Critica Sociale - XXXV - n. 11-12 - 1-30 giugno 1925
• 138 ClUTI0A SO0l.AitE (6) lo ha scritto anche Antonio Labriola, (7) dal quale tuttavia, (proprio. da lui·!) fu attratta la mia atten– zione al movimento neo-kantiano tedesco, con una sua cordiale lettera del 1903, in cui mi mostrava l'impor– tanza di questa corrente. Prometeo Filodemo è più radicale e combatte i so– cialisti affetti da Kantismo sotto ogni punto di vista: teoretico e pratico; perchè tale ritorno filosofico sa– tebbe - secondo lui -· anacronistico e dannoso. Un ritocco alle teorie kantiane sarebbe ·anacronistico, perchè tali teorie sono oggi superale, specialmente nel campo morale (8). E questo non è vero. Che sia stata in molti punti rettificata la dottrina kantiana, è vero ed era necessario, ma che l'idealismo critico· sia ri– masto la grande fonte da cui tutte le scuole successive sono scaturite, e che, sopra tutto, nessuna morale abbia potuto superare la serena di~ostrazione della libertà umanri 1 svolla aere perennius dal Kant, è stato rico– nosciuto ampiamente anche nell'ultimo Congresso In– ternaz1onale di Filosofia (8 bis). Non, voglio entrare in un campo poco adatto aì~ l'indole ùi questa Rivista e cercherò di attenermi piut– tosto agli argomenti del nqstro cr'itico. Egli dice che ·se il Kant avesse avuto « la. visione chiara della sua scoperta, fatta nel campo teoretioo, non sarebbe giunto all'imperativo categorico».· Già: se il Kant non fosse stato Kant, se cioè egli, oome è dimostrato 'dai numerosi appunti ch'egli ha lasciati, , non avesse sempre pensato al-la ragione pura pratica, anche quando scriveva d'argomenti teoretici, non· sa– rebbe arrivato alla sua Metafisica morale, scopo suo prevalente. È questo un po' l'argomento ir,onico del– l'Heirre, che pur adorava, quà.nt '_altri mai, il Kanf come filosofo riv,oluzionl:lrio, e che si lagnava della influenza avuta dal buon Lampe sulla filosofia pratica di Ema- nuele Kant. · · Ma se si può sorridere all'ironica iosservazione di Enrico Heine, (cfUestaaccusa d'inconsapevolezza ad un filosofo scrupt>loso come il Kant, ·che tanti anni ha ~la'borato entro di sè il suo pensiero; prima di esporlo in sistema, non si può non trovare un po' esagerata! Tra la prima e la seconda edizione della Critica della ragion pura v'è la discussione sollevata dalle sue ar– .dite concezioni, vi sono i Prolegomeni, che prepara- vano le varianti della seconda edizione, in' cui il Kant non volle già deflettere dalla via della prinia edizione, come h,an ritenuto molti, da S~hopenhauer in poi, ma· volle solo precisare il suo idealismo critico, distinguen– dolo da quello soggettivista del Berkeley, ponendo in rilievo il concetto dell'oggettività, che g.ià fin dal 1770 aveva esposto. Non si è il _Kant riaddormentato di sonno dogmatico -nella seconda edizione della Crilica, ma anzi egli ha difeso il suo risveglio, spiegando ia sua llwria della conoscenza e meglio insistendo sulla coso in sè, che per lui era non solo limite della oonoscenia, ma seg~o della non soggettività del suo idealismo cri– tico (9). D'altronde ci sia permesso di cl_1iuderequesta digres– sione sull'anacronismo del « ritorno al Kant », osser– vando da un lato che lo Staudinger (10) fa il discorso, lnverso a quello di Prometeo Filodemo, si lamenta cioè . . (6) L_'idea individuale e l'idea sociale, voi. I, pagg. 285 e seguenl1. ' • (7) Filoso{ ia e socialismo, pag. 89. (8) Kaulsky (op. cit., pag. 40) ritiene che la morale ·sia la parte più debole della teoria kantiana. · (8 bis) Vedasi in Rivista di Filosofia, an. 1924, n. 4. (9) Prolegomeni, pagg. 55-58 e segg. (10) Sozialistiche Monatshefte, 