Critica Sociale - anno XXXV - n.9-10 - 1-31 maggio 1925

118 ùRlTIOA SOOiAL:g chiarò inac.ccttabile. Senonchè la delegazione britan– nica capitana,ta da Lord Parmoor e da Henderson, lasciata a Ginevra da Ramsay Mac Do_nald a negoziare il nuovo Patto, era impreparata al grave còmpito e si lasciò non poco, per usare una espressione assai mite, infinoèchiare dal Benes, non meno che dai rappre– sentanti della Francia e de' suoi alleati e vassa!Jj in– teressali al mantenimento dello status quo territoriale fissato a Versailles, uno status quo che, nel bacino della Saar, in Tzeco-Slovacchia, in Polonia e in mez~a dozzina d'altri luoghi, ·ha creato nuove Alsazie-Lor·ene, nuove minoranze nazi,onali irrequiete e nuovi Stati che non possono tenerle a• posto è stare in piedi se non mediante una comune supremazi~ militare in Europa tra questi Stati e la Francia. · Il prih1-o difetto fondamentl:\le del Protocollo fu di es– sere un documento che, in sostanza, oontemplava situa– zioni esclusivamente europee e impegnava rigida~en– te, in_ anticipo, a favore di una data '5-oluzi,one anclw Stati autonomi extra-europei. Ocoorreva aver la lesta nelle nubi per pensare che, ad es., l'Argentina o il Siam potessero sul serio pensare di far onore alle loro firme :e prepara1'si, aumentando i lor-o armamenti, a intervenire, poniamo ,in una di-sputa tra Rumenia e Bulgaria o tra Bulgaria e Turchia; o che i Dominions blilannlci pensassero, senza prima interrogare i loro Parlamenti, di 1'.itenersi mai impegnati a intervenire per mantenere gli attuali confini della Polonia! O che essi e l'Inghilterra dovessero, in_ seguito a una deli~e– raz1one del Consiglio dell::t Lega, in cui hanno peso anche Stati de!l'Amerjca Centrale e Meridi<;male, in– tervenire a bloccare uno cli questi, riconosciuto aggres– sore, a costo di mettersi in guerra oon gli Stati Uniti a proposito della dottrina di Monroe ! È questo un punto sul quale Macdonald ebbe troppa fretla nel con– dannare in bl-occo il Trattato di _n4utua Assistenza. senza far proprio H principio, in quello incluso, di. accordi regionali ad hoc registrabili presso la Lega, non impegnanti, in prima istanza almeno, in questioni eul,'opee, se non gli Stati europei. Il secondo difetto del Pr,otocollo' fu di sottrarre al– l'arbitr-ato proprio le questioni europee che ~ole pos– sono condurre a: guerra: quelle riguardanti revisioni di confini e di tratt~ti. Invece di rafforzare l'art. XIX del1o Statuto deÌla Lega, il quale dispone che l'Assem– blea di questa può consigliare e studiare tali revisioni, ma d1e non obbliga alcuno ad accettare tali consigli, il Protocollo procede senz'altro a sottrarre all'arbi– trato tali questiòni. Si è detto che bisognàva rendere impossibile ogni guerra e che lo Statuto della Lega da solo lasciava aperto l'adito a che uno Stato, stanco di lungaggini diplomatiche, procedesse a farsi giustizia da sè. Ma è una pessima difesa. Nel mentre, secondo lo Statuto della Lega, lo Stato che si rifìutasse di ac,:cedere alle revisioni consigUf te dalla Lega, ossia dall'o_pinione pubblica di tutto il mondo, pur se aggredito dallo Stato che avesse per le sue rivendicazioni il favore di tale opinione, non potrebbe contare sull'appoggio diploma– tico di questa, di éui tuttavia potrebbe aver bisogno presto ? tardi, e quindi esser indotto all'ultimo mo– mento a cedere alla ragione, il Protoc-ollo gli garantisce l'appoggio diplomatico e, occorrendo, anche ii militare. Esso non h;i. che da star tranquillo per metter dalla parte del torto e far ·dichiarare aggressore lo Stato che tuttavia la Lega avrebbe prima dichiarato aver ragione! E qui sorge un'altra questione capitale: è supponi– bile che l'opinione pubblica di Paesi liberi permette– rebbe ai loro Governi di appoggiare chi non accetta i suoi consigli ragionevoli contro chi inchieste e ver– detti dichiarano nel giusto? Il solo e vero modo di im– pedire che ·uno Stato proceda a farsi giustizia da sè è di sottoporre tutte le questioni all'arbitrato, impe– gnando tutti ad appoggiare i verdetti arbitrali. È assai dubbio se, per questioni extra-europee; sia i Domi– nions britannici, '!iia l'America siano a ciò pronti; ma è questo certo l'unico modo per garantire la