Critica Sociale - anno XXXV - n. 9 - 1-15 maggio 1925

ùRtificA 80U1AL!n 117 E senza alcuna utilità, anzi con danno certis– simo di quegli Stati che tentassero l'impresa .. Perocchè ove il divieto, come vorrebbe la sua logi– cità interiore, non colpis~e soltanto i riti e 'le ce'– rimonie di un gi-orno f~stivo, ma i fini sindacali, economici e politici in· quello .simboleggiati, e diventasse per tal via uno strumento turbativo d~l sistema delle concorrenze nel campo mon– diale della produzione, prontamente si stringe– rebbero i proletariati esteri· é_ gli Stati in cui essi godo110di influenz-à politica contro quello che ap– parirebbe un conato di krumiraggio a loro danno, E provvederebbero alle difese con i modi che si rinnovano sempre offerti dal mortifero protezio– nismo. Non vediamo già che il deficiente spirito· socialistico delle org;mizzaziont operaie ameri– cane soffia nei bili che mantengono rostracismo alle braccia. italiane? Si può sperare di ,,incerc -cotesto fata.Je esclusivismo nazionalistico agguer– rendone ,un altro contrario? Ogni anno l'Italia non dovrebbe mandare oltre Oceàno meno di 400 mila dei suoi figli, per ristabilire l'equilibrio tra le sussi:;;tenze e l~ popolazione. L'Italia è bella e feconda di uomini più di quanto ne possa ~1tiliz– zare. E la sua finanza richiede per ristorarsi le pingui rimesse di aurea valuta. Nemmeno è da credere alla costahte fortuna di un bieco calcolo capitalistico, fondato sui salari avviliti dalla ab– bondanza della mano d'òpera e dalla mQneta di valore calante, poichè .vVinston Churchill dà -l'e– sempio di rompere tutte le tolleranze liberiste, e col suo celebrato bilancio di illùminato conser– vatore~proteiionista richiama in vigore contro la .seta naturale e l'artifiziale e gli orologi e gli au.– tomobili italiani la barriera dei dazì Mac Kenna, che l'idealismo socialistico-liberistico dell'interna– zionalista Ranrsay Mac Donal_d a.veva abbattuto. Guai se l'esempio cli vVinston Churchill trov~ imi– latori ! È questa la fç1.setipica di sviluppo per l'Italia nella quale essa ha tlltlo da guadàgnarù camminando alla. testa dei più larghi accordi in– ternazionali ed· ha tutto da perdere chiudendosi in esclusivismi nazionalistici. Per attingere age– v,olmente dall'éstero materie prime, per smaltire largamente all'estero i suoi manufatti e i suoi prodotti agricoli e per aprire le vie al flusso natu– rale deHa sua emi·grazione, l'Ita1i_a ha da vivere ·in piena costante assidua comunicazione d_isp_i- rilo e di istiluli con tutla la polilica e la economia inlernazionale, ·nella doppia faccia capitalistica ed operaia. A questa necessità sua di vita poco aiova i) « 21 aprile » e molto nuoce la parti- n . . giana abolizione della « festa d1 fatto » del « pri- mo maggio ». Stollo chi non scorge i « nessi », le ripercussioni spirituali tra il g_iuocointerno e il aiuoco estero della politica! Non solo in fi– los~fia, ma, sopratutto, in politica è vero che tutto . vive nel t_utto, che ogni movimento si perde sol– tanlo nell'infinito. L'offesa al « primo maggio » italiano che non si sostituisce con altra data, si ' ripercuoté attraYerso i fili sottili della solidarielà lavoratrice europea,. oltre, assai oltr~, gli obbiet– tivi prefissi dalla trionfante vicenda delle nostre .lotte politiche interne. L'cslero, perchè ne ha in– teresse e finchè ne ha inleressc, sarà portato ad esagerare il fatto, non persuadendosi- che i limiti suoi non colpiscano più in là e più _P:ofond~– mente del rito e del simbolo. Esso umra tal dl– vieto ai disegni di