Critica Sociale - anno XXXV - n. 9 - 1-15 maggio 1925

126 éRITICA' SOOIA L ~ bastanza lungo, pei" estrarne· tutto ciò ché essa può da1'e. È questa ll'I ·seconda fase della evoluzione· del– l'ordinamento giuridico della propriel'à. di cui abbia– mo ancoi:a oggi gli escm pi sotto gli occhi. Nei Tropici la coltivazione dello zucchero e del co– tone offre un rendimento notevolmente superiore, non appena si passa dalJa piantagione a schiavi alla pro- prietà degli indigeni stessi. . • « Nelle aziende saccarifere di \Vaterloo nell'Isola di Trinidad - spiegavn J. Harris a Manchester -·- l'ab– bandono del sistema della piantagione, cui si sostituì la proprietà dei colfivatori, ha provocato un aumento della canna da zucchero da 3.500 a 15.000 tonnel·– late, e l'ordinazione agli ingegneri inglesi di impiantare· una nuova raffineria di zucchero ». · ·«Nella colonia di Kenya, dove più' ca,lorosa fu la lotta per il sistema della piantagione fondato sul possesso della terra d:1 parte dei biauchi e sul lavorn obbliga– torio della, mano d;opera di colore, la. oroduz.ione del cotone è trascurabile, mentre un po' più in. là, nell'U– ganda, col sistema della proprietà ai contadini. gli· in– d~geni. in dieci anni, hanno :rnmentata la produzione d1 e-olone grezzo da: 350.000 sterline a circa 4 milioni». Yiceversa,.« l'esperienza ba cli'mostrato che nei Paesi tropicali o sem:i-tropicali. la distruzione della' proprh~Là terriera degli indigeni e la su::l°sostituzione èol sistenw della piantagione hanno invariahi'lme11te co.ndolto a do– mandare disposizioni coattive del Governo per oltenerè la mano d'opera». (2). · · La terza fase sarà quella in cui, lù dove son0 possi– bili le applicazioni della scienza e della tecnica per una coltivazione intensiva 'delle grandi estensioni, prece– duta da razionali lavori di incliganiento delle acqtfe. e cli irrigazione, e per una industriali2zazio1H~ dell'agri~ coltui-a, la partecipazione· diretta dei 'lavoratiori alla gest~one dell'aziend,a e la ripartizione fra essi dei pro~ dotti del suolo, srnza intermédiarL si presenta s-otto la forma della conduz-ione rooperaliva della terra di ventata proprietà della collettività. · ' STIClJS. (2) Manche1;ler Guardian, 11 aprile 1925. Ciò che . SI stampa --- La libertà della ·scuot'a. D:-i vari sensi che si possono allribuire a quesle parule: la libertà della 1;cuola, il più OYvio parrebbe esser queslo: facom1 conferila a) ciascuno (ind ivirluo ò associazione) cli ap_rir~ scuole e cli iinparlirvi insegna men Li_ s·econdo il propr\o ente.rio o metodo e le propriè idealità, senza obbligo di subire alcuna limitazione o _controllo. La questfone può per altro esser considerata arieh e nei rapporl.'Ì fra scuola e alunni· e allora libert.à della scuola è rinunzia dei docenli a plasmar~ secondo un modello prefisso la· 1nente dei ·c1iscenti è rispetto da parle di quelli, dell'aufonomia mentale di que~ti che essi si propongono· pertanto cli condurre a ricercare da' sè quelle verità iu cuf meglio s'acqueti la loro coscienza e il loro d~siderio di sapere. · Ma nelle luughe discnssioui che negli ultimi anui sono state falle prima e dopo la presentazione dei disegnj di legge del Cro_cee dell'Anile, e, sopra Lnllo,,'prima e dopo l'alluazionc della riforma Gentile, c~n le pàrole libertà della scuola si è inteso di indicare uno speciale atleggi'amenlo dello Stato in rapporto al problema della pubblica istruzione. In fonél'o, nessuno conleslava che lo Slalo dovesse mantenere a tutti i ~iltadini il diritto .di aprir scuole, purchè offrissero deter– m1~1ale gara1~zi: di idoneità: .di quella idoneità _che si ri– ch~ed~ a. t~1ll1color~ ch_e debbono esercii are profess}oni per cui s1 nl1ene necessario un cerlo tirocinio cli studì e il cui esercizio ~busivo, da parte di gente iuiclonèa, può oe– nerare danno pubblico e privato. La questione verteva"' e v~rle ~u un allro punto: se cioè questa libertà dei privali cli apnr scuole possa, anche se teoricamente concessa rite– ~~rsi c_onferita cli fallo, quando gli Enti pubblici, offrendo l 1~lruz1o~e gratmla o quasi gratuita, con un numero illi– ~1ta_Lo di scuole e di classi, a lutti coloro che ne facciano nch1~sta, ~1;ialu!1que sia la loro condizione economica e la loro 1done1\3: sp1~·1L1.1~le,_ v ngono a rendere impossibile la con– correnza dei pnv::it1, 1 quali hanno bisogno evidentemen:e (salvo rare eccezioni) di imporre agli utenti delle loro scuole Bibll1cit~~al1Gi~lo Bièencohe rappresenti il valore eeono- mico ·del servizio reso: Anzi, per 'certi vanfaggi che la'legisla– zioue durala sinò à · chìe anni fa conferiva alle scuole pubbli– che in confronto delle privale, queste venivano a trovarsi nor– malmente in condizioni dì infel'iorlli\ anche se - come· av– veniva di certe scùole confessionali -· potevano offrire l'i– struzione alle si.essé éondizioni delle scuole pubbliche. Ragione per