pace in ·Europa: e· il Protoool1o l'ha messo da parte. Ìl fatto BibliotecaGino Bianco si è che il Protocollo con questa ·disposizione ha ag– gravato il difetto fondamentale dello Statuto della Lega, il famoso art. X, che, invece di limitarsi, come la De– legazione americana a Pa'rigi nel 1919 proponeva, a chiedere a ogni membro della Lega d'impegnarsi a non aggredirne alcun altro, pr-ocede a impegnare cia– <scun,oa mantenere l'integrità lcrritorial; d'ogni altro; e che trasforma così la Lega, da una Associazione di Stati per risolvere pacificamente controversie suscetti– bili di condurre a guerra, in una Associazione per manténere lo· status quo territoriale. La Lega, oorne è attualmente costituita, è una ibrida combinazione e giustapposizione di queste due oon– tradittorie finalità, e il Protocollo ha accentuato la finalità conservatrice, imposta dalla Francia e dai suoi · alleati, a spese della finalità conciliativa, favorita dai Paesi anglo-sassoni. Fino a che la Francia insisterù nel sottrarre all'arbitrato le questioni dei confini orien– tali della Germania, nessun Governo inglese, non im– porta di qual partilo, riusdrà a far accettare il Proto– collo di Ginevra ai Parlamef:lti dell'Impero Britannico. Non bisogna dimenticare che, in Paesi in cui non c'è coscrizione e in cui è· sovrana !',opinione pubbliça e non c'è s,tampa addomesticata, un Governo non può promettere se non ciò che sa che il Paese sarebbe pronto a mantenere, acoorrendo alle armi. Il Govetno britannico che aderisse a un patto di garanzia anche per le frontiere orientali della Germania provoche– rébbe automaticamente la secessione dei Dominions, e probabilmente non durerebbe ventiquattro ore al po– tere. È u11 errore madornale l'imputare al Gabinetto atluale la principàle responsabilità nella repulsa del Protocollo di Ginevra. Il Gabinetto attuale non ha mo– strato versò di questo alcuna buona volontà; molle ragioni di Chamberlain per respingerlo varrebbern an– che conlro lo Statuto della Lega, che pure· nessun Governo britannico potrebbe impunemente sconfessa– re;. ma il ProtocoUo, nella sua forma attuai.e, fu ampia– mente discusso sulla stampa, in Comizii, in clubs, in seno ,a famiglie, come in nessun altro Paese, e non ha per sè nemmeno la più autorevole e competente stampa ~abourista; ad es. il New Slalesma',rn l'ha viva– mente criticato e non versa certo lagrime sul suo de- stino. . E non abbiamo ancora che accennato al terzo di– fetto fondamentale. Fino a che gli Stati Uniti sono. estranei alla Lega, n·on sarebbe possibile bloccar·e µa– valmente uno Stato aggressore fuorchè col consenso degli Stati Uniti o entrando in guerra ,con gli Stati Uniti. Si è detto da Lord Parmoor, da Gilbert Murray. e da Lord Sxrey, che gli Stati Uniti ·sono troppo illu– minali per mettersi a favore di un0 Stato che risultasse aggressore. Si di.m.entica che nel 1812 essi n:on esita– rono, per la questibne dei lor-0 diritti commerciali sui mari, a mettersi contro l'Inghilterra e dalla parte di 'quell'indubbio aggressore di professione che fu Na– poleone; e che, durante l'ultima guerra, essi fu– rono spesso lì per lì per mettersi dall'altra parte e rion vi andarono solo perchè la Germania v1olò i loro diritti più dell'Intesa. Le lettere di Walter Page, l'ambascia– tore americano a Londra durante la guerra, mette Wil– son e .i suoi amici in una luce non invidiabile da questo lato e mostrano che pur molti Americani avevano ver– gogna del contegJ:;10 puramente commercialistico dei 1,oro uomini di Governo. E d1e autorità potrebbe avere un Protocollo non applicabile se non col consenso di estranei alla Lega? Diremo dunque che il Protocollo è morto perchè do– veva morire? Tutt'altro! Gli eventi hanno camminalo molto rapidamente, e nella direzione giusta, nelle ul– time settimane. Anzitutto, il Governo britannico non ha accettato l'idea, cara a Chamberlain, cli un patto esclusivo fra Impero Britannico, Francia e Belgio sol– tanto; patto cui i Dominions non avrebbero aderito. In secondo luogo la proposta tedesca di riconosci– mento dei confini occi~entali attuali della Ger,mania e di impegno a non alterare con la forza gli 'Orientalii

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