1904, pag. 109. BibliotecaGino Bianco che il Kant non abbia seguito anche nel campo teo– retico il principio antiautoritario della sua Etica, cui lo Staudinger _pienamente aderisce, rettamente com– prendendone anche il lato formalistico, e dall'altro lato ricordando clie il Cornelius, uno dei più acuti cri– tici viventi della dottrina kantiana; nel suo discorso commemorativo di Emanuele Kant, tenuto· all'Univ,er– sità di Franoof©rte nel maggio f924, dopo avere esa– minato ciò che della dottrina kantiana si salva ancora oggi dalle innumerevoli critiche, dice che, non ostante tutti gli errori riscontrabili in questa filosofia, ogni de– viazione del conoscere scientifico si può oggi correg– gei-e solo seguendo gli ammaestramenti di Eman~elo Kant che « der Menschheit fiir Uir erkennèn un fiir ihr handeln den Kompas::; in die Band gegeben hat ,. Dunque non è così facile dire che questo filosofo sia «super-alo», come dice FHodemo, troppo affidandosi alle critiche dell'Hegel, rinfrescato con scrupolo meri– tevole d'ogni elogio dal Passerin d'Entre,,es (11). Se è passato, come acqua _su capelvenere, il mas– siccio sistema hegeliano sul pensiero tÌmano, e più fa– cilmente è passato il positivismo colla sua figliolanza di fènomenismo, pragmatismo, economicismo e con– tingentismo, passerà pure quella · labori?sa filosofia delle « false finestre » che è l'attualismo o idealismo italiano, passerà pure l'ironico scetticismo,' e lo spiri[() umano si riaccosterà al sereno Emanuele Kant, a cui del resto ha sempre guardato, anche quando oqn nomi div_ersi ha svolto ·1e più diverse fik>sofie. Formalismo etico kantiano. L'errore del Kant non sarebbe tuttavia tanto grave, s~, secondò Filodemo, non avesse messo tra gli àssoluti _ inconoscibili l'io stesso, re.ndendo inspiegabile l'impe– rativo categorico, espressione di questo val~re tra– scendente, e tornando co_sì all'immanentismo dogma– tico; contro cui era partito (12). · Veggasi innanzi ·tutto nella prefazione alla Fonda– zione della Metafisica dei costumi. còme il Kant di– stingue la sua dalla teoria razionalistica del Wolff e si ricordi che, nel campo· conoscitivo, i principì ra– zionali si davano come strumenti di oonoscenza, esi– stenti a sè e per sè nella ragione; per dono-di Dio, mentre il Kant mostrò come essi fossero modi regola– tivi della nostra mente, vuoti senza la materia sensi– tiva; mentre, nel campo pratico, non si tratta di co– nòscere, bensì di fare, e senza una legge fissa di con– clolta noi saremmo in preda all'arbitrio, agli impulsi Nella teoretica le leggi della ragione sono esplicative, nella pratica debbono essere regolative. E d'onde pren– , clerle queste regole? Dall'esperienza che 'doveva esser regolata? Non era possibile. Da un'autorità eslerria? Nemmeno, per non sacrificare la libertà umana. Egli le ha tratt~ dalla ragione, che così divenne la sovrana legislatrice ,del conoscere e del fare, dell'esperienza e della condotta. Anche se il metodo di ricerca è diverso nel cam~ teoretico ed in quello pratico, come il Kant spiega nella introduzione alla Critica della ragion pratica,' la conclt.lsione è la stessa. L'io è l'unità primigenia che, unificando, conosce; dunqùe conosce solo ciò che fa, sol-o in quanto opera; la Verità, come il bene, non è un dato, ma è una ( 11) Sul rapporto intimo che ha la filosofia del Kant col ·presente v. Paulsen: Kant, pag. 357. (12) Uguale è l'appunto che fa all'etica kantiana il Kautsky (op. cit., pag. 30), che a pag. 78 chiama l'imperativo mo~ rale il baluardo (Bollwerk) che la borghesia oppone al mate– rialismo ·storico.
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