quel sindacalismo di Stato per cui sudano i riformatori titolari, e in tutto vedrà . BibliotecaGino Bianco · una macchina sospetta, pericolosa di krumirag– gio, attrezzata dallo Stato a ·profitto dei' ceti in– dustriali nazionali,-nia con effetti aggressivi degli equUibri internazionali vigenti. I nostri S<?loniche ponzano sui misteri del sindacalismo e della Co– stituziòne avranno mai sospetto della cosa e della gravità dei contraccolpi possibili? È assai pro– ba:bile che no. Il loro candido nazionalismo ap– pare ad essi non soltanto per· ~è stante, ma come l'unico; mai riusciranno a pensarlo in funzione degli altri nazionalismi. E così negando l'auto– _ no mia ·della cìasse gperaia, questa non esiste ai loro occhi che come un demanio di anime mo.rte su cui lo Stato esercita un diritto assoluto. Che c' ent~à. l'estero? che riguardi si hanno da avere verso l'estero? Si può contestare che ognuno ha diritto di fare ciò che vuole della cosa sua? Ecco ciò che è veramente romano, quiritario, '.« 21 aprile » ! Ecco· ciò che è veramente anti-primo mag- _gio ! Ma tra le due concezioni del modo dell'u– nionismo del lavoro· se ne comprende tutta la storia, la quale ora si vuole col sin,dacalismo di Stato riportare agli incunaboli quasi mitologici, qRando l'Impero incatenava i produttori alla cor– porazione e l_ecorporazioni tralignavano in ac– colte di servi dell'Imperò, costrètti a fornire _il prodotto del loro lavoro per il prezzo che pia-– ceva a quello di imporre; quando gli operai col– legiati o corporali venivano posti dallo Stato a disposizione dei curiales della loro citt~ per i ser– vizi che questi potevano esigere ed i fabbricentes, operai delle fabbriche d'armi, portavano un mar– chio sul braccio che ne attestava la servitù. « Così l'associazione romana - scrive Achille Loria - lungi dall'avviare alla elevazione della classe pro- -duttrice ries.ce esclusivamente a preparare il com– pleto asservimento del. produttore allo_ Stato, ad ,estendere all'industria ed ·in pro dello Stato quel rapporto di servaggio che si elabora da secoli nel– l'agricoltura in pro del capitale privato ». Il che è nel modo più manifesto ed assoluto agli antipodi di quello che è l'essenza del movimento proletario m9derno, il quale, in tanto funge la funzione sua, .nel profondo intrecciarsi delle sue organizzazioni locali, nazionali ed internazionali, i11-quanto sia conquista ed- emanazione di libertà, antitesi co- , sciente di ·classe, prescienza e volontà di emanci-. pazione dal giogo capitalistico ed,· a questo fine, sia ordinati\\. penetrazione ed impossessamento dj potere p0litico e trasformazione dello- Stato da or– gano del privilegio ad organo del diritto. L'abo– lizione della festa di fatto del primo JI!.aggi9col– pisce tutto ciò come idea nella veste del suo sim– bolo. Il sindacalismo di-Stato, che è poi del par– tito che detiene lo Stato, lo colpisce come fatto e come storia. Se le due date potevano coesi– stere la sostituzione dell'una all'altra scatena l'a ' . corpo a corpo della politica nazionale col ]IlO- vimento operaio internàzionale, riconosciuto d~gli altri aoverni e consacrato in atti internazionali ratific°ati anche dal nostro. E' la guerra indetta agli universali in un tempo che tutto il m(?ndo as– setato di pace e di verità tende irresistibilmente a ricreare sopra le macerie delle concezioni par– ticolariste; gli universl:\li - dal cristianesimo al socialismo. Herder ripeterebbe: seid umschlungen Jlli- l.ionen. CLAUDIO TREVES.

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