cu-i il problema della libertà della scuola fu prospellato it1 t'enrìini tali ohe si dovelle risolverlo con una diminuzione delle scuole pubbliche e con la fissazione dei numero massimo di esse· e delle classi, in modo da negar ri– cèllo a un _certo numero di· alunni, _i quali fossero pertanto costretti a ricorrere alle scuole privale. Come quesla conseguenza si conciliasse col principio di li– bertà cui si diceva di volersi ispirar'e, e come e con quali ef– felli sia slala C'ompiuta questa limitazione di scuole e di classi 11!)11 occorre qui dire, chè le discussioni di qnesli ullim,i due anni hanno offerto al riguardo elemcnl i .sufficienti di conoscenza a quanti prendono anche mediocre interesse a questi problemi. '. Se la questjone .fosse stata veramente risolla secondo i !prin– cipi che si diceva di voler assumere a criteri ispiratori della riforma, sarebbe avvenuto questo: che, mentre la concezione fascista ,dello Slalo è quella di ùn most.ruoso Leviathan, al qua- · le sono costrette a sollometlersi passivamente tulle le inizia- Iive e le energie e le facoltà dei singoli, viceversa la più fa. scisla delle riforme fasciste fosse per l'appunto quella che toglieva allo Stato una condizione di monopolio cli fallo instauratosi nel periodo del" Govei·no liberale, e restituiva ai privali'libertà cli iniziative in ùn campo in cui' lo Stato ·as– solutista dovrebbe esser geloso di garanlire che non preval– gano indirizzi ·con~rari alle esigenze e direltive sue. Se non che,, come è nolo, la legge GenWe ha imposto tali clausole e co11trolli per l'esercizio della così de.tla libertà della sctiola, che questa è stata assai pili negala di fallo che riconosciuta e garanlila dalla yecenle riforma. La co11seguen– za potrebbe anzi esser tale da imporre in tulle· le scuole. pubbliche e private, Jlll unico principio ispiratore dell'inse– gnamento e un unico metodo didattico, ·con esclusione d'ogni altro. . ' Sulla quesdoùe di principio il punto di vista soci~lisla sul– l'argomento fu esposto coi1 nilidezza e organ icilà di . idee veramente insuperabili ùa Hoçlolfo Mondo!fo, in un pregevo– J,issimo volume uscilo sin dal 1922 ( 1). Più recentemente A)– fredo Poggi ha portalo alla conoscei1za del problema un con·– tributo storico assai imporLanle ed utile (2). Pre1;nesso un breve accenno alle ide~ che si. ebbero intorno al compilo dello Slalo rispettò alla scuola nell'anlichilà, nel .Medioev0 · e du– rante il periodo qi elaborazione dell'asse! to social'e e politico che usci dalla crisi della Grande Rivofuzione, il Poggi sluqia la infinita varielà di teorie esposte in Italia sull'argomenlÒ da filosofi, ped.agogisl1, poli lici,. dagli inizi del nòslro nisòrgi, mento sin.o a ques~i ultimissimi anni, e là varietà anche di ap– plicazioni che le teori~ ()bbero nei provvedimenti legislatiyi. L'.focerlezza dèl_ criterio s.ulla' controversa questione e la incapacità di molli di, ricomietterne la soluzione ad una con– cezione organica sulle funzioni dello Stato e sui limiti dei st1oi diritti di fronte al singolo ciHadjno, è aHeslata dal. fatto che t'lomini dello slesso pensierq politico giunsero ad assai divel'se e quasi opposte soiuzi0ni. Tra i liberali vi sono fautori del pri– vilegio dello Stato e del suo diritto di co11trcillo, e fautori di am– pia libertà; come ve ne sono anche tra coloro che assegna11,o uno ,scopo etico allo Stato e parrebbei;o non dover consentire cbt) esso norr prenda cura ·del modo ,in cui viene prepara.la . e compiuta la formazione spirituale cJ.eicillaclini: , Tra i pensatori di .cui il Poggi 1,iferisce e· disèule le opi– nioni p.arlfcolare imporlanza ha i1 Hosmini, la cui dottripa precorre. quella dei più recenti scrittori callolici. II diritto di in.segnare è un clirillo divino per la Chiesa, è 1111 diritto naturale per le persone dotte; è dirillo nalurale e sociale ina– lienabile dell'e famiglie, a cui nessuno -può conl-endere di al– levare .i figli- sec·<'>ndoi principi che esse rii engono più· con– facenii al lor.o vantaggio spi;rituale e materiale. Lo Stato non è un enle che esiste aq aelerno, ma è una formazione istoriC:a, la quale non può prelende'l·e di distruggere ciò che preesisteva p_d essa ed aveva pertanto una radice storica e naturale pii1 profonda e più salda. H dirillo· dei singoli e delle famiglie è ~nteriore, nel tempo e nell'importanza, a quello dello Stato: questo ha perciò l'obbligo cli rispettarne e di favorirne l'eser– cizio. Il Poggi discute ampiamente, e assai. bene, questi ed altri connessi principì del Ro'smini, e tutte le illazioni che qu·esli ne trae; ma non trascura di ri!evaré come egli consi- (1) R. Mondolfo, Libertà della Scuola, Esame di Stato e problemi di scuola e di' cultura. - Bologna, L. Cappelli ed. L. 8. (2) A. Poggi, Stato Chiesa Scuola. - Firenze, Bemporad. L. 15. · ,

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