlare a popoli diversi, e che perciò assoI11- marw in se. stessi la natura, le aspirazioni, i palpiti di questi diversi popoli, si moltiplicarto, si accrescono, da falange diventano legione, supe:i;auo· i mari ed i con-· fini e fondono l'umanità in un unico, in un solo cuore. E sono questi gli spi:r;iti, sono questi i fari luminosi, che la potenza poetica di Baudelaire imaginò un giorno vigilar.e l'alterna vicenda dei secoli, nei quali dichia– riamo di credere .. *** Naturalmente, con •simili premesse, non possiamo non essere democratici ... Si afferma chè la democrazia., che i principì libe– rali sono stati impari alla loro bisogna, ehe il parla– mentarismo è fallito, che solo la dittatura può reggere b cosa pubblica. l'vlà che altro dicevano gli emigrati rientrati in Francia al seguit•o de' Borbon;i, che altro mai dicevano gli Austriaci rientrati in Milano dopo l'e• popea del '48? Tutte le reazioni, da qualsiasi parte pro– ve_ngano, siano di usurpatori o di connazionali, hanno sempre cantato la morte delle idee di libertà e di demo– crazia; ma democrazia e- libertà sono costantemente rinate, perennemente si sono manifestate le uniche forme del vivere civile. Potranno esse occultarsi, quasi scomparire dalla vita di un pop_olo, - quando questo sia stremato e stanco come il popolo francese, passato in poco più di un ventennio attraverso le esperienze for– midabili della rivoluz:one e del bonapartismo, stremato e stanco come quello italiano dopo µna guerra che lo ha logorato e un dopo guerra che l'ha sconvolto; - ma non appena le forze si rianimano, ,e la coscienza del viver civile urge agli intel-leHi, allora 'libertà e demo– crazia, queste povere morte, risorgono più vive e più tenaci· di prima, irrefrenabilmente. Non ci facciamo illusioni di sorta: siamo convinti che gli Italiani abbiano ancora da farsi totalmente un'educazione politica, da acquistare una coscienza ci– vica ... La libertà e la democrazia sono conquiste: bi- . sogna irasegnare agli Haliarii a conquistarsi l'una e l'altra, richiamandoli alla L·ealtà concreta delle cose., · dissipando i sogni malati di una romanità demago- · gica che intravede la Roma favolosa di Livio, ma nk)n con~sce q,uella amara di Sallustio e di Tacito.· Bisogna, in altre parole, insegnare agli Italiani - per quanto possa esser disperata l'impresa - a non essere più sudditi, ma cittadini, insegnar loro una cosa difficile assai, ma senza 1-aquale non si conta nulla tra le na– zioni civili: .a governarsi. PIETRO BARBIERI. GEROLAMO LAZZERI. ------- _., -..- ·- - ~ - --. ..,.. - . - - ~ LE NUOVE EDIZIONI DELLALIBRERIADE LA GIUSTIZIA<JJ COSTA LIRE QUATTRO cS (eon spediz, racc. 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